Creato da: Ladridicinema il 15/05/2007
Blog di cinema, cultura e comunicazione

sito   

 

Monicelli, senza cultura in Italia...

 
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Dicembre 2017 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

tutto il materiale di questo blog può essere liberamente preso, basta citarci nel momento in cui una parte del blog è stata usata.
Ladridicinema

 
 

Ultimi commenti

Contatta l'autore

Nickname: Ladridicinema
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 40
Prov: RM
 
Citazioni nei Blog Amici: 28
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

FILM PREFERITI

Detenuto in attesa di giudizio, Il grande dittatore, Braveheart, Eyes wide shut, I cento passi, I diari della motocicletta, Il marchese del Grillo, Il miglio verde, Il piccolo diavolo, Il postino, Il regista di matrimoni, Il signore degli anelli, La grande guerra, La leggenda del pianista sull'oceano, La mala education, La vita è bella, Nuovo cinema paradiso, Quei bravi ragazzi, Roma città aperta, Romanzo criminale, Rugantino, Un borghese piccolo piccolo, Piano solo, Youth without Youth, Fantasia, Il re leone, Ratatouille, I vicerè, Saturno contro, Il padrino, Volver, Lupin e il castello di cagliostro, Il divo, Che - Guerrilla, Che-The Argentine, Milk, Nell'anno del signore, Ladri di biciclette, Le fate ignoranti, Milk, Alì, La meglio gioventù, C'era una volta in America, Il pianista, La caduta, Quando sei nato non puoi più nasconderti, Le vite degli altri, Baaria, Basta che funzioni, I vicerè, La tela animata, Il caso mattei, Salvatore Giuliano, La grande bellezza, Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Todo Modo, Z - L'orgia del potere

 

Ultime visite al Blog

vento_acquaalex.18trancoacer.250AVV_PORFIRIORUBIROSATEMPESTA_NELLA_MENTESense.8cassetta2surfinia60monellaccio19iltuocognatino1mario_fiyprefazione09LiledeLumiLMiele.Speziato0Ladridicinema
 

Tag

 
 

classifica 

 

Messaggi di Dicembre 2017

 

Super Vacanze di Natale

Post n°14164 pubblicato il 18 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Super Vacanze di Natale è un film di genere commedia, comico del 2017, diretto da Paolo Ruffini, con Christian De Sica e Massimo Boldi. Uscita al cinema il 14 dicembre 2017. Durata 86 minuti. Distribuito da Filmauro.

Poster

Sono trascorsi trentacinque anni da quando gli italiani si sono recati in sala per la prima volta per vedere un film che avrebbe segnato l'inizio di un'epoca fatta di risate e successi: Vacanze di Natale, un film che ha dato il via a un vero e proprio culto. 
Quello del Natale 2017 è un Cinepanettone insolito, farcito di spassose clip con protagonisti i principali interpreti degli ultimi anni: Massimo BoldiChristian De Sica, Massimo Ghini, Sabrina Ferilli, Diego Abatantuono, Claudio Bisio, Lillo e Greg. Con uno spassoso montaggio che riunisce le scene più divertenti delle migliori commedie natalizie targate Filmauro, Super vacanze di Natale vede Paolo Ruffini guest star e supervisore del progetto che chiude idealmente una tradizione lunga 35 anni: quella delle esilaranti sorprese natalizie da gustare in sala. 


CURIOSITÀ SU SUPER VACANZE DI NATALE :

 

35 anni di Cinepanettoni: Tutti i film presenti in Super Vacanze di Natale

Vacanze di Natale (1983), Yuppies i giovani di successo (1986), Yuppies 2 (1986), Montecarlo Gran Casino (1987), Vacanze di Natale '90 (1990), Vacanze di Natale '91 (1991), Anni 90 (1992), Anni 90 - Parte 2 (1993), Sognando la California (1992), S.P.Q.R. - 2000 e ½ anni fa (1994), Vacanze di Natale '95 (1995), A Spasso nel tempo (1996), A Spasso nel tempo - L'avventura continua (1997), Paparazzi (1998), Tifosi (1999), Vacanze di Natale 2000 (1999), Bodyguards - Guardie del corpo(2000), Merry Christmas (2001), Natale sul Nilo (2002), Natale in India (2003), Christmas in Love (2004), Natale a Miami (2005), Natale a New York (2006), Natale in Crociera (2007), Natale a Rio (2008), Natale a Beverly Hills (2009), Natale in Sudafrica (2010), Vacanze di Natale a Cortina (2011), Colpi di Fulmine (2012), Colpi di Fortuna (2013), Un Natale stupefacente (2014), Natale col Boss (2015), Natale a Londra - Dio salvi la Regina (2016)

 

 

Dal trailer ufficiale di Super vacanze di Natale:

Enzo Lambertoni (Christian De Sica): La dignità! Dov'è la dignità? 

Ugo Conti "King" (Diego Abatantuono): Dammi il cinque..fiùùù (fischio) 

Donatone (Guido Nicheli "Dogui"): Alboreto is nothing! 

Oscar (Ezio Greggio): Fenomenale! 

Mario Brega (Arturo Marchetti): Ciao, so' Arturo Marchetti, er padre de Mario. 

Lorenzo (Massimo Boldi): Ma mandalo a cagare quello yuppie di merda lì! 

Sosia di Michael Jackson: Aò, se è robba da froci, io nun ce sto eh! 
Ugo Conti "King": E proprio te parli?! E poi come parli, ma di dove sei Michael Jackson? 
Sosia di Michael Jackson: So' de Latina!

Dal secondo trailer ufficiale di Super Vacanze di Natale:

Giovanni Covelli (Christian De Sica): Ooh ma che modo di parlare? Siamo nel Veneto, nella perla delle Dolomiti! 

Mario Patani (Massimo Ghini): Ha fatto una crasi? 
Paolo Berni (Christian De Sica): Pure se è scappata, non me ne so' accorto, ma...strano, perché de solito fanno 'e bolle! 

Cesare Proietti (Christian De Sica): 'A buzzicona! 

Cleopatra Valentini (Nadia Rinaldi): 'A frocione! 

Enrico Ombroni (Massimo Boldi): La mia mogliettina... 

Fabio Ciulla (Christian De Sica): Si...mogliettina, è una troia stratosferica! 

Lello (Alessandro Siani): Mammà! 
Camillo "Lillo" Ferri (Christian De Sica): Ah, è la mamma? E come sta, come sta?MONTAGGIO: Pietro Morana
  • MUSICHEMichele Braga
  • PRODUZIONE: Aurelio De Laurentiis & Luigi De Laurentiis

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

La Ruota delle Meraviglie

Post n°14163 pubblicato il 18 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Titolo originale: Wonder Wheel

La Ruota delle Meraviglie è un film di genere drammatico del 2017, diretto da Woody Allen, con Kate Winslet e Justin Timberlake. Uscita al cinema il 14 dicembre 2017. Durata 101 minuti. Distribuito da Lucky Red.

Poster

Firmato dall'eclettico Woody AllenLa Ruota delle Meraviglie (Wonder Wheel) ha come sfondo la pittoresca Coney Island, con la spiaggia, la passerella e le scintillanti attrazioni lungo il litorale. 
1950, le vite di quattro personaggi si intrecciano ai piedi della celebre ruota panoramica costruita negli anni venti: quella dell'imbronciata e malinconica Ginny (Kate Winslet), ex attrice emotivamente instabile, ora cameriera presso un modesto ristorante di pesce; di suo marito Humpty (Jim Belushi), rozzo manovratore di giostre; del giovane Mickey (Justin Timberlake), un bagnino di bell'aspetto che coltiva aspirazioni da commediografo; e della ribelle Carolina(Juno Temple), la figlia che Humpty non ha visto per molto tempo e che ora è costretta a nascondersi nell'appartamento del padre per sfuggire a un gruppo di spietati gangster che le dà la caccia. 
La pittoresca boardwalk fa da sfondo a un racconto fatto di fragili speranze e nuovi sogni, passione e tradimenti, corteggiamenti nervosi e impacciati in puro stile Allen, in un clima di inganno e tensione che stride con le luci delle giostre, l'ilarità e la spensieratezza dei bagnanti. A complicare la situazione l'intromissione sgradita (solo ai personaggi del film) di Max Casella, Steve Schirripa e Tony Sirico.

Con La Ruota delle Meraviglie, Woody Allen torna negli Stati Uniti per la terza volta di fila dopo Irrational Man e Café Society, a soli tre anni dalla fine di una sorta di tour spaziotemporale che l'ha portato ripetutamente in Europa. Dalla Barcellona di qualche anno fa (Vicky Cristina Barcelona, 2008) alla Londra contemporanea (Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni, 2010), dalla Parigi animata dai Roaring Twenties (Midnight in Paris, 2011) alla Roma dei nostri giorni (To Rome with Love, 2012), per finire sulla Costa Azzurra dei primi anni '30 (Magic in the Moonlight, 2014). Un girovagare che solo un esperto ritrattista dell'animo umano come Allen avrebbe potuto arricchire di personaggi tanto tormentati e scombussolati quanto affascinanti.

PANORAMICA SU LA RUOTA DELLE MERAVIGLIE:

La ruota delle meraviglie si avvale di personaggi altrettanto curiosi, grazie anche al cast, che è di per sé una certezza. La presenza del premio Oscar Kate Winslet fa presagire un ritorno dello stile di Blue Jasmin (2013), film costruito sulla pelle della protagonista Cate Blanchett, e segna anche una vittoria per Allen: finalmente può lavorare con la Winslet, dopo che lei aveva rifiutato l'invito del regista a interpretare Nola Rice in Match Point (2005), cedendo il posto a Scarlett Johansson. Al suo fianco per la prima volta anche Jim Belushi, attore sempre diviso tra ruoli comici e seri, che fa tesoro della sua esperienza nel poliziesco Danko (1988) e nel thriller Dimenticare Palermo (1990) per interpretare il burbero Hupty, senza dimenticare l'atteggiamento losco acquisito nel suo ruolo da gangster in Twin Peaks - The Return (2017). Prima volta sul set di Allen anche per il pluripremiato Justin Timberlake, che torna a vestire i panni del belloccio tormentato dopo Amici di letto (2011) e Bad Teacher (2011). 

