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Messaggi del 02/05/2019

 

Game of Thrones 8: spiegato il forte buio della battaglia di Grande Inverno

Post n°15088 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

  
L’ultimo episodio andato in onda di Game of Thrones ha diviso il pubblico e condotto ad una serie di discussioni per quanto concerne l’estetica e gli sviluppi narrativi a disegnarlo. A lungo si è speculato su quanto sarebbe successo, moltissime le teorie intorno al Re della Notte, come quella che lo vede come “distruttore delle memorie”, ad esempio, o tutti i ragionamenti sulla Spirale del suo esercito, eppure molte domande restano, accompagnate da delusione…

Game of Thrones

L’attesa intorno a quella che sarebbe stata la battaglia di Grande Inverno era moltissima, esasperata ancor di più da tutte le precedenti dichiarazioni che la descrivevano come un qualcosa di “monumentale” e “mai visto“. Adesso, in seguito alla visione da parte del pubblico, si sono sollevate parecchie lamentele nei confronti di determinati aspetti che hanno caratterizzato questo episodio di Game of Thrones, primo fra tutti il buio ad avvolgere gran parte delle scene.
Moltissimi fan della serie hanno riportato, infatti, la medesima lamentela in proposito, generando discussioni e meme nella community, In relazione a tutto questo ComicBook ha indicato e riesumato un’intervista del 2017 a Robert McLachlan, colui che gestì anche il famigerato episodio delle “Nozze Rosse”.

Queste furono le sue parole ad INSIDER, rilasciate durante la messa in onda della settima stagione di Game of Thrones:

“Se guardi di nuovo la stagione uno, c’è un sacco di retroilluminazione immotivata. Anche per quanto concerne gli esterni di giorno puoi dire che sono stati accesi. Con i cineasti che lo hanno fatto da allora, penso che siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda in questa ricerca verso qualcosa di più naturalistico possibile… Per far sì che questi set e location si sentano come se non fossero assolutamente illuminati da noi, ma solo da Madre Natura o da alcune candele, così da sembrare più naturalistico, anche se migliorato in alcuni casi. “

Game of Thrones

Ovviamente con questo episodio di Game of Thrones non ci troviamo semplicemente davanti
ad una scelta estetica, l’oscurità è anche una metafora della confusione e di un futuro 
incerto che attende di essere spezzato, è un qualcosa che si distanzia dai tecnicismi per
arrivare allo stile e far provare le stesse identiche sensazioni che provano i protagonisti in
quei momenti, agli spettatori stessi. L’incertezza, il caos, fanno parte della narrazione che
avanza e avvolge.

Fonte: ComicBook.

 
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"Il Trono di Spade": ecco il primo volume del graphic novel da tgcom

Post n°15087 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Il più grande successo fantasy degli ultimi anni diventa a fumetti grazie alla matita di Tommy Patterson

"Il Trono di Spade": ecco il primo volume del graphic novel

"Il Trono di Spade. Un gioco di troni" è il primo dei due volumi a fumetti pubblicati da Mondadori nella serie Oscar Ink.

Il più grande successo fantasy degli ultimi anni, un cult per milioni di lettori nel mondo e ispiratore della fortunata serie televisiva omonima, diventa così un graphic novel d'autore.

Con tutti gli ingredienti dalla penna di George R.R. Martin: intrighi e rivalità, guerre e omicidi, amori e tradimenti, presagi e magie.

Le tavole portano la firma dell'illustratore Tommy Patterson; la sceneggiatura è di Daniel Abraham, a sua volta autore di romanzi fantasy molto apprezzati dalla critica.

Una ghiotta esclusiva per i lettori di Tgcom24:

 

Tommy Patterson ha disegnato "Farscape per Boom! Studios", l'adattamento del film "I guerrieri della notte" per la Dynamite Entertainment, e "Tales from Wonderland: The White Night, Red Rose e Stingers" per la Zenescope Entertainment.

George R.R. Martin, Il trono di spade. Libro primo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Vol. 1: Un gioco di troni (A Game of Thrones: The Graphic Novel. Volume One, 2012. A Game of Thrones: The Graphic Novel. Volume Two, 2013)
Sceneggiatura di Daniel Abraham
Disegni di Tommy Patterson
Colori di Ivan Nunes
Traduzione di Teresa Albanese
Mondadori – Oscar Ink
Pag. 472
28 €

 
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Nel 1993, le prime idee di George R.R. Martin per la trama di Game of Thrones erano totalmente diverse

Post n°15086 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

da https://www.hallofseries.com/news/game-of-thrones-prima-trama-martin/

E se Game of Thrones non fosse la storia che conosciamo? La serie della HBO nasce dai romanzi dello scrittore George R. R. Martin;spesso le prime idee non sono quelle definitive.

Le prime idee che Martin ha avuto per la saga Le Cronache del Ghiacco e del Fuoco, da cui è nata Game of Thrones, sono diverse dalla storia che oggi possiamo leggere e vedere.

Questa idee sono comparse (e poi cancellate) nel 2015 su Twitter, sull’account dell’editore di Martin, Harper Collins UK. Nel tweet c’erano le pagine inviate da Martin al suo editore nel 1993, con le quali presentava la trama della saga.

Com’era strutturata, dunque? Martin pianificava di realizzare tre volumi, con tre linee narrative: la lotta tra le casate di Westerosil tentativo di Daenerys di riconquistare il trono e la lotta contro gli Estranei, che – come dice Martin – sono la minaccia più grande della saga.

Sono gli archi narrativi che conosciamo, ma i fatti sono diversi:

  • Ned Stark muore esattamente allo stesso modo, con annessa accusa di tradimento per la morte di Robert Baratheon. Prima della sua dipartita, però, riesce a far fuggire Arya e Catelyn, anche loro ad Approdo del Re, verso Grande Inverno.
  • Sansa Stark sposa Joffrey Baratheon diventando madre del suo erede. Quando la guerra inizia, la ragazza sceglie di stare dalla parte del marito, per poi pentirsene in seguito.
  • Joffrey e Robb Stark si scontrano in battaglia nella guerra che oppone gli Stark alla Corona. Robb sconfigge Joffrey mutilandolo ed è poi ucciso in battaglia da Jaime e Tyrion Lannister. Quest’ultimo, con il Giovane Lupo morto, riesce ad assediare e bruciare Grande Inverno, di fatto rendendo i Lannister vincitori della guerra. In queste pagine Martin non menziona né Cersei né Stannis né Renly Baratheon.
  • Jon Snow entra nei Guardiani della Notte. Dopo essere scappati da Grande Inverno bruciata da Tyrion, Catelyn, Arya e Bran (che anche in questa versione ha perso l’uso delle gambe) chiederanno aiuto a Jon, che non potrà ospitarli, perché i Guardiani della Notte abbandonano i legami con le famiglie quando si uniscono all’ordine. A complicare le cose tra Jon e Arya nasce un sentimento d’amore.
Non ospitati da Jon, Arya, Catelyn e Bran fuggono ancora più a nord, dove vengono catturati da Mance Ryder e incontrano gli Estranei. Catelyn muore.
  • Complottando e giocando al gioco dei troni, Tyrion riesce a detronizzare Joffrey. Sul trono non salirà Tommen, ma Jaime Lannister. Come? Uccidendo tutti coloro che si trovano prima di lui nella linea di successione e incolpando Tyrion delle morti.Quest’ultimo, esiliato, cambia schieramento e si unisce agli Stark nella lotta contro suo fratello. S’innamora, non ricambiato, di Arya e da qui nasce un rapporto di rivalità con Jon Snow.
  • Daenerys Targaryen si sposa con Khal Drogo, che è poco interessato a invadere i Setti Regni, nonostante la promessa fatta a Viserys. Khal Drogo uccide Viserys; Daenerys decide di prendersi il suo tempo, per poi uccidere il marito per vendicare il fratello. Scappando dai Dothraki trova uova di drago, che le permettono di sottomettere i Dothraki e iniziare la sua invasione di Westeros.
  • Alla fine dei tre libri sono cinque i personaggi che sopravvivonoDaenerys, Arya, Bran, Jon e Tyrion. Sarà così anche nella saga effettiva?

