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Messaggi del 05/02/2019
Post n°14872 pubblicato il 05 Febbraio 2019 da Ladridicinema
Il progetto per la serie a episodi del Signore degli Anelli potrebbe non essere girato in Nuova Zelanda, a seguito di mancati accordi tra la produzione di Amazon e il governo neozelandese. Considerato che sul piatto ci sono più di un miliardo di dollari di investimento, la cosa si fa preoccupante, soprattutto per l’economia e l’indotto del paese. La Nuova Zelanda ha visto risollevare una bella fetta del proprio andamento economico proprio dal flusso di interesse generato dalla ormai celebre trilogia di film dedicata all’opera di J.R.R. Tolkien, girata ormai a inizio secolo, a cui fecero poi seguito altri tre film dedicati alle vicende di Bilbo Baggins, nei film de Lo Hobbit. Un giro di affari imponente e occupazione assicurata per migliaia di persone che non vedono certo di buon occhio la prospettiva che non venga accesa luce verde sulla serie, considerato anche il richiamo mediatico già generato, per quella che è sicuramente la più costosa serie mai concepita e che solo un colosso come Amazon può pensare di finanziare, attualmente. Il nocciolo della questione riguarda la capacità attuale di reggere i ritmi di produzione da parte degli studios localizzati nel paese, fioriti all’epoca del girato dei film e nonostante le garanzie governative, la posta è così alta che dividersi le fette di una torta farcita a più strati come questa diventa un fatto che esula la mera golosità delle controparti in causa. Se ancora siete tra coloro che non hanno mai seguito i film, vi invito a farlo. Anche se non foste dei fan del fantasy o riteneste che Tolkien non fa per voi, vi garantisco che l’esperienza sarebbe molto piacevole e anche gratificante a livello estetico. La sceneggiatura poi, capolavoro di sintesi fine alla rappresentazione cinematografica, ha saputo ridefinireper il nuovo secolo un modo di raccontare il fantasy classico e apparentemente impossibile da portare sul grande e piccolo schermo.
Post n°14871 pubblicato il 05 Febbraio 2019 da Ladridicinema
Il Festival di Sanremo 2019 è la kermesse musicale condotto da Claudio Baglioni, Claudio Bisio e Virginia Raffaele, giunto alla sessantanovesima edizione, in onda in prima serata su Rai 1, dal 5 al 9 febbraio 2019. Sanremo 2019: le anticipazioni della prima serata Questa sera andrà in onda la prima serata della sessantanovesima edizione del Festival di Sanremo. I 24 Campioni in gara sono i seguenti: Achille Lauro, Anna Tatangelo, Arisa, Boomdabash, Daniele Silvestri, Einar, Enrico Nigiotti, Ex-Otago, Francesco Renga, Federica Carta e Shade, Ghemon, Il Volo, Irama, Loredana Bertè, Mahmood, Motta, Negrita, Nek, Nino D'Angelo e Livio Cori, Paola Turci, Patty Pravo con Briga, Simone Cristicchi, Ultimo e Zen Circus. Durante la prima serata, si esibiranno tutti i 24 artisti in gara con il loro brano. Gli ospiti della prima serata saranno Andrea Bocelli e Matteo Bocelli, Giorgia, Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino e Claudio Santamaria. Sanremo 2019, prima serata: la scaletta L'ordine di uscita degli artisti in gara sarà il seguente: Francesco Renga Sanremo 2019: dove vederlo Il Festival di Sanremo 2019 va in onda su Rai 1 a partire dalle ore 20:35. Per quanto riguarda lo streaming, il programma è visibile sul sito Rai Play. La serata intera sarà successivamente disponibile sempre sul sito Rai Play, nella sezione Guida Tv/Replay.
