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In Italia non volevano venire, ma la polizia libica li ha prelevati a forza dal carcere dove erano rinchiusi e li ha costretti a salire su barconi diretti nel nostro Paese. Pensavo che una simile notizia deflagrasse nel dibattito sulle tragedie in corso nel Mediterraneo. Ma, ancora una volta, mi sbagliavo. Così scrive su today Rossella Lamina
Le loro testimonianze dirette sono state raccolte dalla giornalista Flavia Amabile, che per il quotidiano “La Stampa” sta realizzando un’interessantissima serie di reportage, scritti e filmati, sulle vicende dei migranti. Guardate Il primo, uscito a ridosso dell’ultima ecatombe: “Il nostro inferno dalle prigioni libiche all’Italia”
Dalle inchieste emerge che questi migranti sono stati costretti a partire in date diverse e con diverse imbarcazioni. Non hanno pagato per il viaggio, non pensavano all’Italia come destinazione finale, né per lavorare, né per chiedere asilo. Se avessero potuto scegliere, qui non ci sarebbero venuti e non consiglierebbero a nessuno l’Italia come paese in cui chiedere accoglienza.
Ismail, Amadi, Dusmane, Mamadi: vengono dalla Sierra Leone e dal Mali; chi per sfuggire dalla guerra e dalla persecuzione, chi alla ricerca di un lavoro. Con percorsi diversi, spesso tortuosi e travagliati, si sono ritrovati in Libia. Lì sono stati imprigionati, picchiati, alcuni torturati. E poi, con uno “svuota carceri” che a quanto pare è uso frequente nelle prigioni libiche, imbarcati con destinazione Italia.“
Pozzallo: l’80-90% dei migranti sbarcati erano carcerati in Libia, casi di scabbia
Libia, Tripoli: non accetteremo bombardamenti UE per colpire gli scafisti
Ma secondo voi, tutto questo non avrebbe dovuto – quanto meno – entrare nel dibattito pubblico sul fenomeno? Non avrebbe dovuto almeno stimolare la politica ad indagare sulle dimensioni di queste “partenze coatte” dalla Libia? Macché: tutti zitti.
Allora i casi sono due: o io non ho capito ancora nulla di come funziona l’informazione e la politica (il che non è da escludere), oppure – anche in questo caso – le questioni più sono grosse e più vengono taciute.
La Guardia costiera sa quando partono i clandestini, glielo dice l’Arabia
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