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Messaggi di Novembre 2018

 

Zen sul ghiaccio sottile

Post n°14744 pubblicato il 09 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Zen sul ghiaccio sottile è un film di genere drammatico del 2018, diretto da Margherita Ferri, con Eleonora Conti e Susanna Acchiardi. Uscita al cinema il 08 novembre 2018. Durata 87 minuti. Distribuito da Istituto Luce Cinecittà.

Poster
TRAMA ZEN SUL GHIACCIO SOTTILE:

Zen sul ghiaccio sottile, film diretto da Margherita Ferri è la storia di Maia(Eleonora Conti), detta ZEN, una sedicenne irrequieta e solitaria che vive in un piccolo paese dell'Appennino emiliano. È l'unica femmina della squadra di hockey locale e i suoi compagni non perdono occasione di bullizzarla per il suo essere maschiaccio. Quando Vanessa (Susanna Acchiardi) - l’intrigante e confusa fidanzata di un giocatore della squadra - scappa di casa e si nasconde nel rifugio della madre di Maia, tra le due nasce un legame e Maia riesce per la prima volta a confidare a qualcuno i dubbi sulla propria identità. Entrambe spinte dal bisogno di uscire dai ruoli che la piccola comunità le ha forzate a interpretare, Maia e Vanessa iniziano così un percorso alla ricerca della propria identità e sessualità, liquide e inquiete come solo l’adolescenza sa essere.

  • IL CAST DI ZEN SUL GHIACCIO SOTTILE:

 
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Ötzi e il mistero del tempo

Post n°14743 pubblicato il 09 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Ötzi e il mistero del tempo è un film di genere avventura, family, fantasy del 2018, diretto da Gabriele Pignotta, con Michael Smiley e Alessandra Mastronardi. Uscita al cinema il 08 novembre 2018. Durata 90 minuti. Distribuito da Onemore Pictures.

Poster
  • TRAMA ÖTZI E IL MISTERO DEL TEMPO:

Ötzi e il mistero del tempo, il film diretto da Gabriele Pignotta, segue la storia dell''undicenne Kip (Diego Delpiano), un ragazzo come tanti, intelligente e sensibile, per cui il tempo dell'infanzia sta finendo. Negli ultimi giorni prima di lasciare per sempre Bolzano e gli amici del cuore, Kip vive con loro un'esperienza straordinaria. Quando si reca al museo a salutare la mummia Ötzi per l'ultima volta, accade qualcosa di magico: Ötzi si risveglia, cominciando a rigenerarsi. Mentre Ötzi, in incognito, incontrerà il ventunesimo secolo, Kip apprenderà da lui i segreti dell’età del rame: scoprirà così che il tempo che credeva tiranno può essere un magico e sconvolgente alleato. Inseguiti per i boschi e le montagne dell’Alto Adige, Ötzi e gli amici vivranno un'avventura giocosa e spericolata, arrivando a confrontarsi coraggiosamente con le proprie paure e fragilità.

IL CAST DI ÖTZI E IL MISTERO DEL TEMPO:

 
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Notti Magiche

Post n°14742 pubblicato il 09 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Notti Magiche è un film di genere commedia, drammatico del 2018, diretto da Paolo Virzì, con Mauro Lamantia e Giovanni Toscano. Uscita al cinema il 08 novembre 2018. Durata 125 minuti. Distribuito da 01 Distribution.

Poster
VOTO DEL PUBBLICO
    
VOTO COMINGSOON
    
VALUTAZIONE

3.1 di 5 su 43 voti

  • TRAMA NOTTI MAGICHE:

Campionati del Mondo di Calcio Italia '90: la notte in cui la Nazionale viene eliminata ai rigori dall'Argentina, un noto produttore cinematografico viene trovato morto nelle acque del Tevere. I principali sospettati dell’omicidio sono tre giovani aspiranti sceneggiatori, chiamati a ripercorrere la loro versione al Comando dei Carabinieri.

Notti Magiche, il film di Paolo Virzì, è il racconto della loro avventura trepidante nello splendore e nelle miserie dell'ultima stagione gloriosa del Cinema Italiano.

PANORAMICA SU NOTTI MAGICHE:

 

Notti magiche non è solamente il titolo del nuovo film di Paolo Virzì, ma anche di un documentario che ripercorre le tappe più interessanti dei campionati mondiali di calcio del 1990, disputati in Italia dall'8 giugno all'8 luglio. Diretto da Mario Morra, il film narrava, ovviamente, anche la semifinale Italia-Argentina, che si concluse con la vittoria della seconda e che, nel Notti Magiche del regista toscano, fa da sfondo alle vicende dei tre protagonisti.

Le parole "notti magiche" aprono anche il ritornello della canzone "Estate italiana" composta da Giorgio Moroder proprio in occasione della Coppa del mondo del 90 ed eseguita da Edoardo Bennato e Gianna Nannini.
Il regista de Il capitale umano ha voluto il brano nella sua storia per il grande schermo, una storia che mescola i registri, essendo nello stesso tempo una commedia e un noir e abbracciando la nostalgia.
Nostalgia di cosa? Di una Roma diversa, innanzitutto, maestosa, affascinante ed enigmatica, una città "raccontata con gli occhi di chi la scopre" (e qui c'è qualcosa di autobiografico) e nella quale abitavano o si incontravano, oltre alle starlette di dubbio talento, tutte le grandi stelle del nostro cinema, un cinema potente e meraviglioso, una fabbrica dei sogni che proprio allora iniziava lentamente il proprio crepuscolo. C'è dunque ammirazione ma anche disincanto in un'opera sentita fortemente non solo da Virzì, ma anche dagli altri sceneggiatori Francesca Archibugi e Francesco Piccolo. La prima ha collaborato con il regista anche per Ella & John e la pazza gioia, mentre il secondo ha scritto i copioni di My Name is Tanino, La prima cosa bella, Il capitale umano e di Ella & John.

Che la settima arte sia al centro di Notti magiche lo dimostra anche il fatto che il cadavere che rende il film un thriller appartiene a un produttore, e che i protagonisti sono aspiranti sceneggiatori. Il film altro non è se non il resoconto, al Comando dei Carabinieri, del loro "viaggio sentimentale ed ironico nello splendore e nelle miserie" di una temperie culturale affascinante e indimenticabile.

Nel cast del film Notti magiche ci sono volti noti e meno noti. Roberto Herlitzka, Giancarlo Giannini, Ornella Muti, Paolo Bonacelli, Marina Rocco, Giulio Scarpati, Regina Orioli, Tea Falco e Simona Marchini hanno parti secondarie, mentre a ricoprire i ruoli principali sono Mauro Lamantia, Giovanni Toscano e Irene Vetere.
Se il primo ha lavorato in Ti si legge in faccia di Andrea Castoldi la terza in Zeta e Arrivano i prof., il secondo non aveva mai recitato prima in un film, cosa che ha intrigato Paolo Virzì, che è abituato a dirigere esordienti e che ha lanciato "ragazzi" come Corrado Fortuna, Edoardo Gabbriellini e Matilde Gioli.
Era da tempo che il regista desiderava narrare la disavventura di Antonio, messinese colto e ingenuo, di Luciano, piombinese proletario, e della romana di estrazione borghese Eugenia, che si incontrano per la prima volta alla cerimonia del Premio Solinas. Il film è una celebrazione della loro gioventù palpitante resa "elettrica" dagli ormoni. Gli altri temi esplorati sono i conflitti fra vecchi e giovani e la lotta fra i sessi, mentre sullo sfondo si avvertono echi felliniani o di classici di Ettore Scola come C'eravamo tanto amati. Al cinema dall'8 novembre 2018distribuito da 01 Distribution, Notti magiche è stato scelto fra i titoli della Festa del Cinema di Roma 2018. Il film ha un poster diverso da tanti che se ne vedono e più bello, forse perché lo ha disegnato lo stesso Virzì.

CURIOSITÀ SU NOTTI MAGICHE:

Presentato in anteprima come evento speciale alla Festa del Cinema di Roma 2018.