Post n°14870 pubblicato il 05 Febbraio 2019 da Ladridicinema
Un drammatico tentativo di “regime change”, al culmine di un assedio spietato. Da sei anni, cioè dalla morte di Hugo Chavez, il Venezuela è stretto nella morsa imperiale degli Usa. Vero obiettivo: mettere le mani sulla Pdvsa, la compagnia petrolifera statale. Per inciso: il Venezuela dispone della maggior riserva di petrolio al mondo. Altro da aggiungere? Certo, a pesare è l’insipienza del governo Maduro, che è solo l’ombra del leader “bolivariano” a cui è succeduto. Ma sarebbe assurdo non vedere – come fa la grande stampa – a quali difficoltà è stato costretto, l’esecutivo di Caracas, dalla micidiale macchina del Washington Consensus. Lo afferma un grande giornalista come Gianni Minà, per lunghi anni rivoluzionario conduttore di programmi che hanno fatto la storia della televisione italiana. Intervistato da Fabrizio Verde per “L’Antidiplomatico”, Minà si schiera senza esitazione dalla parte di Maduro, che nella regione è sostenuto da paesi come il Messico e Cuba, la Bolivia e l’Uruguay. Il Venezuela, scrive Verde, si trova nuovamente sotto attacco: «A Washington hanno costruito il grottesco golpe con lo sconosciuto Guaidò che si è auto-nominato presidente ad interim». Minà sottolinea «l’incongruenza della politica degli Stati Uniti praticamente da sempre». E spiega: «Non saprei definire in altro modo le numerose guerre dichiarate da Washington, nell’ultimo mezzo secolo, in nome della democrazia e della libertà». Osservando conflitti come quello del Vietnam e ultimamente quelli in Medio Oriente, aggiunge Minà, «viene da domandarsi perché tutto questo si ripeta, visto che alla fine gli yankee si devono quasi sempre ritirare e rinunciare alle loro mire iniziali». Riguardo al Venezuela, appoggiato da Russia e Cina, Gianni Minà considera drammatica la situazione, senza la possibilità di una soluzione a breve: «E questo perché nessuno vuol dispiacere al paese della libertà, quello di Trump ovviamente». Spirano venti di guerra: corriamo il rischio che Caracas diventi una nuova Damasco? «Credo proprio di sì», risponde Minà, anche se, aggiunge, «con l’auto-nomina del candidato “americano”, tutto è diventato ridicolo: specialmente se a una tale “trovata” nessuno, neanche l’Unione Europea, ha avuto il coraggio di essere dissenziente e chiaro». Per bocca di John Bolton, gli Stati Uniti hanno annunciato nuove sanzioni contro la compagnia petrolifera statale Pdvsa, quinta fornitrice di petrolio per gli Usa. Inoltre sono stati congelati ben 7 miliardi di dollari della società di Caracas. Il vero obiettivo è quello di impadronirsi del petrolio venezuelano? «Credo che questo obiettivo sia palese», conferma Minà, secondo cui siamo letteralmente alle solite: le Sette Sorelle vogliono il petrolio venezuelano. Tutto il resto è coreografia. O tragedia: «Si può condannare alla fame un paese strategico che fa comodo all’economia di un altro paese? Pare di sì, in barba a tutte le dichiarazioni di moralità e di etica della politica». Secondo Fabrizio Verde, l’informazione sul Venezuela è spesso inquinata da “fake news” propalate senza soluzione di continuità dal circuito informativo mainstream. Perché tanto accanimento contro il Venezuela? La Rivoluzione Bolivariana rappresenta un esempio scomodo per troppi paesi schiacciati sotto il tallone di ferro del neoliberismo? Minà confessa «una punta di malinconia per la fine che ha fatto il nostro mestiere». E spiega: «Non ho letto o ascoltato infatti articoli seri, ma soltanto l’esaltazione della giustezza della politica nordamericana o la propaganda ritmata per cui (ormai da sei anni, dalla morte di Chavez) esiste un piano di mortificazione dei diritti dei venezuelani». Aggiunge: «Gli errori del governo di Maduro hanno fatto il resto, ma è vile assistere a un assedio del paese che dura da tempo, si esprime con atti golpisti ogni due, tre mesi, sparisce dall’informazione per un paio di volte al mese, dopo di che aspetta i dollari che devono arrivare dagli Stati Uniti per continuare una strategia infame e finisce, da giugno, per ignorare che le elezioni le ha vinte il governo chavista. Piaccia o non piaccia agli organizzatori di questi golpe». Le elezioni di cui parla Minà sono le presidenziali del 20 maggio 2018, contestate da alcune Ong. Maduro ha stravinto ottenendo quasi il 70% dei consensi (oltre 6 milioni di voti), battendo Henri Falcon (“Avanzata progressista”) e l’indipendente Javier Bertucci. Alla tornata elettorale però avevano rifiutato di partecipare “Prima la Giustizia”, “Azione Democratica” e “Volontà Popolare”, la formazione di Guaidò. Assediato dalle manifestazioni di piazza, in un video-appello “al popolo Usa”, oggi Maduro dichiara: «È stata avanzata una campagna brutale di immagini false, di immagini truccate e montate: non credete a tutto quello che affermano i media degli Stati Uniti, ve lo dico con il cuore». L’altra notizia è che la Banca d’Inghilterra ha clamorosamente rifiutato di consegnare al governo di Caracas la riserva aurea del Venezuela, di cui il paese ha disperato bisogno. In compenso, i venezuelani sono invitati a consolarsi con gli aiuti umanitari alternativi, richiesti da Guaidò e procurati di fatto dagli stessi poteri che oggi rifiutano di restituire al Venezuela l’oro dello Stato.
