Federalismo televisivo

Post n°22 pubblicato il 03 Giugno 2008 da brigante10


Il Partito del Sud
GAETA E TMO: 5 MILA FIRME PER LA LIBERTA'!
Ricevo e pubblico....
TMO Gaeta e federalismo televisivo
Il 4 giugno alle 12,30, a Gaeta, presso la sede distaccata del
tribunale di Latina,ci sarà la terza udienza della causa intentata da
TMO Gaeta contro la CPS di Pomezia. Si deve stabilire a chi appartiene
Europa tv che ha oscurato l'emittente di strada gaetana, tv cult
dell'intera città e di cui tutti ne richiedono il ripristino.
I gaetani sono in crisi di astinenza, vogliono la loro tv, vogliono che
TMO riprenda le trsmisisoni. Quasi 5 mila firme testimoniano
l'attaccamento della gente a questa emittente che ha inventato un nuovo
modo di fare tv. Una reality tv che ha appassionato, che è diventata di
tutti. Una processione di popolo si accalca da giorni nei pressi
dell'attvità di Damiano Ciano, chiede notizie, chiede lumi, chiede
sulla riapertura di TMO, chiede giustizia, chiede democrazia.Gli
amministratori della città vengono investiti del problema, ricevono
telefonate, la gente fa richieste verbali ai consiglieri, agli
assessori, e soprattutto al sindaco: Tutti si meravigliano che a Gaeta
non si possa decidere su cosa si deve guardare in tv, sembriamo un
paese a libertà limitata. Il segnale, questo è sicuro, arriva da
Pomezia, si vedrà chi è l'editore di Europa tv, si vedrà l'azione
giudiziaria cosa produrrà. Una cosa è certa, questa emittente ha
bypassato una ordinanza del comune di Gaeta emanata nel 2004 dal
sindaco Magliozzi e pubblicata sul BUR della Regione Lazio; nessun
impianto poteva essere installato su Monte Orlando a causa
dell'inquinamento elettromagnetico, invece se ne sono infischiati delle
regole. Si aspettano provvedimenti dal comune, è la città che lo
chiede, è la ragione che lo vuole.Oltre ad Europa tv che ormai si sta
espandendo su più frequenze, vi è anche Tele Pontina e, pare , tre
emittenti radio, un vero arcipelago di frequenze occupate.
"La lega Nord vuole il federalismo, speriamo in un federalismo
serio.-dice Ciano(nella foto), assessore al demanio- La prima cosa da
fare è confederare le frequenze, ogni Regione, deve amministrare le sue
, si devono abolire gli ispettorati territoriali, chi li controlla?
Ogni provincia deve amministrare le frequenze provinciali ed ogni città
le proprie. Non è possibile essere colonizzati dai prodotti del
nord,quindi dall'economia padana e del nord della provincia.La Regione
Lazio si attivi, la legge sul federalismo la faranno entro l'anno e non
accetteremo il federalismo Lumbard soltanto; vogliamo l'80 per cento
dei canoni pagati dai nostri concessionari al Demanio; vogliamo l'80
per cento delle tasse sui noli dei tre porti di Roma (
Gaeta-Fiumicino-Civitavecchia), vogliamo l'80 per cento dell'iva che i
nostri alberghi incassano.Vogliamodal governo Berlusconi, per par
conditio, 500 milioni di euro che Prodi ha regalato alla regione
Piemonte per riattare i beni demaniali piemontesi nel 1999. La Regione
Lazio ed il presidente Marrazzo si attivino, se si vuole il federalismo
serio, lo chiede il popolo. Il Sud era confederato già 2500 anni fa.
Pubblicato da Orazio Vasta a martedì, giugno 03, 2008 0 commenti
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IL MIL SULLA CLASSE PO

 
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A Catania il partito del Sud vola

Post n°21 pubblicato il 02 Giugno 2008 da brigante10

 



Erasmo Vecchio,candidato per il consiglio comunale
*******************************
Partito del Sud.Presentati i candidati "Con Nello Musumeci"
CATANIA-Presso il centro culturale "Z0",il Partito del Sud-Alleanza Meridionale ha
presentato i propri candidati presenti alle elezioni comunali di
Catania e alla Provincia nelle liste "arancioni" dell'europarlamentare Nello Musumeci. Alla manifestazione è intervenuto lo stesso Musumeci e per il PdSud il coordinatore regionale Erasmo Vecchio e quello provinciale Francesco Fassari. Mentre Pippo Barbagallo,ex
assessore comunale di Trecastagni, rientrato nel partito riprendendo il
ruolo di coordinatore del PdSud del centro pedemontano,ha reso noto che
il PdSud ha attivato una propria sede a Catania, in via Re Martino 31.





domenica 1 giugno 2008



NELLO MUSUMECI VOLA...