Questo nuovo tuffo spaziotemporale trasporta lo spettatore agli esordi degli anni 50, nel luogo simbolo di New York e della ripresa americana post bellica: la Wonder Wheel (la ruota delle meraviglie) di Coney Island, location nota al regista già dai tempi del suo capolavoro Io e Annie (1977). Ma la verve da commedia che prevaleva nella pellicola del 1977 lascia ora il posto al dramma, colorito da pennellate di thriller e di gangster movie; atmosfere che, dopo aver raggiunto l'apice nella realizzazione di Crimini e misfatti (1989), serpeggiavano in altre pellicole del regista come Match Point (2005) e il più recente Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni. 

Avvalendosi di un reparto tecnico di livello, Allen ricostruisce con cura e precisione l'atmosfera dell'epoca, grazie a professionisti di fiducia che già in passato hanno collaborato con lui: Vittorio Storaro alla fotografia, Santo Loquasto per le scenografie (collaboratore di Allen sin dagli anni 80 in gran parte dei suoi film, come Pallottole su Broadway e Anything Else) e Suzy Bezinger per i costumi (Basta che funzioni, Irrational Man, Café Society). Sulla carta non manca dunque niente per la buona riuscita del film, e la Amazon Studios non si è infatti lasciata sfuggire l'occasione: oltre ad averlo prodotto, ne ha curato l'intera distribuzione per diffonderlo nelle sale (uscita cinema in Italia il 14 dicembre 2017) e, solo nel 2018, metterlo a disposizione degli abbonati al proprio servizio streaming.

 

Woody Allen ha sempre avuto una particolare passione per Coney Island, tanto da inserire proprio nel suo parco dei divertimenti, sotto le sferraglianti montagne russe conosciute come Cyclone, la memorabile casa dell'infanzia di Alvy Singer in Io e Annie. Allen ha molti ricordi felici legati ai momenti trascorsi in quel luogo da bambino. 

La spettacolare riproduzione della spiaggia affollata di Coney Island negli anni 50 è stata creata anche con l'aiuto di effetti visivi. L'intero lungomare dietro alla spiaggia, compresi gli edifici, i chioschi, le cabine e tutte le giostre d'epoca, è stato ricreato con effetti visivi foto-realistici. Mentre la vera Ruota Panoramica si vede nell'inquadratura in cui appare Carolina, quella che si scorge dalle finestre dell'appartamento è stata creata dalla Brainstorm Digital, insieme all'intera vista a 270° che comprende il Cyclone (le montagne russe), il Parachute Jump, gli edifici, la segnaletica, gli alberi, la spiaggia, l'oceano e il cielo. 

Tranne che per l'appartamento, il resto del film è stato girato in esterni e in luoghi reali, a Coney Island e in altre zone di New York. 

Il 'Ruby's Clam House', dove lavorano Ginny e Carolina, è un ristorante che esiste davvero sul lungomare, e che si chiama 'Ruby's Bar & Grill'. 

La Ruota delle Meraviglie è il secondo film di Allen realizzato con la collaborazione del celebre direttore della fotografia Vittorio Storaro, dopo Café Society. Mentre in Café Society Storaro ha usato il colore per sottolineare le differenze tra New York e Hollywood, per questo film ha proposto ad Allen uno stile visivo che associ sfumature di colori contrastanti alle due protagoniste femminili. L'esempio più evidente è quello dell'appartamento in cui vivono i protagonisti, vicino alla ruota panoramica che riflette le sue luci proiettando rossi e blu molto saturi sugli stessi personaggi. 
Storaro ha tratto ispirazione anche dai dipinti di Coney Island realizzati dall'artista/fotografo Reginald Marsh, oltre che dai lavori di Norman Rockwell.

 

Dal trailer italiano ufficiale del Film La Ruota dele Meraviglie:

Mickey Rubin (Justin Timberlake): Coney Island. Anni '50. La spiaggia. La passerella. Io lavoro qui, alla postazione 7. Entra Carolina. 

Carolina (Juno Temple): Mi scusi, sa dirmi se c'è Ginny? 
Ginny (Kate Winslet): Sono io Ginny. 
Carolina: Sono la figlia di Humpty, sei la moglie? 
Ginny: Sarà una bella sorpresa... 

Carolina: Sono segnata...mi uccidono... 
Humpty (James Belushi): È quello che succede quando sposi un gangster! 

Ginny: Visto che hai sposato uno che ha fatto i soldi ficcando la gente nel cemento, probabilmente non hai mai lavato i piatti! 

Ryan (Max Casella): A tua moglie la pesca non piace più, Humpty? 
Humpty: Faceva finta che le piacesse, per prendermi all'amo..ero io il pesce. 

Carolina: Hanno degli scheletri nell'armadio. 

Ginny: Mi si spacca la testa...sta andando tutto a puttane. 

Ginny: Quando si tratta d'amore, finiamo con l'essere i nostri peggiori nemici... 

Mickey Rubin: Io so quello che hai fatto! 
Ginny: Non credi di essere un po' melodrammatico?!

 

  • PRODUZIONE: Amazon Studios, Gravier Productions

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Star Wars: Gli ultimi Jedi

Post n°14162 pubblicato il 18 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Titolo originale: Star Wars: The Last Jedi

Star Wars: Gli ultimi Jedi è un film di genere fantascienza, avventura, azione del 2017, diretto da Rian Johnson, con Mark Hamill e Carrie Fisher. Uscita al cinema il 13 dicembre 2017. Durata 152 minuti. Distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures Italia .

Poster

Dopo aver mosso i primi passi in Il Risveglio della Forza, la coraggiosa Rey (Daisy Ridley) prende in mano le redini del suo destino nel secondo capitolo della nuova trilogia ambientata trent'anni dopo Il Ritorno dello Jedi, Star Wars: Gli ultimi Jedi
La Forza scorre nella giovane mercante di rottami, ma ha bisogno di un maestro che le insegni a controllarla. Rivelata la mappa che traccia la rotta per il nascondiglio segreto di Luke Skywalker (Mark Hamill), la ragazza attraversa l'universo fino al pianeta sperduto dove il cavaliere jedi si è ritirato in esilio volontario. Si inerpica lungo sentieri impervi, perlustra gli angoli più selvaggi dell'isola per incrociare lo sguardo del leggendario guerriero che ha combattuto e sconfitto l'Impero, e porgergli la vecchia spada laser appartenuta alla sua famiglia. Il gesto significativo riprende ed eguaglia il passaggio di testimone avvenuto nel corso della saga, nella quale l'allievo assume infine il ruolo di mentore. Intuitiva e tenace, Rey è la capofila delle nuove leve Jedi, pronta a contrastare le forze del sinistro Primo Ordine, in aiuto della Resistenza. Accanto a lei ritornano l'ex assaltatore Finn (John Boyega), il pilota di X-wing Poe Dameron (Oscar Isaac), l'occhialuta aliena Maz Kanata (Lupita Nyong'o tramite performance capture) e il Generale Leia Organa (nell'ultima interpretazione di Carrie Fisher). Tra i servitori del Lato Oscuro, con il volto sfregiato dall'ultimo scontro con Rey, ritroviamo Kylo Ren (Adam Driver), influenzato dalla misteriosa figura del Leader Supremo Snoke (Andy Serkis tramite performance capture). 
Diretto dal fan della trilogia originale, Rian Johnson, nell'Episodio VIII J.J. Abrams torna in veste di produttore esecutivo.

PANORAMICA SU STAR WARS: GLI ULTIMI JEDI:

Come quasi sempre accade con una saga amata come Star Wars, i fan entrano in fibrillazione al minimo indizio. Prima ancora che il titolo ufficiale di questo Episodio VIII di Guerre Stellari fosse rivelato, il finale di Il risveglio della Forza aveva lasciato in sospeso molte domande che speriamo trovino risposta nel film di Rian Johnson. 
In ordine sparso: Rey, cioè il personaggio di Daisy Ridley, è una Skywalker? O una Kenobi? Perché Luke si è autoesiliato? Come mai Rey sa usare già i poteri Jedi? Perché R2-D2 si è attivato all'improvviso
A questo proposito Johnson, che stava già lavorando su Episodio 8 quando J. J. Abrams stava scrivendo il suo Risveglio della Forza, ha ammesso di aver richiesto ad Abrams una modifica: voleva che nel finale del VII fosse R2D2 ad accompagnare Rey da Luke, non il nuovo droide BB-8. Perché? Non lo sapremo prima del 13 dicembre 2017, data di uscita nei cinema in Italia del film. 
L'annuncio del titolo inglese "The Last Jedi" ha aumentato la tensione dei fan dall'Italia e da qualsiasi nazione che non accetta ambiguità su singolare e plurale: la traduzione italiana ufficiale "Gli ultimi Jedi" ha già allargato lo spettro d'azione da Luke a... qualcun altro. Chi? 
La morte improvvisa di Carrie Fisher alla fine del 2016, sapendo che Leia era importante nella storia di Episodio VIII, ha preoccupato chi non conosceva i tempi di Hollywood: le riprese di Gli ultimi Jedi erano infatti terminate, il film era già in postproduzione; il problema si porrà casomai per Episodio IX... 
Se siete preoccupati, non vi farà piacere sapere che Mark Hamill in persona ha detto di non essere d'accordo con alcune scelte operate da Johnson, anche sceneggiatore, per il suo Luke, ma di averle recitate per professionalità. I fan saranno con lui? O sta solo provocando? 
Star Wars Gli ultimi Jedi è il secondo atto della terza trilogia di Star Wars, iniziata con gli episodi IV-V-VI tra il 1977 e il 1983, cioè Guerre Stellari di George Lucas, padre della mitologia, poi L'impero colpisce ancora (regia di Irwin Kershner) e Il ritorno dello Jedi (regia di Richard Marquand). La saga, sempre comunque scritta e prodotta da Lucas, è stata ripresa dal suo autore dal 1999 al 2005, con un trittico di criticati prequel tutti firmati da lui stesso, Star Wars Episodio I: La minaccia fantasma, Star Wars Episodio II: Attacco dei Cloni, Star Wars Episodio III: La vendetta dei Sith. Il nuovo corso di Star Wars che stiamo attualmente vivendo è invece iniziato a fine 2012, quando George si è ritirato, vendendo la Lucasfilm alla Disney, che ha prontamente imbastito, tramite la neopresidente della Lucasfilm Kathleen Kennedy, un piano di uscite articolato in più anni: alla nuova trilogia composta da Star Wars: Il risveglio della Forza (2015), Star Wars: Gli Ultimi Jedi (2017) e Star Wars: Episodio IX (2019, sarà diretto nuovamente da JJ Abrams) si stanno alternando degli spin-off non legati alla narrazione principale. Finora è uscito soltanto Rogue One: A Star Wars Story (2016) di Gareth Edwards, considerato da molti più intrigante di Il risveglio della Forza. Nel 2018 aspettiamo un altro spin-off dedicato a un giovane Han Solo, portato sullo schermo da Alden Ehrenreich. Il risveglio della Forza e Rogue One hanno fruttato finora alla Disney incassi al box office per oltre 3.100.000.000 di dollari.

