Creato da thallullah il 29/04/2006

Carina, la poesia.

...la cosa che fai con gioia,come se avessi il fuoco nel cuore e il diavolo in corpo.

 

 

« Cronaca di una farfalla ...

Ti voglio, ti desidero, ti lego alla mia volontà.

Post n°171 pubblicato il 24 Gennaio 2012 da thallullah

“Ti voglio, ti desidero, ti lego alla mia volontà”

di Carina Spurio - Il vecchio borgo sorge intorno alle rovine di un vecchio castello di fronte al mare Adriatico. Da bambina quella spiaggia la consideravo mia. Giocavo con il rastrello e la paletta, e riempivo di continuo il secchiello di acqua salata. Non erano tanto i castelli di sabbia il mio obiettivo, quanto scavare a fondo per cercare l’acqua e andare sempre più giù, senza una ragione. Molte ore dopo la prima colazione arrivava il momento del bagno. Le uniche raccomandazioni dei genitori erano quelle di non affogare. Nel pomeriggio il sole calava come a ricordare l’ora della cena, tra il melone sudato, le fette di prosciutto e una lattina di coca-cola. Dopo una lunga passeggiata fino al porto, di corsa a dormire. Negli anni seguenti, mentre sulla spiaggia dell’Adriatico iniziavano i miei primi amori, a Sarajevo, dall’altra parte del nostro mare, si sparavano le bombe. Arrivo a casa di Maria persa nei miei pensieri. La via è stretta, profuma di cantina. La vernice della porta è scrostata. Non c’è campanello. Busso. I contorni del viso della donna fanno capolino tra la folta capigliatura bianca nell’anta a metà. Maria improvvisa un sorriso e si sposta per farmi entrare. Un cane ed un gatto arrivano festosi. Mi annusano. Gli animali intrecciano il solito giro di valzer con cui accolgono i nuovi arrivati. Maria si siede, mi invita con un cenno ad imitare il suo gesto. Il candore dei suoi capelli genera un senso di rispetto. Ripenso a mia nonna, mentre la stanza si riempie di uno spesso silenzio. Le chiedo in che anno è nata. Mi risponde:<< a Natale del 1926>>. Lo stesso giorno del Bambino che ogni anno rinasce senza mai andare a scuola, deduco ironicamente. La semplicità della donna che ho di fronte non è opportuna per le mie domande troppo pretenziose. Maria non conosce gli elfi, gli gnomi e le fate, né Nostradamus e Cayce. Ignora l’esistenza di Sai Baba e di Osho. Non conosce il mondo delle idee di Platone, immutabili e perfette che vivono nell’iperuranio, al di là del cielo. Maria è una strega per discendenza. Venne iniziata da sua nonna all’età di nove anni. Imparò da bambina l’arte di preparare unguenti magici, filtri e polveri per avvelenare, allenandosi negli anni a plasmare le effigi in cera. Ho davanti una vecchia donna, vittima in giovanissima età di qualcosa che forse non voleva realmente ma che si era imposta su di lei. Maria conosce solo le fasi della Luna. La Luna Nuova per i riti da iniziare, la Luna Piena per quelli da interrompere. La sua specialità è preparare “annodamenti” d’amore. Il concetto di magia a distanza di questi tempi lascia interdetti. Senza dubbio, resta un aspetto affascinante della magia operativa che andrebbe sviscerato e studiato a fondo, malgrado sia difficile accettarlo e comprenderlo. Esorto Maria a descrivermi un “annodamento” comprensibile al lettore che si appresterà a leggerci e ad entrare nel regno della magia a distanza. Mi racconta di una pratica antica realizzata mediante un nastro rosso di 123 centimetri da annodare per 48 notti consecutive e da riporre sotto il materasso. Il nastro, bruciato il 49° giorno presso un incrocio di strade, andrà disperso in cenere al vento. Il rituale contempla una seconda fase: il successivo venerdì di Luna crescente, un minuto dopo la mezzanotte, si dovrà invocare per 99 