In attesa di scoprire come Martin concluderà Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, l’ottava stagione di Game of Thrones ci darà la conclusione definitiva tra soli tre episodi.

 
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Il cdr de l’Unità: “Santoro ha dichiarato un impegno, non può cadere nel vuoto” da michelesantoro.it

Post n°15085 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Pubblichiamo il comunicato stampa del comitato di redazione de L’Unità sul futuro della testata fondata da Antonio Gramsci:

“Ora vorrei comprare l’Unità”. Così Michele Santoro in una intervista al Corriere della Sera. È una notizia. Una notizia importante, perché riguarda il futuro di una testata storica, non solo per la sinistra ma per l’informazione italiana, e dei lavoratori, giornalisti e poligrafici, che ad essa sono ancora legati. Riportare in edicola il giornale fondato da Antonio Gramsci, è un impegno che da due anni le organizzazioni sindacali – l’Fnsi, le associazioni territoriali, il Cdr – stanno portando avanti, con la consapevolezza che questa vicenda va ben oltre il pur importante ambito sindacale, perché essa parla ad un mondo della sinistra, una sinistra plurale, al mondo del lavoro, alle sue organizzazioni rappresentative, che nel ricostruire un proprio radicamento, per innovare la propria identità, per far vivere valori e principi che ne sono a fondamento, ha bisogno di una voce autorevole come per oltre 90 anni è stata l’Unità e come potrebbe tornare ad esserlo.

Lo abbiamo detto e scritto innumerevoli volte. E torniamo oggi a ribadirlo. Oggi che siamo giunti ad una stretta decisiva nel confronto con l’attuale proprietà, l’Unità srl. Oggi che l’affermazione di Michele Santoro riaccende i riflettori mediatici su l’Unità, in termini propositivi, non da gossip alla Lele Mora.

L’Unità è un patrimonio della sinistra, e di una comunità che anche in questi durissimi anni, non ci ha fatto mai mancare solidarietà e sostegno per una battaglia che sentiva propria. L’Unità, il suo futuro, è un fatto politico, prima ancora che industriale. E come tale interroga i protagonisti, a sinistra, della politica, come il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti. Il 30 di giugno, scadranno i due anni di Cassa integrazione. Dal giorno dopo, per giornalisti e poligrafici de l’Unità è disoccupazione. Stiamo battendoci per salvare quanti più possibili posti di lavoro e garantire i più solidi ammortizzatori sociali. Noi faremo la nostra parte. Ma sappiamo che il futuro de L’Unità non dipende solo e tanto da noi.

Michele Santoro ha dichiarato un impegno. Non può cadere nel vuoto”.

 
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Molti cercano “ineluttabile” dopo la frase di Thanos in Avengers: Endgame da fumettologica.it

Post n°15084 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Durante il climax di Avengers: Endgame, Thanos pronuncia la battuta «I’m… inevitable»,

che in italiano è stata resa con «Io sono… ineluttabile».

Come dimostra il grafico di Google Trends, la ricerca del termine “ineluttabile” sul territorio
italiano si è impennata nella settimana di uscita del film, insieme alle ricerche correlate
“thanos” e “io sono ineluttabile”.

thanos ineluttabile

La parola, come riporta Treccani, deriva dal latino “ineluctabĭlis” e indica

qualcosa o qualcuno contro cui non si può lottare, che non può essere fermato.


Visualizza l'immagine su Twitter

A sceglierla è stato Marco Guadagno, doppiatore (è la voce di Matthew Broderick, Toby Jones, Giovanni Ribisi), nonché direttore del doppiaggio e dialoghista di tutti i film dei Marvel Studios – ma la sua esperienza con i supereroi si estende alla direzione di Venom, Fantastici Quattro Catwoman.

Come mai la decisione è caduta proprio su “ineluttabile”? «Dato il personaggio e la sua epicità mi sembrava un termine più appropriato ed è comunque un sinonimo… Solo leggermente più colto» ha spiegato Guadagno a Fumettologica.

Tra le possibili scelte – che nel caso del doppiaggio devono tenere conto anche della durata della parola e di quanto vada in sincrono con la pronuncia originale – ci sarebbero state “inevitabile” o “inesorabile”, ma, spiega il direttore, «il problema è che la gente ha ridotto notevolmente il vocabolario», e la parola è stata quindi percepita come distante e oscura più delle intenzioni di partenza.

 
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Al fianco del Venezuela bolivariano, contro l’imperialismo. Senza se e senza ma

Post n°15083 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema

La Rete dei Comunisti esprime la massima solidarietà al popolo venezuelano e al suo legittimo presidente Maduro, che stanno affrontando in queste ore l’ennesimo tentativo di destabilizzazione da parte delle forze imperialiste e golpiste.
Nella giornata di ieri l’auto-proclamato presidente, e burattino statunitense, Joan Guaidò ha invitato all’insurrezione, dichiarando di avere le forze armate dalla sua parte. Insieme a lui, oltre a poche decine di militari, il leader delle guarimbas Leopoldo Lopez, che si è sottratto agli arresti domiciliari a cui era stato condannato per le sue responsabilità nei disordini del 2014, in cui decine di persone avevano perso la vita.
Ma già dalle prime ore è apparso chiaro come le roboanti dichiarazioni di Guaidò fossero basate sul nulla. Le forze armate si sono nella quasi totalità schierate dalla parte della Rivoluzione Bolivariane, e una folla immensa si è raccolta intorno al palazzo di Miraflores in sostegno al governo legittimo. Gli unici disordini si sono verificati intorno alla base militare de La Carlota, dove si sono raccolti in sostegno ai golpisti poche centinaia di manifestanti, provenienti dai quartieri circostanti, roccaforti della borghesia anti-chavista.
Le forze imperialiste mondiali, gli USA in primis ma la UE a ruota, si erano immediatamente schierate a favore del tentato golpe, e per qualche ora i mass media occidentali hanno cercato di vendere la fake news di un paese sull’orlo della guerra civile. Ora i golpisti si stanno rifugiando nelle ambasciate dei paesi complici, e il presidente Maduro ha dichiarato alla televisione che la situazione nel paese si è stabilizzata.
Questo ennesimo fallimento, che segue il tentato colpo di mano alle frontiere del 23 di gennaio scorso, è da un lato l’ennesima dimostrazione della determinazione del popolo venezuelano e della solidità dell’unione civico-militare a difesa della Rivoluzione Bolivariana; e dall’altro è la prova delle crescenti difficoltà delle forze imperialiste tradizionali ad imporre la propria volontà e i propri interessi in un contesto internazionale non più unipolare.
La posta in gioco in Venezuela va oltre la difesa del sacrosanto diritto di un popolo di determinare il proprio destino, e riguarda la possibilità di immaginare un modello alternativo alla barbarie di capitalismo ed imperialismo, e la miseria e la guerra che essa genera. È per questo compito di tutte le forze comuniste, internazionaliste o progressiste schierarsi contro questa prolungata aggressione imperialista e al fianco del popolo Venezuelano resistente.

 
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La memoria storica al cinema: dalla Resistenza a “Santiago, Italia” di Nanni Moretti da outsidernews.it

Post n°15082 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

La memoria è un risveglio insperato ed è fatta di ricordi che bruciano dentro. Sensazioni che ricostruisce Primo Levi, con pietre miliari come “Se questo è un uomo”, “La tregua” e “I sommersi e i salvati”, da testimone e grande scrittore. Ritrovare la memoria significa anche esprimere “il sapore aspro della vita che avevamo appreso allora”, come osservava Italo Calvino presentando il suo primo romanzo, “Il sentiero dei nidi di ragno”.