CURIOSITÀ SU STAR WARS: GLI ULTIMI JEDI:

Tra i nuovi set e mondi creati per Gli Ultimi Jedi ci sono Ahch-To (l'estesa isola dei Jedi), Canto Bight, il pianeta Crait e la camera del trono di Snoke. 

Il Villaggio Jedi è stato progettato per essere costruito sulla cima di una scogliera sul litorale occidentale dell'Irlanda, ma ragioni pratiche hanno reso impossibile girare in un luogo tanto impervio. Così il set, costituito da una serie di capanne ad alveare, secondo il modello delle abitazioni in cui vivevano i monaci sull'isola di Skelling, è stato inizialmente costruito negli esterni dei Pinewood Studios. Poi, una volta che le scene sono state completate, il set è stato smantellato, spedito e rimontato sulla scogliera irlandese. 

I nuovi mondi e i nuovi ambienti de Gli ultimi Jedi hanno comportato la progettazione di creature inedite per il supervisore creativo Neal Scanlan. Incaricato di creare 130 creature che interpretassero ruoli molto specifici e intervenissero in momenti particolari del film. 

Scanlan e la sua squadra hanno inoltre creato i Porgs, gli abitanti Ahch-To, la remota isola in cui si è volontariamente esiliato Luke Skywalker. Senza dubbio tra i favoriti sul set, i Porgs sono il risultato di un mix tra una pulcinella di mare, un gufo e un cucciolo di foca. Queste piccole creature hanno conquistato a tal punto i cuori della troupe che alla fine delle riprese tutti volevano portarne uno a casa! 

Il regista Rian Johnson possiede una fotocamera 35 mm che, durante le riprese, ha tenuto costantemente al collo, con la quale si divertiva a scattare istantanee a tutto ciò che destava il suo interesse; ad esempio, ha immortalato la sua firma, fatta sopra il Millenium Falcon. Tra l'altro il primo giocattolo della saga di Star Wars che Johnson ha ricevuto da bambino è proprio il Millenium Falcon.

 

Gli altri film della saga di Guerre Stellari: Guerre Stellari (Star Wars : Episodio IV - Una nuova speranza)Star Wars: Episodio V - L'Impero colpisce ancoraStar Wars: Episodio VI - Il ritorno dello JediStar Wars: Episodio I - La minaccia fantasmaStar Wars: Episodio II - Attacco dei cloniStar Wars: Episodio III - La vendetta dei SithStar Wars Episodio VII: Il Risveglio della ForzaStar Wars Episodio IX

Dal trailer italiano ufficiale di Star Wars - Gli Ultimi Jedi :

Leader Supremo Snoke (Andy Serkis) a Kylo Ren (Adam Driver): Quando ti ho trovato ho visto un potere...grezzo, indomito e oltre a questo...qualcosa di veramente speciale. 

Rey (Daisy Ridley) a Luke Skywalker (Mark Hamill): Qualcosa dentro di me è sempre stato lì e si è risvegliato. Mi serve aiuto. 
Luke Skywalker: Ho visto questa forza bruta solo una volta, allora non ebbi paura...ne ho adesso. 

Kylo Ren (voce fuori campo): Lascia morire il passato...uccidilo, se necessario. È il solo modo per diventare ciò che devi. 

Poe Dameron (Oscar Isaac): Siamo la scintilla che appiccherà il fuoco, che brucerà il primo ordine. 

Leader Supremo Snoke: Adempi il tuo destino. 

Rey a Kylo Ren: Mi serve qualcuno che mi mostri il mio posto in tutto questo.

Dal Teaser Trailer Italiano del Film:

Voce fuori campo a Rey: Respira. Pensa a respirare. Ora, abbandonati. Che cosa vedi? 
Rey: Luce. Oscurità. L'equilibrio. 
Voce fuori campo: È tanto più grande. 

Luke Skywalker: Conosco una sola verità. Il tempo della fine dei Jedi è giunto.

 


  • MUSICHEJohn Williams
  • PRODUZIONE: Lucasfilm, Walt Disney Studios Motion Pictures

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Film nelle sale da oggi e da ieri

Post n°14161 pubblicato il 14 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

IL PREMIO – LA RECITAZIONE DI GIGI PROIETTI da http://welovecinema.it/premio-la-recitazione-gigi-proietti/

Post n°14160 pubblicato il 14 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

di Gianni Canova

Esterno notte. Un padre e un figlio, soli nel buio, si guardano negli occhi.

Sono quasi alla fine di un viaggio verso Nord che li ha portati, almeno in parte, a ritrovarsi. Il padre (Gigi Proietti) sta fumando. Oppio. Il figlio (Alessandro Gassmann) lo rimprovera. Lo biasima. Ma il padre lo liquida con uno di quegli sguardi che non ammettono né repliche né ragioni. E il figlio, in silenzio, si ritira.

Nei panni del padre, Gigi Proietti dà vita a un personaggio che inevitabilmente richiama il vero padre dell’attore che interpreta il figlio: il suo Giovanni Passamonte, anziano scrittore in viaggio verso Stoccolma per ricevere il Nobel per la letteratura, altri non è che la maschera finzionale attraverso cui Alessandro Gassmann – regista e attore – ricorda ed evoca la figura di suo padre Vittorio.

Scommessa difficile, per Proietti, quella di dar vita – sia pure in modo traslato – a una personalità egocentrica, sfrontata e narcisa come quella di Vittorio Gassman. E incarnarla – per di più – all’interno di un racconto – il road movie – in cui Gassman padre era (vedi Il sorpasso) un maestro indiscutibile. Invece che puntare sul mimetismo e cercare di imitare Gassman su un terreno in cui non sarebbe stato imitabile, Gigi Proietti fa una scelta coraggiosa e va in direzione opposta. Lavora di sottrazione. Gioca sull’understatement. Pur non rinunciando ad alcune battute fulminanti che sarebbero piaciute a Vittorio (“Nella mia vita ho scritto solo libri di disimpegno civile”), mitiga l’esuberanza del modello e lo riplasma in una sorta di fenomenologia del disincanto.

Il suo Giovanni Passamonte non ha smesso di amare le donne, la vita, l’amore, e l’entusiasmo con cui saluta la sua vecchia amica Greta (una bellissima e ancora sensuale Erica Blanc), togliendosi il panama bianco e lanciandosi in un abbraccio avvolgente, ne è la conferma più bella: elegantissimo con la sua sciarpa celeste al collo, con i capelli bianchi scarmigliati quanto basta, recita con un repertorio gestuale ridotto all’osso e rintuzza la tronfia iattanza del figlio con la lama sottile dell’ironia.

Impeccabile nei duetti con Rocco Papaleo (quasi dei minuetti strepitosi per ritmo, arguzia e sintonia recitativa), galante ogni volta che c’è una presenza femminile nei dintorni, riesce nel miracolo di portare l’icona di Vittorio Gassman dalle parti di Bergman e di rendere non blasfemo il riferimento a un classico del disincanto senile come Il posto delle fragole.

Vero perno gravitazionale del racconto, il personaggio di Proietti riesce a dar luce a tutti gli altri ruoli, dalla figlia blogger interpretata da Anna Foglietta all’anziano mandriano che gli vende una mucca per consentirgli di bere un bicchiere di latte fresco. Con la stessa facilità con cui dispensa la sua pipì in qualunque luogo, ogniqualvolta ne senta il bisogno, Proietti sembra quasi lasciare in ombra il suo scrittore disincantato per far vivere i personaggi che gli stanno accanto. Salvo poi rivelare nel finale la sua vera strategia: “Nessuno basta a se stesso. Scendere dal podio, spostarsi dal centro della scena, è il primo antidoto contro gli orrori della storia”.

Alle prese col fantasma di un attore ingombrante quanto il padre che interpreta, Proietti intuisce che l’unico modo per dar senso e spessore al suo personaggio è quello di metterlo ai margini. E questa scelta, questo atto non di umiltà ma di saggezza, dice una volta per tutte la sua grandezza di attore.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Così una fake news della CNN su Wikileaks arriva a milioni di persone in pochissimo tempo

Post n°14159 pubblicato il 14 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-cos_una_fake_news_della_cnn_su_wikileaks_arriva_a_milioni_di_persone_in_pochissimo_tempo/6_22441/

Volevo pubblicare un post con tanto di prove delle fake news della cnn e di come le fanno diventare virali ma non me lo fa pubblicare. cliccate sul link!!!

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

AI GOLDEN GLOBE ANCHE L’ITALIA INTERNAZIONALE DI GUADAGNINO, PAOLO VIRZÌ E PAOLO SORRENTINOda welovecinema

Post n°14158 pubblicato il 14 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 
Tag: eventi, news

di Laura Delli Colli

Anche l’Italia festeggia le nomination per i Golden Globe in arrivo a Los Angeles: lo sottolineano le cinque nomination annunciate ieri a Hollywood, un bel riconoscimento alla qualità internazionale del cinema di Luca Guadagnino ma, attraverso le candidature ai loro protagonisti, anche alla prima esperienza ‘americana’ di Paolo Virzì (Helen Mirren protagonista del suo Ella & John – The Leisure Seeker, visto a Venezia, è candidata tra le migliori attrici drammatiche) e all’avventura della prima serie internazionale firmata da Paolo Sorrentino che nelle nomination per la tv porta a casa la candidatura di Jude Law per The Young Pope.

