Creato da cloudonmyhead il 27/07/2009
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Messaggi di Dicembre 2011
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Milioni di parole. Piccole e inutili lettere legate l'una all'altra. So di essere impietosa, so di essere cruda e diretta fino a fare male. So che le mie parole sono lame che si conficcano nella pelle, so che sono morsi alla carne e graffi all'anima. Ma non posso farne a meno.
Si feriscono le persone che si amano, quelle a cui si tiene, non i simulacri inutili che incontriamo ogni giorno. E io ferisco te.
Ti ferisco perché vorrei vederti felice e appagato, contento di quello che sei e di ciò che hai. Vorrei la smettessi di colorare la tua vita con scampoli di bugie che dovrebbero evitare dolori e che invece li ingigantiscono solo. Vorrei saperti uomo e non bambino.
Vorrei che evitassi il dolore a chi si è guadagnata amore, a chi ti è stata vicina e se n'è andata in punta di piedi, come una signora che tu non meriti. Vorrei che la smettessi di pensare solo a te. Di essere piccolo ed egoista e meschino.
Vorrei aprirti la testa e vedere quello che hai dentro, levarti con una pinzetta quella vena marcia che manda in malora la tua vita.
Vorrei che iniziassi a costruire e la smettessi di demolire. Perché alla fine sotto tutte le macerie resti solo tu.
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Ho una strana propensione al sorriso ebete in questi giorni.
Mi ritrovo stampati in faccia tutti i miei denti senza un motivo plausibile o anche uno non plausibile. Eppure avrei detto che la giostra ormonale mi avrebbe portato quelle lacrime che disertano i miei occhi da tanto tempo.
Quando ero una ragazzina, mia madre sosteneva che non sapendo da dove fare la pipì, la facevo dagli occhi: sì io ero una piagnona e mia madre una donna molto diretta e senza peli sulla lingua, un po' cruda forse. E forse è da lei che mi è venuta questa secchezza degli occhi, forse è dalla sua schiena dritta che ho imparato che piangersi addosso o anche piangere addosso agli altri non serve a nulla.
Quale che sia la ragione, non piango. E invece rido molto. Troppo? Bhà qualcuno probabilmente penserà che sia troppo, ma non mi curo più tanto di quello che i qualcuno di questo mondo pensano. Che tanto la vita è come un pranzo di matrimonio: per quanto tu ti sforzi di fare le cose per bene, ci sarà sempre un imbucato pronto a puntare il dito e a criticare.
E allora, se permettete, stigrancazzi. Scivolo per la mia strada senza curarmi troppo di chi apprezza e di chi no e me la rido sotto i baffi.
Ma anche sopra.
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E' una strana, viscerale sensazione.
Sale da dentro, da un punto imprecisato del corpo o forse dall'anima, non lo so. In questo momento non so nulla di nulla, ho dimenticato tutti gli insegnamenti della vita, le lezioni imparate a grosse gocce di sangue scarlatto versato per le vie della mia esistenza.
Cerco le mie cicatrici di guerra e non le trovo più. Ci sono girasoli splendenti al loro posto, c'è profumo di erba bagnata da stelle di rugiada, ci sono cuscini di piuma ad attutire le cadute. Torneranno, lo so. Le ritroverò al loro posto un giorno e sarà come se non fossero mai andate via, ma ora non ci sono o, solo, io non le vedo.
C'è un senso di irrealtà che mi pervade, di incredulità, di sospensione.
C'è questo corpo che non è più mio. Questa carne e questo sangue che non vivono più solo per me. C'è il mio cuore che si spande e si allarga e ricopre tutto il resto, i pensieri, le parole, i sapori e gli odori.
E' questa la gioia?
E' questo sentirmi in balia di un sorriso sempre accennato? E' questo essere sull'orlo della felicità, anche se non ho mai capito realmente cosa sia la felicità?
Sono le priorità che cambiano. Tutto quello che ieri mi faceva soffrire oggi passa leggero sulla mia pelle, al massimo la increspa un po', come un brivido di freddo che subito svanisce. Come un'ombra che passa sul sole in un giorno d'estate.
E' questo tuo crescere dentro di me che mi cambia la vita.
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