Vi
proponiamo un articolo di Nino Sunseri, pubblicato dal quotidiano
“Libero” in edicola ieri, sulle elezioni Comunali di Catania, alla luce
del sondaggio realizzato da Euromedia Research che profila un
ballottaggio tra Nello Musumeci ,a capo di una coalizione trasfersale,a
cui partecipa anche il PARTITO DEL SUD,e Raffaele Stancanelli per la
poltrona di primo cittadino.Ovviamente,per "Libero" Musumeci è uno dei
candidati che giocano a destra.Ma,non è così...
CATANIA
- Per il sindaco di Catania si annuncia un derby interamente giocato a
destra. Secondo un sondaggio di Euromedia Research solo mezzo punto
divide Raffaele Stancanelli, candidato ufficiale del Pdl (37,7%) da
Nello Musumeci (37,1%) che corre all’ombra della fiamma della
Destra-Alleanza. Più distante (29,4%) Giovanni Burtone che guida la
coalizione di centro-sinistra allargata ai comunisti.

La partita che
si gioca all’ombra dell’Etna certamente avrà riflessi importanti. Sia
nella politica regionale sia sul quadro nazionale. Se Nello Musumeci
dovesse farcela le ambizioni di Francesco Storace e Daniela Santanchè
troverebbero, d’improvviso, nuovo alimento. Contemporaneamente
sorgerebbero altri ostacoli sul percorso del Governatore Raffaele
Lombardo che già adesso appare molto faticoso (a quarantacinque giorni
dal voto non è ancora riuscito a fare la Giunta).

Per Musumeci, ex
Presidente della Provincia di Catania e attuale deputato europeo,
sarebbe una nuova rivincita nei confronti del suo ex partito e di tutta
la coazione. Fino al 2005, infatti, era stato il pezzo pregiato di una
imbattibile macchina elettorale. Il suo appoggio era stato determinante
per consentire a Umberto Scapagnini di battere il superfavorito Enzo
Bianco nella corsa alla carica di primo cittadino.

L’anno dopo,
però, aveva litigato con Gianfranco Fini. I vertici di An avevano
assegnato il suo collegio a Nino Strano (il parlamentare diventato
famoso per la mortadella mangiata in aula alla caduta di Prodi).
Musumeci per protesta aveva allestito una propria lista che, a causa
dello sbarramento, non aveva nessuna possibilità di successo. Aveva
preso ugualmente 40 mila voti. Un successo personale e una sciagura per
il Cavaliere. Se il Polo avesse avuto quei voti avrebbe vinto le
elezioni del 2006.

Ora Musumeci nutre la speranza di dare un nuovo
dispiacere ai suoi ex alleati. Ha di fronte Raffaele Stancanelli, ex
assessore regionale eletto al Senato il 15 aprile. Una designazione al
Comune che ha profondamente diviso la coalizione di centrodestra.
Lombardo è stato costretto a cedere il suo feudo catanese. Non solo il
Comune ma anche la Provincia dove Forza Italia ha piazzato il suo
candidato. Un dolore che rischia di rendere più acuti i mal di pancia
che attraversano il centro-destra siciliano. Una macchina da guerra
che, secondo ogni previsione dovrebbe annientare il centro-sinistra in
tutta l’isola. Anche vecchi feudi rossi come Enna e Caltanissetta
probabilmente cambieranno bandiera. Solo Nello Musumeci sembra in grado
di rovinare la festa. Proprio a Catania casa del governatore Lombardo.

Nino Sunseri
fonte Libero del 31 maggio 2008




 
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Il Partito del Nord

Post n°20 pubblicato il 01 Giugno 2008 da brigante10


La rapina continua senza soluzione di continuità dal 14 febbraio del 1861. Il partito liberale di Cavour nel 1860 ha spogliato il sud, lo ha massacrato, lo ha violentato. i contadini, chiamati "Briganti" furono fucilati, impiccati, sepolti vivi,ne morirono oltre un milione, si opponevano al liberismo economico voluto dal massone piemontese. A causa di quel liberismo per pochi ( solo poche famiglie ne beneficiarono) furono costretti all'emigrazione oltre 25 milioni di meridionali in 83 anni di regno sabaudo, senza contare i milioni di morti nelle guerre di conquista volute dei vari governi per rinforzare l'economia padana. Oggi, il partito del Nord, rappresentato dalla Lega Nord, da Forza Italia e da Alleanza Nazionale,vuole mettere sotto assedio, proprio come ha fatto Cavour, il Sud: a Napoli vuole mandare a reprimere la rivolta con l'esercito, in Calabria e in Sicilia cancellano progetti e risorse che potrebbero dare ossigeno alle due regioni.