volte il nome della persona amata e visualizzarla mentalmente recitando la seguente frase: “Ti voglio, ti desidero, ti lego alla mia volontà”. Questo rito, minuzioso ed elaborato, ma assai efficace (precisa) si dovrà ripetere per tre volte. Mi spiega che i rituali sono molti e che per la loro complessità, necessitano della massima cura nel rispetto di ogni piccolo particolare. Aggiunge che le correnti di energia magica dirette verso “la vittima” si propagano avvolgendo il bersaglio in un circuito chiuso e se per una ragione “oscura”, l’obiettivo non sarà raggiunto, la corrente energetica (non avendo la possibilità di essere assimilata) può tornare al punto di partenza colpendo l’operatore. Questi procedimenti, secondo Maria, sono complessi e difficili da realizzare, ecco perché, per essere eseguiti richiedono la massima competenza e precisione. Prima di salutarla le chiedo se esistono degli accessori specifici per operare. Mi spiega che non si può intraprendere un’azione magica senza un altare, gli incensi, l’incensiere, il “pugnale dell’arte”, l’olio per le unzioni, il sale, l’acqua, la Bibbia, la conoscenza delle dimore lunari e un accendino. La curiosità mi possiede anche durante l’ultimo secondo e pretendo di sapere se c’è una frase ricorrente come motto di ogni vero occultista. “Ex tenebris ad Lucem”(“Dalle tenebre conducimi alla luce”) risponde, con un tono meravigliato al cospetto della mia ignoranza. Torno a casa, ormai è sera. La realtà mi saluta come uno schiaffo in pieno viso. Mia madre mi guarda con gli occhi incantati. La bradicinesia l’ha sorpresa poco dopo il suo pensionamento. Questa malattia è molto di più di un film al rallentatore, chissà se Maria possiede un rito adatto al suo caso, un cerchio magico in cui incensarla per guarirla. C’è pochissima dignità nel soffrire del morbo di Parkinson. Da un angolo della stanza mia zia con il rossetto scolorito, tenta una posa come una diva senza Oscar. A differenza di Maria possiede un cellulare (che non suona mai) ed ha il campanello sulla porta. Intanto, in ogni angolo del mondo, il tempo continua a trascorrere sui volti di tante Marie intente ad attirare l’amore di un uomo o di una donna attraverso “il rituale”, eseguito categoricamente nella fase lunare che dinamizza il fine nei giorni di Venere. Eppure, l’elemento magico nasce per sfuggire al limite della condizione umana e per cambiare il corso degli eventi secondo il proprio vantaggio. Il rituale, alimentato dell’impotenza, genera l’illusione di manipolare un fallimento sul quale non si ha nessun controllo. Il fascino dell’occulto non deriva forse dall’ esigenza di cambiare la sorte avversa, modificandola secondo i propri bisogni, piuttosto che rimanere in balia degli eventi? Dal racconto di Maria si evince che la magia esiste, è praticata ovunque, a prescindere dal grado di sviluppo, dal progresso e dalla posizione geografica dei richiedenti. Coloro che frequentano gli occultisti, non sono persone ingenue e illetterate come si potrebbe ipotizzare per eccesso di logica, ma sono individui che scelgono una via misteriosa e all’apparenza più facile per raggiungere l’obiettivo desiderato: nessuno di loro testimonierà mai di aver pagato per eseguire un rito, né se lo stesso ha funzionato. Spesso è l’amore l’impulso che spinge ad assoggettare la volontà di un amante perduto, poiché tale sentimento, nelle sue accezioni nobili e meno nobili, è di fondamentale importanza nel destino di ogni uomo e di ogni donna. Il riflesso condizionato mi accende l’ultima Camel della giornata.                                                                                                           