Una rosa di indicazioni interessante e non solo prestigiosa che ci auguriamo faccia riflettere anche in Italia (dove peraltro i film di Virzì e Guadagnino non sono ancora usciti in sala) sulla qualità anche internazionale di alcuni registi che a volte non riscuotono ‘in casa’ – con la critica e l’establishment del cinema – lo stesso apprezzamento e la stessa attenzione di cui invece godono all’estero.

Il ‘caso’ Guadagnino, in questo senso, è forse l’esempio più significativo ed emblematico di tutti: vedremo come il suo ultimo film, solo qualche settimana fa molto applaudito anche all’AFI Fest di Los Angeles, sarà accolto, dopo un ottimo debutto all’ultima Berlinale, gli applausi del Sundance e ora le tre nomination dei Golden. Chi lo ha già visto può anticiparlo senza il timore di essere smentito: Chiamami col tuo nome è davvero un bel film ed è giusto che alla candidatura per la migliore la foreign press di Hollywood abbia già segnalato i suoi protagonisti ai prossimi Golden Globe.

Le nomination diventeranno premi? Lo sapremo il 7 gennaio prossimo, ovviamente – come tradizione – negli ultimi anni al Beverly Hilton Hotel di Los Angeles dove avrà luogo la 75esima edizione del premio. Ma il risultato non è scontato: i Golden Globe, nel complesso, viaggiano quest’anno su una bella selezione. L’attenzione speciale avuta, però, da tre autori e altrettanti titoli così internazionali, comunque, è un segnale importante: afferma l’importanza di una tendenza e indica una strada precisa al cinema italiano, che si perde troppo spesso in una serie di proposte banali, senza una qualità davvero originale.

Non è certo il caso dei tre titoli che hanno guadagnato ora l’attenzione della stampa internazionale di Hollywood: anche se dispiace per l’altra metà della coppia (con Mirren un grande Donald Sutherland), bene per Paolo Virzì. E la candidatura di Jude Law conferma comunque – anche da Hollywood- il riconoscimento collettivo avuto in Italia dal Papa di Sorrentino ai Nastri d’Argento.

Ma è indubbio che la vera sorpresa sia Guadagnino: Chiamami con il tuo nome (titolo originale “Call me by your name“) ha infatti ottenuto tre candidature come miglior film drammatico, migliore interprete protagonista (Timothée Chalamet) e migliore attore non protagonista (Armie Hammer) e potrebbe avere ottime possibilità soprattutto dopo che anche i critici di Los Angeles lo hanno nominato miglior film dell’anno e dopo aver conquistato anche il premio come miglior film ai Gotham Awards (e anche le nomination agli Spirit Awards). Certo dovrà vedersela con il super favorito Guillermo del Toro (e le sue sei nomination per il bellissimo The Shape of Water).

Ma il primo amore tra Elio e Oliver che Gaudagnino ambienta nell’estate del 1983, tra le province di Brescia e Bergamo, ha comunque colpito al cuore l’America e non solo il mondo gay. È la storia di Elio Perlman, diciassettenne italoamericano di origine ebraica, che vive con i genitori nella loro villa del XVII secolo dove un giorno appare Oliver, uno studente ventiquattrenne che sta lavorando al dottorato con il padre di Elio, docente universitario. Un incontro che cambierà profondamente la vita del ragazzo e che è reso particolarmente intenso e insieme delicato dalla bella sceneggiatura firmata anche da James Ivory .

Oltre l’Italia segnaliamo che è The Shape of Water a guidare la corsa ai premi con ben 7 nomination, seguito da The Post di Steven Spielberg e Tre manifesti a Ebbing, Missouri con sei a testa.

Il film di Guadagnino, che non è ancora uscito in Italia, comunque, proprio per l’attenzione che sta avendo nel mondo dei premi, ha una ragione in più per farsi vedere anche in Italia: dovrebbe arrivare sui nostri schermi ai primi di febbraio. Strategicamente, proprio nella stagione degli Oscar®…
Ecco tutte le nomination per il cinema.

Miglior film drammatico
Chiamami col tuo nome
Dunkirk
The Post
The Shape of Water
Tre manifesti a Ebbing, Missouri

 

Miglior film – commedia o musical
The Disaster Artist
Scappa – Get Out
The Greatest Showman
I, Tonya
Lady Bird


Miglior regista
Guillermo Del Toro – The Shape of Water
Martin McDonagh – Tre manifesti a Ebbing, Missouri
Christopher Nolan – Dunkirk
Ridley Scott – Tutti i soldi del mondo
Steven Spielberg – The Post

 

Migliore attrice – film drammatico
Jessica Chastain – Molly’s Game
Sally Hawkins –The Shape of Water
Frances McDormand – Tre manifesti a Ebbing, Missouri
Meryl Streep  The Post
Michelle Williams per Tutti i soldi del mondo

 

Migliore attrice – commedia/ musical
Judy Dench – Vittoria e Abdul
Helen Mirren – Ella & John
Margot Robbie – I, Tonya
Saoirse Ronan – Lady Bird
Emma Stone – La battaglia dei sessi

 

Miglior attore – film drammatico
Timothée Chalamet – Chiamami col tuo nome
Daniel Day Lewis – Il filo nascosto
Tom Hanks – The Post
Gary Oldman – L’ora più buia
Denzel Washington – Roman J Israel, Esq.

Miglior attore – commedia/ musical
Steve Carell – La battaglia dei sessi
Ansel Elgort – Baby Driver
James Franco –The Disaster Artist
Hugh Jackman – The Greatest Showman
Daniel Kaluuya – Scappa – Get Out

 

Migliore attrice non protagonista
Mary J. Blige – Mudbound
Hong Chau – Downsizing
Allison Janney – I, Tonya
Laurie Metcalf – Lady Bird
Octavia Spencer –The Shape of Water

Miglior attore non protagonista
Willem Dafoe – The Florida Project
Armie Hammer – Chiamami col tuo nome
Richard Jenkins – The Shape of Water
Christopher Plummer – Tutti i soldi del mondo
Sam Rockwell – Tre manifesti a Ebbing, Missouri

Miglior film straniero
Una donna fantastica
Per primo hanno ucciso mio padre
Oltre la notte
Loveless
The Square

 

Miglior film d’animazione
Baby Boss
The Breadwinner
Coco
Ferdinand
Loving Vincent

 

Migliore Sceneggiatura
Guillermo del Toro e Vanessa Taylor – The Shape of Water
Greta Gerwig – Lady Bird
Liz Hannah e Josh Singer- The Post
Martin McDonagh – Tre manifesti a Ebbing, Missouri
Aaron Sorkin –Molly’s Game

 

Miglior colonna sonora
Carter Burwell-Tre manifesti a Ebbing, Missouri
Alexander Desplat –The Shape of Water
Johnny Greenwood – Il filo nascosto
John Williams – The Post
Hans Zimmer – Dunkirk

Miglior canzone

Home – Ferdinand
Mighty River – Mudbound
Remember Me – Coco
The Star – The Star
This is Me – The Greatest Showman

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Gomorra: perché va guardata, nonostante le critiche da panorama

Post n°14157 pubblicato il 14 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Gli ultimi a criticare la serie di Sky sono stati tre autorevoli procuratori dell'Antimafia. Eppure Gomorra merita una chance, per almeno 4 motivi

Questa serie non s’ha da vedere. È diseducativa. Le prese di distanza da Gomorrada parte di tre importanti Procuratori impegnati contro le mafie (Nicola Gratteri, Federico Cafiero de Raho e Giuseppe Borrelli) sono la peggiore recensione che la serie italiana più vista (e venduta) all’estero potesse ricevere. Soprattutto se si pensa che Gomorra è figlia di un caposaldo della cultura dell’antimafia: il best seller di Roberto Saviano pubblicato da mondadori nel 2006. Eppure questo non è bastato a evitare il corto-circuito: nel passaggio dal reportage alla fiction, infatti, i camorristi si sono umanizzati, generando empatia nel pubblico (un certo pubblico, ndr) e in questo è difficile dare torto ai magistrati. Ma d’altro canto liquidare Gomorra come “rappresentazione tranquillizzante” è solo in parte condivisibile, per almeno 4 motivi (attenzione: spoiler)

Il male? In Gomorra non paga

Se c’è una serie dove i cattivi alla fine non vincono è proprio Gomorra. A ogni azione (malvagia) di Ciro, Genny, Don Pietro, Donna Imma, Scianèl corrisponde sempre una reazione uguale e contraria: sparatorie, il carcere, la perdita degli affetti, la morte. E in Gomorra si muore in modo persino più atroce che in Game of Thrones. Un esempio? Nel finale della seconda stagione, la Grande Mietritrice si porta via persino la piccola figlia incolpevole di Ciro “l’immortale”, che per vendicarsi ucciderà Don Pietro Savastano mentre è al cimitero. E a suggerirgli di farlo è proprio il di lui figlio Genny, perché in terra di mafia anche gli affetti familiari cedono il passo al più bieco interesse.

Nessuna indulgenza

Genny e Ciro, i protagonisti della serie mostrano rari sprazzi di umanità. Sono crudeli, cinici e gretti: non hanno pietà né esitazione nel prendersela con i più deboli e gli innocenti. La loro ferocia è ampiamente raccontata. Il problema forse è: saranno tutti gli spettatori in grado di comprendere il lato oscuro della loro forza?

La denuncia

La supervisione di Saviano alla serie non è una pura formalità: si vede che lo scrittore si è messo d’impegno perché negli script trovi posto la spiegazione di come realmente opera la camorra. Gli sceneggiatori “rubano” a man bassa dalla cronaca e dagli atti processuali quando raccontano, per esempio, come funziona il business dei cimiteri in alcuni luoghi della Campania. Nel sesto episodio della terza stagione (attualmente in onda) la parte procedurale di Gomorra si sofferma su una giovane famiglia, che paga ai boss una discreta somma perché il marito abbia un posto di lavoro al nero. Ma quando lui si lamenta dello stipendio, viene barbaramente ucciso davanti agli occhi del figlio disabile. Oltre al danno la beffa: la moglie sarà infatti costretta a scegliere l’impresa di pompe funebri del boss che ha ordinato l’esecuzione, e che con quei soldi, assieme alle tangenti richieste per dare lavoro, riscatterà aziende in difficoltà, rigenerando continuamente le finanze dei clan. Semplificazioni in parte, è vero: ma è anche su certe semplificazioni che si basa l’economia del male in terra di mafia. E mostrarlo in una serie tv (forse) vale più di 10 articoli di giornale.

