Creato da: FilmPerLestate il 02/04/2007
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Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 02 Aprile 2007 da FilmPerLestate
Foto di FilmPerLestate

“PELORITANIA”

 

Secondo delle teorie, come quella del filosofo Bergson, la funzione del cervello, del sistema nervoso e degli organi dei sensi è principalmente eliminativa e non produttiva.

Il nostro cervello, filtra continuamente la grande quantità di fatti, pensieri, impressioni, emozioni, che ad ogni istante ci pervengono ed invadono. Solo una minima parte esce dalla nostra coscienza; quella che ci necessita a sopravvivere nel nostro mondo di concretezza. Secondo questa teoria filosofica, nella nostra coscienza interiore sono racchiuse una fonte di avvenimenti, emozioni, conoscenze, cognizioni, percezioni e capacità, enormi.
La razza umana o parte di essa, può aver avuto, in passato la possibilità di fare uso di quella sezione che non siamo più capaci ad adoperare. Mitizzando questo concetto; la nascita del linguaggio, la capacità di costruzione e di adoperare abitualmente utensili, rappresenta un’involuzione della specie umana.

 

                                                           - - - - - - - - - - -

 

Più di seimila anni fa un popolo tribale risiedeva lungo le rive del fiume Giallo, in Cina. Questa gente non aveva ancora una identità nazionale, viveva di agricoltura e pastorizia lungo le sponde del corso d'acqua. I loro capi possedevano poteri inconsueti: conoscevano i segreti di piante e animali, parlavano con potenze invisibili nel cielo, e le acque parevano piegarsi alla loro volontà. Alcuni di questi vollero intraprendere un viaggio verso un luogo che si conosceva come fonte di grande energia. Quel luogo era un stretto di mare al centro del Mediterraneo che produceva,  periodicamente, gorghi e correnti di elevata potenza. I padri dei loro padri,  tramandavano nei racconti, che quello era il centro dell’energia.” 

 

Messina 28 agosto 2007 ore 10.30. Una mattina di estate apparentemente come tante altre. La Terra si sta interponendo tra il sole e la luna. E’ un’eclissi. La visione non è affascinante come se la si guardasse dal vivo, ma internet mette il mondo in diretta e vederla, anche se è in un’altra parte del globo, produce sempre un fenomeno di grande curiosità ed attrazione.
Un piccolo chiosco nella piazza di un paesino sul mare. Seduti ad un tavolo tre inseparabili amici.
Anna è al suo primo anno di Università nella facoltà di Scienze e Tecnologie, è una ragazza molto gradevole; bionda, con gli occhi verdi, un fisico slanciato. Sin da piccola affascinata da tutto quello che è innovativo.
Bruno è tendenzialmente robusto, diciotto anni appena compiuti. Un rifiuto per tutto quello che riguarda lo studio e l’apprendimento didattico in genere. Il suo grande hobby; la pigrizia, lo shopping griffato e le frivole interminabili discussioni con gli amici.
Caterina una ragazzina esile, dolce,
accondiscendente, di appena quattordici anni. Sempre preoccupata a non far arrabbiare i genitori. Segue alla lettera tutte le disposizioni che le vengono impartite dalla madre. Spesso litiga con le compagne perché non le segue in qualche occasione di piccola trasgressione.
I tre ragazzi, come quasi ogni mattina, sono immersi a gustare una granita seduti attorno a quello che ormai considerano il loro tavolino. La loro chiacchierata è rivolta all’evento di quel giorno e di quel momento in particolare; l’eclissi totale di luna. Tutti e tre, intenti a guardare le immagini sul piccolo computer portatile di Anna. Trascorrono i minuti, le immagini scorrono e loro le osservano col fascino tranquillo di chi sa già come si evolverà quella condizione. Una di quelle rare situazioni che nessun elemento esterno può condizionare. Una di quelle realtà che non è possibile alterare, modificare, cambiare. Nessuna preghiera, religione, forza, potenza, desiderio, speranza, può alterare quella sequenza programmata milioni di anni prima.

Un velo di piacere, ma anche giustificata impotenza sui loro volti.  Occorrono solo pochi minuti affinché l’eclissi si completi e con lei, anche i commenti dei ragazzi che volgono il loro il loro dialogo su quella che sarà la serata. L’estate sta ormai finendo e la voglia di sfruttare gli ultimi giorni che rimangono, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, è tanta.
Il paesino dove abitano è tranquillo, incantevole, ma non offre alternative concrete a quelle che sono le esigenze dei giovani. Ogni possibilità di trovare qualcosa che possa loro riempire piacevolmente gli spazi di tempo libero è sempre ricercata.
Quella sera, nel lido di un paese vicino ci sarà una festa ed i tre ragazzi hanno deciso di andarci

E’ sera; la festa in spiaggia è al culmine. La pista da ballo è invasa da luci intense e ritmate. Anna è seduta accanto ad un tavolino, il bicchiere con un aperitivo analcolico in mano, lo sguardo fisso al centro della pista ad osservare il nulla. Bruno, che sta ballando, gli si avvicina, la incita ad alzarsi, ma lei usando solo l’espressione, lascia intendere che non ha voglia.  Anche l’incitamento rivolto a Caterina, seduta accanto all’amica, è vano, ma lui la prende per mano e la trascina al centro della pista. La danza prosegue al ritmo della musica. Il cielo è stellato, la luna brilla nella sua pienezza. Anna si alza e va verso la riva. Il mare è calmo, le onde sembrano sfiorare delicatamente la spiaggia, il loro flusso e riflusso sembra ritmato come una melodia molto rallentata, quasi ipnotica. Lo sguardo di Anna si alza verso la luna e si ferma ad osservarla. Bruno, mentre balla, si volta verso dove era seduta l’amica, ma non la vede. Si guarda attorno per cercarla, ma non riesce a trovarla. Si volge verso Caterina e con dei  movimenti gestuali chiede se l’ha vista. Non si aspetta una risposta, ma vuole che la aiuti a trovare. Continuando a ballare si guardano attorno. E’ Caterina a vederla sulla spiaggia, vicino la riva. Fa un segno a Bruno per indicargliela. Questo con un movimento del capo invita Caterina a seguirlo. La raggiungono e Bruno le batte leggermente una mano sulla spalla chiedendole - “Ma si può sapere cos’hai questa sera?”.
Risponde la ragazza con tono banale.- “Ma niente”
Caterina rivolgendosi ad Anna. - “Ma scusa, siamo venuti qua per divertirci, perché stai in disparte come una cretina?”

