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La luce sugli oceani

Post n°14457 pubblicato il 28 Aprile 2018 da Ladridicinema
 

Tom Sherbourne è un ex soldato britannico che anela alla quiete. Spezzato dagli orrori della Grande Guerra, chiede di essere assegnato come guardiano del faro a Janus Rock, battuto dal vento e a pochi chilometri dalla costa. Nel viaggio incontra Isabel, una giovane donna intrepida che gli chiede di sposarla. Travolto dalla sua bellezza e dalla sua energia, Tom 'accetta' e ricomincia a vivere. Ma l'amore non basta ad affrontare la tempesta che minaccia all'orizzonte: due aborti spontanei e una bambina portata dal mare che la madre naturale torna a reclamare. 
Rivelato da Blue Valentine, nascita e agonia di un matrimonio nella profonda provincia americana, Derek Cianfrance realizza un film differente nei toni e modesto nel risultato. Adattamento del romanzo omonimo di M. L. StedmanLa luce sugli oceani getta (letteralmente) al vento tutti gli sforzi di provocare emozioni.

Sospeso tra due oceani e indeciso sulla cosa giusta da fare, il melodramma di Cianfrance è un faro spento contro cui si arena un bastimento di intenzioni che non trova eco empatico nello spettatore. La bellezza dei quadri, i ritmi visivi solenni, le note 'rigogliose' di Alexandre Desplat, il valore interpretativo degli attori, su tutti lo 'spiaggiato' guardiano di Michael Fassbender, non sono sufficienti a correggere la 'portata luminosa' del film, che resta inespressiva e inespressa.

La storia sullo schermo ha il respiro di un romanzo di Nicholas Sparks mentre svolge la vita di una famiglia costruita clandestinamente. Perché Tom e Isabel strappano alla furia del mare e alla madre legittima una bimba di pochi mesi. Il film interroga allora un uomo e due donne alle prese con un dilemma morale. Da una parte il dramma di una donna risoluta a non abbandonare la figlia che ha 'adottato' e allevato, dall'altra il dramma di una madre che ha creduto perduta la sua bambina. Una bambina con cui adesso non riesce più ad accordarsi. Tra loro, un uomo crollato sotto il peso del rimorso e della colpa. Dato il triangolo e i loro angoli, il film scivola liscio privilegiando la forma al (pro)fondo. Cianfrance cavalca il movimento ondoso dei paesaggi, eludendo i marosi interiori e l'approfondimento psicologico dei personaggi, in balia della loro emotività.

 
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