FRASI CELEBRI:

 

Dal Trailer del film:

Voce off: Com'è questo mondo del cinema?

Leandro Saponaro (Giancarlo Giannini): Ha scritto 'n copine che è 'na favola, 'na bomba!

Leandro Saponaro: Entri nella storia del cinema!

Il capitano (Paolo Sassanelli): Volete fare gli sceneggiatori, ma non sapete fa' gli spettatori! È bellissimo fare gli spettatori, eh! Appassionarsi alle persone...

Giusy Fusacchia (Marina Rocco): Sono degli assassini, l'hanno ammazzato loro!

Eugenia Malaspina (Irene Vetere): Non mi lasciate sola, per favore!

Luciano Ambrogi (Giovanni Toscano): Io devo lavorare, devo fare l'amore, ho il diritto di essere felice!

Eugenia Malaspina: Forse c'è un destino, un disegno, tutto ci portava qui!

 

IL CAST DI NOTTI MAGICHE:

 
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Menocchio

Post n°14741 pubblicato il 09 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Menocchio è un film di genere drammatico del 2018, diretto da Alberto Fasulo, con Marcello Martini e Maurizio Fanin. Uscita al cinema il 08 novembre 2018. Durata 103 minuti. Distribuito da Nefertiti Film.

Poster
TRAMA MENOCCHIO:

Italia. Fine 1500. La Chiesa Cattolica Romana, sentendosi minacciata nella sua egemonia dalla Riforma Protestante, sferra la prima sistematica guerra ideologica di uno Stato per il controllo totale delle coscienze. Il nuovo confessionale, disegnato proprio in questi anni, si trasforma da luogo di consolazione delle anime a tribunale della mente. Ascoltare, spiare e denunciare il prossimo diventano pratiche obbligatorie, pena: la scomunica, il carcere o il rogo. Menocchio (Marcello Martini), vecchio, cocciuto mugnaio autodidatta di un piccolo villaggio sperduto fra i monti del Friuli, decide di ribellarsi. Ricercato per eresia, non dà ascolto alle suppliche di amici e famigliari e invece di fuggire o patteggiare, affronta il processo. Non è solo stanco di soprusi, abusi, tasse, ingiustizie. In quanto uomo, Menocchio è genuinamente convinto di essere uguale ai vescovi, agli inquisitori e persino al Papa, tanto che nel suo intimo spera, sente e crede di poterli riconvertire a un ideale di povertà e amore.


IL CAST DI MENOCCHIO:
  • MUSICHEPaolo Forte
  • PRODUZIONE: Nefertiti Film con Rai Cinema

 
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Malerba

Post n°14740 pubblicato il 09 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Malerba è un film di genere noir del 2018, diretto da Simone Corallini, con Luca Guastini e Antonio De Matteo. Uscita al cinema il 08 novembre 2018. Distribuito da Guasco.

Poster
TRAMA MALERBA:

Malerba, il film diretto da Simone Corallini, è ambientato in un piccolo paesino di provincia. dove vivono due fratelli, Orazio (Antonio De Matteo) e Gabriele (Luca Guastini), segnati su viso e corpo da una rara malattia neurocutanea. Orazio è un inquietante e tenebroso macellaio, Gabriele un timido e fragile impiegato. Quei segni sul volto provocano reazioni opposte nei due, rendendo complesso e difficile il rapporto con gli altri. Sarà l’arrivo di Arianna (Manuela Parodi), nuova collega di Gabriele, a spezzare quel legame tossico e simbiotico tra i fratelli, svelandone la carica distruttiva che metterà in pericolo la vita di tutti.

  • IL CAST DI MALERBA:

 
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Il ragazzo più felice del mondo

Post n°14739 pubblicato il 09 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Il ragazzo più felice del mondo è un film di genere commedia del 2018, diretto da Gipi, con Domenico Procacci e Gipi. Uscita al cinema il 08 novembre 2018. Durata 90 minuti. Distribuito da Fandango.

Poster
  • TRAMA IL RAGAZZO PIÙ FELICE DEL MONDO:

Il ragazzo più felice del mondo, il film scritto e diretto da Gipi, è una storia vera.
C'è una persona che da più di vent'anni manda lettere cartacee scritte a mano a tutti gli autori di fumetti italiani spacciandosi per un ragazzino di 15 anni.
Nelle lettere, piene di complimenti, chiede sempre "uno schizzetto" in regalo.
Per agevolare il compito ogni busta contiene un cartoncino bianco e un francobollo per la risposta.
C'è un fumettista italiano, Gipi, che inizia a indagare su questa persona.
Chi è veramente?
Perché si nasconde dietro la falsa identità di un adolescente?
Vuole girare un documentario, trovare questa persona, intervistare gli altri autori che hanno ricevuto la lettera: come si sono sentiti quando l'hanno ricevuta? E come quando hanno scoperto che si trattava, sostanzialmente, di una truffa?
Per realizzarlo, recluta degli amici.
Sono solo degli amici. Completamente incompetenti. Nessuno di loro ha mai lavorato a un documentario. Il fonico, per esempio, non sa neppure che non deve stare in campo.
Ma c'è una storia da raccontare e, per Gipi, raccontare storie è la cosa più importante che c'è.
Ma questa è anche una storia non scritta, che si adatta alle scoperte del momento.
Solo per il finale Gipi ha le idee chiare: vuole prendere un bus, caricarlo di tutti i fumettisti che hanno ricevuto la lettera (basterà un solo bus?) e portarli a casa di questa persona.
Ma non per metterlo in imbarazzo o svelare la truffa.
No. Vuole fargli passare una giornata bellissima, con tutti gli autori di fumetti che gli fanno ogni disegno, a comando, in modo che non debba più nascondersi dietro una falsa identità.
Ma le cose non vanno mai come vorremmo. E durante la lavorazione del documentario tutto si trasforma, sfugge, scappa di mano.
Ed è così che Gipi si troverà a dover riflettere sul senso stesso del "raccontare storie" e sulle scelte morali che stanno a monte di questo desiderio.
Cercando "il ragazzo più felice del mondo", in una ricerca maldestra e dai contorni comici e deliranti, Gipi troverà tutt'altro e lo stesso documentario, alla fine, si trasformerà in un film.

CURIOSITÀ SU IL RAGAZZO PIÙ FELICE DEL MONDO:

Presentato al Festival di Venezia 2018 nella sezione Sconfini.

IL CAST DI IL RAGAZZO PIÙ FELICE DEL MONDO:

 
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Friedkin Uncut - Un diavolo di regista

Post n°14738 pubblicato il 09 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Friedkin Uncut - Un diavolo di regista è un film di genere documentario, biografico del 2018, diretto da Francesco Zippel. Uscita al cinema il 05 novembre 2018. Durata 107 minuti. Distribuito da Feltrinelli Real Cinema in collaborazione con Wanted.

Poster
TRAMA FRIEDKIN UNCUT - UN DIAVOLO DI REGISTA:

Friedkin Uncut - Un diavolo di regista, il film documentario di Francesco Zippel, offre una visione introspettiva nella vita e nel percorso artistico di William Friedkin, regista straordinario e anticonformista di film di culto come Il Braccio Violento della Legge, L'Esorcista, Sorcerer, Cruising e Vivere e Morire a Los Angeles.

Per la prima volta Friedkin si mette in gioco intimamente e decide di guidare il pubblico in un affascinante viaggio attraverso i temi e le storie che maggiormente hanno influenzato la sua vita e il suo percorso artistico. Il titolo del documentario riflette al tempo stesso la schiettezza e l'eccentricità di Friedkin, elementi che hanno contribuito nel tempo a caratterizzarne l'eccezionale abilità di storyteller. Ma Friedkin non è solo in questa lunga e appassionata narrazione. Un cast "stellare" di amici e collaboratori ha deciso di partecipare a questo film che da semplice omaggio si trasforma con il passare dei minuti in una vera e proprio saggio in cui grandi registi, straordinari attori e perfino celebrati direttori d’orchestra si uniscono a Friedkin per riflettere sul significato di essere artisti e sulla bellezza del mettersi in discussione in nome di una chiamata artistica vissuta nella dimensione autentica di un lavoro. Un lavoro da eseguire al meglio del proprio talento.