Questa, però sembra quasi non ascoltare, assopita dal profumo della notte. La sua espressione, distratta da pensieri senza peso.
Improvvisamente dice:- “Vorrei essere lontana da qualunque rumore e sentire solo lo sciacquio del mare”
Bruno ironizzando - “L’unico modo è andare al largo in barca”
Anna - “Perché no?!”
Sorridendo interviene Caterina - “Voi siete tutti e due matti”
Anna - “Dai Bruno andiamo, prendi la barca di tuo padre”
Bruno - “Se se ne accorge mi uccide”
Anna - “ Dai solo un giro qua vicino, senza allontanarci, giusto per non sentire più questi rumori inquinanti”
Bruno - “Va bene”
Caterina – “Ma siete tutti e due scemi?!”
Anna - “Caterina, se non vuoi venire, nessuno ti obbliga”
L’espressione di Caterina è titubante. Non vorrebbe andare con gli amici, ma al tempo stesso non vuole rimanere da sola e neanche fare la figura della paurosa. 
E’ una barchetta leggera, in vetroresina. Il padre di Bruno la usa per andare a pescare nelle vicinanze. I tre ragazzi si tolgono le scarpe e le mettono dentro. Bruno si arrotola il pantalone. Non fanno molta fatica a metterla in acqua. Il ragazzo la tiene con la prora ancora a riva per permettere alle ragazze di salirci
sopra. Anna sa come comportarsi, non è la prima volta che escono con quella barca. Va a poppa, abbassa il motore fuoribordo, controlla se è a folle e mette in moto. Bruno da una spinta, salta dentro e prende il posto di Anna. Inserisce la retromarcia per qualche metro, poi vira e va verso il largo.

Anna adesso è seduta nella parte anteriore e con lo sguardo appagato e rilassato. Accanto a lei Caterina con tangibile, ma celata inquietudine.
Anna - “Ferma il motore Bruno, vediamo se si sente ancora il rumore della civiltà”
Bruno esegue il desiderio dell’amica. E’ come se calasse improvvisamente il silenzio. Si ode solo il lieve rumore del mare che di tanto in tanto si infrange con dolcezza contro la superficie della chiglia. 

Anna – “E’ veramente splendido. Spesso non si apprezza quello che si può avere con poco e che è a portata di mano”
Anche Caterina, adesso, sembra cominciare ad apprezzare  la tranquillità di quel momento.
Bruno - “Guardate che Luna meravigliosa
Anna - “Siihh. Silenzio. Non inquinate! Sdraiatevi e assaporate il rumore del silenzio ed il profumo del mare” 

Bruno- “Aspetta che butto l’ancora. Non vorrei che senza accorgercene ci spostiamo troppo. Bruno prende l’ancora dal piccolo gavone di prora e la getta in acqua legando la cima ad una bitta.
I tre ragazzi si distendono alla meno peggio a pancia in su,  le mani incrociate dietro la nuca e gli occhi chiusi.

 
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Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 11 Maggio 2007 da FilmPerLestate

La cima che tiene l’ancora non è stata legata con la dovuta fermezza e lentamente si scioglie finendo in acqua. Non c’è vento e la corrente è minima, ma la barca non ha più il suo punto fermo nel mare.
Passa solo qualche minuto, Anna riapre gli occhi, la sua espressione è beata. Si mette seduta. Guarda verso la riva. Gira lo sguardo, continua a girarlo. Inarca le sopracciglia  assumendo un atteggiamento preoccupato.
Anna  - “Ragazzi”
Gli altri due aprono gli occhi.
Bruno – “Cosa c’è Anna?”
Anna – “Guarda, non si vede più nulla”
Bruno si mette seduto ed anche Caterina si alza.
Bruno si guarda attorno poi va a controllare la cima dell’ancora e non la trova.
Bruno – “ci siamo disancorati, ma non è possibile che siamo finiti così al largo in pochi minuti da non vedere le luci a terra”
Caterina – “Ma la terra è lì. Non vedete?
Anna – “E’ vero! Ma è tutto al buio, forse c’è stato un Black-out. Dai, torniamo”
Caterina – “Torniamo dai Bruno, Ho paura”
Bruno un po’ ansioso per quel minimo di preoccupazione che scaturisce da quel imprevisto, mette in moto e si dirige verso terra.
Caterina – Bruno, ma tu sai orientarti?”

Bruno – “Saremo sicuramente davanti a dove siamo partiti. Comunque andiamo dritti così verso riva, poi vediamo”
Anna prende il telefonino in mano – “Non c’è campo”
Istintivamente anche gli altri due ragazzi prendono il loro.
Bruno – “Neanche il mio prende. Il black-out avrà oscurato i ripetitori”
Man mano che si avvicinano a terra, la loro preoccupazione aumenta. Cercano di capire dove si trovano, ma non riescono a trovare indicazioni.
Caterina – “Ma dove siamo? Io ho paura”

Bruno – “Non c’è molta benzina nel serbatoio, dobbiamo cercare di non sprecarla.