Santiago, Italia – Nanni Moretti

Così la memoria è rielaborata dalla letteratura di Fenoglio, Vittorini, Carlo Levi, Morante, Pavese, Cassola e dal cinema di Rossellini, Francesco Rosi, Bernardo Bertolucci, Scola, Montaldo, Lizzani, i fratelli Taviani, Olmi e Diritti, tra gli altri, rivivendo in chiave creativa la coscienza antifascista e il patrimonio culturale che ha generato la Resistenza. Eredità preziosa perché, come scrive Liliana Segre, “chi ignora il passato è più facilmente plasmabile” (la Repubblica del 24 aprile 2019). Da qui l’importanza dell’appello in difesa dello studio del passato lanciato da Andrea Camilleri, dallo storico Andrea Giardina e dalla stessa senatrice a vita Segre. La ricorrenza del primo maggio può essere pure un’occasione per ripercorrere le tracce e la genesi di un altro evento da non rendere innocuo.

A proposito di ricostruzione storica, Nanni Moretti fa dell’apparente semplicità della messa in scena cinematografica un punto di forza di “Santiago, Italia”, documentario presentato al Torino Film Festival e premiato con il David di Donatello e Nastro d’Argento dell’anno. La sua è una lezione sul punto di vista in un incalzante alternarsi di testimonianze e reperti su quello che accadde dopo l’11 settembre 1973, in seguito al colpo di Stato in Cile e al rifugiarsi di molti perseguitati, con i loro familiari, nell’ambasciata italiana.

“Quando ho cominciato a lavorare al documentario c’era un clima diverso: un’Italia un po’ meno incattivita e chiusa nei confronti della solidarietà. Sono felice come regista, anche se mi dispiace come cittadino, di mostrare oggi questo piccolo film sull’accoglienza in un periodo in cui un gran pezzo della società italiana è andato nella direzione opposta ai valori dell’accoglienza, della solidarietà, e in direzione opposta alla curiosità verso gli altri, alla compassione”, ha dichiarato in più occasioni il regista, anche tra i produttori con la Sacher Film, reduce in questi giorni da alcune presentazioni siciliane: dalla Multisala Apollo di Messina e l’Odeon di Catania al Rouge et Noir di Palermo e ai cinema Aurora di Siracusa e Modica.

Gli applausi alla fine sono stati il suggello di una visione vissuta con passione da parte degli spettatori. Merito di un documentario che fa ridere e commuovere e che provoca riflessioni, inquietudini e tante domande sulla natura umana, sul conformismo e l’autoritarismo, sul coraggio delle scelte e la ricerca di libertà e indipendenza. L’autore di “Bianca”, “Caro diario” e “Habemus Papam”, solo per citare tre dei suoi dodici film, appare solo in due sequenze: all’inizio, quando scruta in una visione d’insieme, ripreso di spalle, il panorama di Santiago e quando rivendica la sua non imparzialità di fronte a un militare, in carcere. Per il resto, rimane fuori campo e a tratti ne udiamo la voce quando interroga i sopravvissuti.

“Era la fine di tutta una vita democratica che di colpo si trasformava in dittatura. La cosa più impressionante era proprio questa: non avevamo esperienza né con i militari, né con regimi dittatoriali, e questo Paese, che era così libero, si trasformò di colpo in un Paese atroce. Per strada c’erano solo militari. Avevi paura di uscire. Dovevi andare a fare la spesa e tornare subito a casa, non andare in giro, chiuderti in casa. Quella era la vita nuova, rimanere chiusi in casa”, ricorda il regista Patricio Guzmán. Con il ruolo degli Usa in funzione antisocialista e anticomunista, il tradimento e la violenza militare, sotto la guida di Pinochet, e la morte tragica del presidente Salvador Allende determinano l’intervento improvvisato di religiosi e diplomatici per sottrarre alla tortura e alla morte più persone possibili.

Ecco la rievocazione di Piero De Masi: “A un certo punto c’era una tale corsa alle ambasciate da parte di questi cileni che erano impazziti dal terrore e allora saltavano il muro. Non chiedevano neanche, non entravano in maniera normale. Lì il muro dell’ambasciata italiana era molto basso (…) e qualcuno aveva tolto dei mattoni qui e lì in modo da fare una specie di scaletta e questi arrivavano e saltavano dentro. (…) Quando ho cominciato a vedere quest’ingressi incontrollati mi sono detto: che faccio? Io avevo chiesto al mio ministero di darmi istruzioni su quello che dovevo fare. Naturalmente si sono ben guardati dal farlo. E allora io ho deciso di tenerli tutti, di non mandare via nessuno”.

Nel film, queste sono le parole di Vittoria Sáez, artigiana: “Noi sempre abbiamo detto che siamo ricchi perché abbiamo due identità nazionali. Io sono cilena per nascita, con un Paese che mi ha trattato da patrigno. Il Cile è stato un patrigno cattivo per me. E l’Italia è stata una madre generosa e solidale”.

La regia asciutta di Moretti, il montaggio di Clelio Benevento e la fotografia di Maura Morales Bergmann valorizzano la forza del racconto senza forzature, evocando la complessità della vicenda senza complicare la fruizione e favorendo il coinvolgimento del pubblico.

Come evidenzia su Fata Morgana Web Roberto De Gaetano, autore del libro “Nanni Moretti. Lo smarrimento del presente” (Pellegrini, 2015), il film “dietro un apparente sguardo documentario lascia emergere una visione acuta e originale sul presente. (…) Santiago, Italia è un film sul presente italiano restituito nell’unico modo possibile: scavando genealogicamente nella storia del Paese e trovando in essa – affidata alla parola dell’altro – un luogo di fondazione mitico-epica”. Per De Gaetano, “non è tanto in gioco la comparazione meccanica tra il Cile di allora e l’Italia di ora, quanto la potenza di una composizione che, facendosi mediare da testimonianze e materiali d’archivio, costruisce “immaginativamente” una comunità, la cui verità è in primo luogo poetica (da dove momenti commoventi). Quell’Italia era tale – cioè comunità – perché di fatto immaginata e raccontata dall’altro”. I ricordi e la commozione dei cileni aiutano dunque a tratteggiare un’Italia diversa, quella che accolse i rifugiati dopo i giorni in ambasciata, rispetto a quella di chi invoca oggi barriere e muri, contrapponendo gli italiani ai migranti e ai profughi.

Ecco perché, sostenendo che nessun’immagine e nessun lavoro di scavo sono imparziali, pur praticando onestà intellettuale e rigore nella documentazione, Moretti offre una lezione sul punto di vista e sull’interpretazione critica, unendo cinema e memoria in equilibrio fra visione personale e collettiva. Vengono in mente, in parallelo, alcune pagine scritte da Lisa Halliday nel romanzo “Asimmetria” (Feltrinelli, 2018), quando fa dire alla voce narrante che una persona può “mettere lo specchio davanti a qualunque soggetto, a qualunque angolazione” ma non può “far finta che non sia lei a reggere lo specchio. E il fatto che tu non riesca a vedere la tua immagine riflessa non vuol dire che gli altri non la vedano.” Non a caso anche chi è pagato per immaginare è eternamente costretto da “limiti invalicabili”. Questo limite può diventare una risorsa, in termini di romanzo e di linguaggio per immagini, se si ha la capacità di mettere il proprio punto di vista al servizio di un racconto dotato di forza universale, che sa comunicare e trasmettere emozioni e pensieri a chi legge e a chi guarda.

Mostrando come si può essere protagonisti senza invadere lo schermo e dando spazio e voce a chi ha qualcosa da esprimere, il regista di “Palombella rossa” e “La stanza del figlio”, film nei quali ricordare (in chiave personale e collettiva) diventa doloroso e a volte insopportabile, arricchisce l’immaginario dello spettatore sottraendo all’oblio piccoli e grandi azioni, gesti e sentimenti spesso avvolti nelle nebbie della Storia.