CURIOSITÀ SU FRIEDKIN UNCUT - UN DIAVOLO DI REGISTA:

Il film documentario contiene gli interventi di: Interventi di William Friedkin, Ellen Burstyn, Gina Gershon, Juno Temple, Wes Anderson, Dario Argento, Samuel Blumenfeld, Damien Chazelle, Francis Ford Coppola, Willem Dafoe, Caleb Deschanel, Randy Jurgensen, Philip Kaufman, Walon Green, Matthew McConaughey, Zubin Mehta, Antonio Monda, Gianandrea Noseda, William Petersen, Michael Shannon, Quentin Tarantino.


 
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Conversazione su Tiresia. Di e con Andrea Camilleri

Post n°14737 pubblicato il 09 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Conversazione su Tiresia. Di e con Andrea Camilleri è un film di genere documentario del 2018, diretto da Stefano Vicario, con Andrea Camilleri. Uscita al cinema il 05 novembre 2018. Distribuito da Nexo Digital.

Poster
TRAMA CONVERSAZIONE SU TIRESIA. DI E CON ANDREA CAMILLERI:

Conversazione su Tiresia. Di e con Andrea Camilleri, il film diretto da Stefano Vicario porta per la prima volta sul grande schermo lo spettacolo scritto e interpretato da Andrea Camilleri, andato in scena al Teatro Greco di Siracusa l'11 giugno 2018 di fronte a 4mila spettatori nell’ambito delle rappresentazioni classiche realizzate dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico. Un racconto mitico, pensato, scritto e narrato da Andrea Camilleri che “cunta” la storia dell’indovino cieco, le cui vicende attraverso i secoli si intrecciano a quelle dello stesso scrittore.

IL CAST DI CONVERSAZIONE SU TIRESIA. DI E CON ANDREA CAMILLERI:
  • PRODUZIONE: Palomar

 
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Film nelle sale da ieri

Post n°14736 pubblicato il 09 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

 
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Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni

Post n°14735 pubblicato il 09 Novembre 2018 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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La Diseducazione di Cameron Post

Post n°14734 pubblicato il 09 Novembre 2018 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Il Presidente

Post n°14733 pubblicato il 09 Novembre 2018 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Lo Schiaccianoci e i quattro regni stravince il lungo ponte di Halloween

Post n°14732 pubblicato il 09 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Grazie ad una domenica eccellente, da 1,1 milioni di euro Lo Schiaccianoci e i quattro regni stravince il lungo ponte di Halloween con 4,2 milioni di euro. Quello italiano è uno dei pochi mercati ad aver premiato il film, che altrove non ha riscontrato particolare successo, vedi i flop in USA e Cina. Vedremo se e quanto il film Disney riuscirà a reggere nelle prossime settimane. Sul podio del weekend salgono anche Il Mistero della casa del tempo (guarda la video recensione), con 1,6 milioni di euro e, grazie ad una ottima domenica (secondo incasso di giornata con oltre 400mila euro), il nostro Ti presento Sofia (guarda la video recensione), che con 1,5 milioni diventa anche il miglior incasso italiano di stagione, seguito da Euforia (guarda la video recensione), anche esso "milionario". 

Continua a correre A Star is Born (guarda la video recensione), che supera i 6 milioni di euro, mentre Venom (guarda la video recensione) arriva a quota 8,3 milioni complessivi. Gli Incredibili 2 (guarda la video recensione), grazie alle poche ma evidentemente affollate proiezioni disponibili, sale fino a sfiorare i 12 milioni di euro. Ottime performance per Halloween (guarda la video recensione) che sfiora i 2 milioni complessivi in settimana e per First Man (guarda la video recensione), che chiude con 1,5 milioni di euro incassati dal giorno della sua uscita (solo 1000 euro in meno di Ti Presento Sofia!). 

In coda da segnalare i buoni dati di Hell Fest, che chiude con 567mila euro, Piccoli Brividi 2, che resta in zona mezzo milione, mentre delude Quello che non uccide (guarda la video recensione), che non riesce a entrare in top ten. Piccolo recupero del box office su base annuale, ma il saldo resta fortemente negativo, con un -6,6%. 

Questa settimana arrivano Notti Magiche di VirzìÖtzi e il mistero del tempoOverlordTutti lo sannoLa scuola seraleSenza lasciare traccia e il film fenomeno giapponese Zombie contro zombie (guarda la video recensione) che, costato poche migliaia di dollari, ne ha incassati quasi 30 in Giappone. Nessuna traccia di Bohemian Rhapsody, uscito un po' ovunque e con grande successo, che da noi arriverà solo il 29 novembre. 

 
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PERCHÈ SIAMO TUTTI IN PERICOLO

Post n°14731 pubblicato il 03 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Pier Paolo Pasolini a Furio Colombo

 

Il suo testamento, le sue parole che oggi pesano come macigni.
Quelle che pronunciò nelle ultime ore della sua vita.
Era Furio Colombo a raccoglierle per un’intervista che non fu mai completata e che oggi ci racconta di noi stessi.
Solo con 42 anni di anticipo.

 

 

Nel pomeriggio del  1° novembre 1975 Pasolini rilasciò a Furio Colombo un’intervista di cui pensò anche il titolo: “Siamo tutti in pericolo”. Avrebbe dovuto rivederla il giorno dopo, ma il destino volle diversamente. L’intervista, uscita poi l’8 novembre 1975  su “La Stampa-Tuttolibri”, fu riproposta con una premessa di Furio Colombo su “l’Unità” del 9 maggio 2005. Il testo è leggibile anche nel volume Saggi sulla politica e sulla società, a cura di W.Siti e S. De Laude, “Meridiani” Mondadori, Milano 1999, pp. 1723-1730)

“Questa intervista ha avuto luogo sabato 1° novembre, fra le 4 e le 6 del pomeriggio, poche ore prima che Pasolini venisse assassinato. 
Voglio precisare che il titolo dell’incontro che appare in questa pagina è suo, non mio. Infatti alla fine della conversazione, che spesso, come in passato, ci ha trovati con persuasioni e punti di vista diversi, gli ho chiesto se voleva dare un titolo alla sua intervista.
Ci ha pensato un po’, ha detto che non aveva importanza, ha cambiato discorso, poi qualcosa ci ha riportati sull’argomento di fondo che appare continuamente nelle risposte che seguono. «Ecco il seme, il senso di tutto – ha detto – Tu non sai neanche chi adesso sta pensando di ucciderti. Metti questo titolo, se vuoi: “Perché siamo tutti in pericolo”».”(Furio Colombo)

Pasolini, tu hai dato nei tuoi articoli e nei tuoi scritti, molte versioni di ciò che detesti. Hai aperto una lotta, da solo, contro tante cose, istituzioni, persuasioni, persone, poteri. Per rendere meno complicato il discorso io dirò «la situazione», e tu sai che intendo parlare della scena contro cui, in generale ti batti. Ora ti faccio questa obiezione. La «situazione» con tutti i mali che tu dici, contiene tutto ciò che ti consente di essere Pasolini. Voglio dire: tuo è il merito e il talento. Ma gli strumenti? Gli strumenti sono della «situazione». Editoria, cinema, organizzazione, persino gli oggetti. Mettiamo che il tuo sia un pensiero magico. Fai un gesto e tutto scompare. Tutto ciò che detesti. E tu? Tu non resteresti solo e senza mezzi? Intendo mezzi espressivi, intendo…

Sì, ho capito. Ma io non solo lo tento, quel pensiero magico, ma ci credo. Non in senso medianico. Ma perché so che battendo sempre sullo stesso chiodo può persino crollare una casa. In piccolo un buon esempio ce lo danno i radicali, quattro gatti che arrivano a smuovere la coscienza di un Paese (e tu sai che non sono sempre d’accordo con loro, ma proprio adesso sto per partire, per andare al loro congresso). In grande l’esempio ce lo dà la storia. Il rifiuto è sempre stato un gesto essenziale. I santi, gli eremiti, ma anche gli intellettuali. I pochi che hanno fatto la storia sono quelli che hanno detto di no, mica i cortigiani e gli assistenti dei cardinali. Il rifiuto per funzionare deve essere grande, non piccolo, totale, non su questo o quel punto, «assurdo», non di buon senso. Eichmann, caro mio, aveva una quantità di buon senso. Che cosa gli è mancato? Gli è mancato di dire no su, in cima, al principio, quando quel che faceva era solo ordinaria amministrazione, burocrazia. Magari avrà anche detto agli amici: a me quell’Himmler non mi piace mica tanto. Avrà mormorato, come si mormora nelle case editrici, nei giornali, nel sottogoverno e alla televisione. Oppure si sarà anche ribellato perché questo o quel treno si fermava una volta al giorno per i bisogni e il pane e acqua dei deportati quando sarebbero state più funzionali o più economiche due fermate. Ma non ha mai inceppato la macchina. Allora i discorsi sono tre. Qual è, come tu dici, «la situazione», e perché si dovrebbe fermarla o distruggerla. E in che modo.

