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Messaggi del 05/03/2016

Luigi Di Maio; in 15 giorni taglio pensioni e regalo alle banche

Post n°870 pubblicato il 05 Marzo 2016 da nonna.fra
 

In 15 giorni hanno tagliato le pensioni di reversibilità e fatto  un regalo alle banche, le nostre case, quelli che hanno un mutuo e sono in ritardo di 18 rate anche non consecutive ma 18 volte pagato la rata in ritardo ti possono togliere la casa senza passare tramite un giudice  e noi stiamo ancora a parlare di Vendola e della schifezza  dell’utero in affitto.

Vi siete accorti del perchè tanto rumore per le unioni civili? ci conoscono bene , sanno se ci danno qualcosa da sfogarci tipo le unioni civili noi parliamo e litighiamo di quello e loro possono fare le loro porcate  in santa pace, hanno sbagliato i calcoli ultimamente , intanto che noi accusiamo i 5 stelle di non aver votato quella legge ridicola , ridicola per aver   tolto tutto quello che c’era di buono in quella legge , loro lottano e si fanno sospendere 3 giorni dalla Boldrini per difendere la nostra casa e poi e sempre colpa del M5S.
.

Negli ultimi 15 giorni abbiamo beccato il Governo a tagliare le pensioni di reversibilità e svendere la nostra casa con un decreto che la regala alle banche. 
Vorrei raccontarvi dell’importanza di essere opposizione libera, del fatto che ogni giorno lo passiamo a bloccare porcate che vogliono approvare contro di voi. 
In realtà sono stufo di questi cialtroni. Voglio andare a votare il prima possibile: diamo la parola agli italiani e vediamo chi governerà questo Paese. 
Sono 4 anni che abbiamo un Presidente del Consiglio mai passato per le elezioni. E i risultati si vedono!

http://lapoliticaacinquestelle.myblog.it/2016/03/05/luigi-maio-15-giorni-taglio-pensioni-regalo-alle-banche/

 
 
 

Trapianto dell'utero: "Tra 10 anni gli uomini potranno partorire"

Post n°869 pubblicato il 05 Marzo 2016 da nonna.fra
 

l'alternativa più giusta all'utero in affitto


 Un gruppo di medici della Cleveland Clinic, nell'Ohio, avrebbe avviato le sperimentazioni. La dottoressa Karine Chung: "Anche per il genere maschile sarà possibile portare a termine una gravidanza"

 

 

 Tra cinque, massimo dieci anni, il trapianto dell'utero per gli uomini potrebbe essere realtà. Un gruppo di medici della Cleveland Clinic, nell'Ohio, avrebbe iniziato lo screening dei candidati per una sperimentazione clinica del trapianto uterino maschile. E la dottoressa Karine Chung afferma: "Non ci sono così tante differenze tra l'anatomia maschile e quella femminile. Probabilmente qualcuno prima o poi sarà in grado di farlo".

La notizia è riportata da Yahoo. Karine Chung, direttrice del programma di conservazione della fertilità presso la University of Southern California's Keck School of Medicine sostiene: "La mia ipotesi è che tra cinque, dieci anni o forse prima, anche per gli uomini sarà possibile portare a termine una gravidanza e partorire". 

Se è vero che le donne hanno la vascolarizzazione necessaria ad alimentare l'utero con il sangue, legamenti pelvici che permettono di supportare un utero, una vagina e la cervice uterina, per far sì che anche l'uomo possa sperimentare il parto, è possibile fissare il ramo di un grande vaso sanguigno, come l'arteria iliaca interna, all'utero trapiantato. Attraverso una terapia ormonale, inoltre, si potrebbe diminuire il testosterone e introdurre progesterone ed estrogeni necessari a preparare l'utero alla gravidanza.

Ma tra gli ostacoli all'effettiva realizzazione dell'intervento c'è il fattore economico. Secondo la Fondazione Nazionale dei Trapianti, negli Usa i costi per un trapianto sono troppo elevati e vanno dai 25.000 dollari per quello alla cornea fino a un milione e 300mila dollari per quello del cuore. 

E la sperimentazione deve poi fare i conti anche con l'aspetto etico. E' il dottor Arthur Caplan, direttore di etica medica presso la NYU School of Medicine, a sollevare la questione: "Le persone lo desiderano veramente? Non credo che il trapianto uterino per gli uomini sia una priorità, soprattutto se si considerano le scarse risorse economiche a disposizione".

 
 
 

Modena; Suicida da un cavalcavia . Provoca incidente e un morto

Post n°868 pubblicato il 05 Marzo 2016 da nonna.fra
 

Per evitare il corpo caduto, l’autista di un Tir ha provocato lo scontro con altri due mezzi. Autostrada interrotta tra Modena Nord e Modena Sud

MODENA - Un suicida avrebbe causato la morte del conducente di un Tir che ha provato a evitare di passare sopra il corpo precipitato sull’autostrada e che è rimasto coinvolto nel conseguente incidente tra tre mezzi pesanti. Sarebbe questa la causa della morte di due persone questa mattina sull’A1 nel Modenese: un uomo si sarebbe suicidato lanciandosi da un cavalcavia tra l’uscita Modena Nord e Modena Sud, in direzione Bologna. Il tentativo di evitare il corpo sull’asfalto avrebbe poi provocato lo scontro tra i tre Tir e la morte di uno degli autotrasportatori. Intorno alle 6.30 è stato quindi chiuso il tratto tra Modena Nord e Modena Sud: uno dei mezzi occupa l’intera carreggiata. Sul luogo ci sono le pattuglie della Polizia stradale, i soccorsi meccanici e sanitari, oltre al personale di Autostrade per l’Italia. Sono in corso i rilevamenti. Per chi viaggia sulla A1 verso Bologna, Autostrade consiglia di uscire a Modena Nord, percorrere la SS9 Via Emilia e rientrare in autostrada a Modena Sud. (fonte Ansa)

 
 
 

Renzi ci porta in Libia a fare la guerra , fermatelo !!!!

