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NON GIOCHIAMO CON LA NOSTRA CENA A cura di UDM

Post n°671 pubblicato il 21 Febbraio 2011 da DgVoice
 

L'arabo è una lingua molto colorita e piena di modi di dire come quello del titolo del post che sta a significare di esortare a fare attenzione su un qualcosa di condiviso ed importante per tutti... un altro modo per dire stiamo sulla stessa barca.

Tutta l'Italia è presa dalle performance amorose del Premier con furore moralista, considerando che sulla sua testa, veri o presunti, pendono capi di imputazione ben più gravi.

Personalmente credo che ci si debba occupare di cose decisamente più importanti; fermo restando che si aspetti da un Premier una condotta più seria o quantomeno più accorta; del resto è anni che ci si accanisce, spesso a motivo, contro il Cavaliere ma sappiamo che è così e quindi è inutile farne una malattia, anche se, badate bene, c'è chi, su questo, basa da anni la propria politica; ci penseranno le urne a fare ciò che è giusto qualunque ne sia il responso.

Toltomi questo masso dallo stomaco vorrei venire a fatti che potrebbero davvero "costarci la cena"; la questione libica è un problema molto ma molto grosso, non solo per eventuali profughi sulle coste siciliane ma per altri ben più seri motivi.

Facciamo un passo indietro: torniamo all'immediato dopoguerra dove il geniale Mattei fu messo a capo dell'ENI con l'intenzione di fargliela smantellare a beneficio dei monopolisti del petrolio che tutti ben sappiamo chi sono.

Mattei, invece, tenne ENI in piedi e, contro ogni previsione, riuscì a farla crescere, tanto che oggi è leader mondiale nelle tecnologie metano.

ENI doveva garantire petrolio a buon prezzo per accompagnare il boom economico italiano degli anni '60 e la sua idea era quella di comperare petrolio fuori dai mercati tradizionali: cioè dall'URSS.

Dopo la morte di Mattei tra i rottami della carlinga del suo aereo provocata da una bomba, l'Italia, scartata la possibilità di rifornirsi di greggio dall'Unione Sovietica, si inventa la Libia.

La Libia nasce ai primi del '900, all'inizio erano solo due province separate dell'Impero Ottomano: la Cirenaica e la Tripolitania; le conquistammo militarmente e unendole creammo la Libia, parola riesumata dall'Impero Romano.

La Libia, dopo varie vicissitudini, entra nella sfera di influenza anglo-americana, a cui un debolissimo Re Idriss svendeva a meno di 1$ al barile il petrolio del suo paese.

Qui scatta il "colpo di genio"; a quanto detto anche dal Senatore Pellegrino, il colpo di stato del Colonnello Gheddafi del 1° settembre del '69 fu pianificato vicino a Rimini.

Il risultato di questo colpo di stato: la Libia di Gheddafi, è controverso; egli cacciò gli Italiani dalla Libia ma anche gli anglo-americani, nazionalizzando il petrolio libico al 51% e il 49% restante, "la nostra cena" appunto, divenne italiana.

Al di la di ogni speculazione più o meno giusta o più o meno lecita, se dovessimo perdere questa enorme quota del mercato petrolifero libico (senza contare il metano) la cosa potrebbe essere un grosso problema per i mercati petroliferi mondiali ma sicuramente un vero e proprio disastro per quello del nostro paese; in quanto perderebbe un cespite economico ed energetico fondamentale su cui l'Italia, da anni, è abituata a contare.

Pubblicato da: uomodelmonte1970

 
 
 
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