Bruno ferma il motore per cercare di sentire qualche rumore che può farli orientare.
La riva è solo a qualche metro, sicuramente davanti a loro non c’è il lido da dove erano partiti. La loro preoccupazione è visibile. Oltre che dal rumore del mare che sbatte contro la barca, adesso il silenzio è rotto anche dalle piccole onde che si infrangono sulla spiaggia.
Solo qualche minuto e per inerzia la barca tocca la sabbia. Bruno scende  e la tira un po’ più su.
Anna – “Dove siamo Bruno? Ho paura”
Bruno – “Non lo so. Non si vede niente”
Caterina comincia a singhiozzare -  “ Dai Bruno, io ho paura”
Bruno – “State tranquille ragazze. Scendete, aiutatemi a tirare più su la barca e vediamo di trovare la strada statale, così capiremo dove ci troviamo.
Caterina singhiozzando “Ma io ho paura, Bruno”
Bruno – “Dai Caterina, non fare la ragazzina paurosa. A Messina la strada scorre lungo tutta la litoranea. Anche se c’è stato un Black-out cerchiamo di vedere le luci di qualche auto che passa”
Caterina, angosciata - “Bruno, ma non si sente niente. Da quando hai rimesso in moto per tornare non si è vista neanche una luce. Come è possibile? Neanche una macchina? Dove siamo Bruno?”
Bruno aiuta le ragazze a scendere dalla barca. – “Dai aiutatemi a tirarla un po’ più su”
I ragazzi la tirano, per quanto è loro possibile, sulla riva.
Bruno – “ Volete aspettare qua? Io salgo un pò per capire dove siamo.
Caterina guarda il suo telefonino – “Non c’è campo! No! Veniamo anche noi! Io ho paura a stare qua.”
I tre ragazzi si muovono verso la parte più alta della spiaggia. Sono uno accanto all’altro. Le loro espressioni non sono più quelle che avevano qualche ora prima, mentre spensierati partecipavano a quella festa. Adesso la loro preoccupazione è l’incapacità di gestire uno stato che non riescono a comprendere. I loro pensieri sono tanti, ma ogni risposta che si danno a quella insolita condizione è priva di concretezza.
Caterina – “ Ma dove siamo finiti. Questa sembra un’isola deserta. Forse ci siamo allontanati troppo Bruno e siamo finiti su un’isola deserta. Un posto disabitato che non è stato mai scoperto.
Bruno alterato – “Ma cosa dici Caterina? Siamo nel 2007. Non c’è neanche un ago sulla Terra che non sia stato scoperto. Non dire sciocchezze che non è proprio il momento. Se proprio volevi esagerare potevi dire che eravamo alle isole Eolie! …forse ci troviamo vicino Capo Rasocolmo, lì è l’unico posto dove la strada non passa vicino il mare. Però dovrebbero esserci gli scogli, qui non ci sono, forse siamo dall’altra parte del Capo. Non riesco proprio a capire. Di qua, però, non si sale in nessun posto. Ci conviene camminare sulla spiaggia fino a quando troviamo la strada”
I tre ragazzi continuano a camminare, adesso sembrano anche più tranquilli. Ora è come se avessero finalmente un programma da seguire.
Continuano a camminare in silenzio senza staccarsi troppo l’uno dall’altro. I loro sguardi sono sempre rivolti verso terra, per vedere se riescono a trovare qualcosa che li possa aiutare ad orientarsi.
Anna si siede a terra – “Ragazzi, è più di un’ora che camminiamo, io sono stanca, riposiamoci un po’”
Bruno e Caterina si girano verso Anna senza dire nulla e si siedono sulla sabbia anche loro.
Caterina – “Sta cominciando ad albeggiare. Adesso dovremmo capire dove siamo. Nel telefonino non c’è ancora campo. Chissà cosa è successo. Non si sono mai tolta la luce per tanto tempo”
Bruno – “Guardate si vede Capo Milazzo. Che è strano, però. Ma quello non è Capo Milazzo. Sembra il Golfo di Marinello, ma è impossibile che siamo finiti cosi lontano.”
Anna – “Ma no, dai, quello è Capo Milazzo”
Bruno – “Si Anna e non c’è niente? Le ciminiere della raffineria se le sono vendute?”
Anna – “Vero, hai ragione. E che cos’è allora? Ma scusa se la c’è Patti allora dobbiamo tornare indietro”
Caterina – “Ma cosa state dicendo?  Siamo dopo Milazzo volete tornare a casa a piedi? Ma che siete scemi?”
Bruno sorridendo e volgendosi verso Caterina – “ Comunque le isole Eolie sono là. Ora si vedono bene. Quindi, Caterina, non siamo su un’isola deserta e neanche alle Eolie”
Ora i ragazzi sono decisamente più tranquilli. Non sanno ancora dove si trovano, ma con le luci del giorno aver rivisto gli abituali contorni del loro quotidiano panorama, li ha sicuramente tranquillizzati.
Caterina – “Quando torno a casa mia madre mi ammazza”
Bruno  - “Sanno che eravamo a quella festa, penseranno che siamo in giro. Dai alziamoci, ora andiamo verso l’interno. Prima o poi una strada la troveremo”
I Ragazzi si mettono in piedi e si avviano verso l’entroterra.

Anna – “Ma qua è tutto pieno di alberi. Sembra di essere in un bosco. Guardate che bello. Finisce la spiaggia e comincia il bosco.”
Bruno, sarcastico – “Si, bello è! Cammina e cerchiamo un passaggio”
Caterina – “Io autostop non ne faccio. Va Bruno a prendere la macchina e noi lo aspettiamo qua.”
Bruno – “Ma sempre tutto io devo fare. Va Anna a prendere la macchina e noi la aspettiamo qua.”
Scherzando e chiacchierando, i ragazzi continuano a camminare in mezzo agli alberi, scansando i rami più bassi e spostando con le mani in fogliame all’altezza del viso.

Anna – “Ma quanto dobbiamo camminare ancora? Possibile che non  siamo ancora riusciti a trovare la strada? E’ più di un’ora che camminiamo tra questi alberi”
Bruno - “Ma dove caspita siamo?” Non si aspetta una risposta dai suo compagni, ma la sua espressione è di uno che si attaccherebbe a tutto pur di avere una soluzione.

Caterina – “Saliamo su quella collinetta e vediamo di riuscire a capire qualcosa”
Bruno – “Ok. Andiamo, tanto ormai è giorno”

Caterina tristemente pensierosa – “ Quando arrivo a casa mia madre mi ammazza!”

I ragazzi a fatica raggiungono la collinetta. Guardano verso il mare, che dovrebbe essere il punto di riferimento per capire la loro  posizione, ma non vedono niente di familiare.

Anna – “Ma possibile che non si vede una strada? Ne l’autostrada, ne la linea del treno? Ascoltate. Neanche un rumore. Ascoltate”

I ragazzi rimangono in silenzio. Passano degli interminabili minuti mentre si continuano a guardare attorno. Solo il frondare delle foglie mosse dal vento ed il cinguettio degli uccelli. Nient’altro.
Anna – “Ma dove siamo? Non sono mai stata in un posto così sperduto. Sembriamo fuori dal mondo. Se non fosse perché si vedono le isole Eolie, penserei che siamo veramente finiti su un’isola”

Bruno – “Ma quello sembra proprio Capo Milazzo, però senza la raffineria, senza case.

Caterina – “Già non ci sono strade, non ci sono case, non ci sono rumori. Non c’è niente.”
Caterina si siede a terra – “Quasi quasi è meglio che non troviamo la strada per tornare a casa. Tanto mia madre mi ammazza”

Anche Anna si siede –“Sono stanca, ho sete e fame. Avete soldi addosso ragazzi”

Bruno – “Certo. Magari ci fermiamo in un bar a fare colazione. Vero?”

Anche Bruno si siede e poi si distende per terra. Sono ormai molte ore che i tre ragazzi camminano e lo stress, la paura e l’ansia che li ha stimolati a proseguire ininterrottamente, non riesce più a tenerli in piedi.
Caterina –“Accendiamo un fuoco bello grande cosi ci mandano i pompieri”

Bruno come illuminato – “Non è un’idea cattiva. Se questo posto è cosi isolato, ci saranno gli osservatori. Cerchiamo uno spiazzo sicuro e lo accendiamo”

Anna – “Ma con che cosa lo accendiamo. Nessuno di noi fuma. Non abbiamo accendini”

Bruno – “Proviamo a strofinare dei legnetti”
Anna – “Dai, smettetela di fantasticare e dire idiozie. Riposiamoci un po’ e poi scendiamo di nuovo verso la spiaggia”

I tre ragazzi, confortati dal nuovo proposito, si mettono all’ombra degli alberi e di addormentano. La stanchezza li ha ormai sopraffatti.

