Creato da Temerius il 10/04/2007
Idee a confronto
 
 

"Siete venuti a combattere da uomini liberi,
e uomini liberi siete: senza libertà
cosa farete?
Certo chi combatte può morire,
chi fugge resta vivo, almeno per un po'…
Agonizzanti in un letto fra molti anni,
siete sicuri che non sognerete
di barattare tutti i giorni che
avrete vissuto, a partire da oggi,
per avere l'occasione, solo un'altra
occasione, di tornare qui sul
campo ad urlare ai nostri nemici
che possono toglierci anche
la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà"

William Wallace

 

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Ribelliamoci!

Post n°36 pubblicato il 12 Maggio 2007 da Temerius

immagineOramai purtroppo, vedere ragazzi tossici che simili a zombie, vagano per le strade alla continua e disperata ricerca di una dose, è entrato a far parte della vita di tutti i giorni.

Passiamo accanto a loro e neanche li vediamo, li sentiamo o meglio, forse più verosimilmente, non li vogliamo nè vedere nè sentire quando con voce implorante e scuse ridicole ci chiedono una monetina.

Cosa stiamo diventando? Siamo ancora umani? Puo' essere possibile ad un essere umano, sfiorare il dolore del suo simile e non averne la percezione? No non puo' e non dev'esserlo. Tutti abbiamo il dovere morale di ribellarci da dentro a questa assurda logica che poco per volta, ci sta inacidendo il cervello e anestetizzando il cuore. Non sopprimiamo più in noi, quel sentimento naturale di mutuo soccorso che i nostri avi più antichi chiamarono pietas.

Uomini senza fallo, semidei
che vivete in castelli inargentati
che di gloria toccaste gli apogei
noi che invochiam pietà siamo i drogati
Dell'inumano varcando il confine
conoscemmo anzitempo la carogna
che ad ogni ambito sogno mette fine:
che la pietà non vi sia di vergogna
Banchieri, pizzicagnoli, notai
coi ventri obesi e le mani sudate
coi cuori a forma di salvadanai
noi che invochiam pietà fummo traviate
Navigammo su fragili vascelli
per affrontar del mondo la burrasca
ed avevamo gli occhi troppo belli:
che la pietà non vi rimanga in tasca
Giudici eletti, uomini di legge
noi che danziam nei vostri sogni ancora
siamo l'umano desolato gregge
di chi morì con il nodo alla gola
Quanti innocenti all'orrenda agonia
votaste decidendone la sorte
e quanto giusta pensate che sia
una sentenza che decreta morte ?
Uomini cui pietà non convien sempre
mal accettando il destino comune,
andate, nelle sere di novembre,
a spiar delle stelle al fioco lume,
la morte e il vento, in mezzo ai camposanti,
muover le tombe e metterle vicine
come fossero tessere giganti
di un domino che non avrà mai fine
Uomini, poiché all'ultimo minuto
non vi assalga il rimorso ormai tardivo
per non aver pietà giammai avuto
e non diventi rantolo il respiro:
sappiate che la morte vi sorveglia,
gioir nei prati o fra i muri di calce,
come crescere il gran guarda il villano
finché non sia maturo per la falce.

Fabrizio De Andrè

 
 
 
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