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Spaccata come Napoli

Post n°19 pubblicato il 12 Gennaio 2006 da albakiara84

L'idea,stmattina,era quella di andare all'università.Seguire qualke corso,prendere appunti,tornare a casa,studiare1pò.Ma poi,arrivata nel punto di via Duomo in cui si comincia a intravedere l'enorme palazzone di S.Maria Porta Coeli,sembrava ke il palazzo,insieme alle aule,i banki,i prof. e quelle odiose matricole,mi crollassero addosso.
Strano,xkè questo,in genere,è l'effetto ke mi fa la nuova,modernissima e tecnologica,quanto asettica sede sulla via Marina.E invece,sta volta..sarà stata la paura di un eventuale incontro con A.,sarà stata la visione di quel gruppo di matricole con cui ho avuto una disputa tempo fa, ma ho attraversato la strada e ho svoltato x Spaccanapoli,iniziando così un tour solitario in una mattina di sole e converse coi lacci nuovi.

Non sapevo di aver così bisogno di riprendere contatto con quella ke ho sempre considerato la mia città,anke se,tutto sommato,sono della provincia.
Una provincia è una cosa strana,soprattutto quando non è tanto piccola da essere il pittoresco paesino dell'immaginario comune,e non è tanto grande da essere un capoluogo di provincia.Così i suoi abitanti vivono la frustrazione di non essere gente di città con le sue emancipazioni ed ambizioni e nel frattempo perdono la genuinità e la tradizionalità ke dovrebbe caraterizzarli.Ed ecco ke l'aggetivo provinciale prende connotazioni negative e di disprezzo da parte di ki provinciale non lo è o,come me,non vorrebbe esserlo..non così almeno.

Ho vissuo gran parte della mia vita nel centro di Napoli:lì la scuola e poi l'università,lì molte amicizie,lì un amore imporante(x il quale anke il"Bronx"del rione Sanità sembrava la Reggia di Caserta),ma sempre tornando qui,a casa mia.
Ma Napoli ce l'ho dentro:come il primo libro letto,come il primo pianto ke ricordi,come la prima canzone ke hai cantato,come il primo con cui fai l'amore…anke se i secondi sono meglio.

Mille volte,in questi ultimi anni,avrò attraversato Spaccanapoli(la strada ke da via Duomo arriva,dritta dritta,a Piazza del Gesù).Ma stamattina aveva un'aria diversa,inattesa.L'allegria e la festosità ke ne erano state padrone nelle feste appena finite,come ogni anno l'hanno abbandonata.Ma non è questo:è ke oggi sembrava essere un contenitore senza fondo di eventi vissuti solo in potenza.Tutto sembrava senza entusiasmo:l'uomo ke vende i numeri mancanti della tombola,la vekkina ke ti saluta e ti impone di offrirle il caffè,l'uomo dei libri usati,ed io.Tutti senza sorriso.Come se ognuno sapesse ke sorridere a ki nasconde le lacrime dietro una faccia buffa o un paio di okkiali scuri fosse uno sgarro.

I Napoletani hanno una dote unica:ti guardano e sanno attraversarti l'anima,ti leggono dentro,e con un po'd'invadenza ti costingono a fidarti di loro,anke se non se lo meritano(ecco xkè ogni tanto ti fottono!)
Una città,d’altronde,è fatta da ki la abita,e solo ki riesce ad attraversarla trasversalmente,senza timore,può prendersi tutto il male e tutto il bene ke questa sa offrire.
Il mestiere di abitante della città si evolve nel tempo(progredisce o regredisce,a seconda delle prospettive),ma ha le sue regole,e non vale la pena kiudersi dentro:alzare cancelli col filo spinato,costruire porte blindate,kiudere la porta a kiave.Tutto questo vivere nella paura dell’altro non ha molto senso ed è una forzatura a come una città come Napoli ti costringe a vivere:aprirsi agli altri ed immergersi nell’onda dolceamara della città.

Avere fiducia: ecco cosa sarebbe necessario alla sopravvivenza.
Dare all’altro una possibilità.
Lasciargli aperto uno spiraglio…all’altro e a se stessi.

