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Carina, la poesia.

...la cosa che fai con gioia,come se avessi il fuoco nel cuore e il diavolo in corpo.

 

 

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Walterina Rosati. Rocce e Sorgenti. Ed. Orao

Post n°162 pubblicato il 07 Settembre 2009 da thallullah

“Rocce e sorgenti”

versi di Walterina Rosati

a cura di Luca Morricone

Edizioni Orao.

 

di Carina Spurio

 

E immensi/noi siam nello spirito/silvestre,/d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro/è molle di pioggia/come una foglia,/
e le tue chiome/auliscono come/le chiare ginestre,/
o creatura terrestre/che hai nome/Ermione.

(da “La pioggia nel pineto” di Gabriele D’Annunzio)


Immersi in una pineta vicino al mare il poeta e la sua compagna (Ermione) arrivano alla metamorfosi (da esseri umani a vegetali) in poche strofe. Così come Gabriele D’Annunzio, Walterina Rosati fonde il suo essere con le immagini di natura, donandoci (nei versi della raccolta “Rocce e sorgenti” Edizioni Orao 2005) un percezione esatta dell’eterno ciclo a cui lei stessa sente intensamente di appartenere. Il suo canto misurato, scorre come sorgente casta su valloni e tratturi, imbeve deste creature in fermento che sciamano contro la brezza, mentre l’ultimo Pan, fugge dalla paura che lui stesso ha provocato. La poetessa si abbandona alla natura con un’adesione totale, al punto da sentirsi legata alla Terra come il suo stesso dio, nel momento in cui,  descrive la sua fiabesca immedesimazione con la natura e muta in  creatura vegetale. Walterina Rosati, ritrova ciò che ha smarrito, vita dopo vita, tra un respiro profumato di balsamiche essenze e l’azzurro del cielo che colora la ragione di vivere oltre il gesto scontato, rimovendo costrizioni, rancori e penalizzanti contesti. E l’essere, riemerge tra ciuffi d’erica, crochi e scontrose ginestre!  Il linguaggio con cui la poetessa racconta la propria storia, nasce dal suo pretesto, arriva fuori dal tempo in cui l’immagine del ricordo danza simultaneamente nel presente. Diventa verso libero, intriso di verità e menzogna, esplode tra i fili d’erba e su bubboni d’asfalto e ritorna; come una farfalla incuriosita anche se una lucerna vacillante le ha bruciato le ali. Il verbo, nelle sue liriche, ha un significato visibile quasi quanto la forza della creazione poetica che quando si libera, rivela la vocazione. La vocazione può essere controllata, elusa, dimenticata, ma un giorno tornerà a cercarci. I latini la chiamavano genius. I greci, daimon. Gli egizi il ka o il ba. Gli sciamani anima-respiro. I cristiani la associano all’angelo custode che ci guida verso il nostro destino e non ci abbandona mai. Walterina Rosati, forse ignara, sfiora le varie culture e raggiunge il centro del suo essere che innocentemente si fonde con l’aria, l’acqua, il fuoco e la terra. A contatto con gli elementi, la poetessa modifica inconsciamente le sue vibrazioni e conferma che nell’intelligenza esiste già il tutto, come il seme racchiude la struttura energetica e le potenzialità dell’albero a cui darà vita  una volta germogliato e scrive: “Se dato mi fosse/vivere altra vita/ un cespuglio senza nome/ vorrei essere/ nell’incantevole armonia/ della natura./ Tra la scienza e la  fede, in cui il nostro destino fluttua nei molteplici dogmi, (spesso in disaccordo tra loro), resta l’anima di una donna, con il suo desiderio di affondare le radici nella Terra Madre, succhiare il nettare dalle falde e guardare indisturbata le nuvole. Walterina Rosati spezza la trama della propria vita sciogliendo la materia che nel verso poetico diviene un vegetale (cespuglio senza nome) sconvolto dal vento; accede all’infinito, seppur immobile, senza identità e senza ritegno, come una donna libera di entrare in empatia con lo Spirito Santo che in ebraico è femminile “ruah” e soffia dove vuole.

 

 

Walterina Rosati Nata a Corropoli, dove ha svolto la maggior parte della sua attività d’insegnante, vive a Giulianova. Ha sempre coltivato grande interesse verso ogni forma d’espressione artistica, rivelando l’attitudine poetica e di scrittrice solo con la maturità degli anni. Ha partecipato a molti concorsi poetici conquistando un terzo posto al Premio Internazionale del Centro Europeo di Cultura intitolato a F. Dostoevskij. Ha pubblicato con la casa editrice Tracce il volume Collage e nel 2003, a compimento della collaborazione artistica con la scultrice Maria Luisa Falanga, pubblica la silloge Sculture e l’atto unico Ultime voci nel volume d’arte L’arcano del disegno per i tipi de La Cassandra Edizioni.

 
 
 
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