 
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Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 04 Giugno 2007 da FilmPerLestate

Il sole è alto nel cielo. Solo il cinguettio degli uccelli spezza il silenzio. I tre ragazzi sono ancora distesi sull’erba. La prima ad aprire gli occhi è Anna. Si mette seduta, gira lo sguardo verso gli altri. Si alza e riguarda il paesaggio. Il mare, le Eolie in lontananza, il profilo delle coste siciliane. Alza gli occhi al cielo. Si gira indietro. Cammina verso un lato di quell’altura. Si ferma, si rigira. Riguarda i suoi compagni che ancora dormono, rivolge lo sguardo verso il mare. Chiude gli occhi come per cercare di percepire un suono lontano. Un suono amico. Un suono prodotto da altri esseri umani. Solo gli uccelli.
Bruno – “Anna”
Anna riapre gli occhi e si gira lentamente verso Bruno senza parlare.
Bruno – “Cosa pensi?”
Anna – “Non ci sono case. Non ci sono strade. Non ci sono macchine. I cellulari non hanno campo. Non si vedono tralicci dell’alta tensione, non ci ripetitori dei telefonini. In mare ne una nave, ne una barca. Nel cielo nessun aereo. Stanotte non abbiamo visto neanche una luce, nemmeno in lontananza. Però, li ci sono le isole Eolie ed anche, se più strani, quelli che sembrano Capo Milazzo da un lato e Capo Spartivento dall’altro. Siamo nello stesso posto, ma è un posto diverso. Come se l’umanità si fosse cancellata di colpo con tutto quello che ha costruito e fossimo rimasti solo noi.
Bruno la guarda stranito ed impaurito – “Cosa vuoi dire?”
Anna – “Che stiamo sognando perché tutto questo non può essere reale”
Bruno – “E facciamo tutti  tre lo stesso sogno?”
Anna – “Hai un’altra spiegazione?”
Bruno sconsolato – “No”
Bruno –“Se fossimo capitati in un’altra dimensione? Non so come, ma se ci fossimo finiti dentro? Un universo parallelo?”
Anna – “Sei pazzo. Vedi troppi film di fantascienza”
Bruno – “E allora”
Anna – “Non lo so, però è tutto strano. Non so che pensare”
Bruno – “Ieri c’è stata l’eclissi totale di luna. E se ci ha influenzati. Ci fa vedere cose strane. Cose che non ci sono?”
Anna - “Non so che dirti Bruno. Svegliamo Caterina e cominciamo a scendere verso la spiaggia”

La discesa verso la spiaggia procede tranquillamente, ma con apprensione.  L’inquietudine di non sapere dove si trovano è sempre presente nei loro pensieri. I ragazzi procedono in fila indiana con Bruno in testa. Camminano in mezzo agli alberi ed alle piante. Solo il cinguettare degli uccelli ed il rumore dei loro passi sul terreno turba il silenzio.
Improvvisamente Anna, quasi gridando – “Bruno!”
Bruno si gira verso Anna, ma il suo sguardo si blocca su una figura che si intravede in mezzo agli alberi. E’ una ragazza bruna, esile, con i capelli lunghi e lo sguardo fermo e sicuro fermo su di loro. Indossa quella che sembra una tunica di colore chiaro, ha al collo una collana di piccole pietre e sulla fronte disegnato uno strano simbolo.
Tutti e tre i ragazzi fissano quella figura
disorientati. Non comprendono chi possa essere e perché è vestita in quel modo.
Anna – “Ciao. Sei di queste parti? Noi ci siamo persi. Ci puoi aiutare?”
La strana ragazza guarda Anna negli occhi e le sorride leggermente. Anna è perplessa, si aspetta una risposta e continua a rimanere in silenzio, ma la ragazza continua solo in quel suo tenero sorriso senza dire nulla.
Bruno – “Scusa puoi dirci dove è la strada più vicina?”
La ragazza si gira verso Bruno continuando ad avere quel dolce accenno di sorriso.
Altre due figure escono dalla boscaglia. Sono due ragazzi, un po’ più giovani, vestiti come la prima e con gli stessi segni sulla fronte. La ragazza si gira verso loro ed allarga una mano in segno di invito. Questi le si affiancano.
La perplessità di Anna, Bruno e Caterina è visibile. Dalle loro espressioni si comprende che non pensano si tratti di uno scherzo o di una mascherata.
Caterina – “Ma chi siete? Perché siete vestiti cosi?”
La prima ragazza con un cenno del capo invita ed incoraggia i tre amici a seguirli e voltandosi si inoltra tra gli alberi assieme agli altri due.
I tre ragazzi rimangono perplessi.
Anna – “Aspettate. Chi siete? Bruno, cosa dobbiamo fare?”
Bruno – “Non lo so. Forse fanno parte di qualche monastero. Forse non capiscono la nostra lingua. Forse hanno un qualche voto che non gli consente di parlare con estranei. Hai visto come sono vestiti. Magari seguendoli troviamo la strada. Seguiamoli”

I tre ragazzi si avviano dietro quegli strani individui inoltrandosi, a loro volta, tra gli alberi. Dopo qualche centinaio di metri, si immettono in un percorso stretto e sterrato, transennato da una parte da una staccionata in legno che protegge da una vallata e dal bosco dall’altra. Durante il tragitto si guardano attorno meravigliati, increduli, perplessi. Non sanno dove stanno andando, ma hanno camminato quasi tutta la notte e senza riuscire a capire nulla del luogo dove s trovano. Non hanno più la forza e forse neanche  il coraggio di chiedere a quelle che adesso sono le loro guide, delle spiegazioni. La strana colonna continua in silenzio la marcia. Trascorrono una decina di minuti, quando tra gli alberi, non troppo lontano, si intravede del fumo. Sembra provenente da un falò o un accampamento. I ragazzi ormai esausti, assetati, stanchi, scoraggiati, camminano per inerzia. La stanchezza si è impadronita anche delle loro preoccupazioni. Quel fumo che intravedono sembrerebbe essere la loro meta.
Arrivano alla fine del viottolo. Delle figure si vedono muovere in un  piccolo spiazzo. Man mano sono sempre più chiare. Giungono nelle vicinanze di una scala in pietra composta da pochi gradini. Quelle che sono state fino a quel momento le loro guide li salgono. L’ultima di esse si gira verso i tre ragazzi e sorridendo con un cenno della mano li invita a seguirli.

E’ uno spazio con dei tavoli in legno ben costruiti, alcuni sono seduti a mangiare. Un ragazzo è vicino ad un fuoco circoscritto da pietre, con un bastone scandaglia tra la brace per cuocere delle patate. Sono tutti ragazzi, molto giovani e sono vestiti con abiti simili a quelli che indossano i primi. Anche i loro disegni fatti sulla fronte sono uguali. Hanno tutti un’aria serena e distesa e il loro sguardo rivolto con un garbato distacco verso i loro ospiti tende a rassicurare.
Caterina – “Ma chi sono questi? Non ci faranno del male?”
Anna – “No, stai tranquilla sembrano delle brave persone. Forse appartengono a qualche strana setta religiosa e saranno qua in cerca di pace e meditazione. Presumibilmente non sono neanche italiani”
Una ragazza si avvicina con una piccola ghirba e la porge a Bruno. Questo la prende, l’avvicina alla bocca e beve. E’ acqua. La riporge, ringraziando, la ragazza si avvicina ad Anna che beve a sua volta e poi fa lo stesso con Caterina.
In un lato dell’area, seduto a terra a gambe incrociate, un ragazzo suona una specie di tamburo. Ha due legnetti in mano che batte su delle canne tagliate e legate tra loro con ritmo monotono, quasi come il ticchettio di un’enorme orologio.
La ragazza, con la brocca ancora in mano, invita gestualmente i tre ragazzi a sedersi a tavola.
Bruno –“Grazie, ma noi dobbiamo andare a casa, vorremmo sapere dove siamo, ci siamo persi”
La ragazza, con il suo solito leggero sorriso, appoggia un dito sulla bocca di Bruno per zittirlo. Questo rimane sconcertato ed al tempo stesso invaso da una sensazione che non sa gestire, non riesce ad opporre resistenza a quella richiesta che sembra non consentire opposizione.
Solo il cinguettio degli uccelli che svolazzano tra gli alberi ed il ritmo di quello strano strumento,  interrompono il silenzio. I ragazzi seduti ai tavoli continuano a mangiare con serenità e in educato silenzio. Al centro, cesti pieni di frutta e ortaggi. Anna, Bruno e Caterina prendono posto l’uno accanto all’altro Appena seduti, viene loro avvicinata della frutta.