La qualità

Gomorra è un prodotto di buona fattura. Le recensioni entusiastiche dei giornali americani abituati a confrontarsi con serie di altissima qualità, lo dimostrano: il taglio cinematografico paga e la recitazione degli attori marca una grande differenza con altre fiction. Ammettiamolo, se c’è una serie che ha alzato gli standard della fiction italiana è proprio Gomorra. O no?

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Il biotestamento è finalmente legge: ecco cosa prevede da democratica.com

Post n°14156 pubblicato il 14 Dicembre 2017 da Ladridicinema

Manifestazione per il biotestamento

Una regolamentazione su questo tema era attesa da tempo: finalmente vengono garantiti al paziente dignità e autodeterminazione

 

 

Un lungo applauso ha accompagnato l’approvazione in Senato, con 180 sì, 71 no e 6 astenuti, del disegno di legge sul testamento biologico che introduce in Italia le Disposizioni anticipate di trattamento consentendo anche l’interruzione di nutrizione e idratazione artificiali.

 

Sono passati dieci anni dalla morte di Piergiorgio Welby e otto dalla scomparsa di Eluana Englaro. Un tempo infinito, durante il quale tante altre persone hanno chiesto fino all’ultimo dei loro giorni l’approvazione di una legge che prevedesse le Dat, ovvero  le Disposizioni anticipate di trattamento, tra questi anche Fabiano Per il suo suicidio assistito è a processo il radicale Marco Cappato che proprio ieri è stato interrogato di fronte alla Corte d’Assise di Milano.

A votare a favore Pd, M5s, Liberi e uguali, Ala, Autonomie (con l’eccezione di Lucio Romano) e alcuni senatori del gruppo Misto. Contrari alla legge Ap, Federazione della libertà-Idea, Udc, Forza Italia (che comunque ha lasciato libertà di coscienza), Lega.

Presenti a Palazzo Madama anche alcuni rappresentanti dell’associazione Luca Coscioni, tra i quali Emma Bonino, visibilmente commossa al momento dell’approvazione della legge, e Mina Welby. “Qualche lacrima è uscita quando abbiamo visto il cartellone del voto, qualche emozione forte anche in ricordo di una lunghissima battaglia. Più di dieci anni fa quel dibattito insopportabile sul caso Englaro che mi toccava presiedere con qualche insulto. E quanto tempo, quanta fatica per arrivare a una legge di umanità”, ha commentato all’Ansa Bonino.

 

Il testo è composto da soli cinque articoli che però cambieranno sensibilmente il rapporto medico-paziente e la possibilità della persona o dei parenti della persona di dare indicazioni sulle volontà di cura del paziente stesso. Ecco cosa prevede la legge, punto per punto.

Consenso informato

“La legge tutela il diritto alla vita, alla salute, ma anche il diritto alla dignità e all’autodeterminazione”, si legge nell’articolo 1 della legge che introduce la possibilità del “consenso libero e informato della persona interessata”, cioè un documento scritto (o altre forme nel caso in cui il paziente sia impossibilitato) per esprimere le proprie volontà – che possono essere sempre modificate o revocate in qualsiasi momento – riguardo alle cure e ai trattamenti. Nel consenso “si incontrano – si legge nel testo – l’autonomia decisionale del paziente e la competenza, l’autonomia professionale e la responsabilità del medico”.

Nutrizione e idratazione artificiale

Sempre nell’articolo 1 è specificato cosa può essere previsto nelle volontà del paziente che ha il diritto di rifiutare “qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario indicato dal medico per la sua patologia o singoli atti del trattamento stesso”. Tra questi rientrano anche la nutrizione e l’idratazione artificiale. L’articolo 1, inoltre, solleva da responsabilità civile o penale il medico il quale “è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo”.

Terapia del dolore e divieto di accanimento sul paziente

Il medico deve sempre garantire al paziente una terapia del dolore e l’erogazione delle cure palliative, adoperandosi per alleviare le sue sofferenze. “Nei casi di paziente con prognosi infausta a breve termine o di imminenza di morte – si legge nell’articolo 2 – il medico deve astenersi da ogni ostinazione irragionevole nella somministrazione delle cure e dal ricorso a trattamenti inutili o sproporzionati”.

Minori e incapaci

Il consenso informato e’ espresso dai genitori esercenti la responsabilità genitoriale o dal tutore o dall’amministratore di sostegno, tenuto conto della volontà della persona minore di età o legalmente incapace o sottoposta ad amministrazione di sostegno. Il minore o incapace ha diritto alla valorizzazione delle proprie capacità di comprensione e decisione e quindi deve ricevere informazioni sulle sue scelte ed essere messo in condizione di esprimere la sua volontà.

Dat – Disposizioni anticipate di trattamento

Articolo molto importante, perché introduce la possibilità per ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere di dare disposizioni anticipate di trattamento in previsione di una propria futura incapacità di autodeterminarsi. In questo modo può esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari e indicare anche una persona di sua fiducia che ne faccia le veci e lo rappresenti nelle relazioni con il medico e con le strutture sanitarie. Come il consenso informato, anche le Dat devono essere in forma scritta oppure videoregistrate se il paziente non è in grado di scrivere e il medico è tenuto a rispettarle. Gli unici cambiamenti possibili sono quelli apportati dal paziente stesso oppure nel caso in cui le disposizioni “appaiano palesemente incongrue o le condizioni nel frattempo siano mutate e se siano sopraggiunte nuove terapie non prevedibili al momento della loro compilazione”. Le Dat, inoltre, sono rinnovabili, modificabili e revocabili in ogni momento, anche a voce, in caso di emergenza.

Pianificazione condivisa delle cure 

Nella relazione tra medico e paziente, rispetto all’evolversi delle conseguenze di una patologia cronica e invalidante, può essere realizzata una pianificazione delle cure condivisa tra il paziente e il medico, alla quale il medico è tenuto ad attenersi. La pianificazione delle cure può essere aggiornata al progressivo evolversi della malattia su richiesta del paziente o su suggerimento del medico.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Il premio

Post n°14155 pubblicato il 12 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Alla seconda regia di un film Alessandro Gassman decide di affrontare quello che è stato uno dei temi principali della sua esistenza, ovvero il rapporto con un padre ingombrante il cui talento e la cui notorietà crearono non pochi problemi ai figli. Lo fa attraverso una commedia semplice e divertente, affrontando anche il tema di come un artista spesso e volentieri lasci indietro anche gli affetti, per stare al centro di tutto. Quindi c'è la famiglia che si sposta di città in città, di citazione in citazione, per ricucire i rapporti e per ritrovare se stessi. Vedere Proietti in un personaggio vero e che riempie tutto l'arco narrativo con il suo carisma, sempre giusto nei toni, diretto e senza pietà verso gli altri ma anche verso se stesso, vale tutto il film

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Assassinio sull'Orient Express stravince il weekend e insegue Cars 3

Post n°14154 pubblicato il 12 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Assassinio sull'Orient Express (guarda la video recensione) stravince il weekend, chiudendo con una domenica da poco meno di 800mila euro ed un totale stagionale di 7,6 milioni di euro, cifra che lo porta al sesto posto assoluto e a soli 300mila euro da Cars 3 (guarda la video recensione), che dovrebbe essere superato senza difficoltà entro la fine di questa settimana.
Poco da sorridere invece per tutti gli altri film, che chiudono un weekend sottotono. Nessuno è riuscito a raccogliere almeno 1 milione di euro, non solo nel weekend, ma nemmeno allargando lo spettro temporale alla intera settimana.
I migliori italiani sono stati Smetto quando voglio - Ad honorem (guarda la video recensione), e Il premio, con quest'ultimo che ha portato a casa 723mila euro, mentre abbastanza bene è andato l'animato Gli eroi del Natale, premiato con più di 800mila euro. Durante la settimana c'è stato il buon exploit di Vasco Modena Park - Il film, che ha incassato oltre 500mila euro (la cifra è stata raggiunta con appena 37mila spettatori, la metà degli altri film che hanno chiuso con lo stesso incasso). 
Male Suburbicon (guarda la video recensione), Seven SistersBad Moms 2- Mamme molto più cattive, tutti finiti attorno al mezzo milione di euro.
Questa settimana inizia la vera "sessione natalizia", che l'anno scorso portò nelle casse degli esercenti 70 milioni di euro e, assieme a quella di gennaio e Pasqua, è la più ricca dell'anno. Si comincia il 13 con la coppia Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi e La ruota delle meraviglie di Woody Allen
In Italia Allen ha sempre il suo seguito, mentre il 14 ci sono i tre cinepanettoni nostrani: Natale da chef di Neri Parenti con BoldiPoveri ma Ricchissimi di Brizzi con De Sica e Super Vacanze di Natale, il "collage" dei vecchi cinepanettoni di Paolo Ruffini. A loro il compito di superare l'incasso di The Place, miglior film italiano di stagione con 4,2 milioni di euro. 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

IL PREMIO, ALESSANDRO GASSMANN: “È MIO DOVERE RICORDARE MIO PADRE” da movieplayer

Post n°14153 pubblicato il 12 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

08 dicembre 2017 Video-intervista ad Alessandro Gassmann e Anna Foglietta, regista e protagonista de Il premio, un film che l'attore romano considera un regalo al padre Vittorio. Dal 6 dicembre al cinema.

Per il suo terzo film da regista Alessandro Gassmann ha optato per una commedia, un genere in cui si era cimentato finora soltanto da attore. Come mai questa scelta? "La vita è una commedia perché porta al suo interno risate e malinconia, gioie e dolori. Le commedie che amo di più sono proprio quelle in cui riconosco una ricerca di verità". E ne sottolinea i tratti autobiografici: "Questo film mi ha consentito di intraprendere il viaggio che avevo sempre sognato di fare. Molti umori e tanti rapporti interpersonali si rifanno a passaggi della mia infanzia e della mia gioventù".