Un significativo sfondo storico/politico sarà pure al centro del nuovo lungometraggio di Moretti, attualmente in lavorazione, tratto dal romanzo “Tre piani” (Neri Pozza, 2017). Un libro scritto dall’israeliano Eshkol Nevo, con attenzione alle suggestioni psicoanalitiche. L’uscita è prevista nel 2020.

 
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DAMASCUS TIME, un film che vorremmo vedere distribuito anche in Italia! da palaestinafelix.blogspot.com

Post n°15081 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Ho trovato online la recensione di questo interessante film iraniano; la ripubblico qui a beneficio dei lettori di PALAESTINA FELIX, includendo link alla pagina web ove l'ho rinvenuta. 

Il film, uscito nel 2018, del regista Ebrahim Hatamikia, narra la prospettiva iraniana sulla guerra in Siria. Un lungometraggio sul quale si sono espressi anche il Ministro degli esteri della Repubblica Islamica, Javad Zarif e il Generale Pasdaran, Qasem Soleimani, definendolo un capolavoro.

La trama verte sulla storia di due piloti iraniani, Younis e Ali, rispettivamente padre e figlio, impegnati in operazioni di lancio di aiuti umanitari alla popolazione civile in un periodo della guerrain Siria che vede l’avanzata inarrestabile dell’ISIS e l’isolamento di vaste aree del Paese. Alì, compiuta la sua missione avrebbe dovuto fare rientro in Patria, atteso dalla moglie in procinto di dare alla luce il loro bambino. All’ultimo, tuttavia, fa la difficile scelta di prendere parte, al fianco del padre, ad un’ultima urgente missione. Quella che lo vede impegnato nell’evacuazione per via aerea di civili da Palmira, sulla quale incombe la minaccia imminente del califfato.



Ci si sarebbe attesi un film che metta in buona luce l’operato dell’Iran, anche con quei risvolti un po’ propagandistici con cui ogni Paese dipinge sempre sé stesso, specie in questo genere di pellicole. Non è qui il caso.

Innanzitutto, il film si distingue da quanto ci ha abituato la vulgata Hollywoodiana, dove c’è sempre un Tom Cruise di turno che arriva e salva la pelle a tutti, mentre gli abitanti del luogo vengono spesso dipinti come degli incapaci. Qui invece, considerando che i protagonisti sono iraniani e il film si rivolge ad un pubblico principalmente di iraniani, diverse sono le scene che mostrano il sacrificio dei soldati siriani impegnati con coraggio nella lotta contro l’ISIS. Gli stessi due piloti iraniani, in realtà, partecipano alla missione non perché sarebbero i migliori, o perché i siriani non fossero capaci di pilotare un aereo in quelle condizioni, ma perché erano gli unici due piloti disponibili in quel momento in Siria, gli altri essendo tutti impegnati sul campo.

Nel dipingere l’Iran il regista fa una scelta, ancora una volta, in controtendenza a quanto ci saremo aspettati. All’inizio del film, in una video telefonata, la suocera rimprovera ad Alì di stare in Siria mentre la figlia è in ospedale, lamentando che anche l’Iran ha i suoi problemi. I protagonisti, inoltre, sono lontani dall’essere dipinti con i soliti stereotipi degli eroi all’americana. Alì viene mostrato tremante dalla paura, in altre scene piange al pensiero che potrebbe non riabbracciare più la moglie o vedere il bambino che sta per nascere. Younis, dal canto suo, già reduce della guerra tra Iran e Iraq, è molto più sicuro e calmo e, di fronte ai rimproveri del figlio che gli fa notare di non essere stato molto presente come padre, si lascia sfuggire anche un gesto d’amore.

Di contro alle scene appena descritte, fa da contrasto il rapporto dello sceicco dell’ISIS con suo figlio, anche lui jihadista. L’umanità viene sostituita qui dalla brutalità del padre e dall’impulsività egocentrica del giovane guerrigliero. Diversi, inoltre, sono gli episodi narranti il fanatismo nichilista delle milizie del Daesh, dal lancio di un’autobomba contro civili in fuga, alle decapitazioni di prigionieri. Presente tra le fila del Daesh anche una componente occidentale europea, impegnata nelle attività di marketing delle atrocità del califfato. Degno di nota è il ruolo tutt’altro che succube di alcune donne nel campo dell’ISIS.

Politicamente, risulta significativo il dialogo tra lo sceicco dell’ISIS e Younis. Alle parole che un giorno anche Teheran sarebbe caduta sotto il loro controllo, Younis gli ricorda che Israele è più vicino di quanto non lo sia l’Iran. Lo sceicco allora, che sarebbe stato lui stesso decapitato da lì a poco, da un commilitone, gli risponde che il loro problema è contro coloro che corrompono l’Islam. L’episodio è emblematico del nichilismo e il settarismo intrinseci nell’ISIS.

Il film, poco conosciuto in Italia, è interessante, oltre che per le accuse di alcuni politici occidentali all’indirizzo dell’Iran, anche per i recenti risvolti politici internazionali che hanno visto gli Stati Uniti inserire i Guardiani della Rivoluzione nella lista nera del terrorismo.

In tal senso va detto che Mohammad-Ali Jafari, Comandante in Capo dei Guardiani della Rivoluzione si è congratulato personalmente con Ebrahim Hatamikia al momento della consegna del premio come miglior regista durante il Festival Internazionale del Film “Fajr”.

 
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Il trono di spade 8x03, la recensione: oltre la Notte da movieplayer.it

Post n°15080 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

La recensione de Il trono di spade 8x03: ottanta magnifici minuti di televisione che aprono scenari nebulosi per le battute conclusive della storia.

RECENSIONE di  — 29/04/2019

Il Trono di Spade 8x03: Brienne e Jamie alla guida delle truppe

Quando, anni fa, nel bel mezzo della lettura dei romanzi di George R.R. Martin, immaginavamo di scrivere un giorno questa recensione de Il trono di spade 8x03, ovvero di un episodio con al centro la lungamente attesa Battaglia per l'Alba, non ci aspettavamo di farlo in uno stato d'animo così indefinibile, tra la sorpresa, l'ammirazione e la perplessità. Perché se è vero che la lunghissima e avvincente preparazione ha portato a una risoluzione spettacolare di uno dei fronti narrativi più importanti della storia, è anche vero che questa stessa risoluzione sembra tradire in qualche modo lo spirito morale delle Cronache del ghiaccio e del fuoco.

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Sin dall'inizio abbiamo guardato alle macchinazioni e alle lotte di potere che circondavano il leggendario trono di Approdo del Re come alla manifestazione di una miopia suicida e di un'arroganza fatale: ricordate il prologo del pilota, il misterioso orrore inspiegabile che falcidiava gli ignari Guardiani della notte oltre la Barriera? Ricordate le prime, vane preghiere dei confratelli che chiedevano aiuto e rinforzi per proteggere i confini settentrionali? Ricordate lo sguardo di Jon Snow ad Aspra dimora? Ecco, non possiamo negare che la veloce, efficiente, e relativamente indolore (le perdite non mancano ma sono meno devastanti del previsto) sconfitta del Re della Notte sia per certi versi anticlimatica.