Ecco, descrivi allora la «situazione». Tu sai benissimo che i tuoi interventi e il tuo linguaggio hanno un po’ l’effetto del sole che attraversa la polvere. È un’immagine bella ma si può anche vedere (o capire) poco.

Grazie per l’immagine del sole, ma io pretendo molto di meno. Pretendo che tu ti guardi intorno e ti accorga della tragedia. Qual è la tragedia? La tragedia è che non ci sono più esseri umani, ci sono strane macchine che sbattono l’una contro l’altra. E noi, gli intellettuali, prendiamo l’orario ferroviario dell’anno scorso, o di dieci anni prima e poi diciamo: ma strano, ma questi due treni non passano di li, e come mai sono andati a fracassarsi in quel modo? O il macchinista è impazzito o è un criminale isolato o c’è un complotto. Soprattutto il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità. Che bello se mentre siamo qui a parlare qualcuno in cantina sta facendo i piani per farci fuori. E facile, è semplice, è la resistenza. Noi perderemo alcuni compagni e poi ci organizzeremo e faremo fuori loro, o un po’ per uno, ti pare? Eh lo so che quando trasmettono in televisione Parigi brucia tutti sono lì con le lacrime agli occhi e una voglia matta che la storia si ripeta, bella, pulita (un frutto del tempo è che «lava» le cose, come la facciata delle case). Semplice, io di qua, tu di là. Non scherziamo sul sangue, il dolore, la fatica che anche allora la gente ha pagato per «scegliere». Quando stai con la faccia schiacciata contro quell’ora, quel minuto della storia, scegliere è sempre una tragedia. Però, ammettiamolo, era più semplice. Il fascista di Salò, il nazista delle SS, l’uomo normale, con l’aiuto del coraggio e della coscienza, riesce a respingerlo, anche dalla sua vita interiore (dove la rivoluzione sempre comincia). Ma adesso no. Uno ti viene incontro vestito da amico, è gentile, garbato, e «collabora» (mettiamo alla televisione) sia per campare sia perché non è mica un delitto. L’altro – o gli altri, i gruppi – ti vengono incontro o addosso – con i loro ricatti ideologici, con le loro ammonizioni, le loro prediche, i loro anatemi e tu senti che sono anche minacce. Sfilano con bandiere e con slogan, ma che cosa li separa dal «potere»?

Che cos’è il potere, secondo te, dove è, dove sta, come lo stani?

Il potere è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori. Ma attento. Uno stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo. Se ho tra le mani un consiglio di amministrazione o una manovra di Borsa uso quella. Altrimenti una spranga. E quando uso una spranga faccio la mia violenza per ottenere ciò che voglio. Perché lo voglio? Perché mi hanno detto che è una virtù volerlo. Io esercito il mio diritto-virtù. Sono assassino e sono buono.

Ti hanno accusato di non distinguere politicamente e ideologicamente, di avere perso il segno della differenza profonda che deve pur esserci fra fascisti e non fascisti, per esempio fra i giovani.

Per questo ti parlavo dell’orario ferroviario dell’anno prima. Hai mai visto quelle marionette che fanno tanto ridere i bambini perché hanno il corpo voltato da una parte e la testa dalla parte opposta? Mi pare che Totò riuscisse in un trucco del genere. Ecco io vedo così la bella truppa di intellettuali, sociologi, esperti e giornalisti delle intenzioni più nobili, le cose succedono qui e la testa guarda di là. Non dico che non c’è il fascismo. Dico: smettete di parlarmi del mare mentre siamo in montagna. Questo è un paesaggio diverso. Qui c’è la voglia di uccidere. E questa voglia ci lega come fratelli sinistri di un fallimento sinistro di un intero sistema sociale. Piacerebbe anche a me se tutto si risolvesse nell’isolare la pecora nera. Le vedo anch’io le pecore nere. Ne vedo tante. Le vedo tutte. Ecco il guaio, ho già detto a Moravia: con la vita che faccio io pago un prezzo. È come uno che scende all’inferno. Ma quando torno – se torno – ho visto altre cose, più cose. Non dico che dovete credermi. Dico che dovete sempre cambiare discorso per non affrontare la verità.

E qual è la verità?

Mi dispiace avere usato questa parola. Volevo dire «evidenza». Fammi rimettere le cose in ordine. Prima tragedia: una educazione comune, obbligatoria e sbagliata che ci spinge tutti dentro l’arena dell’avere tutto a tutti i costi. In questa arena siamo spinti come una strana e cupa armata in cui qualcuno ha i cannoni e qualcuno ha le spranghe. Allora una prima divisione, classica, è «stare con i deboli». Ma io dico che, in un certo senso tutti sono i deboli, perché tutti sono vittime. E tutti sono i colpevoli, perché tutti sono pronti al gioco del massacro. Pur di avere. L’educazione ricevuta è stata: avere, possedere, distruggere.

Allora fammi tornare alla domanda iniziale. Tu, magicamente abolisci tutto. Ma tu vivi di libri, e hai bisogno di intelligenze che leggono. Dunque, consumatori educati del prodotto intellettuale. Tu fai del cinema e hai bisogno non solo di grandi platee disponibili (infatti hai in genere molto successo popolare, cioè sei «consumato» avidamente dal tuo pubblico) ma anche di una grande macchina tecnica, organizzativa, industriale, che sta in mezzo. Se togli tutto questo, con una specie di magico monachesimo di tipo paleo-cattolico e neo-cinese, che cosa ti resta?

A me resta tutto, cioè me stesso, essere vivo, essere al mondo, vedere, lavorare, capire. Ci sono cento modi di raccontare le storie, di ascoltare le lingue, di riprodurre i dialetti, di fare il teatro dei burattini. Agli altri resta molto di più. Possono tenermi testa, colti come me o ignoranti come me. Il mondo diventa grande, tutto diventa nostro e non dobbiamo usare né la Borsa, né il consiglio di amministrazione, né la spranga, per depredarci. Vedi, nel mondo che molti di noi sognavano (ripeto: leggere l’orario ferroviario dell’anno prima, ma in questo caso diciamo pure di tanti anni prima) c’era il padrone turpe con il cilindro e i dollari che gli colavano dalle tasche e la vedova emaciata che chiedeva giustizia con i suoi pargoli. Il bel mondo di Brecht, insomma.

Come dire che hai nostalgia di quel mondo.