Bruno –“Cosa ne pensi Anna? Dobbiamo farci aiutare a trovare la strada per tornare a casa”

Anna – “Renditi conto della realtà Bruno. Abbiamo camminato per ore senza trovare una strada, senza sentire il rumore di una macchina. Le cime delle montagne sono piene di ripetitori;  in qualsiasi posto ti trovi, li vedi. Tu ne hai forse visto qualcuno? Lo hai detto tu, quando volevamo accendere un falò, che ci sono le torrette di osservazione della forestale. Hai forse visto una costruzione?  Una di qualsiasi tipo? Quando eravamo di notte, non una luce, neanche in lontananza. Che black-out avrebbe dovuto essere per coinvolgere per così tanto tempo una area così vasta? Guarda queste persone, sono troppo strane per appartenere al nostro mondo. Non è solo come sono vestite, ma il loro comportamento. Hai notato che non parlano non solo con noi, ma neanche tra di loro. Non sembra, però, che si limitino a non volerlo fare, è come se non ne avessero la necessità”

Bruno –“Insomma, cosa vuoi dire?”

Anna –“Che siamo nello stesso luogo, ma non nello stesso tempo”

Caterina quasi su una crisi di pianto- “Non mettermi paura Anna”

Mentre sta ancora parlando, però, una delle ragazze sedute allo stesso tavolo, le si avvicina. Ha in mano dell’erba. Se la strofina tra le mani e si avvicina al fianco di Caterina, che senza rendersene conto, si gira ed abbassa il capo per odorarla. Forse l’espressione tranquilla della ragazza o l’odore di quell’erba, la fa riprendere dallo sgomento in cui stava cadendo.

Bruno ed Anna, guardano in silenzio la scena. Non c’è più meraviglia nelle loro espressioni. Ormai stanno cominciando ad acquisire il contesto in cui si trovano.

Bruno –“Anna, ammesso che la tua ipotesi sia gusta; cosa facciamo?”
Anna –“ Non ho idea Bruno. Vorrei capire come siamo finiti qua. Cosa può averci portato in questo posto, qualunque esso sia. Ma ho la continua sensazione che cosi come siamo arrivati, torneremo indietro. Non so perché, ma ne sono assolutamente certa.”

Bruno con un’espressione forzatamente ironica –“Quindi questi chi sono secondo te? Se siamo andati indietro nel tempo così tanto che non esistono neanche le strade, dovrebbero essere dei cavernicoli. Non ti pare? Invece sono persone semplici, anzi danno l’impressione di essere anche più avveduti di quello che l’ambientazione lascerebbe intendere.”

Mentre i tre ragazzi parlano, gli originari si alzano e si avvicinano a quello che suona lo strumento di canne. Gli si siedono in cerchio, la piante dei piedi giunte e con le mani tengono le caviglie. Le loro palpebre sono leggermente abbassate, quasi chiuse.
Anna, Bruno e Caterina sono rimasti seduti al loro posto. Sentono l’imbarazzo, di chi non sa come comportarsi. Un leggero brusio proviene dal gruppo. Non si riesce a capire di che tipo. Sembra non essere emesso dalle labbra, ma si sente distintamente che sono i ragazzi seduti in cerchio a produrlo. Quello col tamburo, nel contempo, rallenta con regolare progressione il ritmo delle sue percussioni. L’aspetto dell’atmosfera è sicuramente medianica. Quel tamburellare sembra che sia l’aspetto principale di quel simposio.  Sembra quasi che col rallentare dell’effetto acustico, anche il tempo rallenti.
Ormai i colpi si succedono sporadicamente. Vanno udendo sempre meno, fino a quando anche il loro cinguettare scompare totalmente.
Caterina ha le braccia incrociate sul tavolo e la testa appoggiata sopra esse. Anna e Bruno sono disordinati, ma tutto sommato tranquilli.

Passano solo alcuni minuti nel silenzio totale, poi il ritmo di quel tamburellare ricomincia. Lentamente e con la progressione inversa a quando si era come spento, diventa col ritmo che si udiva mentre mangiavano.

Lentamente, ad uno ad uno, si alzano tutti ed infine anche quello che suonava, poggia le bacchette che usava per terra e si mette in piedi.
Caterina è rimasta tutto il tempo nella posizione che aveva assunto e senza spostarsi dice –“Sarà un viaggio lungo”

Anna con distacco –“ Cosa dici Caterina?”

Caterina –“Ci metteremo giorni per arrivare all’aquila”

Anna adesso un po’ perplessa –“Quale Aquila Caterina?”

Caterina –“Quella che ci farà tornare a casa”

La ragazzina non si è ancora scomposta dal quella posizione, con il capo accovacciato tra le braccia, che aveva preso. Adesso anche Bruno, perplesso, si gira verso di lei.

Anna con molta dolcezza –“Caterina, ma di quale aquila parli?”

Caterina - “Quella che c’è in cima alla montagna”

Bruno –“Quale montagna Caterina? Chi ti ha detto che dobbiamo andare su una montagna?”

Caterina –“Non lo so Bruno, però dobbiamo andare la per tornare a casa”

Bruno si gira verso Anna, ma non riesce a dirle niente, ha solo un’espressione disorientata.

Intanto la ragazza, che prima aveva portato l’erba da odorare a Caterina, si avvicina ai tre. China leggermente il capo da un lato come per indicare di andare.

Caterina balza subito in piedi, quasi contenta, e rivolgendosi ai suoi due amici –“Dai andiamo!”

Anna – “Ma dove Caterina? Dove dobbiamo andare?

Caterina –“Te lo ho già detto Anna: dobbiamo andare sulla montagna dell’aquila, ma prima dobbiamo passare a prendere il Guru perchè deve venire con noi”

Bruno un po’ alterato –“Quale Guru Caterina? Cosa dici?”

Anna si avvicina a Bruno per esortarlo a rimanere calmo –“Caterina, ma chi ti ha detto queste cose?”