Leggi anche: Alessandro Gassmann si racconta al Bifest: in memoria del grande Vittorio, con tanta voglia di indipendenza

Il premio: Alessandro Gassman in una scena del film

Ma quanto c'è di vero nel film Il premio"Ci sono molte cose che mi riguardano, tanti viaggi", ci racconta Gassmann: "Mio padre guidava molto male ma aveva delle auto potenti, per questo mi offrivo sempre di guidare al posto suo. I nostri viaggi erano caratterizzati da silenzi pieni di parole. Nel privato mio padre parlava poco, soprattutto quando lo stato etilico rasentava lo zero. Ma come tutti i geni diceva delle verità in maniera molto netta. Queste sono le maggiori similitudini tra il film e la realtà".

Leggi anche: Il premio: Gassmann promette ma non mantiene

Il padre dei sogni
Il premio: Anna Foglietta in una scena del film

A chi gli chiede se era arrivato il momento di chiudere i conti artistici con il padre, Gassmann risponde"Non credo, mi auguro che non accada mai. Gli artisti come lui fanno parte della formazione culturale di questo Paese. E' mio dovere ricordarlo e lo faccio volentieri". Quanto ad Anna Foglietta, lei è orgogliosa di essere stata la figlia di Gigi Proietti anche solo per qualche mese: "Forse il mio padre biologico sarà geloso ma io avrei pagato per avere un padre come Proietti. Lo ammiro da sempre. Che onore".

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Pasolini, un delitto politico da il corriere della sera

Post n°14152 pubblicato il 12 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

L’uccisione dell’intellettuale, scomodo per ciò che scriveva e faceva, 
fu un crimine capace di suscitare polemiche radicali e violente

Un’illustrazione di Davide Toffolo da «Pasolini» (Rizzoli Lizard)Un’illustrazione di Davide Toffolo da «Pasolini» (Rizzoli Lizard)
shadow

Tre cose. La prima. Finché è vissuto, Pier Paolo Pasolini è stato un intellettuale che con la sua vita e le sue opere ha litigato e fatto litigare molto (come del resto accade sempre quando si incontrano originalità, creatività e genio). La stessa cosa accade anche dopo la sua morte, e non soltanto in relazione alle sue opere.

Nella nostra storia recente ci sono pochi eventi drammatici di taglio criminale che riescano a suscitare polemiche così radicali e violente come il massacro che lo ha visto vittima in quel campetto da calcio all’Idroscalo di Ostia. Tra quelli pubblici forse soltanto la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 possiede una carica virale paragonabile, e tra quelli privati, probabilmente, la morte del piccolo Samuele Franzoni. Anche soltanto riparlare di quello che accadde in quel campetto da calcio la notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 — e delle ore che lo precedettero — comporta l’accusa di essere dietrologo e complottista, approfittatore (fare giallo sulla morte di un poeta), omofobo (se non si accetta che sia stato ucciso da un ragazzino rimorchiato alla stazione è perché non si vuole accettare neppure la sua omosessualità), o addirittura di ucciderlo una seconda volta (l’interesse morboso per il giallo della sua morte distrae dalla sua opera).

 

 

In ogni caso, qualcosa di inutile, discutibile e inopportuno, se non ridicolo. In molti casi è vero. Succede spesso, in Italia: costruiamo complotti secolari orditi da Grandi Vecchi e ci lasciamo trascinare dalle vicende di sangue in una morbosa serialità di talk show e libri rivelazione. Ed è successo, sicuramente, parecchie volte anche con la morte di P.P.P. Però, se dietrologia e complottismo sono una malattia, non è che ce le siamo inventate come fanno gli ipocondriaci. Qualcuno ce le ha fatte venire, perché magari non un Grande, ma qualche Piccolo Vecchio in tutti questi anni lo abbiamo incontrato, qualche incrocio di interessi dietro piombo e bombe lo abbiamo scoperto, ed è successo che qualcuno sia stato ammazzato per quello che sapeva o stava facendo. O anche solamente per quello che era. Soprattutto riguardo ad anni meravigliosi ma altrettanto violenti come quelli Settanta e Ottanta, in cui era facilissimo morire così.

In qualunque direzione vadano, i ragionamenti sulla morte di Pasolini aprono comunque un dibattito feroce che va oltre chi lo abbia ammazzato, come e perché, e finisce per investire la sua figura nella cultura italiana e il modo che ha quella cultura di analizzare e interpretare il nostro recente passato. Evidenziandone soprattutto i limiti. La seconda cosa. Sulla morte di P.P.P. esiste, praticamente da subito, una verità giudiziaria. Sono pochi ad averne una di quelli che impropriamente chiamiamo Misteri Italiani (e che dovremmo invece definire Segreti: la spiegazione di come sono andate le cose non sta in qualche luogo oscuro che sfugge alla ragione, ma chiusa in un cassetto, di solito in triplice copia). Cosa che automaticamente escluderebbe quella notte all’Idroscalo dal numero dei suddetti.

Secondo quella verità il poeta Pier Paolo Pasolini è stato ucciso da un ragazzino di vita di nome Pino Pelosi, detto Pino la Rana, rimorchiato a piazza dei Cinquecento, che ha reagito a quello che P.P.P. gli voleva fare, lo ha massacrato di botte e poi gli è passato sopra con la macchina, senza accorgersene, mentre scappava. Da solo. In casi come questo, e soprattutto nei cosiddetti Misteri, la verità giudiziaria è la base da cui partire, tenendo conto, però, che una verità assoluta, senza aggettivi, in natura non esiste. C’è quella giudiziaria, scritta nelle sentenze di Cassazione, che oltre a mandare o no in galera qualcuno ti permette comunque di dire una cosa senza essere querelato, ma che potrebbe anche non coincidere con quella del buon senso, basata sul fatto che due più due di solito fa quattro, o con quella della storia, formatasi a distanza di tempo su diversi tipi di fonti, o con quella della politica, che, come ripete un personaggio di Cadaveri eccellenti di Francesco Rosi, «non sempre è rivoluzionaria», e quindi potrebbe non combaciare né con la prima, né con la seconda e neppure con la terza.

Perché come spesso accade nei nostri Misteri/Segreti — anche in quelli che un colpevole non ce l’hanno — sono tante le cose che sappiamo con una ragionevole certezza, pure in quelli che sembrano più misteriosi. Nel nostro caso sappiamo che chi ha ammazzato P.P.P. non era solo. Va contro tutti i precetti e le regole di ogni scienza forense che a compiere quel massacro sia stato un ragazzetto come Pino la Rana, praticamente a mani nude, e uscito quasi immacolato dallo scontro. Lo aveva fatto notare anche la sentenza di primo grado, poi riformata dalle successive due e trasformata così in verità giudiziaria. Sappiamo che quasi sicuramente P.P.P. e Pino La Rana si conoscevano da prima che si incontrassero quella notte, e sappiamo che molto probabilmente Pasolini era andato a piazza dei Cinquecento perché aveva un appuntamento. E sappiamo anche che P.P.P. era un intellettuale scomodo, per quello che scriveva, per quello che faceva e anche per quello che era. E che allora era già abbastanza per essere ammazzato. Basta per dubitare della verità giudiziaria e per legittimare ragionamenti di ogni tipo sulla sua morte?

Per coordinare «fatti anche lontani», mettere «insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico», ristabilire «la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero», come scriveva lui stesso? Terza e ultima cosa. Visto da questo punto di vista, l’omicidio di Pier Paolo Pasolini è un delitto politicoComunque, sia che lo abbiano ammazzato per dare una lezione a un frocio comunista, sia che lo abbiano tolto di mezzo per quello che stava facendo o per dare un segnale a qualcuno. Non è un evento privato che appartiene alla famiglia, un passaggio esistenziale di un percorso letterario da discutere tra critici, e neanche un fatto giudiziario da lasciare a magistrati e investigatori. È un fatto politico, come l’omicidio di Fausto e Iaio, Piazza Fontana, la morte di Pinelli o l’assassinio di Aldo Moro, le due ragazze del Circeo, lo stupro di Franca Rame, il suicidio di Roberto Calvi: mi fermo qui perché potrei andare avanti all’infinito, mescolando terrorismo, mafia, malapolitica e malaeconomia. Un delitto politico. Ecco, secondo me, è proprio di questo che parliamo quando ragioniamo ancora una volta sulla morte di Pier Paolo Pasolini.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

La surreale performance di Andrea Romano a LA7 sulle fake news da l'antidiplomatico

Post n°14151 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

La surreale performance di Andrea Romano a LA7 sulle fake news
 
Forse stiamo assistendo alla nascita di un nuovo genere letterario. Si tratta delle fake news propalate per denunciare la diffusione virale delle fake news 

Forse stiamo assistendo alla nascita di un nuovo genere letterario. Si tratta delle fake news propalate per denunciare la diffusione virale delle fake news. Siamo ormai giunti alla soglia del delirio collettivo. 

 

Questa mattina abbiamo assistito a nuova puntata di questa saga. Nell’ambito della trasmissione di LA7 ‘L’aria Che Tira’, il deputato del Partito Democratico, Andrea Romano (ex scelta Civica), ci ha infatti informati che possiamo stare tranquilli. Perché le fake news, diffuse dal nemico russo alle porte, saranno infatti fermate dalla NATO. 

Sì. avete capito bene. L’alleanza atlantica guerrafondaia guidata dagli Stati Uniti d’America. Proprio quell’organizzazione che ha inventato e poi diffuso macroscopiche fake news ogni qualvolta si è trovata nella condizione di dover preparare l’opinione pubblica a un nuovo intervento armato.
Tutte le guerre scatenate dagli Usa e dalla NATO sono infatti iniziate con la diffusione massiccia di menzogne contro quei governi che dovevano essere rovesciati con la forza delle armi perché non proni ai desiderata nordamericani. I media mainstream occidentali, di conseguenza, si scagliavano con virulenza contro i governi nel mirino dipingendoli come dittatoriali, tirannici e accusati di compiere atrocità contro il proprio popolo. Questo è accaduto contro Slobodan Milosevic, Saddam Hussein (ricordate la famosa provetta mostrata da Colin Powell all’ONU, forse la madre delle fake news), Gheddaffi e Assad. Per giungere fino a Maduro, dove però la NATO non si è spinta fino all’invasione.