No! Ho nostalgia della gente povera e vera che si batteva per abbattere quel padrone senza diventare quel padrone. Poiché erano esclusi da tutto nessuno li aveva colonizzati. Io ho paura di questi negri in rivolta, uguali al padrone, altrettanti predoni, che vogliono tutto a qualunque costo. Questa cupa ostinazione alla violenza totale non lascia più vedere «di che segno sei». Chiunque sia portato in fin di vita all’ospedale ha più interesse – se ha ancora un soffio di vita – in quel che gli diranno i dottori sulla sua possibilità di vivere che in quel che gli diranno i poliziotti sulla meccanica del delitto. Bada bene che io non faccio né un processo alle intenzioni né mi interessa ormai la catena causa-effetto, prima loro, prima lui, o chi è il capo-colpevole. Mi sembra che abbiamo definito quella che tu chiami la «situazione». È come quando in una città piove e si sono ingorgati i tombini. L’acqua sale, è un’acqua innocente, acqua piovana, non ha né la furia del mare né la cattiveria delle correnti di un fiume. Però, per una ragione qualsiasi non scende ma sale. È la stessa acqua piovana di tante poesiole infantili e delle musichette del «cantando sotto la pioggia». Ma sale e ti annega. Se siamo a questo punto io dico: non perdiamo tutto il tempo a mettere una etichetta qui e una là. Vediamo dove si sgorga questa maledetta vasca, prima che restiamo tutti annegati.

E tu, per questo, vorresti tutti pastorelli senza scuola dell’obbligo, ignoranti e felici.

Detta così sarebbe una stupidaggine. Ma la cosiddetta scuola dell’obbligo fabbrica per forza gladiatori disperati. La massa si fa più grande, come la disperazione, come la rabbia. Mettiamo che io abbia lanciato una boutade (eppure non credo) Ditemi voi una altra cosa. S’intende che rimpiango la rivoluzione pura e diretta della gente oppressa che ha il solo scopo di farsi libera e padrona di se stessa. S’intende che mi immagino che possa ancora venire un momento così nella storia italiana e in quella del mondo. Il meglio di quello che penso potrà anche ispirarmi una delle mie prossime poesie. Ma non quello che so e quello che vedo. Voglio dire fuori dai denti: io scendo all’inferno e so cose che non disturbano la pace di altri. Ma state attenti. L’inferno sta salendo da voi. È vero che viene con maschere e con bandiere diverse. E’ vero che sogna la sua uniforme e la sua giustificazione (qualche volta). Ma è anche vero che la sua voglia, il suo bisogno di dare la sprangata, di aggredire, di uccidere, è forte ed è generale. Non resterà per tanto tempo l’esperienza privata e rischiosa di chi ha, come dire, toccato «la vita violenta». Non vi illudete. E voi siete, con la scuola, la televisione, la pacatezza dei vostri giornali, voi siete i grandi conservatori di questo ordine orrendo basato sull’idea di possedere e sull’idea di distruggere. Beati voi che siete tutti contenti quando potete mettere su un delitto la sua bella etichetta. A me questa sembra un’altra delle tante operazioni della cultura di massa. Non potendo impedire che accadano certe cose, si trova pace fabbricando scaffali.

Ma abolire deve per forza dire creare, se non sei un distruttore anche tu. I libri, per esempio, che fine fanno? Non voglio fare la parte di chi si angoscia più per la cultura che per la gente. Ma questa gente, salvata, nella tua visione di un mondo diverso, non può essere più primitiva (questa è un’accusa frequente che ti viene rivolta) e se non vogliamo usare la repressione «più avanzata»…

Che mi fa rabbrividire.

Se non vogliamo usare frasi fatte, una indicazione ci deve pur essere. Per esempio, nella fantascienza, come nel nazismo, si bruciano sempre i libri come gesto iniziale di sterminio. Chiuse le scuole, chiusa la televisione, come animi il tuo presepio?

Credo di essermi già spiegato con Moravia. Chiudere, nel mio linguaggio, vuol dire cambiare. Cambiare però in modo tanto drastico e disperato quanto drastica e disperata è la situazione. Quello che impedisce un vero dibattito con Moravia ma soprattutto con Firpo, per esempio, è che sembriamo persone che non vedono la stessa scena, che non conoscono la stessa gente, che non ascoltavano le stesse voci. Per voi una cosa accade quando è cronaca, bella, fatta, impaginata, tagliata e intitolata. Ma cosa c’è sotto? Qui manca il chirurgo che ha il coraggio di esaminare il tessuto e di dire: signori, questo è cancro, non è un fatterello benigno. Cos’è il cancro? È una cosa che cambia tutte le cellule, che le fa crescere tutte in modo pazzesco, fuori da qualsiasi logica precedente. È un nostalgico il malato che sogna la salute che aveva prima, anche se prima era uno stupido e un disgraziato? Prima del cancro, dico. Ecco prima di tutto bisognerà fare non so quale sforzo per avere la stessa immagine. Io ascolto i politici con le loro formulette, tutti i politici e divento pazzo. Non sanno di che Paese stanno parlando, sono lontani come la Luna. E i letterati. E i sociologi. E gli esperti di tutti i generi.

Perché pensi che per te certe cose siano talmente più chiare?

Non vorrei parlare più di me, forse ho detto fin troppo. Lo sanno tutti che io le mie esperienze le pago di persona. Ma ci sono anche i miei libri e i miei film. Forse sono io che sbaglio. Ma io continuo a dire che siamo tutti in pericolo.

Pasolini, se tu vedi la vita così – non so se accetti questa domanda – come pensi di evitare il pericolo e il rischio?

È diventato tardi, Pasolini non ha acceso la luce e diventa difficile prendere appunti. Rivediamo insieme i miei. Poi lui mi chiede di lasciargli le domande.

«Ci sono punti che mi sembrano un po’ troppo assoluti. Fammi pensare, fammeli rivedere. E poi dammi il tempo di trovare una conclusione. Ho una cosa in mente per rispondere alla tua domanda. Per me è più facile scrivere che parlare. Ti lascio le note che aggiungo per domani mattina».

 
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Penny Dreadful: City of Angels – Showtime ordina ufficialmente il sequel

Post n°14730 pubblicato il 03 Novembre 2018 da Ladridicinema
 
Tag: news, novità, tv

Questa notizia ci riempie di gioia! Showtime ha ordinato ufficialmente il sequel di Penny Dreadful, che si chiamerà “City of Angels”, dal creatore John Logan, ambientata a Los Angeles negli anni ’30. La produzione inizierà nel 2019.

Il prossimo capitolo di Penny Dreadful sarà ambientato nel 1938 a Los Angeles, un tempo e un luogo infuso con il folklore messicano-americano e la tensione sociale. Radicato nel conflitto tra personaggi legati alla divinità “Santa Muerte” e altri alleati con il Diavolo, Penny Dreadful: City of Angels esplorerà un eccitante mix di realtà soprannaturale di quel periodo, creando nuovi miti occulti e dilemmi morali.

Penny Dreadful: City of Angels avrà una coscienza sociale e consapevolezza storica che abbiamo scelto di non esplorare nelle trame londinesi di PENNY DREADFUL “, ha detto Logan. “Ora saremo alle prese con specifiche questioni politiche, religiose, sociali e razziali del mondo storico e reale. Nel 1938, Los Angeles stava affrontando alcune domande difficili sul suo futuro e sulla sua anima. I nostri personaggi devono fare lo stesso. Non ci sono risposte semplici. Ci sono solo domande potenti e sfide morali. Come sempre nel mondo di PENNY DREADFUL, non ci sono eroi o criminali in questo mondo, solo protagonisti e antagonisti; personaggi complicati e conflittuali che vivono sul fulcro della scelta morale.

 
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Piccoli Goebbels crescono. Il caso di Libero contro Viola da contropiano

Post n°14729 pubblicato il 03 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

I cani da guardia della reazione insediata al potere non si smentiscono mai; anzi, alzano il livello ogni giorno.

Il cosiddetto giornale Libero, uno dei fogliacci peggiori che appestano edicole sempre meno frequentate, ha ideato un attacco davvero infame contro Viola Carofalo. Un attacco che dà – quasi involontariamente – la cifra della “disinvoltura” di un certo modo di fare propaganda in stile Goebbels (“mentite, mentite, qualcosa resterà…“). Chiamarla “informazione” sarebbe davvero un controsenso…

Tutto parte da un post di una compagna femminista, Rosa Pascale, che viene ripreso e rispostato dalla pagina Facebook di Potere al Popolo. Un commento sulla tragica vicenda di Desirée Mariottini, la giovanissima ragazza stuprata e uccisa in un edificio abbandonato del quartiere romano di San Lorenzo. Un commento che coglie il trattamento differenziale riservato da tutti i media – ma soprattutto quelli che aizzano ogni giorno la canea leghista – a ogni episodio di cronaca.