Un game changer per il TronoIl Trono Di Spade 8X03 6Il Trono di Spade 8x03: Kit Harington interpreta Jon Snow

La minaccia che incombeva sull'intero continente non ha nemmeno lasciato il Nord, Cersei aveva ragione a sentirsi al sicuro nella Capitale, e non c'è nessun mistero da esplorare sulle motivazioni degli Estranei e sul ruolo e il potere di Bran Stark, che sembra servire solo a fare da esca per stanare il Re della Notte: e anche se ora il fronte si sposta a sud per quello che sarà senz'altro un grandioso conflitto tra regine con al centro il simbolo della serie, il trono di spade, c'è più di una punta di delusione per chi pensava che l'elemento grandiosamente soprannaturale e mistico avrebbe giocato un ruolo fondamentale fino alla fine. E invece, con tre episodi ancora a venire, Melisandre si sfila dal collo il magico rubino, si spegne il fuoco di R'hllor, si chiudono gli occhi di chi ha completato la sua missione in nome del Dio della Luce. L'inverno è arrivato, ha brevemente infuriato, ma è bastato a spazzarlo via il passo rapido e silenzioso di un'inafferrabile danzatrice sull'acqua.

Il Trono Di Spade 8X03 5Il Trono di Spade 8x03: una foto di Daenerys e Jon Snow

Il trono di spade chiude precocemente la sua pagina di epica autenticamente fantasy, ma è pur vero che dal punto di vista dell'efficacia drammatica e del coinvolgimento emotivo sono sempre stati la lotta dinastica e gli intrighi all'ombra del trono ad affascinare gli spettatori: e così andiamo avanti più curiosi che mai al fianco dei sopravvissuti, dopo esserci affannati tra tempeste di neve e corridoi infestati da orde di non morti, verso una guerra che si combatterà alla luce del sole e i cui esiti sono ancora deliziosamente imprevedibili.

Quando il gelo stringe in pugno Grande Inverno
Il Trono di Spade 8x03: Sansa parla con Arya

L'esercito dei non-morti fa davvero paura quando consuma i Dothraki dagli arakh vanamente accesi della luce di R'hllor, una delle sequenze più belle e devastanti del corso dello show, e quando penetra, una scheletrica e mostruosa entità dopo l'altra, oltre i merli del castello; dall'agorafobia del campo aperto che osserviamo con Daenerys e Jon (prima che lei decida di mandare all'aria i piani su cui avevano concordato) si passa alla claustrofobia dei corridoi e delle cripte assediati, e l'elemento sonoro segue questo importante passaggio, passando dalle grida assordanti, dal frastuono dei colpi al silenzio della biblioteca del castello, dove Arya Stark gioca al gatto e al topo con la morte. È lei l'eroina di The Long Night e il suo percorso in questo episodio è entusiasmante, da quando spedisce la sorella nelle cripte con un ben noto, pragmatico consiglio, a quando vibra il colpo decisivo con un trucchetto di destrezza simile a quello che le avevamo già visto esibire nel suo allenamento con Brienne nella settima stagione.

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Il compositore Ramin Djawadi ci mette il suo scardinando il silenzio con una nuova partitura che sfida la gemma musicale de I venti dell'invernoThe Night King, pur avendo al centro il pianoforte ed essendo strutturato similmente in crescendo, è molto diverso da Light of the Seven, più variegato e complesso, come la sequenza che è chiamato ad accompagnare: la lotta dei guerrieri sfiniti tra i merli, il pianto di Sam Tarly, la lotta per la sopravvivenza di Dany e Ser Jorah, la spasmodica e impossibile corsa di Jon verso l'albero sacro, e la disperata difesa di Bran Stark da parte di un Theon Greyjoy al culmine glorioso del suo arco redentivo.

Il Trono Di Spade 8X03 2 Xqijn15Il Trono di Spade 8x03: Varys e Tyrion nelle cripte

Nel caos e nel batticuore, qualcuno potrebbe persino aver dimenticato che Lady Melisandre ha affidato ad Arya Stark la missione più importante, ma non ci sorprende affatto che la minuscola ragazzina che rifiutava un'educazione tradizionale da fanciulla nobile per scegliere il proprio destino sia l'unica che può salvare i suoi fratelli, il castello in cui è cresciuta, e il mondo, con la daga di acciaio valyriano che diede il via alla guerra tra il Lupo e il Leone. La sorpresa sta nel fatto che Arya abbia altri occhi da chiudere dopo quelli, azzurro ghiaccio, della Morte.

Ragazze vincentiIl Trono Di Spade 8X03 3Il Trono di Spade 8x03: una foto di Sophie Turner

Oltre agli straordinari meriti tecnici, c'è molto che funziona ed emoziona in The Long Night, dal ritorno arcano di Melisandre alla generosa e incessante salvaguardia reciproca tra Brienne e Jaime. C'è anche qualche elemento che farà discutere, al di là dell'indirizzo generale della storia: a cosa serve la trance di Bran che si conclude solo quando il Re della Notte è a pochi passi? Sono sufficienti neve e vento a spiegare l'inefficacia del fuoco di Drogon e Rhaegal contro i non morti? Come fanno i vari Jaime, Brienne, Tormund, Verme Grigio, Davos, Sam (!?!) etc. a resistere per ore all'orda senza fine quando la selvaggia avanguardia Dothraki è stata polverizzata in pochi secondi? 
Ma noi preferiamo ricordare una ragazzina che abbatte un gigante mentre questo la spezza, e un altro gigante, questo buono, che supera il terrore del fuoco per salvare un'altra ragazzina che ha un compito ancor più importante. In questi frangenti sì, è pura, tragica e ineffabile la poesia de Il trono di spade.

Conclusioni

La nostra recensione de Il trono di spade 8x03, pur senza tacere qualche perplessità sulla risoluzione un po' troppo sbrigativa e indolore del fronte narrativo più ambizioso e possente dell'intera storia, quello più strettamente fantasy, illustra un episodio tecnicamente strabiliante, che segue un complesso e caotico assedio mantenendo l'attenzione e l'emotività sui personaggi, e regala un finale malinconico e liberatorio in cui la magia sembra lasciare Westeros.

MOVIEPLAYER.IT

4.0/5

PERCHÉ CI PIACE

  • La regia di Miguel Sapochnik, ricca di variazioni e virtuosismi, ma sempre attenta ai personaggi e al payoff drammatico.
  • Le composizioni di Ramin Djawadi, che per The Long Night sfodera una nuova partitura principalmente per piano e archi che meriterà ascolti su ascolti.
  • Gli effetti speciali allo stato dell'arte, tra battaglie aeree e orde di mostruosi non morti.
  • Le uscite di scena di personaggi molto amati sono toccanti ed efficaci, ma su tutte mettiamo l'incredibile Lyanna Mormont, il redento e finalmente impavido Theon Greyjoy e naturalmente Jorah Mormont, che cade da eroe difendendo la sua KhaleesiCOSA NON VA
  • La conclusione sorprendentemente sbrigativa della guerra contro gli Estranei, che tuttavia ha il pregio di lasciarci ancor più curiosi di sapere cosa ci aspetta negli ultimi tre episodi.
  • Alcuni elementi di scrittura e montaggio non proprio ineccepibili (a cosa diamine "pensa" Bran mentre il Re della Notte si avvicina?).
 
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Stanlio e Onlio

Post n°15079 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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I Fratelli Sisters

Post n°15078 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Non sono un Assassino

Post n°15077 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Normal

Post n°15076 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Non ci Resta che Ridere

Post n°15075 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

 è un film di genere comico del 2019, diretto da Alessandro Paci, con Alessandro Paci e Massimo Ceccherini. Uscita al cinema il 02 maggio 2019. Durata 90 minuti. Distribuito da M2 Pictures, 102 Distribution, Fair Play.

Poster

Non ci Resta che Ridere, il film diretto da Alessandro Paci, è un raccolta di storie e gag esilaranti, interpretate dallo stesso Paci insieme agli attori che da anni lavorano con lui, dando vita a novanta minuti di risate continue. Ad affiancare il regista toscano, lo storico compagno di scorribande, Massimo Ceccherini e la bella e simpatica Benedetta Rossi. Medici, carabinieri e camerieri sono solo alcuni dei personaggi che si alternano in Non ci resta che ridere, che ha come filo conduttore ciò che accomuna tutti i film comici: la risata.