 

Capovolgendo la surreale affermazione di Romano, possiamo dire che è proprio la NATO a sfruttare il tema fake news per accusare la Russia di politiche aggressive e spingersi sempre più a ridosso delle proprie frontiere.  

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

La caccia alle streghe e le fake news

Post n°14150 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Torna la caccia alle streghe contro la Russia. Una vera e propria psicosi ossessiva.
La psicosi ossessiva, meglio definibile come psiconevrosi ossessiva, o coatta, è costituita dalla prevalenza, variamente incoercibile, di rappresentazioni mentali, in contrasto con la personalità del soggetto e con le sue credenze, a contenuto non necessariamente patologico, ma che patologicamente agiscono in quanto dominano il pensiero, deformandone il naturale svolgimento e le utili applicazioni. (Treccani)

Biden dice che la Russia finanzia lega e m5s... togliendo che dovrebbe mostrarci le prove, difficile credere ad uno che faceva parte di una presidenza come quella di Obama, che provò ad influenzare l'opinione pubblica facendo campagna per il "SI" al referendum golpista renziano... e loro si fornendo fondi, altro che le bufale sull’influenza del Cremlino... chi crede a queste cose dovrebbe farsi vedere da uno bravo veramente. Con queste cavolate m5s e lega prenderanno altri voti, al pd andrà male anche questa volta... #fakenews ps: per non parlare dei golpe favoriti e delle guerre finanziate in tutto il mondo di cui il suo governo è responsabile...

L'immagine può contenere: 1 persona

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

NEWS DAL VENEZUELA

Post n°14149 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema

L'immagine può contenere: 13 persone, folla, motocicletta e spazio all'aperto
Geraldina Colotti
6 h · 

Condivido questo articolo dal Venezuela per chi vorrà diffonderlo
GERALDINA COLOTTI
CARACAS

Il Venezuela nuovamente alle urne, domenica 10 dicembre, per le elezioni comunali a cui si presentano 1550 candidati e candidate. Quasi 20 milioni di cittadini (226.285 quelli residenti all'estero) si recheranno a votare nei 23 stati del paese per eleggere 335 sindache e sindaci che resteranno in carica per un periodo di quattro anni. Si vota anche nel Distrito Capital, che comprende la capitale Caracas e le cosiddette Dependencias Federales, costituite da un gruppo di isole. 
In contemporanea si svolge un altro importante appuntamento, l'elezione per il governatore o la governatora del Zulia. Alle regionali del 15 ottobre – vinte dal chavismo in 18 stati su 23 – uno dei cinque governatori eletti nelle fila dell'opposizione ha rifiutato di prestare giuramento davanti all'Assemblea Nazionale Costituente, l'organo plenipotenziario che presiede la vita politica dal mese di agosto. Di conseguenza, il governatore eletto – Pablo Guanipa - è stato inabilitato e sono state indette nuove elezioni. 
A questo 24° appuntamento con le urne, organizzato dal chavismo in 18 anni di governo, i principali partiti di opposizione - Acción Democrática, Voluntad Popular e Primero Justicia – hanno deciso di non partecipare. Gli ultimi due, quelli più a destra, tengono in caldo la via golpista, nonostante la sconfitta e la frantumazione della loro base più oltranzista che ha provato a mettere a ferro e a fuoco alcune zone del paese per cinque mesi, provocando oltre 100 morti e migliaia di feriti. 
Una frangia che gioca su più tavoli, e guarda soprattutto ai propri padrini internazionali, che muovono il vero gioco politico delle destre in Venezuela e che non si preoccupano più di nasconderlo. A diverse riprese, infatti, il Segretario Generale dell'Osa, Luis Almagro, in prima fila nel condurre sanzioni e ingerenze contro il governo bolivariano, ha dettato l'agenda dell'opposizione venezuelana, obbligandola a recedere da decisioni politiche più dialoganti, già prese. Il progetto di Almagro e dei poteri forti, dagli Usa all'Europa, passando per i paesi subalterni dell'America latina, è quello di un “governo di transizione” da istituire all'estero, fidando su alcune figure di transfughi come l'ex sindaco della Gran Caracas, Antonio Ledezma, fuggito in Spagna, della ex Procuratrice generale Luisa Ortega, fuggita in Colombia, e di un Tribunal Supremo de Justicia illegittimo, che pontifica fuori dal Venezuela. A fare da corollario, pensano i media privati, che definiscono “costituente cubana” la Anc e illegittime le istituzioni bolivariane. 
Intanto, gli Usa, l'Europa, il Canada e i paesi vassalli del Latinoamerica, chiudono sempre di più il cerchio delle sanzioni, nella speranza di togliere consenso al socialismo bolivariano, spingendo la sua base popolare alla disperazione. Un'ipocrisia tanto più feroce in quanto insiste per l'apertura di “un canale umanitario” e denuncia una presunta “catastrofe” provocata dagli alti prezzi e dalla carenza di medicine. Una situazione in gran parte determinata e sicuramente spinta al massimo dalla guerra economica dei grandi gruppi privati, ovvero dall'accaparramento dei prodotti, dal sabotaggio della produzione e dal mercato del dollaro parallelo. 
Il governo Maduro, che anche nei momenti più drammatici dovuti alla drastica caduta del prezzo del petrolio ha continuato a destinare oltre il 70% degli introiti alla spesa sociale, ha istituito solidi scudi protettivi per i settori più vulnerabili, tesi soprattutto a riattivare il settore produttivo per sottrarsi dalla dipendenza dal petrolio. In questi giorni, il presidente ha consegnato la casa popolare n. 1.900.000. “Mentre il prezzo del petrolio scendeva, il numero delle case ha continuato a salire: perché abbiamo imparato a fare meglio con poco”, ha detto, annunciando l'istituzione della Superintendenza per la criptomoneda - “el Petro” -. 
A capo della neonata istituzione andrà il giovane costituente Carlos Vargas, che ha una specifica competenza in tema di moneta virtuale. Il Petro sarà sostenuto dalle riserve di petrolio, gas, oro e diamante del paese. Un altro tassello delle politiche intraprese dal governo bolivariano per emanciparsi dalla dipendenza dal dollaro. Dopo l'arrivo delle sanzioni Usa, che mirano a chiudere il paese bolivariano con un blocco economico-finanziario simile a quello imposto a Cuba, il governo ha annunciato l'introduzione delle monete di altri paesi (India, Cina, Russia) nelle tranzazioni finanziarie. Dal 2008, funziona il Sucre, un sisema di compensazione regionale tra le banche centrali dei paesi che compongono l'Alba, l'Alleanza bolivariana per i popoli delle Americhe. La moneta alternativa, che ha come obiettivo la costruzione di una nuova “architettura finanziaria”, ha effettuato un massimo di transazioni di 1.065,9 milioni di dollari nel 2012, ma negli ultimi due anni si è mostrata in affanno.
Già nel 2009, Chavez parlò di una “petromoneta” che fosse garantita dalla riserva petrolifera di diversi paesi. E ora, il governo bolivariano prova a mettersi sulla stessa via di altri paesi che, come la Norvegia, perseguono l'obiettivo del passaggio al denaro elettronico: sempre fedele al motto “o inventamos o erramos”...
Venerdi, a conclusione della campagna elettorale, gli osservatori internazionali (una cinquantina, provenienti da quasi tutti i continenti e dispiegati nei 23 stati) sono stati ricevuti dal ministro degli Esteri Jorge Arreaza. Con vari accenti, gli “accompagnanti” hanno certificato l'inattaccabilità del sistema elettorale venezuelano e la buona salute della “democrazia partecipativa”.
Sarà per questo, sarà perché il socialismo bolivariano costituisce un esempio di solidità che risulta insopportabile per i poteri forti? Arreaza ha illustrato il complesso percorso che ha portato nel paese “la pace costituente” mediante il quale l'Anc ha messo fine alle violenze oltranziste. Violenze supportate da una feroce campagna economica, politica medatica sferrata a livello internazionale, che non è finita. Un attacco che, per quanto riguarda il governo italiano, usa la menzogna per disorientare e disinformare, capovolgendo i termini e i responsabili dello scontro di classe in corso.
Un attacco che si rinnova negli anni fin da quando gli Stati uniti e i loro alleati hanno capito che Chavez non era il solito caudillo addomesticabile, ma il portato di un progetto di cambiamento strutturale radicato e organizzato nei settori popolari. Maduro – ha ricordato Arreaza – avrebbe potuto “risolvere” l'attacco violento delle destre con la repressione, mettendo però in conto un bagno di sangue. Ha scelto invece di adottare la stessa tattica di Chavez nei confronti dei militari ammuninati nella Piazza Altamira che, alla fine del 2002, hanno catturato l'attenzione dei media per mesi. Chavez – ha ricordato il ministro degli Esteri – li ha lasciati “cuocere nel loro brodo” e il tentativo destabilizzante si è esaurito da solo. 
Così, è arrivata anche la “pace costituente” con la quale il paese si prepara a questa nuova prova di “democrazia partecipata e protagonista” che prelude alle presidenziali dell'anno prossimo. Un progetto, quello del socialismo bolivariano, che, in 18 anni, ha stimolato e messo in moto energie alternative a livello internazionale. 
Gli interventi degli accompagnanti, dalla Spagna agli Stati uniti, all'Europa, ne sono ora una ulteriore dimostrazione. Chi proviene dall'Argentina, dal Brasile, dalla Colombia, dal Guatemala, dal Cile, porta dure esperienze di diritti negati e di repressione. Arreaza esprime solidarietà ai popoli oppressi, come i mapuche, e ringrazia per la presenza solidale. E in molti fanno notare la distanza siderale tra la democrazia partecipata del Venezuela, la sua trasparenza elettorale e quel che accade in Honduras, dove le frodi e il disprezzo per la volontà della popolazione restano in primo piano. “Se fosse accaduto in Venezuela – ripetono in molti – ci sarebbero già le portaerei Usa nelle acque del Venezuela”.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

LE FAKE NEWS DI JOE BIDEN

Post n°14148 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

 

Apprendiamo costernati da vari mass media che l’autorevole sito internet di "Foreign Affairs", la rivista diplomatica americana vero tempio dell’atlantismo, pubblica un lungo articolo di Joe Biden, ex vicepresidente degli Usa ai tempi di Obama, firmato anche da Michael Carpenter ex sottosegretario alla difesa, nel quale si afferma che i potenti servizi informatici della Russia sarebbero intervenuti per curvare a proprio vantaggio alcuni esiti elettorali, tramite la diffusione virale di fake news. Fra questi quello del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 che salvò dalla “deforma” la Costituzione del nostro paese.