Caterina –“Nessuno Anna, ma perché mi fai queste domande? Non lo sai dove dobbiamo andare? Sbrighiamoci che gli altri sono già sul sentiero”

Caterina, incamminandosi, li sollecita a seguire la colonna che si sta ormai muovendo lungo lo stesso tracciato che li aveva portati fin là. Anna e Bruno, più disorientati che persuasi la seguono.

Anna spontaneamente –“ Ma chi sono questi?”

Caterina con molta disinvoltura –“Sono Taoisti, vengono dalla Cina, ma non sono cinesi”

Bruno, ormai irritato, mette una mano sulla spalla della ragazzina per fermarla –“Caterina aspetta, come fai a sapere queste cose?”

Anna si affretta a togliere la mano di Bruno dalla spalla della ragazza –“Calma Bruno. Glielo hanno trasmesso loro. Non lo hai capito? Stai tranquillo. Calmati”

Bruno sembra accettare quella situazione che è ormai al di fuori di tutti i confini razionali e rivolgendosi ad Anna –“Ma tu sai chi sono i Taoisti?”

Anna –“Non ho idea Bruno. Certo hanno ben pochi lineamenti cinesi. Forse è una popolazione vagante. Caterina ha parlato di un Guru, questo vuol dire che non ci sono solo loro in questo posto o dovunque siamo, in questo universo o in questa epoca. Ormai l’unica cosa di cui sono convinta è che non siamo nello stesso luogo di ieri. Però vogliono aiutarci. Ai sentito cosa ha detto Caterina? Dobbiamo andare sulla cima della montagna dell’aquila per tornare a casa”.
Il gruppo si è ormai sfilato sul sentiero. Non hanno nulla con loro, se non le piccole otri piene d’acqua. Ai due ragazzi non resta che accodarsi.

 
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Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 09 Giugno 2007 da FilmPerLestate

E’ una marcia che ricorda quella che hanno fatto per raggiungere l’accampamento dove sono stati accolti qualche ora prima. Improvvisamente da dietro degli alberi spuntano due taoisti che non avevano visto in precedenza. I loro sguardi si incrociano. Da parte dei nuovi arrivati c’è sempre quell’espressione di compiacimento e benessere. Nel silenzio, che sembra caratterizzare l’intera popolazione, si uniscono al resto del gruppo. La marcia lungo il sentiero continua tranquilla fino a quando questo si dirada leggermente. Il Taoista in testa al gruppo si avvia in una agevole salita e il resto del gruppo lo segue. Anche i tre ragazzi proseguono dietro gli altri. Il paesaggio è tranquillo. Attorno a loro, alberi di forme diverse, piante  e qualche fiore sporadico. Il sole è alto nel cielo, ma filtrato dalle foglie arriva senza dare particolare fastidio. Anna si china a raccogliere una piccola margherita gialla che, isolata, è cresciuta nelle vicinanze di un albero. La stacca e la porta alle narici per odorarla. La taoista che c’è in coda al gruppo, si ferma, si gira e si avvicina alla ragazza. Con un sorriso di comprensione, le prende il fiore dalla mano, si avvicina al posto dove Anna l’aveva raccolto e tenendo con il pollice e l’indice la parte inferiore dello stelo, lo poggia su quella che era rimasta sul terreno. Lo tiene per qualche secondo, poi lo lascia molto lentamente. Un sorriso compiaciuto sul volto della ragazza, poi un soffio per farlo ondeggiare al vento, quindi alza lo sguardo verso la Anna, paralizzata, la prende per mano e la tira con delicatezza, ma fermezza verso la parte opposta del tratto che stavano percorrendo. C’è un piccolo spiazzo pieno di margherite dello stesso tipo, ne coglie una e la porge alla ragazza. Questa, con dei gesti, fa capire di non volerla. La sua mortificazione è tangibile. Le sembra di aver compiuto un’azione criminale. La Taoista, però, la guarda e le fa un ampio sorriso rassicurante, odora la margherita che ha colto e la mette nella mano della ragazza e con l’indice e lo sguardo le fa segno che il resto del gruppo si è distanziato. Solo Bruno è rimasto ad osservare la scena ed il suo volto è gelato. Caterina non si è neanche accorta che i suoi amici si sono fermati, ormai è tranquilla e procede disinvolta in mezzo ai nuovi compagni.
La salita lungo quel pendio è finita e comincia una breve discesa in mezzo alla fitta vegetazione. Il gruppo prosegue compatto. Il sole è sempre alto nel cielo.
Giungono in una piazzola, dove c’è una fontana in pietra, semplice ma ben curata nella costruzione. I ragazzi si fermano per bere ed a riempire le ghirbe. La taoista che aveva dato il fiore ad Anna, ha continuato a camminare accanto a lei ed a Bruno. Beve, si sposta per far dissetare anche i ragazzi che camminano assieme a lei. Prende un piccolo sasso da terra e tenendolo tra le dita lo mette sotto la fontana facendogli scorrere l’acqua sopra. Usando il pollice e l’indice, gira e rigira il salsolino, i suoi occhi chiusi in concentrazione. Anna è intenta a fissarla un po’ sconcertata, ma il suo stupore si trasforma in sgomento quando vede che dalla mano della ragazza il salsolino è diventato un monile. Una piccola stella, con un forellino ad un’estremità. La taoista si avvicina al ciglio della piazzola dove c’è dell’erba alta, ne prende tre fili, li intreccia tra loro usando i palmi delle mani, poi passa il filato nel foro del monile, fa un nodo per farne una collana e la mette al collo della ragazza. Anna non sa cosa fare, la tocca con le dita, ma li ritrae subito impaurita. La taoista fa un sorriso divertita.
Accanto alla costruzione, una strada molto più larga del sentiero percorso prima. Il gruppo riprende l’andatura. Sulla sinistra, qualche metro sopra il livello della strada, un obelisco in pietra. La base quadrata, non più alto di due metri e la sommità piramidale. Per arrivarci una piccola scalinata transennata da una staccionata simile a quelle che ormai era consueto vedere. Quattro taoisti con i contenitori d’acqua salgono gli scalini, posano i contenitori alla base ed ognuno di loro appoggia il palmo delle mani ai suoi lati. Sembra in loro ci sia una grande concentrazione. Restano fermi in quella posizione per qualche minuto, poi, lentamente si staccano, riprendono le fiaschette e ridiscendono sulla strada. La marcia riprende. Appena qualche decina di metri più avanti, girata una curva, un individuo vestito con una tonaca bianca con dei leggeri ricami geometrici sui bordi è fermo in mezzo alla strada. Ha i capelli molto corti, la costituzione robusta ed è di carnagione chiara e sembra essere anch’egli della stessa età dei ragazzi. 
Anna rivolgendosi a Bruno –“E’ il Guru!”
Bruno la guarda, ma non dice nulla. I Taoisti si avvicinano all’individuo in cerchio, si fermano e giungendo le mani fanno un inchino. Questo risponde allo stesso modo al saluto, poi si avvicina a Caterina, le fa una carezza e la chiama per nome con un pronuncia abbastanza chiara. Quindi va verso Anna pronunciando anche il suo nome ed infine verso Bruno facendo lo stesso. I ragazzi, ognuno a suo modo rimangono confusi. Il primo a riaversi è Bruno, inconsciamente vuole sfruttare l’occasione di chiedere, a chi sembra conoscere la sua lingua, le spiegazioni a quella che è diventata la più lunga giornata della sua vita.
Il Guru lo guarda negli occhi, non ha l’espressione gioiosa degli altri taoisti, ma quella di un individuo che tiene dentro di se il peso di qualcosa che va al di la del visibile. Non dice nulla, si gira ed inizia una marcia con un’andatura più veloce di quella che avevano fatto fino a quel momento. Il resto del gruppo lo segue. La strada comincia ad andare in salita, ma il Guru non rallenta la sua andatura. Un fitto bosco si innalza da un lato del loro percorso, mentre dalla parte opposta si vede il mare. Il sole non è ancora vicino al tramonto, ma tutto il paesaggio assume ugualmente un aspetto diverso da quello avuto per tutta la giornata. Ormai sono abbastanza in alto ed il panorama che si vede è incantevole. La strada improvvisamente si addentra verso l’interno del bosco, poco più avanti, sulla loro sinistra un piccolo spiazzo con dei tavoli e delle panchine. I taoisti si accingono a prendere posto attorno ai due tavoli, La ragazza che prima aveva offerto l’acqua a Bruno, lo prende per mano e lo fa sedere ad un tavolo, un’altra indirizza, invece,  le due ragazze all’altro. Adesso sono tutti seduti, si passano l’uno con l’altro le fiaschette e bevono un po’ d’acqua, poi congiungono le braccia appoggiandole sul bancone e vi posano sopra il capo in una posizione che sembra debba conciliare il sonno.  Anche Caterina, stanchissima assume la stessa posizione. Anna e Bruno, superato un primo momento di smarrimento seguono l’esempio degli altri e vinti dalla stanchezza chiudono a loro volta gli occhi in un preludio di un assopimento. Il Guro, con una mano comincia a marcare il tempo battendola sul tavolo. Uno per volta anche gli altri seguono lo stesso esempio. Pian piano il ritmo va sempre decrescendo, come nella precedente occasione del “tamburellatore” all’accampamento, il tempo sembra rallentare. Il ritmo continua a decrescere fino a quando cessa del tutto.

