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Monicelli, senza cultura in Italia...
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Natale a Londra da badtaste
Post n°14456 pubblicato il 28 Aprile 2018 da Ladridicinema
“ Sono venuto per passare il Natale tutti insieme, non siete contenti!?” è l’unico momento in cui Natale a Londra raccorda titolo e storia, per il resto sempre di più i film natalizi con Lillo e Greg sono commedie buone per qualsiasi momento dell’anno, sia nell’ambientazione che soprattutto nello svolgimento. Se il film di Natale era (e come Boldi dimostra ancora è) un genere, questi non lo sono, a prescindere da quel che dice il titolo. Quelli con la coppia romana, tra alti e bassi, sono film di equivoci e sdoppiamenti, inganni e scambi di posto ma mai finalizzati alla farsa. Come sempre quel che fa ridere i due e che innesca bene le loro gag è un gioco di sotterfugi in cui qualcuno si finge qualcun altro, in cui c’è una doppia identità o un mascheramento, in cui si può parlare un doppio registro e dare due significati alle azioni. Anche nel loro primo esperimento, il segmento di Colpi di fulmine, con un fine romantico e tenero, interpretavano due personaggi doppi. È ancora una volta quindi l’impronta di Lillo & Greg, sebbene non sono accreditati come sceneggiatori, a dare una forma al film. Con tutto il romanticismo profuso (Eleonora Giovanardi è innamorata di Greg, Paolo Ruffini lo è invece diEleonora Giovanardi, Monica Lima e Enzo Iuppariello si amano ma per farlo ingelosire lei si fingerà invaghita diPaolo Ruffini) c’era da aspettarsi un trionfo di neve e alberi di Natale e invece no. Natale a Londra, letteralmente rifiuta il Natale tanto da doverlo inserire in una battuta, proprio come Natale col boss era costretto ad inserire un piccolo alberello ornamentale per non deviare troppo dal titolo. È tutto abbastanza ridicolo e finalizzato a tenere in vita qualcosa che va morendo ma in fondo sarebbe giustificabile e quasi interessante se la macchina funzionasse. Però non è così. Fatti salvi come ogni anno Lillo e Greg, che il loro sembrano sempre mettercelo, che si sforzano non solo di far ridere ma proprio di introdurre qualcosa di nuovo e di diverso nelle solite gag, di avere una propria personalità in un film che rifiuta categoricamente di averne una sua, il resto di Natale a Londra fa di tutto per gridare vendetta. Lillo e Greg sono fratellastri figli di un boss che si dispera perché gli mancano i soldi e non può viaggiare a Londra per vendere un suo ristorante, andranno loro due a fare il lavoro e si troveranno in mezzo ad una storia di debiti per uscire dalla quale decidono di rapire i cani della regina. Che la scrittura sia curata pochissimo lo dimostra il fatto che l’assunto fondamentale del film (i due vanno a Londra perché il padre proprio non può) viene tradito nel finale conciliante senza nessun problema (“Oh alla fine con un documento falso sono riuscito a venire visto?”), ma il vero segno distintivo della sciatteria del film è il classico deplacement delaurentiisiano. Stavolta la pretesa è che, senza makeup, Roma sia Londra (come in Colpi di fulminesi pretendeva che Bolzano, con le montagne di sfondo, fosse Roma), con qualche esterno girato davvero in loco e poi tantissimo fiume Tevere, un trionfo di sampietrini e una timida capatina nella “piccola Londra” (una via di Roma i cui palazzi hanno tutti ingressi che ricordano lo stile londinese), sineddoche di un film dalla cura come sempre sotto le scarpe. In Natale a Londra tutto ciò che si affida ad un’attenta pianificazione o ai valori produttivi è un disastro, lo mostrano bene le scene con montaggio alternato oppure l’orribile rissa (così maldestra da spegnere anche lo slapstick diLillo) o la direzione degli attori che non sono comici (cioè Eleonora Giovanardi). Al contrario tutto ciò che è affidato ai singoli è quel che funziona, ovvero i già citati Lillo & Greg ma anche le esplosioni verbali di Frassica, l’unico a centrare (addirittura!) i tempi comici per intervenire. Visto l’intreccio e il bassissimo tasso di regionalismo Natale a Londra avrebbe anche le caratteristiche del film d’esportazione ma con questi standard è impossibile. L’impressione è che, messa in sala in qualsiasi altro momento dell’anno questa commedia così ambiziosa e poverella sarebbe un disastro, ma la magia del “Natale” salva tutti.
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