Cresce il fronte della protesta degli enti locali di Calabria e Sicilia
"Una tangente pagata alla Lega che penalizza soprattutto noi"
Amministratori del sud all'attacco
"Il taglio dell'Ici è una rapina"
di GIUSEPPE BALDESSARRO
Amministratori del sud all'attacco

"Il taglio dell'Ici è una rapina"

Un cantiere stradale in Calabria

COSENZA - Va bene il taglio dell'Ici, ma che a pagarlo debbano essere soprattutto Calabria e Sicilia, non piace agli enti locali delle due regioni. Parlano di "banditismo", di "rapina", di "tangente pagata alla Lega di Bossi". Monta la protesta sulle due sponde dello Stretto di Messina. E se i siciliani per il momento affidano le loro "preoccupazioni" a interrogazioni parlamentari e richieste "di chiarimento", le province e i comuni calabresi si sono incontrati oggi a Sibari, per una manifestazione regionale dal titolo emblematico: "Fondi statale 106 dirottati: uno scippo intollerabile". Una riunione convocata dai presidenti delle province di Cosenza e Crotone, Mario Oliverio e Sergio Iritale. Voluta, si dice, "per organizzare forme di opposizione civile, ma determinata". A preoccupare sono i numeri di una decisione che "nei fatti, affonda le mani nelle tasche di territori già in ritardo di sviluppo".

Secondo le previsioni serviranno complessivamente 2,6 miliardi di euro per rimborsare i comuni dei mancati introiti dovuti all'abolizione dell'Ici. Una cifra che comprende anche lo sgravio già introdotto da Romano Prodi. Per la copertura il governo Berlusconi ha dato una "sforbiciata" a una settantina di norme e micronorme dell'ultima Finanziaria e del decreto mille-proroghe. Ma le somme più consistenti arriveranno dai fondi che erano destinati alle infrastrutture e alla difesa del suolo (ex risorse Ponte Stretto) in Sicilia e in Calabria (1.363,5 milioni di euro).

Dati che hanno reso furioso Oliverio: "E' grave che il governo carichi all'80% sulle spalle di Calabria e Sicilia la copertura finanziaria del taglio dell'Ici che interessa l'intero Paese". Solo per dare qualche numero ricorda che "un colpo di spugna ha cancellato un miliardo di euro per il 2008 e il 2009 impedendo alle Province di realizzare i programmi approvati e la loro conseguente progettazione". Da qui la proposta di una serie di iniziative trasversali agli schieramenti politici. In Calabria nei prossimi giorni si riuniranno contemporaneamente il Consiglio regionale e tutti i Consigli comunali e provinciali. Anche i sindacati confederali e gli industriali calabresi vanno verso una "iniziativa condivisa". E già da stasera si lavorerà per fare blocco con gli enti locali siciliani.

Contemporaneamente nascerà un fronte di senatori e deputati delle due regioni che tenteranno di bloccare la decisione del governo sul piano parlamentare.
A dimostrazione di quanto il problema sia sentito in Calabria, a Sibari c'erano praticamente tutti, con la sola esclusione dei parlamentari del Pdl evidentemente "imbarazzati". Amministratori, politici, sindacati e industriali sono intervenuti per "chiedere indietro il maltolto".

Sono preoccupati per il taglio netto ai finanziamenti alla viabilità "minore", ma non solo. I dati più importanti del "furto" sono contenuti in una nota dell'assessore regionale ai Lavori Pubblici Luigi Incarnato: "Un anno fa era stato siglato un Accordo di programma con il ministero delle Infrastrutture riguardante quattro importantissime opere pubbliche sparite dall'agenda del governo". Invece si sono "volatilizzati" l'intero sistema degli attracchi al porto di Villa San Giovanni (84 milioni di euro) e il megalotto 3 della statale 106 Jonica-Sibari-Roseto (265 milioni di euro). Spariti anche i soldi previsti per la progettazione del megalotto 9-Crotone-Cariati (25 milioni di euro), del megalotto 12 e della tangenziale di Reggio Calabria (15 milioni ciascuno).
Complessivamente 389 milioni di euro, cui vanno aggiunti altri 43 milioni già destinati a interventi per la valorizzazione e la tutela del territorio e del mare.

E se la Calabria piange non ride certo la Sicilia. Il senatore del Pd Costantino Garraffa, vicepresidente della Commissione Industria, ha già presentato un'interrogazione ai ministri delle Infrastrutture e dell'Economia nella quale chiede lumi sui fondi Fintecna (ex Ponte) destinati a coprire i mancati introiti provenienti dall'Ici.