Post n°14869 pubblicato il 05 Febbraio 2019 da Ladridicinema
Il media online d’inchiesta e d’opinione francese Mediapart, fondato nel 2008 Edwy Plenel (ex caporedattore di Le Monde) ha annunciato dal suo account Twitter che “due procuratori, accompagnati da tre agenti di polizia, volevano perquisire i locali di Mediapart questa mattina alle 11:10 del mattino, nell’ambito di un’indagine aperta dall’ufficio del pubblico ministero per (tra le altre cose) aver violato la privacy di Benalla dopo le nostre rivelazioni della scorsa settimana”. Mediapart ha pubblicato due filmati amatoriali e un susseguirsi di inchieste sul cosiddetto “Affare Benalla”, funzionario molto vicino al presidente Macron che, durante la manifestazione del Primo Maggio a Parigi, fu ripreso mentre pestava duramente un manifestante, partecipando al fermo della vittima e della sua compagna insieme ai CRS (celere anti-sommossa). Ne è nato una sorta di “caso di Stato” che ha aperto una crisi di tenuta istituzionale del governo Macron (http://contropiano.org/news/). Dopo questa prima fase di inchiesta, Mediapart ha continuato a seguire da vicino il caso, soprattutto quando Alexandre Benalla è stato posto in stato di fermo nel quadro dell’inchiesta sui passaporti diplomatici, di cui era titolare, e che avrebbe utilizzato circa “una ventina di volte” dopo il suo licenziamento. L’inchiesta è stata estesa ad altri capi d’accusa, come il falso e l’ottenimento illegale di un documento amministrativo. Durante l’audizione in una commissione del Senato sulla vicenda, Benalla affermò di aver lasciato i passaporti in ufficio ma quei documenti non furono mai trovati. Inoltre, è di qualche settimana fa la pubblicazione di una registrazione audio in cui Benalla si vanta del supporto del presidente Macron, dichiarando “li divorerai tutti”. Il media online Mediapart ha dichiarato di opporsi fermamente a questa indagine per proteggere le sue fonti: “Questa indagine, che riguarda le registrazioni rivelate da Mediapart, rischia di compromettere la riservatezza delle fonti del nostro giornale. Ecco perché abbiamo rifiutato questa indagine, un atto senza precedenti – e particolarmente serio – nella storia di Mediapart”. Oggi Macron sta cercando di colpire attraverso gli strumenti della repressione giudiziaria la libertà di informazione e di espressione, attaccando direttamente uno dei media indipendenti più letti, conosciuti, attivi nel produrre inchieste spesso “scomode”. Da parte di tutta la Redazione diContropiano, la nostra massima solidarietà e il nostro sostegno per un’informazione libera e indipendente.
Post n°14868 pubblicato il 05 Febbraio 2019 da Ladridicinema
Dragon Trainer - Il mondo nascosto vince nettamente il weekend con oltre 3,1 milioni di euro e quasi mezzo milione di spettatori grazie a un'ottima domenica (ieri oltre 1,4 milioni) staccando nettamente la concorrenza. Il film fenomeno della settimana è Green Book (guarda la video recensione), che, partito in sordina, è cresciuto col passaparola e ha incassato 1,8 milioni di euro, una cifra notevole per un film "autoriale" e che dovrebbe crescere ancora parecchio prima della notte degli Oscar. Chiude il podio Creed II (guarda la video recensione), che riesce a superare i 6 milioni di euro complessivi, stracciando il risultato del primo film del franchise, che da noi aveva chiuso a 5,5 milioni. 5 milioni superati di un soffio anche per Mia e il Leone Bianco (guarda la video recensione), che si conferma "film della domenica" per eccellenza.
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45