Ciriè (TO). Il giornale locale “Il canadese di Ciriè” piccolo paese in provincia di Torino, riportava qualche giorno fa una notizia che probabilmente non avrà rilevanza nazionale, ma che è senz’altro degna di nota.
La vicenda ha dell’increscioso e vale la pena accendere i riflettori su di essa, sulla scia delle notizie dei mesi scorsi circa le contaminazioni alimentari che hanno travolto anche grandi multinazionali come Findus e Ikea.
I medici del pronto soccorso dell’ospedale locale si sono visti arrivare una donna che avvisava dei malori.
La donna si è sentita male dopo una cena in un ristorante esotico nella zona, non è noto quale fosse il nome di questo locale.
I sanitari hanno sottoposto la donna a dei controlli di routine, dai quali è emerso però un fatto che niente ha di routinario.
Nello stomaco della donna sono stati ritrovati resti di carne di cane, ma soprattutto il microchip dell’animale.
Al momento non si conosce la reazione della donna, e non si evince dalle notizie circolate se la donna fosse a
conoscenza che nel locale esotico le avessero servito carne di cane o il piatto fosse stato servito in maniera fraudolenta.
In Italia non vige un vero e proprio divieto imposto dalla legge che proibisce di mangiare carne di cane. La legge però nomina“animali d’affezione” e li distingue dagli “animali da reddito” che sono quelli destinabili al macello.
In teoria quindi potrebbe non essere legale macellare animali da affezione.
Leggi a parte sarebbe importante innanzitutto stabilire se il piatto è stato servito in maniera fraudolenta.
Al momento la cosa certa che si desume dalla cronaca è che il cane servito come piatto esotico aveva il microchip e quindi non era stato senz’altro destinato al macello.
Autore Alessandra Albanese |
Inviato da: cassetta2
il 18/06/2023 alle 16:28
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il 31/05/2021 alle 13:30
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il 31/05/2021 alle 13:14
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