 
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Normal

Post n°15074 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Normal è un film di genere documentario del 2019, diretto da Adele Tulli. Uscita al cinema il 02 maggio 2019. Durata 70 minuti. Distribuito da Istituto Luce Cinecittà.

Poster
  • DATA USCITA: 02 maggio 2019
  • GENEREDocumentario
  • ANNO2019
  • REGIAAdele Tulli
  • PAESEItaliaSvezia
  • DURATA70 Min
  • DISTRIBUZIONE: Istituto Luce Cinecittà

 

Normal, film diretto Adele Tulli, è un documentario sui meccanismi di costruzione e assimilazione del genere nella società italiana contemporanea e nel nostro agire quotidiano. Un viaggio tra norme, stereotipi e convenzioni nell'Italia di oggi che delineano le nostre identità, dall'infanzia sino all'età adulta. Un mosaico di scene di vita quotidiana, riprese nei posti dove conduciamo la nostra routine: in palestra, spiaggia, discoteca, chiesa, parco giochi; un cammino verso questi luoghi che definiscono quel confine tra maschile e femminile.
Sono i gesti, i desideri e i comportamenti che vanno a ricreare situazioni curiose o grottesche, ma sempre legate a quella che siamo soliti definire "normalità", mostrata con uno sguardo intimo e allo stesso tempo estraniante dell'universo mascolino e femminino.
Il film propone una riflessione proprio su quanto sia forte l'impatto che la costruzione sociale dei generi ha sulle nostre vite e sulla nostra mente, che solitamente definisce senza troppo pensarci un determinato tipo di "normalità".


  • MONTAGGIOIlaria FraioliElisa CantelliAdele Tulli
  • PRODUZIONE: FilmAffair, in co-produzione con AAMOD – Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, in associazione con Istituto Luce Cinecittà, Intramovies e in collaborazione con Rai Cinema, Ginestra Film

 
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I Fratelli Sisters

Post n°15073 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Titolo originale: The Sisters Brothers

I Fratelli Sisters è un film di genere western del 2018, diretto da Jacques Audiard, con Joaquin Phoenix e John C. Reilly. Uscita al cinema il 02 maggio 2019. Durata 122 minuti. Distribuito da Universal Pictures.

Poster

I Fratelli Sisters, il film diretto da Jacques Audiard, è un percorso iniziatico che mette alla prova il legame di fraternità che unisce i 'Sisters'. 
Pieno di humour nero e di profondità insospettabili, di personaggi truculenti e avventure memorabili, il western di Audiard riprende i codici del genere per deviarli come un treno impazzito nell'America della corsa all'oro.
E' il 1851 e Charlie ed Eli Sisters (Joaquin Phoenix e John C. Reilly) sono due fratelli e assassini, cresciuti in un mondo selvaggio e ostile. Hanno le mani sporche di sangue: sangue di criminali, sangue di vittime innocenti... sono dei pistoleri e quella è l’unica vita che conoscono. Il più anziano dei due, l’introspettivo Eli continua ad uccidere su commissione insieme al fratello più giovane, ma sogna una vita normale. Il più giovane dei due, Charlie che è un grande bevitore, ha preso entusiasta il controllo del duo nell'esecuzione dei cruenti mandati. Ciascuno di loro mette però in discussione il metodo dell’altro e la loro vita è un continuo battibecco.
Durante un viaggio nei territori del Nord Ovest, i fratelli Sisters giungono sulle montagne dell’Oregon, poi in un pericoloso bordello nella piccola città di Mayfield e, infine, nella California della febbre dell’oro. Il viaggio metterà a dura prova il legame tra i due fratelli basato sulla loro attività omicida, ma potrebbe anche trasformarsi nel'’occasione per riscoprire ciò che resta della loro umanità?


 

I Fratelli Sisters segna il debutto in lingua inglese per il regista e autore francese Jacques Audiard. Il film è il suo ottavo lungometraggio e il genere da lui scelto per raccontare questa storia è il western, una delle anime più profonde del cinema popolare americano. Ma l'approccio di Audiard è tutt'altro che classico. Tratto dal libro dello scrittore canadese Patrick deWitt, I fratelli Sisters smonta le regole del western e lo trasforma in una dark comedy sulla violenza dei padri fondatori e sulla fratellanza, imbevuta di humouravventura, gusto e poesia. Per questo film Jacques Audiard ha visto il Leone d'Argento per la miglior regia all'edizione 2018 della Mostra del Cinema di Venezia, oltre a quattro premi César tra cui quello per la migliore regia.

Particolarmente di rilievo il cast di questo film ambientato nel 1851. È la prima volta che Joaquin PhoenixJohn C. Reilly e Jake Gyllenhaal recitano insieme (fatta eccezione per un titolo di diciassette anni fa in cui questi ultimi due comparivano entrambi). Gyllenhall e Riz Amhed invece sono stati recentemente protagonisti del film Lo sciacallo - Nightcrawler. In un ruolo minore, nei panni del commodoro, compare l'indimenticabile replicante di Blade Runner, Rutger Hauer. I fratelli Sisters è stato girato in Spagna, nelle zone desertiche dell'Almeria dove sono stati realizzati quasi tutti i popolari spaghetti-western italiani, tra i quali anche Lo chiamavano Trinità e ...Continuavano a chiamarlo Trinità.

 

Basato sull'omonimo romanzo di Patrick Dewitt.
Presentato in Concorso al Festival di Venezia 2018.

IL CAST DI I FRATELLI SISTERS:

 
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Stanlio e Onlio

Post n°15072 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Titolo originale: Stan & Ollie

Stanlio e Ollio è un film di genere biografico, commedia, drammatico del 2018, diretto da Jon S. Baird, con John C. Reilly e Steve Coogan. Uscita al cinema il 01 maggio 2019. Durata 97 minuti. Distribuito da Lucky Red.

Poster

Stanlio e Ollio, il film diretto da Jon S. Baird, vede protagonista il duo comico più celebre della storia del cinema, ovvero Stan Laurel (Steve Coogan) e Oliver Hardy (John C. Reilly). Il film si concentra sull'ultimo tour in Inghilterra di Stanlio e Ollio, all'inizio degli anni Cinquanta: nonostante Hardy avesse sofferto di un infarto durante l'iniziativa, questo non impedì ai due leggendari comici di congedarsi dal pubblico nel migliore dei modi.

Siamo nel 1953. Finita l'epoca d'oro che li ha visti re della comicità, vanno incontro a un futuro incerto. Il pubblico delle esibizioni è tristemente esiguo, ma i due sanno ancora divertirsi insieme, l'incanto della loro arte continua a risplendere nelle risate degli spettatori, e così rinasce il legame con schiere di fan adoranti. Il tour si rivela un successo, ma Laurel e Hardy non riescono a staccarsi dall'ombra dei loro personaggi, e fantasmi da tempo sepolti, uniti alla delicata salute di Oliver, minacciano il loro sodalizio. I due, vicini al loro canto del cigno, riscopriranno l'importanza della loro amicizia.


 

Stanlio e Ollio è un biopic un po' particolare, perché non racconta l'intera carriera o vita di Stan Laurel e Oliver Hardy. Il copione infatti reinterpreta il libro "Laurel & Hardy - The British Tours", nel quale si narrano i loro tour europei nei primi anni Cinquanta, quindi sul termine della loro lunga carriera. I due lottarono contro le proprie condizioni fisiche per salutare un'ultima volta il pubblico che li aveva resi delle icone: Hardy nel 1956 avrebbe subito un ictus che lo fece ritirare definitivamente dalle scene, poco prima della sua morte avvenuta nell'agosto del 1957, a 65 anni. Laurel gli sopravvisse diversi anni, morendo nel 1965, ma si rifiutò di tornare a recitare senza l'amico. La loro carriera in tandem era cominciata non ufficialmente nel 1921 per mano del geniale producer Hal Roach, anche se non diventarono un brand "garanzia di risata" fino al 1927.
Diversamente da quanto accade in molti biopic delicati, non c'è stato un enorme lavoro di casting per scegliere gli attori protagonistiJohn C. Reilly e Steve Coogan sarebbero stati infatti la prima scelta del regista Jon S. Baird, autore del ben diverso e cattivissimo Filth da Irvine Welsh. Quando hanno accettato, ci si è messi subito al lavoro senza ulteriori ripensamenti. Reilly ha ottenuto una nomination ai Golden Globe come miglior attore protagonista in una commedia, mentre Coogan una nomination ai BAFTA come migliore protagonista.
Assolutamente obbligatorio non perdere i titoli di coda, corredati delle foto originali delle performance rivisitate e narrate nel lungometraggio.

