BENVENUTO
Qui pubblicherò tutti quei passi che mi porteranno avanti nella mia riflessione, nella mia ricerca di completarmi, di mettere in comunicazione le due parti che sento esistere in me. Dedicherò i miei pensieri, i miei scritti e la mia esistenza alla ricerca della sintesi di questa dicotomia
L'autore
da Wikipedia, l'enciclopedia libera:
Un doppelgänger è una copia spettrale di una persona vivente. Il termine doppelgänger è preso in prestito dal tedesco, lingua nella quale viene scritto (come ogni sostantivo) con l'iniziale maiuscola. Doppelgänger è composto da doppel, che significa "doppio", e gänger, che letteralmente significa "che se ne va" (anche se in questo contesto, il significato è più vicino a "passante").
Il termine, nella lingua nativa, si riferisce a un qualsiasi doppio o sosia di una persona, più comunemente in relazione al cosiddetto gemello maligno, o alla bilocazione. In alternativa, la parola viene usata per descrivere un fenomeno nel quale si vede la propria immagine con la coda dell'occhio. In alcune mitologie, vedere il proprio doppelgänger è un presagio di morte. Un doppelgänger visto da amici o parenti di una persona può portare sfortuna o indicare il sopraggiungere di una malattia o un problema di salute.
« nonostante tutto | Eugenio Montale, un'alt... » |
Un libro conosciuto, letto e riletto, che vi voglio raccontare dalla sua storia più affascinante, dal suo contrasto più grande. Perchè se non ti piace questo mondo è perchè è vuoto del senso che giace sopito nei libri. Non siamo dispersi perchè abbiamo le chiavi, tutto sta a "leggerle" :) Correndo nella sua solitudine, il leone trova la sua giustificazione nella vita che spegne ogni giorno. E' questo il senso del suo essere, e la sua condanna. Perchè trovi spazio deve convivere con questo conflitto. Non cercare di scinderlo per far colare il buono e lasciar via il brutto. Deve superare queste distinzioni solo apparentemente insanabili. E non può raggiungere la verità, ha bisogno che qualcuno che può avere occhi dove a lui non sono permessi, che veda il suo destino e torni a spiegarglielo. E non si deve rattristare della cruda verità, ma sforzarsi di accettarla per come gli viene spiegata perchè non gli è dato di vederla. Ma come far tutto questo? Graograman da più volte segno di presenza di spirito e di grandezza d'animo. Come si può accettare un destino di solitudine che porta agli altri felicità e vita senza lasciar nulla per noi stessi? Quando Bastian una mattina, al risveglio, tramortito dalla grande verità che per lui bambino è già enorme, racconta a Graograman, chi si è fermato oltre l'insegnamento? Graograman è solo un personaggio, ma per le regole del romanzo, vive prima e dopo la narrazione che ci coglie nel libro. Ed è così vero da avere un cuore pulsante e un dolore visibile, se ci si sofferma un poco. Oltrepassate l'infinito dell'insegnamento universale della vita nella morte, e viceversa, e sentite il dolore del maestro. Se ve ne andate con l'insegnamento, visibile e forte come un proverbio, e non gli date carne e sangue, il più delle volte rimane nel nostro cervello come una bella frase di cui non cogliamo l'intimo senso. Non sentite Graogramn, siate il leone. Alzatevi una mattina e qualcuno vi dice che lo vostra solitudine, il vostro vivere è la felicità altrui che a voi (non si sa bene perchè voi "ma qualcuno doveva pur essere") è negata per il semplice fatto di esistere. E che la vostra pretesa di felicità sarebbe la negazione di quella altrui. Qui la grandezza d'animo di Graograman è come quella di Cristo (preso in questo caso come esempio umano, senza la questione del dogma di santità). Se sentite la vostra anima farsi piccola e riconoscente difronte all'accettazione senza remore di Graograman, egli è vivo dentro di voi e cambia colore su ogni collina del vostro sentire, e crea e distrugge in quella necessità di vita che deve caratterizzare tutti i nostri giorni. E così sarete stati davvero riconoscenti, e avrete alleviato la sua sofferenza. Goab. il deserto colorato, La storia infinita, Michel Ende |
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Un'epopea inimitabile. Inarrivabili
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Questa volta è tutto ciò che hai
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Salvami, sconosciuto viandante
Che per la via vai con piglio spento.
Celebre, irsuto il mento torbidi
sono i colori della mia coscienza cangiante.
Il frutto di sovrano albero
È un figlio bastardo,
riconosco un compito arduo
spiare la mente di uno spirito libero.
Non conosco mentale l’artifizio
Generato pur lucidamente.
Ritorno martoriante
Di un preteso esito fittizio.
Tu, o primo, o tollerante,
accogli gli audaci sospiri.
Due sono i satiri
Affittuari di una mente.
di Marco Vaccari