 
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Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 09 Giugno 2007 da FilmPerLestate

Una mano scuote leggermente Anna. E’ uno dei taoisti. La ragazza alza lo sguardo, ha l’impressione di aver dormito moltissimo. Uno sbadiglio prorompe dal suo viso, si stropiccia gli occhi e si guarda attorno. Accanto a lei Caterina è ancora accovacciata sul tavolo, ma comincia a muoversi come chi si sta per svegliare. Dall’altra parte, Bruno sembra essere invece nel più profondo sonno. Accanto a lui due taoiste lo stuzzicano, divertite della consistenza del suo assopimento.
Il Guru è in piedi rivolto verso il sole, anche se questo è nascosto dagli alberi. Ha la consueta espressione che, più che asettica e seria,  potrebbe definirsi arcana e preoccupata. Sembra che il peso della conoscenza, della sapienza e soprattutto dei risultati che possono scaturire dalle sue facoltà gli siano sempre presenti.
In ogni tempo ed in ogni luogo, chi ha idoneità, per capacità o circostanze, a comandare o decidere, se lo fa con responsabilità ed altruismo, sente il peso del suo potere e delle sue decisioni. Gli altri taoisti sono sparsi in quel piccolo spiazzo.
Anna si alza, una taoista gli porge il contenitore con l’acqua. Ne beve un sorso e girandosi verso Caterina, cerca con una carezza di favorirne il risveglio. La ragazzina apre gli occhi, guarda l’amica, si guarda attorno. Omai non c’è più il timore che la invadeva il giorno prima. Sta vivendo quella realtà con la serenità e la consapevolezza di chi sa che l’obbiettivo prefissato non è una lotta per la sua conquista, ma la conseguenza di una operazione che va portata a compimento. Bruno, con le insistenze delle due taoiste, comincia a risvegliarsi. Le due ragazze sono ancora più divertite dalle smorfie e movenze che vengono fuori dal ragazzo assonnato.
La marcia riprende. Il Guru procede sempre in testa, il resto del gruppo lo segue. Caterina in centro al gruppo, mentre Bruno ed Anna in coda.

Bruno rivolgendosi ad Anna – “Ma quanto abbiamo dormito?”

Ad Anna sembra una domanda strana. Realizza solo in quel momento che non sa darsi una risposta. Ha l’impressione di aver dormito un’intera notte, ma al tempo stesso solo pochi attimi. Guardandosi attorno, l’altezza del sole è uguale a quella che c’era prima della loro sosta.
Anna –“Non lo so Bruno. Qualche minuto o forse un’intera giornata. Sembra che il tempo non abbia più importanza in questo posto.”
Adesso la strada che stanno facendo cambia. Davanti a loro un passaggio di un centinaio di metri sulla cresta di una collina. Da un lato una profonda scoscesa alberata, dall’altra un burrone pietroso che genera un enorme contrasto col resto del paesaggio. Attraversato il passaggio ricomincia la fitta vegetazione. Dopo qualche minuto, sulla sinistra, una sorgente d’acqua. La comitiva fa una sosta per riempire le ghirbe. Riprendono subito il viaggio. Poco più avanti la strada viene coperta totalmente dai rami degli alberi che sorgono ai lati. Il Guro si ferma, gli altri gli si avvicinano e posano a terra, davanti ai suoi piedi, i contenitori appena riempiti. Il Guru congiunge le mani, allunga davanti a se le braccia ed allarga i gomiti per formare un cerchio. Chiude gli occhi. La sua concentrazione è visibile. Poi, lentamente abbassa le braccia, fa qualche passo avanti, poggia le mani sul petto e si adopera in un accenno di inchino.
Ancora una volta la marcia riprende.

Anna rivolgendosi un po’ a Bruno, un po’ a se stessa – “Tutto quello che riguarda le necessità del nostro corpo non dipendono più da condizioni solo fisiche. Camminiamo continuamente, sprechiamo molte energie, ma ci nutriamo solo con dell’acqua”
Bruno un po’ divertito dal pensiero che gli passa in quel momento –“Non sono mai stato tanto senza mangiare brioche, gelati, salatini e cioccolatini. Mia madre sarebbe orgogliosa di me.”
Anna si gira, sorridendogli divertita.
Ad una diramazione due dei taoisti si staccano dal resto del gruppo e prendono una stradina in discesa.