Nell'interrogazione, Garraffa chiede se "siano state utilizzate anche le somme destinate dal governo Prodi alla realizzazione delle metropolitane di Palermo, Catania e Messina". E se nel paniere dei tagli vi siano anche quelle del secondo lotto della Agrigento- Caltanissetta, del nuovo attracco per il porto di Messina e per il passante ferroviario di Palermo. nel capologuo siciliano anche un sit-in di protesta organizzato dal Pd.

Il centrodestra tace imbarazzato o tende a minimizzare. Nei giorni scorsi Raffele Lombardo è corso a Roma per incontrare Silvio Berlusconi: "Ho chiesto conferma se i fondi saranno reintegrati e il presidente ha garantito che le opere programmate in Sicilia e in Calabria, da realizzare con i fondi Fintecna, si realizzeranno". Quando? "Appena ci saranno le condizioni, che non dipendono dal governo ma dagli enti che le devono realizzare". Una spiegazione che non ha convinto evidentemente neppure lo stesso movimento del governatore siciliano.

Il Movimento per l'Autonomia ha infatti attaccato frontalmente l'esecutivo Berlusconi, annunciando una pioggia di emendamenti. Per voce dei capigruppo al Senato e alla Camera, Giovanni Pistorio e Carmelo Lo Monte ha ribadito: "E' grave per i cittadini di Sicilia e Calabria che il dl che elimina l'Ici per la prima casa sottragga risorse già destinate a infrastrutture fondamentali". Aggiungendo: "Sarebbe un arretramento che viola gravemente il programma di governo sottoscritto con gli elettori e con il Mpa un patto che tra le priorità mette proprio il rilancio del Sud per colmare un divario con il resto del Paese".
Articolo pubblicato da "Repubblica"
(31 maggio 2008)


 
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Continua la colonizzazione del Sud

Post n°19 pubblicato il 25 Maggio 2008 da brigante10


Il Partito del Sud
Libertà, libertà,libertà,libertà,libertà,libertà


per TMO Gaeta e per l’Italia


Attacco mortale alla libertà, a TMO Gaeta e al Sud.

Nel gennaio scorso una sentenza della Corte di Strasburgo ha previsto che il sistema di assegnazione delle frequenze radio-tv in Italia non rispetta il diritto comunitario. «L’applicazione in successione dei regimi transitori strutturati dalla normativa a favore delle reti esistenti ha avuto l’effetto di impedire l’accesso al mercato degli operatori privi di radiofrequenze».