di Patrizia Di Donato -Patrizia Di Donato è una scrittrice di Giulianova (Te) autrice di diverse opere narrative:Il romanzo "Il gesto" ha ricevuto una segnalazione di merito al Premio Letterario Nazionale “Nuove Scrittrici” (Pescara 1996); il racconto “L’uovo di Colombo” è stato segnalato nell’edizione 1999 del Premio Teramo e inserito nella raccolta di racconti Ventagli, edito dalla casa editrice Sovera.Nel 2005 ha vinto il Premio Teramo, nella sezione dedicata allo scrittore abruzzese Mario Pomilio, con il racconto “Che bel dono” che apre la presente raccolta. Di recente ha publicato "La neve in tasca", Edizioni Duende. 

Dopo aver letto l’ articolo di Carina Spurio è entrata fantasticamente nell'intervista nel seguente modo:

MARIA   DONNA

E' l'ultima volta. Farò riparare quel maledetto campanello e me ne starò così, ferma, in attesa dell'alba. Mi è mancato il tempo per osservare il suo passo dondolare sullo scricchiolio della ghiaia stretta. Ha bussato ed è entrata, senza che la fessura della persiana mi rivelasse l'odore acre della sua fragilità. Era accaldata, le gote accese di chi ha o avrà. Nella tasca un telegramma urgente e sconosciuto. Veloce perché un malato arriva all'orario del male. Io ho girato la mia testa canuta e i nostri sguardi si sono trovati. Lulù e Pastos ad annusare le urine di strada, incollate alle sue scarpe altissime. Scale che la portano lontano dalla sua altezza immatura. Le faccio cenno di sedere, lei poggia il tenero delle sue cosce sulla paglia stuccata come una chitarra senza giri di do. Mi fissa. E' un animale notturno e resta immobile spiando ogni angolo della casa. Quanta paura ti fa Maria la Maga? Apre un piccolo blocchetto con una penna senza tappo. Finge una professionalità distaccata come se fossi un terremoto, un uragano, un incidente stradale. Cosa cerchi bella? Mi chiede in che anno sono nata. Associa il mio tempo ad un tempo che le è familiare. Ha un bolo maligno nella gola, seduto fra le sue corde vocali. Sta tentando di convincersi per convincermi. Le rispondo. La sua mano imprime segni tremolanti. Scrive largo, crea spazi di ghiaccio. Si allontana da se. Forza ragazza. Abbandona il cappotto e il cappello. Metti ad asciugare quegli abiti intrisi di grandine. Hai fame di creta con cui annerire le tue unghie ma sei vena di basalto nero, e riposo sulla tua selce. Pretende i miei anni ora. Le sue gambe tintinnano, e il suo ventre sussulta sotto le gonna nera di colore che si ribella alla luce. So dove vuole arrivare. La sento. Maria la maga conosce il suo mestiere. E' un animale da carrozzone un orso lunare, la donna cannone, la medicina miracolosa. Maria la maga ubbidì a sua madre e sputò sui pennelli. Le da ciò che cerca. Annodamenti. Cercavi questo vero signorina? Ti rivelerò come fare. Le parlo delle Lune nuove, degli incantesimi, dei rituali, dei numeri,dei bersagli. Lei mi guarda estasiata con il candore e il timore con cui si fissano i fuochi d'artificio. E io lancio in aria i miei colori, lascio che esplodano nel cielo. Nastri neri, sarai mio, sarai mio, bersagli oscuri e ripeti ancora. Lei ride ora. Vede una luce e ride. Il taccuino rotola sotto il marmo del tavolo. E' felice. Maria la donna no. Piange e cede al vento. Maria la Donna ha visto entrare una bambina che profumava di onde. Ha notato i suoi graffi di conchiglie maligne. La vede scavare, in cerca di un'acqua che l'accolga, un utero spalancato in cui affogare. Una madre a cui urlare: eccomi. E lenzuola da stendere, e profumo di gesso, e spalle di gigante, e camini da scaldare, e pigiami e lacrime e denti e..un nodo. Un filo da tendere nell'attesa dell'altro capo. Un uomo su cui cadere, un albero forte a cui mostrare il bianco delle radici. Ti desidero. Ti lego. Tienimi stretta a te. Un amore per forza, un nodo acido. Un cappio in cui morire. Qualche incantesimo presto Maria, prima che mia madre dimentichi il mio nome e io non abbia il tempo per maltrattarla e amarla. Ma io sono Maria la Maga e così resto. La ragazza esce. Va via con l'illusione della potenza che la segue. Un Dio che non delude. Non dico nulla. La vedo allontanarsi. Un lago di grano ondeggia sulle sue spalle. I suoi tacchi di cielo. Una scia di fumo si dissolve dietro di lei. Abbasso gli occhi e serro le imposte. E' già notte ormai.

 

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Commenti al Post:
pinkstar1990
pinkstar1990 il 01/02/12 alle 14:29 via WEB
Ciao, buona giornata. I RAGA ti portano il loro saluto e l'abbraccio del CAMPO. Un grande smack! Ele e Marty
 
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