 

 

Dal Trailer Italiano del Film:

Bernard Delfont (Rufus Jones): Dell'affluenza del pubblico che ne dite?
Oliver Hardy (John C. Reilly): Ad essere sincero io sono rimasto deluso!
Bernard Delfont: Loro hanno detto: "potresti convincere Stan e Ollie a fare un po' di pubblicità per dare slancio alla tournée?"
Stan Laurel (Steve Coogan): Ci sarebbero soldi in più?
Bernard Delfont: Oh, hanno detto di "no"
Oliver Hardy: Chi lo ha detto?
Bernard Delfont: Persone... della peggior specie!

Oliver Hardy: Non ce l'avrai ancora con me per quello?! Perché ho accettato di fare un film in coppia con un altro sedici anni fa?!
Stan Laurel: Hai tradito la nostra amicizia, io ho amato noi due
Oliver Hardy: Tu hai amato Stanlio e Ollio, ma non hai mai amato me!

Oliver Hardy: Il medico dice che non posso proseguire la tournée, il mio cuore non reggerebbe!
Stan Laurel: Dato che sei malato mi ha chiesto se ero disposto a continuarla con un altro...

 


 
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Non sono un Assassino

Post n°15071 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Non sono un Assassino è un film di genere drammatico, thriller del 2019, diretto da Andrea Zaccariello, con Riccardo Scamarcio e Alessio Boni. Uscita al cinema il 30 aprile 2019. Durata 111 minuti. Distribuito da 01 Distribution.

Poster

Non sono un Assassino, film diretto da Andrea Zaccariello, è basato sull'omonimo best-seller di Francesco Caringella ed è la storia del vice-questore Francesco Prencipe (Riccardo Scamarcio) che un giorno esce di casa per raggiungere il suo migliore amico, il giudice Giovanni Mastropaolo (Alessio Boni).
I due non si vedono da quasi due anni, ma per incontrare dopo tutto questo tempo il suo caro amico, Andrea percorre due ore di macchina per un colloquio di poche parole. Due ore per una domanda e una risposta.
Quella stessa mattina, però, il giudice viene trovato morto, freddato da un colpo di pistola alla testa.
Francesco è l’ultimo ad averlo visto. Solo sue le impronte nella casa. Solo suo il tempo per uccidere. A interrogarlo e accusarlo una PM (Claudia Gerini) che conosce il suo passato, a difenderlo l’avvocato amico di una vita (Edoardo Pesce). Nell’attesa che lo separa dal processo, le immagini del passato di Francesco si accavallano incoerenti nel disperato tentativo di arrivare al vero assassino. E alla verità di una vita intera.


 

Non sono un assassino non è il debutto nel genere thriller di Andrea Zaccariello, che aveva già giocato con il mistero e la tensione tanto in un paio di corti, quanto nel segmento Una specie di appuntamento del film Sei come sei, composto da 6 cortometraggi di autori diversi.
Nel lungometraggio, infatti, il regista aveva fino ad oggi preferito i toni e la leggerezza della commedia, dirigendo prima il film a episodi Boom e poi Ci vediamo domani, che vedeva protagonista un Enrico Brignano meno "fiume in piena" del solito.

Questo film giallo con Riccardo ScamarcioClaudia GeriniAlessio Boni ed Edoardo Pesce rappresenta quindi un debutto a metà, e una sfida complessa, perché mantenere viva la suspence per quasi due ore non è esattamente un gioco da ragazzi. In più Zaccariello mescola i piani temporali, un po' come accade nella terza stagione di True Detective, mostrando i tre protagonisti bambini, giovani uomini e uomini di mezza età, e invecchiando soprattutto Scamarcio, felice di interpretare un personaggio che si muove sulla linea sottile che separa la menzogna dalla verità, il bene dal male.
L'attore, che è indubbiamente una delle star cinematografiche del momento, grazie al dittico di Paolo Sorrentino Loro e a Euforia, ha accettato perché intrigato non solo dall'ambiguità di Francesco, ma anche da una storia che per lui parla prima di tutto di amicizia e lo fa in maniera malinconica.
L'attore ha lavorato, un po' come per Pericle il Nero, di sottrazione, cercando di rendere eloquenti silenzi e sguardi torvi.
Già frequentatore di "gialli" per il grande schermo (per esempio Il Testimone invisibile), ha in comune con Boni l'esperienza de La meglio gioventù, mentre è alla prima collaborazione, davanti alla macchina da presa, sia con Pesce che con la Gerini.
Quest'ultima, nel film, fa la parte del PM Paola Maralfa, una siciliana che parla con una voce bassa e roca che ricorda quella del Don Vito Corleone interpretato da Marlon Brando ne Il Padrino.
Ad Alessio Boni è stato invece chiesto di cambiare accento (la vicenda si svolge in Puglia) e di sottoporsi a ore di trucco per diventare un giudice dall'aria seria e con una calvizie incipiente.
Come Riccardo, anche Alessio è un frequentatore di noir, genere a cui appartengono i recenti La ragazza nella nebbia, Respiri e Tutte le mie notti.
Quanto a Edoardo Pesce, chi meglio di lui che ha interpretato Simoncino in Dogman conosce il genere? Al vincitore del David di Donatello 2019 come miglior attore non protagonista Andrea Zaccariello ha affidato un personaggio che è l'opposto del cattivo del film di Matteo Garrone, un uomo fragile, insicuro, un vinto nonché un romantico. Illuminato dalla fotografia di Fabio Zamarion, che insiste sulla cupezza delle ambientazioni, Non sono un assassino ci permette di riascoltare il bellissimo album degli Emerson, Lake & Palmer "Pictures at an Exhibition".

 


  • PRODUZIONE: Pepito Produzioni e Viola Film con Rai Cinema

 
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Film nelle sale dal 29 aprile ad oggi

 

Avengers: Endgame sbriciola ogni record: 1,2 miliardi di dollari nel mondo in appena 5 giorni

Post n°15069 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Normalmente siamo soliti iniziare la rubrica del box office parlando della classifica italiana, ma quello che è successo in tutto il mondo nell'ultimo weekend oltrepassa le barriere dei numeri e degli incassi per assurgere a vero e proprio fenomeno culturale. In appena cinque giorni di programmazione (e solo tre nella maggior parte dei mercati), Avengers: Endgame ha incassato 1,2 miliardi di dollari, sbriciolando qualsiasi record esistente, diventando il miglior incasso del 2019 e ponendosi come pietra miliare di riferimento per tutti i blockbuster che verranno nei prossimi anni. Stiamo vivendo un evento storico senza precedenti, che rilancia, posto ce ne fosse il bisogno, la sala cinematografica come luogo di aggregazione e unico "tempio" dedicato alla fruizione della settima arte. Non va dimenticato infatti che oltre ad importanti eventi sportivi (F1, Playoff NBA, ultime giornate dei campionati di calcio locali) su HBO sta andando in onda la stagione finale de Il trono di spade, la serie tv più seguita degli ultimi anni e che le piattaforme streaming non mancano certo di contenuti e intrattenimento. Eppure, nonostante queste valide alternative, decine di milioni di persone hanno popolato le sale di tutto il mondo per seguire la fine della più ambiziosa e coraggiosa operazione produttiva della storia del cinema. È il capolavoro di Marvel Studios, Disney e di Kevin Feige, deus ex machina del Marvel Cinematic Universe. 