Con un emendamento il governo ha presentato una proposta criminogena per salvare Retequattro. Ancora una volta saranno gli italiani a pagare per Silvio Berlusconi. Questa la novità rivoluzionaria delll’attuale governo del Nord. L’Italia è stata condannata a pagare 300 mila euro al giorno dalla Comunità Europea perchè Rete 4 è abusiva. Tutte le tv private italiane sono abusive, non posseggono la concessione prevista dalla legge Mammì, concessioni che dovevano essere assegnate dopo la redazione di un piano nazionale delle frequenze. Detto piano non è stato mai realizzato e i vari ministri hanno dato autorizzazioni illegali ed illegittime. Gli ispettorati territoriali italiani non si sono mai azzardati a chiudere Rete4 che occupa, ancora oggi, abusivamente, le frequenze di Europa 7 del Sig Di Stefano, però si sono affrettati a chiudere le telestreet Telefabbrica di Termini Imerese e Disco Volante di Senigallia, poi fatte riaprire dalla magistratura. Alcuni di questi ineffabili ispettori, pagati da noi, al servizio dei potenti di turno sembrano fare il bello e cattivo tempo del nostro etere. Un anno fa l’ispettorato territoriale del Lazio chiuse AGR TV, oggi ha dato ordine alla polizia postale di Latina di chiudere TMO Gaeta, la prima telestreet italiana. Noi del Partito del Sud diciamo chiaramente che ognuno è padrone a casa sua, e l’ispettore Mele che ha dato queste direttive dovrà risponderne di fronte ai nostri concittadini, padroni del nostro etere, e davanti alla magistratura avendo stabilito, come fosse un giudice, che TMO Gaeta non è una telestreet, quando sa benissimo che c’è un vuoto legislativo sulla materia, vuoto che stava per essere riempito dalla legge Gentiloni, mentre altre che operano sul territorio, sia di Gaeta che del Lazio, non sembrano essere toccate da questo provvedimento. Allora due sono le cose,o l’ufficio territoriale di Roma ha commesso il reato di omissione in atti d’ufficio, perseguito per oltre sei anni, oppure politicamente, si vuole la morte di TMO Gaeta, perché ci sembra strano, che dopo sei anni di trasmissioni si vuole chiudere la telestreet gaetana. Chi si è accodato allo stuolo CPS di Pomezia che ha determinato già la chiusura di AGRTV? Tutta la diatriba si basa sulla presunta legittimità dell’esercizio di Europa Tv che sta coprendo il canale 42 di Gaeta occupato da TMO sin dal 24 dicembre del 2001.Questo lo possono testimoniare i 22 mila abitanti della nostra città , le tesi di laurea fatte sull’emittente di strada gaetana, e persino un film girato da una troupe italo-tedesca dal titolo emblematico “LIBERTA’” I padroni della CPS di Pomezia son venuti al tribunale di Gaeta a dire che loro non occupano il canale 42 ma ci risulta che questa società è costituita da tante scatole cinesi, aventi tutte la stessa sede e lo stesso numero di fax, basta collegarsi in internet per accertarlo e chiediamo alla Guardia di Finanza di fare accertamenti su queste società e sui loro collegamenti. Oggi veniamo a sapere che Europa tv avrebbe avuto dal ministero delle telecomunicazioni un permesso provvisorio per trasmettere sul can 42, a quale titolo gli è stato dato? perchè a Europa tv si e a TMO che l’aveva chiesto già nel 2003 no? L’Ispettorato ha consultato il nostro comune? Se l’ispettorato di Roma non conosce l’ordinanza del comune di Gaeta del 2004 che impedisce a chiunque di installare nuovi inpianti per salvaguardare la salute dei gaetani significa che i loro dirigenti devono essere dimessi e mandati a pulire il parco della Riviera di Ulisse sotto le antenne potenti che i ha autorizzato e che minano la salute dei nostri figli.Noi del Partito del Sud chiediamo alla comunità europea di intervenire per salvaguardare la libertà di TMO Gaeta; chiediamo al capo dello Stato di salvaguardare l’unica emittente del Sud ancora in vita e di far rispettare l’articolo 21 della costituzione che recita:” Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” ;chiediamo inoltre al sindaco della nostra città l’applicazione della norma antinquinamento elettromagnetico, per salvaguardare la salute dei nostri concittadini, emanata dal Sindaco Magliozzi, sequestrando tutti gli impianti di questa CPS, ovvero Canale zero,telepontina, europatv, supernova, ovvero Tele A, ovvero qualsiasi altro logo riferentesi alla CPS srl e ad altra spazzatura tv i cui impianti sono stati instalati abusivamente su Monte Orlando dopo il 2004. Il partito del Sud invita i gaetani a respingere l’attacco mortale della CPS di Pomezia, di Europa TV, di Tele Pontina e di quant’altro inquina il nostro territorio.Chiediamo all’ispettore Mele di chiudere immediatamente Rete4 completamente abusiva, è stato sancito dalla comunità europea e di dimettersi subito dopo, non riconosciamo la sua autorità sul nostro territorio che ha eletto democraticamente 20 consiglieri comunali ed un sindaco. Noi ci riprenderemo il nostro etere, in un modo o nell’altro,e che sia fatto rispettare l’articolo 21 della costituzione, se non avvenisse ciò, potremmo pensare seriamente di staccarci dall’Italia e di ricostituire l’antico e nobile Regno delle Due Sicilie depredato dal partito liberale, ieri di Cavour, oggi del massone Berlusconi. Cavour nel 1860 distrusse Gaeta con 160 mila bombe, Oggi Berlusconi bombarda i cervelli dei nostri figli con le sue illegittime televisioni, mentre i suoi ispettori vogliono la morte dell’unica emittente del Sud, voce del nostro partito fin dalla nascita. Cavour nel 1860 mandò nel Sud 150 mila soldati per reprimere i nostri partigiani chiamati dagli scrittori salariati “briganti”, ne massacrò un milione; oggi Berlusconi manda i poliziotti del Sud a massacrare i loro fratelli, manderà l’esercito, proprio come 147 anni fa a Napoli per reprimere la protesta dei napoletani.Noi diciamo ai compatrioti poliziotti del sud di non eseguire quegli ordini criminali del governo Berluskoni.I fratelli non possono massacrare i fratelli, li devono difendere. La spazzatura prodotta dal sistema liberale inonderà quanto prima la Padania perché lì è stata prodotta e li deve ritornare. Il sistema politico risorgimental-piemontese sta implodendo. E’ giunta l’ora di alzare la testa, di riprenderci l’orgoglio di essere meridionali, il nord sta continuando a legiferare con le marionette elette da nessuno, sta mettendo la camicia di forza al Sud colonizzato. E vogliono tapparci pure la bocca chiudendo TMO Gaeta, una delle poche voci libere del Sud. Il Partito del Sud si rivolge al Partito Democratico e all’Italia dei Valori, si rivolge a tutti i deputati meridionali che militano nelle formazioni del Partito del Nord che controlla la nostra Patria nata dalla resistenza, si rivolge alla Comunità Europea e alla Spagna in special modo, con la quale il Sud è stato confederato per 200 anni ed era ricco e prospero. Oggi, dopo 150 anni di una falsa unità d’Italia voluta da una setta massonica, hanno ridotto il sud ad una pattumiera, Napoli è piena di immondizia. L’italia, è sotto sequestro, il sistema risorgimental-.massonico- piemontese -lombardo ha permesso al sig Berlusconi un vero colpo di stato. Ieri si controllavano le piazze con l’esercito, oggi con le televisioni che entrano nelle case plagiando le coscienze. Attraverso le tv si controllano i voti e il partito del Nord oggi governa l’Italia mentre dal sud, dal 1861, la gente è costretta ad emigrare senza soluzione di continuità. Ben 25 milioni di meridionali sono stati costretti a lasciare la propria terra, una vera diaspora che nemmeno gli abrei hanno mai conosciuto. Si continua a colpevolizzare il Sud, i meridionali. Oggi si fanno raid nei campi nomadi, bande neonaziste imperversano negli stadi e nelle città, massacrando di botte e uccidendo gente inerme e il sistema politico sta chiudendo l’unica voce libera del Sud: TMO Gaeta, la prima telestreet italiana. Help us!!!

