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« PER SALVARE UN MATRIMONIO | SOLO PER OGGI » |
Avevo appena compiuto sei anni, e mi trovavo in campagna, dove la nonna e la zia avevano affittato una casa per le vacanze. Non so dire se mi piacesse trovarmi in quel paesino sperduto nell’entroterra genovese, talmente arretrato che gli abitanti non tenevano conto dell’ora legale. Mi piaceva seguire i contadini che portavano le mucche al pascolo, o che caricavano il fieno sulle slitte trainate dai buoi. Mi piaceva avere anch’io un rastrello, che il prozio aveva appositamente confezionato per me. Imitavo i contadini, tutti più o meno parenti alla lontana della nonna. Tutti o quasi portavano lo stesso cognome. La sera, il giradischi veniva piazzato su una sedia, davanti all’uscio di una casa, e tutti ascoltavamo le canzoni di Johnny Dorelli: Carissimo Pinocchio, Le viole sono blu, le rose rosse amor... Io sbagliavo sempre, e cantando dicevo le rose sono blu. Mi piaceva cantare, amavo terribilmente ballare. Accanto alla nostra casa, c’era un campo di erba medica, che non si doveva affatto rovinare, perché il raccolto era destinato alla pastura dei conigli. Io trasgredivo l’ordine, e la sera, dopo cena, mi piazzavo in mezzo al campo e cantavo a squarciagola: era il mio giardino; lo chiamavo così. SECONDA ELEMENTARE Alla maestra piaceva farci esibire in una sorta di ava di quella che sarebbe diventata l’indimenticabile CORRIDA, condotta da Corrado. Ognuna di noi, a turno, si piazzava di fronte alla classe, le spalle alla grande lavagna che odorava di gesso e si esibiva in quello che più le aggradava. Non ricordo in cosa io stessa mi esibii, ma mi viene in mente che un’improvvisa sghignazzata sguaiata, di pancia, di gola, di diaframma... insomma una risata ventrale risalì dalle parti più nascoste del mio essere, esplodendo senza ritegno davanti all’improponibile gorgheggio di quello che sarebbe dovuto essere un canto lirico. Ancora ho nelle orecchie gli acuti della compagna e con la mente rivedo il mio corpo piegato sul banco che senza ritegno esprimeva il suo “apprezzamento”. Fossi stato un imperatore romano, avrei rovesciato il pollice senza pietà.
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Una volta certe faccende andavano così: prima le prendevi e poi parlavi! Allora io stavo alla larga, anche se qualche vota non riuscivo a scansarle. Eppure non ho mai portato rancore ai miei due vecchietti, no proprio.
Neanche alla maestra delle elementari, un donna molto anziana con metodi ottocenteschi di insegnamento, portai rancore; mi dava di quelle bacchettate sul dorso delle mani, sulla punta delle dita da aver dolore per non so quanto tempo. Anche in questo caso silenzio assoluto in casa, altrimenti rimediavo altre botte!
Dovessi raccontarti quante ne ho prese, starei qui un paio di giorni a scrivere, tanto che questo mi ha insegnato a non usare quei metodi con i miei figli, anche se qualche volta uno scapaccione sul loro lato "b" c'è scappato. Poi ho smesso definitivamente, anche perché mi facevano male le mani tanto erano duri da quelle parti.. ahahahaha ..
Oggi sembrano così lontani quei tempi, ma se guardo all'intero arco della mia vita, mi pare l'altro ieri!
Quel che più mi manca sono i miei due vecchietti, tuttavia e non so perché, li sento sempre vicini e silenziosi, in quella discrezione, riservatezza che fu presente in me soprattutto da parte di mia madre..
Cazzarola e ostrega.. scusa Gabry, ho fatto un post sul tuo post..
Ciao, ti abbraccio ^____^