Si,è riskioso:fa paura non avere paura.
Ma per un modo diverso e migliore di abitare il mondo,bisogna riskiare qcs.

Il sentimento dominante dell’epoca: LA PAURA.
Della guerra,della malattia,della disoccupazione,della notte,della strada,della strada di notte…
dell’altro…del diverso.
Ecco la causa dell’aggressività,tutt’altro ke astratta,ke genera conflitti tra persone ke vivono nello stesso spazio fisico.
Tutti gli altri sono nemici x cui provare diffidenza.
La diffidenza reciproca:l’anticamera dello scontro.

…a tutto questo penso mentre il vento leggero di un mattino di un gennaio napoletano porta i suoni della città,dai quali puoi sempre capire ke ore sono…

La musica,poi,è sempre la colonna sonora della città.“A Napoli simme tutte cantanti”
Sarà xkè la vita è difficile e la musica pure.
Sarà ke la vita è bella e la musica pure.
Sarà ke la vita è triste e la musica triste è la migliore.
Sarà ke “ohi vita ohi vita mia”è la canzone più triste ke c’è,ma maskerata sotto una melodia allegra.
Sarà ke molti non lo sanno,o non vogliono accorgersene.
Ma la musica,a Napoli,ha uno scopo sociale preciso: ricuce lo strappo nell’andarsene,aiuta a scivolare via,verso la vita e lontano da essa,spazzola via la polvere dai gesti,aiuta ad avere coraggio…ke tanto a Napoli nessuno si muore mai di fame,come se la gente si nutrisse di mandolino e melodia…quella sottile melodia-malinconia-ke conosci e non sai da ki,da cantare sottovoce se è x te e ad alta voce se non lo è.

Ed in preda allo Stream of consciousness(altro ke Joyce!)mi sono ritrovata a intravedere il mare,ma non quello da cartolina di Mergellina,Posillipo e Catel dell’Ovo,ma quello ke puzza e ke fa skifo della stazione marittima.
Tanto poi il mare si fa amare lo stesso,anke se ci provi ad odiarlo.Quando te lo trovi davanti prendi commiato da te stesso.Quello ke sei sguscia via e tu vai avanti,lasciandotelo alla spalle.Diventa ricordo.

E insieme alle blande onde di una bella giornata,si confondono le memorie e i pensieri e sembra ke quello ke c’era prima,non ci sia più,così come la marea ti cancella le orme sulla sabbia e se le porta via x registrare il tuo passaggio.

E poi persone persone persone…Siamo troppi in questa città.Volti.
E nella folla di persone penso al fatto ke alcuni si conoscono,diventano amici,amanti,alleti…basta uno sguardo,un primo contatto,una spallata o un stretta di mani.Reazione chimica.Esigenze di armonia.
Piani e programmi non c’entrano.L’intenzione è niente in una città irragionevole.
Le cose belle accadono quando meno te l’aspetti.E un incontro è una cosa bella.

Si kiama Serendipity,un termine anglosassone ke indica la possibilità o la probabilità di fare una scoperta interessante,mentre stai facendo o cercando altro.Ne hanno fatto anke un film quale tempo fa.
Una città priva di Serendipity è una città morta.
Ma Napoli è viva e gioca a poker con la vita.E rimescola le carte ad ogni evento.La mano buona,prima o poi,arriva x tutti.

E decido di tornare a casa,cammino lungo il Rettifilo in saldi,verso la stazione.
E se mi giro indietro vedo ke la strada appena calpestata si disfa andandosene un po’ a destra e un po’ a sinistra.Forse vittima d’improvvisa libertà.
Chissà di me ke ne sarà.

 

 

                       

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Commenti al Post:
micheleee
micheleee il 14/01/06 alle 00:30 via WEB
Ciao, ho letto la descrizione della tua città, vista da un lato insolito. Non sono mai stato a Napoli (abitiamo mooolto lontani) e ora sono un pò curioso e un pò titubante. Mi sbaglio oppure ho la sensazione che tu stessi vagando da sola alla ricerca di qualcosa che non sai nemmeno tu di preciso? A presto Michele
(Rispondi)
lorteyuw
lorteyuw il 25/03/09 alle 03:22 via WEB
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