Se una ragazza, una donna, una moglie, viene stuprata, ammazzata, percossa – come avviene in oltre il 75% dei casi – da familiari e conoscenti (quindi da “itagliani”) il caso viene rapidamente derubricato a notizia in taglio basso, numero tra i numeri. Se invece la stessa vigliaccata infame viene commessa da stranieri, o addirittura da “negri”, allora scatta un coro parossistico dove salta ogni freno o limite alla violenza verbale, accompagnata spesso dall’invito alla violenza fisica (delegata alle “forze dell’ordine” ma già giustificata se esercitata “privatamente” da qualche zucca vuota (come nel caso del fascioleghista Traina, a Macerata).

Viola, in tutto questo, c’entra solo in quanto portavoce di Potere al Popolo, dunque “oggettivamente” responsabile di quanto pubblicato sulla pagina Facebook del movimento. Basta tagliare la frase incriminata, isolarla dal discorso – l’amara ironia con cui Rosa Pascale solidarizzava profondamente con Desirée scompare – cancellare l’autrice e attribuirla a lei. Et voilà, il servizio è bello pronto!

Per permettere ai nostri lettori di misurare l’abisso morboso abitato dai “signori” di Libero, riportiamo qui di seguito la paginata del fogliaccio e la risposta della stessa Viola. Cui va ovviamente tutta la nostra solidarietà.

A seguire la ricostruzione della vicenda fatta da Potere al Popolo!

*****

*****

Stamattina ho aperto i giornali e ho visto con stupore questo titolo.
Il giornalismo di destra e aggressivo di Libero in questi anni ci ha abituato a tutto, ma questa è una gravissima diffamazione e calunnia.
Quel titolo va subito rimosso.
Pubblicare un virgolettato di parole che non ho mai detto è da querela.
E infatti procederò per vie legali. Ora basta.
Capiamo che contro un movimento politico in crescita si arrivi a usare ogni mezzo.
Ma non si può speculare sulla morte di una giovane vita per incassare consenso politico. Siamo all’ennesima strumentalizzazione sulla pelle delle donne e degli ultimi. Quello che abbiamo visto in questi giorni è uno schifo.
Ma c’è un limite a tutto.
Doneremo l’eventuale risarcimento della querela alle associazioni che si occupano di violenza di genere con cui collaboriamo ogni giorno.
E continueremo la nostra lotta contro tutti gli stupri, contro tutti gli abusi che ogni giorno subiscono le donne di questo paese dentro e fuori le mura domestiche, contro le discriminazioni sociali e l’assenza di servizi pubblici.

*****

Da giorni leggiamo le cose più assurde sul nostro conto sui giornali di destra, da giorni i loro lettori ci scrivono in privato augurandoci la morte, lo stupro, la tortura, e tante altre piacevolezze…

Stamattina poi il colmo. Libero, che negli ultimi anni si è distinto per un giornalismo violento, pubblica il titolo che vedete.
Mette in bocca alla nostra portavoce, Viola Carofalo, parole che non ha mai detto, diffamando e calunniando. Rappresentandoci esattamente al contrario di come siamo.

Addossare a qualcuno frasi che non ha mai detto è da querela, e infatti così procederemo. Abbiamo già dato mandato ai nostri avvocati.

Ma perché tutto questo schifo? Libero è stato il culmine, ma stamattina anche Matteo Salvini ci onora della sua attenzione dandoci dei “digustosi”. Tutti i gruppi e le testate di destra si sono mossi in maniera quasi coordinata per far scattare un “caso” inesistente…

Il perché ci sembra ovvio. La verità è che la destra di questo paese ha cavalcato, come purtroppo già accaduto con Pamela, il violento omicidio di Desiree. Lo ha usato per incassare consenso nei sondaggi, visto che le elezioni sono a breve. E per produrre legittimità intorno all’approvazione del Decreto Sicurezza la settimana prossima, che servirà a Salvini a chiudere la partita con i 5 Stelle, subordinando definitivamente il Governo alla propria direzione politica.

In quest’ottica deve essere distrutta ogni voce critica come la nostra. Il post che avevamo ripubblicato, prendendolo dalla bacheca di una militante di una associazione femminista, indignata e arrabbiata per la vergognosa speculazione sulla vita di Desiree, dava fastidio.

Dava fastidio perché è girato tantissimo, facendo notare a centinaia di migliaia di persone che il tragico caso di Desiree è assurto a questo livello di notorietà perché poteva essere strumentalizzato. Il post aveva l’ardire di constatare che quando gli stupratori e gli assassini sono italiani, stranamente l’attenzione dei politici e dei media è inferiore: si negano i fatti, si attacca la vittima, ci si profonde in giustificazione dei violentatori… Un fatto inoppugnabile, che chiunque abbia a che fare con il mondo dell’informazione sa: i like si fanno solo se c’è “l’uomo nero” di mezzo, mica se si parla della carenza di proposte dei nostri governanti, delle loro oscure manovre, del perché i giovani italiani emigrino, di come si lavora oggi in Italia, di quanta ricchezza ci venga sottratta per finire nelle tasche di poche famiglie…

Siamo stati fra i pochi ad avere il coraggio di dire quello che milioni di persone pensano: che non si può strumentalizzare politicamente la morte di una giovane vita per produrre ancora più odio, emarginazione e violenza.

Siccome siamo gli unici in Italia ad avere il coraggio di dire queste cose in modo chiaro, il nostro movimento è credibile e in crescita. E questo fa paura alla destra e ai fascisti, che vorrebbero un paese autoritario, in cui a comandare fossero solo loro. In cui le fake news possano creare un clima di istupidimento, di violenza e di paura.

Per questo devono rallentare, incrinare l’immagine e la fiducia, di un movimento politico giovane e pulito come il nostro. Per far questo sono disposti a tutto. Ma non ci faremo certamente spaventare, questi soggetti li conosciamo benissimo.

Invitiamo tutte e e tutti a farci sentire, a far sentire una voce di umanità, a non lasciare il monopolio della parola solo a chi diffonde bugie e odio per mantenere, grazie alla guerra fra poveri, il suo potere.

PS: doneremo l’eventuale risarcimento della querela alle associazioni che si occupano di violenza di genere con cui collaboriamo ogni giorno. E continueremo la nostra lotta contro tutti gli stupri, contro tutti gli abusi che ogni giorno subiscono le donne di questo paese dentro e fuori le mura domestiche, contro le discriminazioni sociali e l’assenza di servizi pubblici.

 

 
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Museo - Folle rapina a Città del Messico

Post n°14728 pubblicato il 03 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Titolo originale: Museo

Museo - Folle rapina a Città del Messico è un film di genere drammatico del 2018, diretto da Alonso Ruizpalacios, con Gael Garcia Bernal e Simon Russell Beale. Uscita al cinema il 31 ottobre 2018. Durata 128 minuti. Distribuito da I Wonder Pictures.

Poster

Juan (Gael Garcia Bernal) e Wilson (Leonardo Ortizgris), eterni studenti ben oltre la trentina, stanno pianificando un colpo audace: intendono irrompere nel museo nazionale di Archelogia di Città del Messico per rubare preziosi reperti precolombiani, in particolar modo la maschera funeraria di King Pakal. Mentre le loro famiglie celebrano il Natale, loro si preparano all'azione. Il colpo va a buon fine e i due tornano a casa pieni di antichi tesori, ma la mattina dopo si rendono conto che il furto è descritto dai notiziari come un vero e proprio attacco alla Nazione. E' a quel punto che capiscono la gravità delle loro azioni. Nel proseguire rocambolescamente il loro piano, Juan e Wilson si ritrovano in un viaggio che li porta dalle rovine Maya di Palenque alle spiagge di Acapulco nel futile tentativo di piazzare dei tesori così famosi e riconoscibili che nessuno osa acquistarli. Ispirato a una storia vera, MUSEO rappresenta al meglio con beffarda ironia il vecchio adagio "non sai quello che hai finché non ti trovi a perderlo".