Post n°867 pubblicato il 05 Marzo 2016 da nonna.fra
 

Renzi ci porta in Libia a fare la guerra , fermatelo !!!!

L’Italia sta entrando in uno scontro armato sotto il comando supremo di Matteo Renzi, già questo è preoccupante…

Libia, Renzi e la ‘mossa del perdente’

 

Sotto il comando supremo di Matteo Renzi, e già questo è preoccupante, l’Italia sta entrando in uno scontro armato di cui non controlla né l’andamento né le finalità, insomma nell’incertezza che un antico condottiero cinese tuttora studiato dagli analisti militari, Sun-Tzu, definiva la condizione del perdente (“In un’operazione militare vittoriosa prima ci si assicura la vittoria e poi si dà battaglia; in un’operazione militare destinata alla sconfitta prima si dà battaglia e poi si cerca la vittoria”). Entra nella battaglia malvolentieri, quasi alla cieca, trascinata dagli eventi, dallo svanire delle sue illusioni, dall’attivismo di alcuni governi formalmente amici, a cominciare da quello francese. Non erano questi i progetti. Nella polvere e nel fracasso di un conflitto che comincia nel caos, mentre già piangiamo i primi morti con il dubbio che li abbia uccisi il fuoco amico, è difficile credere che le geometriche strategie immaginate a Roma possano compiersi.

 

L’Italia puntava sull’impiego di una forza multinazionale, per gran parte occidentale, cui avrebbe partecipato con un contingente di cinquemila uomini. In cambio dell’autorizzazione a usare le basi siciliane per i suoi droni, l’amministrazione Obama aveva dato l’assenso a porre quell’esercito virtuale sotto comando italiano. Così espressosi il grande alleato, il progetto pareva cosa fatta alla nostra stampa, che già si complimentava.

Ma le cose stanno diversamente. Roma ha condizionato l’intervento multinazionale a una richiesta libica, e la Libia di governi e di parlamenti ne ha ben 2+2, cioè nessuno. Occorre dunque insediare un governo unificato, cui manca l’approvazione di uno dei due parlamenti rivali: ma questo non riesce a votare perché un gruppone di deputati diserta le votazioni. Al sabotaggio non sembrano estranei il generale libico Haftar, il regime egiziano suo estimatore, e gli immensi giacimenti di petrolio pericolosamente vicini al confine con l’Egitto. Quattro giorni fa il Cairo ha proposto di affidare la guerra contro l’Isis non a soldati stranieri ma all’esercito libico, che esiste solo come nome della milizia di Haftar. Quest’ultima è poca cosa ma da quando la sorreggono unità francesi ottiene successi a Bengasi.

Se alle mene franco-egiziane s’aggiunge la ragionevole ostilità diAlgeria e Tunisia all’ingresso in Libia di eserciti occidentali, potremmo concludere che il progetto italiano sia già sfumato. Meglio così, forse. Bissare con truppe di terra l’intervento Nato del 2011, che tutta l’Africa visse come una guerra neo-coloniale, attirerebbe jihadisti come carta moschicida.

Ma l’alternativa che si va profilando, la guerra all’Isis combattuta da milizie locali appoggiate da aviazioni straniere e guidate da servizi segreti, comporta rischi non minori, per la Libia, per il nord Africa e per la stessa forma dei nostri sistemi politici. Potrebbe condurre a una partizione della Libia in due o tre staterelli petroliferi, vassalli di patron europei e di Stati confinanti (una soluzione che Roma considera il suo ‘piano B’, malgrado annunci conflitti infiniti, per i confini e per i pozzi di petrolio); oppure a un’anarchia militare di tipo siriano, che consegnerebbe vasti tratti delle coste antistanti la Sicilia a consorterie di guerrieri o a un jihadismo proteiforme.

La natura anfibia della mischia, poi, potrebbe contagiare la sua pericolosa ambiguità alle democrazie europee. Già in questo esordio confuso la scelta più importante che una democrazia sia chiamata a compiere, la guerra, viene sottratta al parlamento e confiscata dal governo, che a sua volta si affida a servizi di sicurezza segreti per definizione. Se in Italia sommiamo a tutto questo un giornalismo mediocre, una classe politica modesta e un conducator, Renzi, che aveva puntato le sue carte sugli egiziani, c’è solo da sperare che questa fase finisca subito e ne cominci una radicalmente diversa, in cui la necessaria sconfitta dell’Isis non abbia un costo suicida.

Il Fatto Quotidiano, 4 marzo 2016

 
 
 
 
 

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