Il Partito del Sud

www.partitodelsud.it

tel. 347-6929952 segratario nazionale del Partito del Sud

antoniociano@virgilio.it

erasmovecchio@virgilio.it

retesud@gmail.com

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Posted by: brigantedelsud |

Maggio 25, 2008
vogliono zittire TMO Gaeta, prima telestreet italiana

tmo watch - telestreet


NON SIAMO SPENTI, CI HANNO OSCURATO!
comunicato di Tele Monte Orlando affisso con manifesti a Gaeta
in seguito all’occupazione del canale 42 dell’aprile 2008

Ci risiamo. Come sempre e ciclicamente siamo costretti ad affrontare continue emergenze. Questa volta, forse in MANIERA DEFINITIVA, il misfatto è stato compiuto.

Nella notte del primo di aprile, un segnale di forte potenza è stato acceso sul canale 42, canale notoriamente utilizzato da Tele Monte Orlando per irradiare il proprio lavoro di volontariato multimediale sulla Città di Gaeta. Tale segnale veniva emesso dal traliccio di una Società di Pomezia, la CPS (Centro Produzione Servizi) che fa capo al gruppo televisivo “AMICI TV” del consorzio Medialazio, proprietà di Mariano Amici, imprenditore radio-televisivo e noto esponente romano di Forza Italia, già sindaco democristiano del Comune di Ardea (Roma).

Appare evidente che tale segnale di disturbo è stato acceso con l’obiettivo dichiarato di appropriarsi di un canale utilizzato dal 2001 da TMO, canale libero nel cono d’ombra della città ed utilizzabile quindi solo in questo ambito.

TMO ha utilizzato ed utilizza il canale 42, stando bene attenta a non creare interferenze o danni ad alcuno, veicolando attraverso di esso le voci e le immagini della città, il suo presente, il suo passato e forse il suo futuro, un bene comune che in questi anni è diventato elemento partecipativo della vita sociale.

A quanto risulta in via informale, l’emittente che irradia il segnale di disturbo pare abbia richiesto una assegnazione temporanea della frequenza vantandone un uso da molti anni, cosa smaccatamente non vera, poiché il canale, già utilizzato da TMO, non poteva essere usato contemporaneamente da altri.

È evidente quindi che detta emittente intende vantare l’uso del canale da parte di TMO come un uso proprio, poiché era noto a livello nazionale a tutti la non disponibilità del canale, essendo esso utilizzato da TMO, come peraltro certificato dagli organi competenti.

Potremmo definirlo un furto o un tentativo di appropriazione indebita, un po’ come un tizio che viene a sedersi sulle vostre gambe mentre siete seduti su di una panchina pubblica e vi dice che in quel posto c’era seduto prima di voi.

È doveroso puntualizzare che su Monte Orlando è vietata l’accensione di qualsiasi nuovo segnale, poiché è un SITO DISMESSO, oltre ai problemi conseguenti all’elevato livello di inquinamento elettromagnetico ed ai danni ambientali.

Chi ci sta oscurando, stranamente, non sembra preoccuparsi più di tanto del fatto che il proprio segnale non risulta ricevibile, essendo il segnale di TMO in funzione e quindi interferente. Ciò è una chiara dimostrazione della volontà di voler esclusivamente oscurare TMO, per poi riutilizzare per propri fini in futuro l’eventuale spazio.

L’infame operazione ha avuto molti padri, alcuni anche gaetani, qualcuno ignoto, altri ben conosciuti. Sono in gioco grandi interessi che sicuramente TMO non è in grado di contrastare da sola, poiché ha scelto sin dall’inizio di stare dalla parte dei cittadini, sempre con la Libertà nel cuore.