Ispirato alla storia vera del furto più assurdo e sorprendente della storia del Messico.
Presentato in anteprima mondiale alla 68esima edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino, vincitore dell'Orso d'Argento per la Migliore Sceneggiatura.

IL CAST DI MUSEO - FOLLE RAPINA A CITTÀ DEL MESSICO:
  • MONTAGGIOYibran Asuad
  • PRODUZIONE: Detalle Films, Distant Horizon, Panorama Global

 
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Millennium - Quello che non uccide

Post n°14727 pubblicato il 03 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Titolo originale: The Girl in the Spider's Web

Millennium - Quello che non uccide è un film di genere thriller del 2018, diretto da Fede Alvarez, con Claire Foy e Sverrir Gudnason. Uscita al cinema il 31 ottobre 2018. Durata 117 minuti. Distribuito da Warner Bros..

Poster

Lisbeth Salander, figura di culto e personaggio principale dell'acclamata serie di libri Millennium creata da Stieg Larsson, torna sul grande schermo in Millennium - Quello che non uccide, il primo adattamento del recente bestseller mondiale scritto da David Lagercrantz. La vincitrice del Golden Globe, Claire Foy protagonista della serie The Crown, interpreta l'iconica hacker sotto la direzione di Fede Alvarez


Affidato alla regia di Fede Álvarez, regista uruguayano noto soprattutto per aver diretto horror come il remake di La casa di Sam Raimi e Man in the Dark, Quello che uccide è il quinto adattamento cinematografico dei romanzi della serie di noir scandinavi Millennium, quella che è stata ideata dallo scrittore e giornalista svedese Stieg Larsson e che vede protagonisti la giovane hacker Lisbeth Salander e il giornalista Mikael Blomkvist, direttore della rivista che dà il nome alla serie.

Inevitabile che i primi adattamenti dei romanzi, che nel complesso hanno venduto oltre 8 milioni di copie in tutto il mondo, siano stati fatti proprio in Svezia, a partire dalla trilogia originaria di Larsson: "Uomini che odiano le donne", "La ragazza che giocava col fuoco" e "La regina dei castelli di carta".
A dirigere i film omonimi, tutti del 2009, sono stati Niels Arden Oplev (regista del primo) e Daniel Alfredson (regista dei secondi due), con Noomi Rapace, diventata una star internazionale grazie alla popolarità regalatale dalla parte di Lisbeth, e Michael Nyqvist. Altrettanto inevitabile che Hollywood decidesse di sfruttare un fenomeno dalle proporzioni internazionali come quello della saga: è stato David Fincher, 2011 a ririgere il film basato sul primo romanzo, Millennium - Uomini che odiano le donne, affidando a Daniel Claig il ruolo di Blomkvist e a Rooney Mara quello di Lisbeth Salander.
A lungo si è sperato che questo team artistico potesse continuare nell'adattamento dei romanzi di Larsson, ma tra la Sony (che produce) e regista e attori non si è mai riusciti a trovare un accordo in grado di soddisfare tutte le parti. 
La produzione ha allora optato per una sorta di reboot cinematografico della serie, con un nuovo regista e un nuovo cast, e soprattutto mettendo da parte la trilogia originale di Millennium e ricominciando il lavoro di adattamento dal quarto libro della serie, quello che si chiama appunto "Quello che non uccide" e che è stato scritto - così come il quinto "L'uomo che inseguiva la sua ombra" - dallo scrittore scelto dalla casa editrice svedese Norstedts Förlag per prendere il posto di Larsson: David Lagercrantz, anche lui giornalista e scrittore.

Per i ruoli dei protagonisti, nel non facile compito di sostituire Mara e Craig, la produzione e il regista di Quello che uccide hanno scelto l'attrice inglese Claire Foy (quella che è stata la regina Elisabetta II di The Crown, ma anche la protagonista di Unsane di Steven Soderbergh e l'attore svedese di origine islandese Sverrir Gudnason, il Björn Borg di Borg McEnroe.

 

Dal Trailer Italiano del film:

Frans Balder (Stephen Merchant): Sei l'unica che può fare questo lavoro. Devi riuscire nell'impossibile

Lisbeth Salander (Claire Foy): Cosa devo cercare?
Frans Balder: La somma dei miei peccati!

Mikael Blomkvist (Sverrir Gudnason): Lisbeth!
Lisbeth Salander: Mi hanno incastrato
Mikael Blomkvist: Chi è stato?
Lisbeth Salander: È quello che voglio sapere

Camilla Salander (Sylvia Hoeks): Tu non sei Lisbeth Salander?! La giustiziera?! La ragazza col drago tatuato?! Non punisci gli uomini che fanno del male alle donne?!

Lisbeth Salander: Prendi tua figlia e vattene, non ti farà più del male!

Camilla Salander: Perché hai aiutato tutti tranne me, sorella?!

Lisbeth Salander: È lei, c'è la sua mano in questa storia

Camilla Salander: C'è sempre qualcuno che deve soffrire...ora tocca a te!

Palgue (Cameron Britton): Pensavi che non avesse un piano?

Camilla Salander: Ora il mondo brucerà e tutti sapranno che sei stata tu...ad appiccare il fuoco!

 


 
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Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni

Post n°14726 pubblicato il 03 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Titolo originale: The Nutcracker and the Four Realms

 

Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni è un film di genere avventura, family, fantasy del 2018, diretto da Lasse Hallström, Joe Johnston, con Keira Knightley e Morgan Freeman. Uscita al cinema il 31 ottobre 2018. Durata 100 minuti. Distribuito da Walt Disney Pictures.

Poster

Nuova, incantevole versione dello Schiaccianoci, Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni mescola il racconto fantastico scritto da E.T.A.Hoffmann nel 1816 e il gioioso balletto natalizio musicato da Čajkovskij quasi un secolo dopo. 
Il padrino Drosselmeyer (Morgan Freeman) è il più vecchio e fidato amico del signor Stahlbaum (Matthew Macfadyen). Così, come ogni vigilia di Natale, il ricco uomo d'affari e sua figlia Clara (Mackenzie Foy) si riuniscono con gli altri ospiti nel grande salone di casa Drosselmeyer, per partecipare alla magnifica festa che il giocattolaio indice tutti gli anni. Durante i consueti festeggiamenti però, avviene un fatto insolito: seguendo per gioco un filo dorato che attraversa i corridoi dell'immensa magione, la giovane Clara viene condotta in un mondo magico e sconosciuto, diviso in quattro reami incantati. Scortata dal valoroso soldato Philip e da una banda di arzilli topini, la bambina attraversa i paesaggi imbiancati del Paese dei fiocchi di neve, le terre variopinte del Paese dei fiori e infine i villaggi “commestibili” del Paese dei dolci. Incontra nuovi amici e preziosi alleati, tra i quali la sdolcinata Fata Confetto (Keira Knightley), e viene a conoscenza di una missione che solo lei può portare a termine: infiltrarsi nell'ostile quarto reame, dimora della perfida Madre Ginger (Helen Mirren) e recuperare un'antica chiave in grado di sbloccare un misterioso cofanetto.


In Fantasia di Walt Disney, la partitura musicale di Tchaikovsky veniva riproposta fedelmente: fate, funghi e orchidee danzavano sul pelo dell'acqua al ritmo dello Schiaccianoci. Quasi ottant'anni dopo, l'annuncio di una trasposizione live action del romanzo fantastico "Schiaccianoci e il re dei topi" di E. T. A. Hoffmann, è stato accompagnato dalla decisione di incorporare nel film le trascinanti musiche del balletto russo. 
Impensabile per il regista Lasse Hallström, il primo a salire a bordo dell'ambizioso progetto, raccontare le avventure della giovane Clara senza la vibrante musica della celesta, senza le pirouette e i grand jeté che hanno reso immortale il Balletto del 1891. 
La sceneggiatura curata da Ashleigh Powell, inoltre, mescola le fantasie letterarie dell'autore romantico e i vaporosi scenari teatrali con una terza versione della storia, entrata in punta di piedi, quasi sulle mezze punte, a far parte dell'immaginario comune. Quella scritta da Alexandre Dumas nel 1845, alla quale Tchaikovsky si ispirò direttamente. Il testo francese, meno cupo dell'originale, comincia la sera di Natale, quando Clara (Marie in questa versione) trova fra i giocattoli ricevuti in dono uno schiaccianoci con la divisa di velluto viola, alamari bianchi e stivaletti tirati a lucido. A mezzanotte in punto, un esercito di topi attacca i giocattoli della vetrina, i quali, capitanati dal generale Schiaccianoci, si catapultano fuori dall'armadio e passano al contrattacco. Clara, intervenuta in difesa dell'amato soldatino, finisce così nel magico mondo delle favole. 