Ora parliamo di numeri, iniziando dall'Italia: anche qui Endgame sta viaggiando a medie spettacolari e ha raggiunto quota 17,4 milioni di euro con 2,2 milioni di spettatori. Il box office è cresciuto del 74,5% rispetto alla stessa settimana dello scorso anno e la netta perdita accumulata dal primo gennaio è stata completamente annullata solo grazie agli Avengers. Gli altri film hanno generato incassi irrilevanti, con il solo Ma cosa ci dice il cervello sopra a quota 1,2 milioni nel weekend, seguito da La Llorona, terzo lontanissimo con 376mila euro. Da segnalare il sorpasso di Dumbo (guarda la video recensione) ai danni di Aquaman (guarda la video recensione), col film Disney ora ottavo in classifica generale con 10,7 milioni. 6 film su 10 della top ten assoluta di stagione sono Disney.

Negli USA Endgame chiude il weekend con 350 milioni dollari, quasi 100 in più di Star Wars: Il Risveglio della Forza, detentore del precedente record. È il primo film nella storia del cinema americano a incassare più di 100 milioni di dollari per due giorni consecutivi (156 venerdì, 109 sabato e 84 domenica, tutti giorni "record"). Tra gli altri record battuti sono da segnalare il fatto che Endgame abbia trascinato Captain Marvel (guarda la video recensione) al secondo posto del box office con oltre 8 milioni e 413 in totale (superato Wonder Woman e mai era successo che due film dello stesso franchise occupassero i primi due posti della classifica nello stesso momento), il marketplace occupato dal film (90%, contro l'84,5% di Avengers: Age of Ultron), la velocità con cui ha raggiunto i 350 milioni (3 giorni contro i 6 di Star Wars: Il Risveglio della Forza), la miglior media per sala per un film "wide" cioè proposto in oltre 3000 sale con 75mila dollari (il vecchio record era di Star Wars: Il Risveglio della Forza con poco meno di 60mila) e gli incassi nelle sale 3D e IMAX (doppiati Avengers: Infinity War e Star Wars: Il Risveglio della Forza). 

A livello mondiale Endgame ha fatto segnare il miglior incasso d'apertura della storia in 44 mercati e doppia, con quasi 860 milioni di dollari (e senza la Russia), il precedente record di Fast & Furious 8. I migliori mercati sono la Cina con 330 milioni, UK con 53,8, Corea del Sud con 47,4, Messico con 33,1 e Australia con 30,8. Clamorosi gli incassi in India, con 26,7 milioni, Filippine con 17,9 milioni e Thailandia con 14,3 milioni. Il secondo miglior mercato europeo è stato quello tedesco con 26,9 milioni. Ottima la partenza in Giappone, dove il film ha ottenuto 13 milioni di dollari. Oggi il film apre in Russia. Gli Avengers sono stati "ineluttabili", adesso vedremo fin dove potranno arrivare...i 3 miliardi potrebbero essere più vicini di quanto non fosse lecito pensare fino a poche ore fa. 

 
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Avengers: Endgame sbriciola ogni record: 1,2 miliardi di dollari nel mondo in appena 5 giorni

Post n°15068 pubblicato il 02 Maggio 2019 da Ladridicinema
 

Normalmente siamo soliti iniziare la rubrica del box office parlando della classifica italiana, ma quello che è successo in tutto il mondo nell'ultimo weekend oltrepassa le barriere dei numeri e degli incassi per assurgere a vero e proprio fenomeno culturale. In appena cinque giorni di programmazione (e solo tre nella maggior parte dei mercati), Avengers: Endgame ha incassato 1,2 miliardi di dollari, sbriciolando qualsiasi record esistente, diventando il miglior incasso del 2019 e ponendosi come pietra miliare di riferimento per tutti i blockbuster che verranno nei prossimi anni. Stiamo vivendo un evento storico senza precedenti, che rilancia, posto ce ne fosse il bisogno, la sala cinematografica come luogo di aggregazione e unico "tempio" dedicato alla fruizione della settima arte. Non va dimenticato infatti che oltre ad importanti eventi sportivi (F1, Playoff NBA, ultime giornate dei campionati di calcio locali) su HBO sta andando in onda la stagione finale de Il trono di spade, la serie tv più seguita degli ultimi anni e che le piattaforme streaming non mancano certo di contenuti e intrattenimento. Eppure, nonostante queste valide alternative, decine di milioni di persone hanno popolato le sale di tutto il mondo per seguire la fine della più ambiziosa e coraggiosa operazione produttiva della storia del cinema. È il capolavoro di Marvel Studios, Disney e di Kevin Feige, deus ex machina del Marvel Cinematic Universe. 


Ora parliamo di numeri, iniziando dall'Italia: anche qui Endgame sta viaggiando a medie spettacolari e ha raggiunto quota 17,4 milioni di euro con 2,2 milioni di spettatori. Il box office è cresciuto del 74,5% rispetto alla stessa settimana dello scorso anno e la netta perdita accumulata dal primo gennaio è stata completamente annullata solo grazie agli Avengers. Gli altri film hanno generato incassi irrilevanti, con il solo Ma cosa ci dice il cervello sopra a quota 1,2 milioni nel weekend, seguito da La Llorona, terzo lontanissimo con 376mila euro. Da segnalare il sorpasso di Dumbo (guarda la video recensione) ai danni di Aquaman (guarda la video recensione), col film Disney ora ottavo in classifica generale con 10,7 milioni. 6 film su 10 della top ten assoluta di stagione sono Disney.

Negli USA Endgame chiude il weekend con 350 milioni dollari, quasi 100 in più di Star Wars: Il Risveglio della Forza, detentore del precedente record. È il primo film nella storia del cinema americano a incassare più di 100 milioni di dollari per due giorni consecutivi (156 venerdì, 109 sabato e 84 domenica, tutti giorni "record"). Tra gli altri record battuti sono da segnalare il fatto che Endgame abbia trascinato Captain Marvel (guarda la video recensione) al secondo posto del box office con oltre 8 milioni e 413 in totale (superato Wonder Woman e mai era successo che due film dello stesso franchise occupassero i primi due posti della classifica nello stesso momento), il marketplace occupato dal film (90%, contro l'84,5% di Avengers: Age of Ultron), la velocità con cui ha raggiunto i 350 milioni (3 giorni contro i 6 di Star Wars: Il Risveglio della Forza), la miglior media per sala per un film "wide" cioè proposto in oltre 3000 sale con 75mila dollari (il vecchio record era di Star Wars: Il Risveglio della Forza con poco meno di 60mila) e gli incassi nelle sale 3D e IMAX (doppiati Avengers: Infinity War e Star Wars: Il Risveglio della Forza). 

A livello mondiale Endgame ha fatto segnare il miglior incasso d'apertura della storia in 44 mercati e doppia, con quasi 860 milioni di dollari (e senza la Russia), il precedente record di Fast & Furious 8. I migliori mercati sono la Cina con 330 milioni, UK con 53,8, Corea del Sud con 47,4, Messico con 33,1 e Australia con 30,8. Clamorosi gli incassi in India, con 26,7 milioni, Filippine con 17,9 milioni e Thailandia con 14,3 milioni. Il secondo miglior mercato europeo è stato quello tedesco con 26,9 milioni. Ottima la partenza in Giappone, dove il film ha ottenuto 13 milioni di dollari. Oggi il film apre in Russia. Gli Avengers sono stati "ineluttabili", adesso vedremo fin dove potranno arrivare...i 3 miliardi potrebbero essere più vicini di quanto non fosse lecito pensare fino a poche ore fa. 

 
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