È venuto il momento, per i gaetani veri, di difendere il canale della nostra città contro chi, come un ladro nel cuore della notte, ha acceso un segnale che d’ora in poi vi parlerà di Ardea, Cisterna, Pomezia… MA A NOI CHE CE NE FOTTE?

GAETANI, DIFENDETE GAETA: NESSUNO LO FARA’ AL POSTO VOSTRO!

Possono oscurare il segnale ma non spegnere i nostri ideali.

La Redazione libera di TELE MONTE ORLANDO


 
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1898: strage a Milano

Post n°18 pubblicato il 07 Maggio 2008 da brigante10


L’eccidio di Bava Beccaris, 300 morti

Nel 1898 l’Italia tutta era alla fame; il popolo da Nord a Sud chiedeva pane e solo pane. I disordini ed i tumulti si susseguivano dappertutto. L’accumulazione capitalistica da parte di alcune famiglie del Nord aveva dei costi, tutti pagati dalla classe contadina e poi da quella operaia. Il partito liberale sentiva la corda al collo, sentiva lo scricchiolare ed il vacillare della ideologia liberista. Gli scandali si susseguivano, quello della Banca Romana portati alla luce da una commissione parlamentare avevano dato il colpo di grazia alla politica di arricchimento per alcuni e di fame per la maggior parte del popolo italiano. Scioperi, tumulti, sommosse stavano scompaginando la nazione infetta liberale e massonica. Gli operai ed i contadini, non più isolati, organizzati in circoli ed associazioni socialiste e cattoliche cominciarono a prendere coscienza della loro forza. Vi era la sensazione che da un momento all’altro qualcosa dovesse succedere di grave, così fu. Questa volta toccò agli operai del profondo Nord della penisola. Dal 6 al 9 maggio del 1898 il generale Bava Beccaris mise a ferro e fuoco Milano. Questo signore, da generale dell’esercito piemontese ( ci rifiutiamo di chiamare italiani gente in divisa che sa solo sparare su inermi cittadini) diventò un macellaio, a Napoli si direbbe un chianchiere: proclamò lo stato d’assedio per tutta la provincia e mise in funzione i tribunali militari. La borghesia milanese, come oggi, povera di idee, per paura di una rivoluzione socialista, ruppe gli indugi:”...il governo, le autorità militari, i conservatori, decisero di reagire- racconta Rosario Villari- Appena formato il ministero nel marzo del 1896, il marchese di Rudinì diede l’avvio allo smantellamento delle associazioni e dei circoli socialisti e cattolici e anche quegli istituti di solidarietà operaia e contadina ( società di soccorso, camere del lavoro, cooperative) che con i propri mezzi aiutavano i più diseredati.
Furono altresì sciolti i comitati regionali cattolici come le loro associazioni ed organizzazioni. Il governo sabaudo il cui ministro degli interni era il marchese di Rudinì sciolse 70 comitati diocesani, 2600 parrocchiali. Furono sospesi e chiusi giornali socialisti, anarchici e cattolici e arrestati direttori di testate vicino alla classe operaia e contadina. Tra gli arrestati vi fu don Davide Albertario direttore dell’Osservatore Cattolico, giudicato dal tribunale militare e condannato a tre anni di carcere e mille lire di multa; ( Gerlando Lentini, La bugia risorgimentale, Ibidem, pag. 82) il filosofo Antonio Labriola fu censurato dal governo per aver tenuto all’università di Roma un discorso sulla libertà della scienza; lo storico socialista Ettore Ciccotti fu sospeso dall’insegnamento e destituito. Anche gli intellettuali liberali non potevano rimanere insensibili alle sopraffazioni e alle misure repressive governative, e , uno di loro, uno dei fondatori del Corriere della Sera, Eugenio Torrelli Viollier prese posizione contro la politica autoritaria sabauda. Viollier si dimise dalla direzione del giornale milanese il 2 di giugno del 1898 e “...due giorni dopo- ci fa sapere Rosario Villari in un articolo pubblicato su La Repubblica nel 1998 nel centenario di quei fatti- farà al suo amico e storico Pasquale Villari, una drammatica relazione di quanto successo durante le giornate che videro Bava Beccaris fronteggiare con le armi un pacifico sciopero che si era fatto passare per rivoluzione...”