Se avessimo saputo per tempo di avere così potenti e pervasisi alleati, ci saremmo risparmiati la fatica di una campagna durata mesi, con scarsissimi mezzi, basata sul puro volontariato e l’autotassazione, che è riuscita a sconfiggere chi di mezzi ne aveva in abbondanza, per il semplice fatto che avevamo ragione e che ancora una volta la netta maggioranza del popolo italiano ritiene la nostra Costituzione un punto fermo di riferimento. Non permettiamo a nessuno, chiunque sia o creda di essere, di infangare e mettere in dubbio il valore di quella vittoria.

A parte l’ironia, l’intemerata di Biden si può solo spiegare con qualche tardivo tentativo di sostenere le fortune pericolanti di Matteo Renzi. Una prosecuzione di quel maldestro sostegno che già l’ambasciatore statunitense in Italia, John Philips, espresse invitando più di un anno fa gli italiani a votare Sì, creando peraltro un caso diplomatico su cui dovette intervenire anche il residente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. Ma, come il suo precedente, anche quest’ultimo tentativo è destinato al fallimento e a cadere nel ridicolo.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

FAKE NEWS DEM

Post n°14147 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Abbiamo capito...Tutti gli economisti, politici, finanzieri , banchieri ecc ecc.. che avevano predetto catastrofi e sciagure con la vittoria del NO erano tutti di San Pietroburgo... ma non è una #fakenews pubblicare come se fosse verità assoluta e senza mettere in dubbio (senza verificare visto che biden non ha portato prove) quanto scritto da #lastampa sulle cosiddette “rivelazioni” dem americane? Eppure io ricordo benissimo le affermazioni di Obama e dell’ambasciata americana a Roma... anche quelli pagati da Putin? Quindi la riforma non è stata bocciata perché una porcata golpista ma perché è opera dei fantomatici cattivoni russi... gli elettori quando non votano come vogliono loro sono sempre coglioni che si fanno fare il lavaggio nel cervello. ormai nel pd se ne inventano di tutti i colori per riprendere voti, ma facendo così, oltre che per via della dittatura renziana e delle loro riforme che nemmeno il peggiore berlusconi avrebbe mai fatto; si stanno dando la zappa sui piedi e andranno sempre più in basso... queste cavolate in pieno stile hollywoodiano faranno solo guadagnare voti a m5s e lega. La cosa che mi più mi sorprende è che anche giornalisti “seri” stiano cadendo nella trappola della fobia anti Russa dimostrando ancora di più la loro ipocrisia... i difensori contro le fake news sono i primi a diffonderle

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

E' morto Lando Fiorini, ultima grande voce della canzone romana da la repubblica

Post n°14146 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Il "core grosso" Lando ce l'aveva davvero, era un "romano de' Roma" ultradoc, piacione e generoso. Aveva aperto il Puff, uno dei cabaret storici della capitale e fra i più conosciuti d'Italia, per vanità e piacere della compagnia: voleva un palcoscenico tutto suo sul quale esibirsi ma anche far esibire, trovare nuovi talenti, far divertire il pubblico, "insegnare" in qualche modo la tradizione della canzone romana alla quale non ha mai abdicato. Gli va riconosciuto il grande merito della coerenza: non cercò mai di assecondare le mode e i gusti del pubblico ma rimase sempre fedele alla propria storia, alla propria cultura e alla storia della propria città. Anche quando lo criticavano definendolo fuori tempo o trash. Neanche a dirlo, era un romanista di ferro.


Lando Fiorini, vero nome Leopoldo, era nato a Roma, a Trastevere, nel 1938. La famiglia era modesta e i figli erano otto e i genitori, non potendo allevarli tutti come avrebbero voluto, affidarono Lando a una coppia che viveva nel Modenese, dove anche lui si trasferirà e trascorrerà l'infanzia e parte dell'adolescenza. Quando torna a Roma il peggio è passato, l'Italia prova a rimettersi in piedi, Lando fa i lavori più disparati, l'aiutante di un barbiere, il meccanico di biciclette, dà una mano a i Mercati generali di via Ostiense. E lì canta, canticchia, si diverte ma è evidente che dietro a quel divertimento c'è un talento. Alcuni amici lo spingono a tentare la fortuna. Siamo agli inizi degli anni Sessanta quando partecipa con successo al Cantagiro e si piazza terzo dopo Celentano e Don Backy. Il gioco è praticamente fatto. Il grande successo arriva nel 1962, quando mette piede nel tempio del musical e del varietà: è il Serenante nella prima edizione del celebre Rugantino di Garinei e Giovannini. La sua Ciumachella de Trastevere piace al pubblico, lo spettacolo va in tounée negli Stati Uniti e Fiorini diventa, per gli americani, "il nuovo Claudio Villa".

Sono di quegli anni le tante partecipazioni a programmi radiofonici, come Arciroma, e televisivi, da Dizionarietto musicale a Il paroliere, questo sconosciuto a Ciao mamma e Adesso musica. Comincia a sfornare un album all'anno, Roma mia nel '63, Passeggiate romane nel '65, Roma sei sempre tu nel '66. Partecipa a Canzonissima e Un disco per l'estate e al cinema compare in Storia di fifa e di coltello - Er seguito der più con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia (la parodia di Er più - Storia d'amore e di coltello di e con Adriano Celentano). Nel 1968 fonda il Puff, uno dei più famosi cabaret italiani, nel cuore di Trastevere. Per anni è sold out ogni sera. 

E dopo il cinema, la televisione: nel 1972 gira a Torino Ciao, torno subito, una serie in quattro puntate con Toni Ucci, Rod Licary e Ombretta De Carlo. Ed è un cult dell'epoca la sua cover di Cento campane, sigla dello sceneggiato Il segno del comando cantata da Nico Tirone, con la quale Fiorini qualche anno dopo parteciperà a Canzonissima, mentre nel '74 porterà in finale, a Un disco per l'estate, Er monno, che si aggiunge ai suoi grande successi come Barcarolo romanoPupo biondoPonte molloSo' stato er primo a fatte di' de sì.

Torna in tv nel '76, accanto a Maria Rosaria Omaggio con la quale conduce il programma Er Lando furioso. E per la miniserie tv Il fauno di marmo scrive la canzone Un sogno di marmo, con musica di Stelvio Cipriani. In tv lo vuole anche Erminio Macario, con il quale registra a Milano due puntate del varietà tv Macario più. Quello di Lando Fiorini è un successo che non ha flessioni, per tutti gli anni Ottanta continua a pubblicare raccolte e album di grande successo, Momenti d’amoreTra i sogni e la vitaE adesso… l’amore (con brani firmati per lui, fra gli altri, da Franco Califano, Amedeo Minghi, Renato Rascel, Carlo Rustichelli, Armando Trovaioli). Continuerà a produrre anche per tutti gli anni Novanta, con una partecipazione al Festival di Sanremo: nel 1994, con La squadra italiana (undici artisti, omaggio alla Nazionale di calcio nell'anno defi Mondiali: Giuseppe Cionfoli, Jimmy Fontana, Rosanna Fratello, Wilma Goich, Mario Merola, Gianni Nazzaro, Wess, Toni Santagata, Manuela Villa, Nilla Pizzi) e il brano Una vecchia canzone italiana.

Negli ultimi anni Fiorini si divideva fra musica e apparizioni televisive. E' stato l'erede e l'alfiere di una tradizione ormai quasi del tutto sparita, un pezzo dello storia di Roma che lascia un segno nella storia della canzone italiana
 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

E' morto Lando Fiorini, addio al popolare cantante e attore romano da ansa

Post n°14145 pubblicato il 09 Dicembre 2017 da Ladridicinema
 

Avrebbe compiuto 80 anni a gennaio, era malato da tempo

E' morto Lando Fiorini: il popolare cantante e attore romano, che avrebbe compiuto 80 anni a gennaio, era malato da tempo. Sposato dal 1964 con Anna Ghezzi, lascia due figli, Francesco (che da tempo ha preso le redini del locale Puff, fondato a Roma dal padre) e Carola.

Romano verace, nato nel quartiere di Trastevere nel 1938 da una famiglia numerosa, Lando Fiorini, all'anagrafe Leopoldo, raccontava senza remore di una infanzia difficile vissuta nell'Italia povera del secondo dopoguerra. 

Cento campane

 

Poco più che ragazzino era stato affidato dai genitori ad una famiglia di Modena, con la quale ha vissuto per qualche anno. Tornato a Roma, prestissimo orfano di madre, che morì quando lui aveva solo 14 anni, fece tanti diversi lavori. La passione e il talento per il canto li scoprì quando lavorava ai Mercati Generali, alla fine degli anni Cinquanta. 

All'inizio degli anni Sessanta l'esordio fortunato al Cantagiro, nel 1962 si apre per lui il palcoscenico del Sistina, tempio del musical, dove gli affidano il ruolo del Serenante nella prima edizione del Rugantino di Garinei e Giovannini, che rimarrà sempre un suo cavallo di battaglia. Da lì il successo, fatto di tanta radio e tanta tv con spettacoli e anche sigle per programmi (indimenticabile Cento Campane sigla dello sceneggiato Il segno del comando). 

Quanto sei bella Roma

 

Gli anni Settanta e Ottanta sono particolarmente felici per la sua carriera, che lo vede partecipare anche a Canzonissima e a Un disco per l'estate, recitando anche come 'attor giovane' in uno spettacolo di Erminio Macario.

Tifosissimo della Roma calcio, è rimasto sempre un interprete appassionato della canzone romana, che ha sostenuto anche con il suo locale, il Puff, aperto nella capitale nel 1968 nella storica via dei salumi, sempre a Trastevere, dove ha lanciato anche tanti importanti colleghi, da Enrico Montesano a Lino BanfiLeo GullottaD'AngeloMattioli.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963