A interpretare la coraggiosa protagonista è Mackenzie Foy, classe 2000, conosciuta e apprezzata nel ruolo della giovane Murph in Interstellar di Christopher Nolan. Seguono, in ordine di ingresso nel castMorgan Freemancon la benda sull'occhio del padrino Drosselmeyer. Keira Knightley nei panni della smielata Fata Confetto e Helen Mirren in quelli della perfida Madre Cicogna. L'attore messicano Eugenio Derbez è l'ultimo a firmare per il ruolo del sovrano del Regno dei fiori, mentre la stella del balletto americano Misty Copeland danza sul grande schermo sulle note della magica suite.

 

Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni porta la firma di due registi, Lasse Hallstrom e Joe Johnston, che non hanno mai lavorato insieme prima d'ora. La situazione particolare si deve alla mancata disponibilità di Hallstrom a lavorare su un mese aggiuntivo di nuove riprese "correttive", i cosiddetti reshoot, che sono stati portati a termine invece da Johnston. Accade per molti film hollywoodiani, ma in questo caso i rifacimenti sono stati talmente prolungati che Johnston, diversamente da quanto accade di solito, è stato accreditato alla regia insieme a Hallstrom.

Il lungometraggio è stato girato senza badare a spese, interamente su pellicola Kodak da 65mm, quella che poi in proiezione viene stampata sul 70mm e/o IMAX. La sceneggiatura è a cura di Ashleigh Powell, una giovane scrittrice al primo lavoro importante in ambito cinematografico. Qui viene coadiuvata da Tom McCarthy, per i più il regista premio Oscar del Caso Spotlight e di diverse opere indipendenti americane, ma dietro ai copioni anche del pixariano Up e del recente Ritorno al Bosco dei 100 Acri. Per una curiosa coincidenza, Keira Knightley riscopre sul set Matthew McFayden, suo compagno di set in Orgoglio e pregiudizio (2005) e successivamente Anna Karenina (2012).

 

 

Dal Trailer Italiano del Film:

Drosselmeyer (Morgan Freeman): Buon Natale Clara!
Clara (Mackenzie Foy): Padrino!
Drosselmeyer: Il regalo di quest'anno non lo dimenticherai mai! Molti non si rendono conto che ci sono regni complessi nel nostro mondo! E tu hai la chiave dei loro segreti! Ricorda Clara: niente è come sembra

Clara: Dove mi trovo?
Philip (Jayden Fowora-Knight): Siete nei quattro regni principessa Clara
Clara: Principessa?
Philip: Al vostro servizio, maestà!
Clara: Forse ho passato troppo tempo in soffitta!

Fata Confetto (Keira Knightley): Benvenuta nel nostro mondo! La terra dei fiocchi di neve. La terra dei fiori. La terra dei dolci. Ma nel quarto regno sono cominciati i nostri problemi! Madre Ginger ha iniziato questa guerra...

Madre Ginger (Helen Mirren): Non lo sai che è pericoloso qui?!

Fata Confetto: Sarai tu, spero, a farla finire!

Philip: Il regno va salvato!

Clara: Sono solo le leggi della fisica!
Philip: Queste leggi funzionano sempre?
Clara: Da quanto ne so...

Fata Confetto: Sta radunando le forze!

Drosselmeyer: Tu sei l'unica che può fermarla!
Madre Ginger: Ti stavo aspettando!

Drosselmeyer: È tempo!

 

 

Il film Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni proviene dal racconto "Schiaccianoci e il re dei topi", pubblicato nel 1816 e scritto dal tedesco Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, considerato uno dei più influenti scrittori del romanticismo, faro anche per la letteratura investigativa e gotica (si sarebbe poi detta horror). La fiaba vede la bambina Maria interagire con il pupazzo del titolo, un soldatino schiaccianoci che con gli altri giocattoli affronta il Re dei Topi. Il racconto sarebbe stato poi alleggerito da Alexandre Dumas padre nel 1845, ed è quella versione che poi è stata alla base del balletto Lo Schiaccianoci di Cajkovskij, forma nella quale la vicenda e i personaggi sono entrati nell'immaginario collettivo. La Disney aveva avuto a che fare col compositore sia per l'uso dell'altro suo balletto La bella addormentata nel bosco per il film omonimo del 1959, ma prima ancora aveva usato proprio brani dello Schiaccianoci nel celeberrimo secondo segmento di Fantasia (1940), la sezione con l'indimenticabile danza dei funghi.

 


 
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La Diseducazione di Cameron Post

Post n°14725 pubblicato il 03 Novembre 2018 da Ladridicinema
 

Titolo originale: The Miseducation of Cameron Post

La Diseducazione di Cameron Post è un film di genere drammatico, sentimentale del 2018, diretto da Desiree Akhavan, con Chloë Grace Moretz e John Gallagher Jr.. Uscita al cinema il 31 ottobre 2018. Durata 91 minuti. Distribuito da Teodora Film.

Poster

La Diseducazione di Cameron Post, il film diretto da Desiree Akhavan è ambientato in una cittadina del Montana, nel 1993. Quando viene sorpresa a baciarsi con una ragazza durante il ballo della scuola, la giovane Cameron Post(Chloë Grace Moretz) viene spedita in un centro religioso, God's Promise, in cui una terapia di conversione dovrebbe "guarirla" dall'omosessualità. Insofferente alla disciplina e ai dubbi metodi del centro, Cameron stringe amicizia con altri ragazzi, finendo per creare una piccola e variopinta comunità capace di riaffermare con orgoglio la propria identità.

Tratto dall'omonimo romanzo di culto di Emily M. Danforth.

FRASI CELEBRI:

 

Dal Trailer Italiano del Film:

Reverendo Rick (John Gallagher Jr.): Manca solo la tua firma e per noi è tutto a posto! Sei ufficialmente una discepola della God's Promise, benvenuta!
Cameron Post (Chloë Grace Moretz): Oh, cazzo...

Coro: Il cambiamento avverrà attraverso Dio, ma dentro di me!
Cameron: Me...
Dott.ssa Lydia Marsh (Jennifer Ehle): Non esiste l'omosessualità, esiste solo la lotta contro il peccato che tutti dobbiamo affrontare!

Steve (Isaac Jin Solstein): Prima praticavo l'autoerotismo, ma poi ho capito che era peccato e così ho smesso

Dott.ssa Lydia Marsh: Devi considerarti parte della famiglia, Cameron!
Cameron: Può chiamarmi Cam
Dott.ssa Lydia Marsh: Cameron è già un nome sufficientemente maschile, abbreviarlo lo renderebbe ancora meno femminile!

Cameron: Ma che gliene frega a lei?!
Adam (Forrest Goodluck): È un po' come una strega cattiva! Se ti masturbi, ti lancia il malocchio!

Dane (Christopher Dylan White): Non puoi chiedere a Dio il permesso di masturbarti!
Steve: Te l'abbiamo chiesto?!
Dane: Neanche ti conosco, ma mi basta un'occhiata per capire che sei lesbica

Dott.ssa Lydia Marsh: Il primo passo è smettere di considerarti omosessuale
Cameron: Io non mi considero omosessuale, io non mi considero un bel niente!

Cameron: Fanculo questo posto, sono stufa di provare disgusto verso me stessa!

Cameron: Non avete idea di quello che fate!

 


 
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