. Quella non era una rivoluzione ma i capitalisti padani, coccolati ed aiutati fino all’inverosimile dalla corte Sabauda e dai loro governi lecchini e corrotti, per paura, e solo per paura, chiesero al re cosiddetto buono, Umberto I di Savoia, una repressione brutale e barbara. Ecco i fatti raccontati dal liberale Viollier ripresi dal quotidiano “ La Repubblica” ed esposti da Lucio Villari:” I moti di Milano li ha ingranditi la paura generale, li ha ingranditi non soltanto nell’immaginazione, ma nella realtà. Hanno avuto paura degli operai; ebbero paura gli industriali che chiusero gli stabilimenti( ed erano la maggioranza) ove gli operai avevano continuato a lavorare; ebbe paura la borghesia, che immaginò che il gran giorno della rivoluzione fosse giunto; ebbero paura le autorità che non si fidavano nella resistenza dell’esercito. La paura gettò sulla strada tutti gli operai di Milano; la paura fece ammazzare un centinaio di persone, e ferirne più o meno gravemente parecchie centinaia; la paura ha fatto credere in tutta Italia che la nostra città fosse a due dita da una catastrofe; la paura ha fatto sì che siamo fuori dalla legge, e che sia stata sospesa ogni libertà, ogni guarentigia costituzionale.” Villari ci racconta come era nata quella paura: nel primo sabato di maggio alla Pirelli, poco dopo l’inizio della giornata di lavoro, una parte degli operai, i più giovani, abbandonarono gli attrezzi e le macchine riversandosi sul piazzale. Un centinaio di ragazze si misero alla testa di un corteo che, mentre risuonava l’inno dei lavoratori, si mosse da via Palestro verso corso Venezia. Lo sciopero era stato proclamato per un gesto di solidarietà con coloro che in altre città erano stati bastonati, feriti e processati per aver chiesto la riduzione del prezzo del pane. Il corteo fu subito tagliato in due da un drappello di cavalleria che separò gli uomini dalle donne. In corso Venezia la cavalleria disperse la testa del corteo sparendo poi oltre porta Venezia; ma il timore che tornasse spinse alcuni operai a fermare due tram e metterli di traverso per la strada. A questo punto arrivò la fanteria che, accolta da una sassaiola, aprì il fuoco uccidendo due persone. L’incidente si sarebbe concluso con questi due morti, se alla notizia dello sciopero della Pirelli, i proprietari di quasi tutti gli stabilimenti industriali e dei cantieri edili non avessero ordinato la sospensione del lavoro. Su questa drammatica giornata calò la sera...due cannonate sparate la mattina di domenica a Porta Ticinese da cui avrebbero dovuto entrare, secondo voci sparse ad arte, gli studenti universitari provenienti da Pavia. Le esplosioni invece uccisero solo alcuni inermi cittadini. Bava Beccaris restò indeciso sul da farsi e alle due telegrafò al re che l’ordine era ristabilito. Nel pomeriggio si sparse la notizia che bande di emigrati anarchici e socialisti stavano affluendo a Milano dalla Svizzera e dalla Francia per congiungersi con i fantomatici studenti di Pavia. A sera l’esercito prese il controllo di tutte le operazioni; a mezzanotte Torelli Viollier intercettò al telefono un messaggio del comandante di Porta Magenta al generale Bava Beccaris: . Nel corso della notte la cavalleria e l’artiglieria presero posizione nelle strade più importanti, sparando alla cieca ovunque fosse segnalata la presenza di “rivoltosi”; a corso Garibaldi furono uccise due donne. Colpi di cannone e di fucili ormai venivano sparati all’impazzata: Milano era in stato d’assedio e a decine si contavano i morti ed i feriti. Fu dato l’ordine di sparare a vista. In fondo al viale della Concordia - racconta Torelli Viollier - ci sono le cascine Acquabella, ad un chilometro e mezzo: i contadini, udendo sparare correvano alle loro case e cadevano sotto i colpi che partivano dal bastione. D’altra parte i cittadini che rincasavano in via Vivajo erano fucilati. due impiegati del Monte di Pietà che rincasavano, traversando i giardini pubblici, furono uccisi; ad un mio redattore, che faceva altrettanto, fu sparata una fucilata, ma per fortuna non lo colpì. Insomma una quarantina di persone innocenti furono così uccise nella città tranquillissima”. Questi i fatti esposti dal Voillier, liberale ma onesto cronista. I morti furono oltre trecento; i feriti oltre 450. Tra i soldati i morti furono due, dei quali uno fucilato per non aver voluto sparare sugli operai.
Bava Beccaris sarà ricordato dalla storia come un beccaio, come un macellaio, come un assassino, come un criminale e perciò il re buono, il re Umberto I di Savoia, altro assassino e massacratore di popoli conferì al massacratore dei milanesi Bava Beccaris, la Croce di Grande Ufficiale per il servizio reso alle istituzioni e alla civiltà. Così si legge nella motivazione.
Per i Savoia, gli eccidi ed i massacri erano atti di civiltà.
Tratto dal libro " Le stragi e gli eccidi dei Savoia"
di Antonio Ciano ( antoniociano@virgilio.it )

 
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