Bruno rivolto ad Anna –“Ma secondo te quanti sono? Di tanto in tanto qualcuno scompare, altri spuntano fuori. Chissà dove vanno, cosa fanno.”
La domanda del ragazzo non prevede una risposta. Anna, infatti, rimane in silenzio. Troppe le domande a cui non è possibile dare una risposta.
Il fondo della strada adesso ha assunto un aspetto diverso. Da semplice terra battuta è diventato di pietre disposte disordinatamente, ma ben ancorate al fondo.
Un po’ presa dai pensieri di tutte quelle stranezze, un po’ per la stanchezza, un po’ per distrazione, Anna inciampa su una pietra e cadendo si procura una piccola escoriazione ad un ginocchio. Bruno si ferma subito a soccorrerla. Un piccolo rivoletto di sangue fuoriesce dalla pelle sollevata della ragazza. Anche uno dei taoisti si ferma, guarda il ginocchio della ragazza, si avvicina ad un albero, stacca una foglia, poi cerca una pianta nelle vicinanze e prende una foglia anche da questa. Le stritola, le combina tra loro e poi appoggia per qualche secondo la poltiglia sopra la ferita della ragazza tenendola col palmo della mano. Appena rimossa e pulita dai residui dell’impasto, solo un leggero rossore emerge da dove prima c’era la ferita.
Bruno divertito rivolto ad Anna –“Prendi appunti sul tipo di foglie, che appena a casa brevettiamo il nuovo farmaco.”

E’ straordinario come  le abitudini ed il comportamento umano, nello spazio di un arco di tempo così breve, indotti da circostanze ed eventi, possano far mutare le emozioni, i pensieri, le abitudini. L’assuefazione a nuove esperienze, a nuovi ambienti, a nuove persone, è rapida ed altera facilmente gli atteggiamenti meno radicati.
Tutta la loro marcia è sempre stata accompagnata dal suono delle foglie che strofinano tra loro, dal cinguettare degli uccelli, dal rumore dei loro passi. Ora, però, in lontananza si ode lo scorrere di acqua. Il rumore si fa sempre più vicino, sembrerebbe un torrente o un fiume. I tre ragazzi si erano così abituati a sentire solo i suoni  ripetuti e continui che li avevano accompagnati fin là che, questo nuovo, fa loro impressione. Mentre avanzano cercano, mentalmente, di immaginarne l’origine. Fino a quel momento hanno visto solo piante ed alberi. Se quello è lo stesso luogo dove hanno vissuto la loro vita, non esiste da quelle parti un fiume. Quanto saranno andati indietro nel tempo, se il tempo è quello che è stato alterato.
Il rumore dello scrosciare dell’acqua è sempre più vicino. Non sembra quello di un fiume, ma piuttosto di un torrente. L’acutezza del loro udito è richiamata ad analizzare nel dettaglio il suono che perviene, la memoria convocata a cercare affinità passate e la fantasia a elaborare le varie possibilità.
Un rigagnolo d’acqua, segue un percorso tortuoso tra grosse e levigate pietre bianche. Poco profondo e non più largo di un paio di metri, forma poco più a monte, dei laghetti. Il gruppo si ferma su una sporgenza a ridosso dello specchio d'acqua più grande. I taoisti, disordinatamente si dispongono sulle prominenze. Approfittando di un piccolo salto del  ruscello, utilizzano l’acqua per lavarsi il viso. Caterina si toglie le scarpe e seduta su una grossa pietra, mette i piedi in acqua, poi si alza e divertita, comincia a camminarci dentro. E’ bagnata fino ai ginocchi e il ruscello, davanti al suo percorso,  sembra diventare un po’ più profondo. Un piede messo male e scivolando finisce in acqua bagnandosi totalmente. Nei presenti scoppia una sonora risata. La ragazza indispettita comincia a schizzare acqua verso tutti, provocando un allegro fuggi fuggi. L’insolito gruppo sembra una comitiva che sta facendo una scampagnata domenicale. Solo il Guru è sempre assorto e con un atteggiamento composto ed altero. La sua altezzosità, però, non incute timore o rispetto riverenziale, ma solo stima. Non c’è riverenza nella condotta dei taoisti, ma solo il riguardo che si da ad una guida saggia e fidata.
Caterina si toglie la maglietta e la strizza con energia, poi la stende su una di quelle enormi pietre lisce. Due dei taoisti, passandosi tra loro le fiasche, le riempiono d’acqua e le posano in una incavatura che sembra stata scavata dallo scorrere dell’acqua. Il Guru si avvicina e rifà i gesti già compiuti in precedenza nei pressi della fontana. Si mette in piedi davanti ai contenitori e tenendo le dita incrociate tra loro, allarga i gomiti facendo un cerchio con le braccia. E’come se raccogliesse energia, la convogliasse dentro la circonferenza in quel modo realizzata e quindi la trasmettesse alle ghirbe. Poi il consueto inchino di ringraziamento a chissà quale potenza o divinità. Nella circostanza tutti sono rimasti in silenzio.
I taoisti si mettono seduti in cerchio, con le gambe incrociate, lasciando tre spazi tra loro. Sono quelli riservati ai ragazzi. Non è chiaro come lo capiscano, stavolta nessuno si è rivolto verso di loro, ma prima Caterina, poi Anna e quindi Bruno, li vanno ad occupare. Si posizionano come loro in un’imitazione tribale. Poggiano i gomiti sulle gambe e le mani a coprire il viso. Il Guru emette un suono gutturale breve e secco, gli altri lo imitano. Prima con un intervallo di tempo regolare, poi, lentamente, comincia ad allungarsi, fino a quando sembra dissolversi nel nulla.
Saranno passati pochi minuti o un’intera giornata? Solo Bruno resta in quella posizione. Il resto del gruppo è in piedi. Caterina ha indossato la sua maglietta asciutta. Anna sta lavandosi il viso, approfittando del ruscello, come chi si è appena alzato dalla notte. Il Guru si avvicina al ragazzo e lo chiama per nome. Questo apre mestamente gli occhi, fa un grosso sbadiglio e si alza un po’ traballante.
Il senso di sazietà dalla stanchezza e dal sonno che avevano già percepito nella precedente esperienza si ripete.
Il Guru ha già ripreso a camminare. Gli altri, raccogliendo prima le loro ghirbe, gli si accodano. Caterina si imprime una piccola accelerazione per raggiungere la taoista accanto alla quale ha ormai fatto quasi tutto il tragitto. Bruno in coda ancora assonnato.

Il percorso adesso è nuovamente tra la fitta vegetazione. Sembrano giunti sulla sommità di una collina da dove comincia una ripida discesa. C’è una piccola vallata, con quella che si potrebbe definire un’aera di sosta. Ci sono altri taoisti, ma questi non sono giovanissimi.  Alcuni di sono intenti a preparare del cibo. Uno è accanto ad una brace dove su una base di pietre fatta a cerchio è appoggiato un grosso coperchio terracotta. Una donna sta pestando qualcosa dentro un crogiolo. Altri stanno raccogliendo dei rami secchi probabilmente per alimentare il fuoco. Uno sta sminuzzando della verdura con un coltello ricavato da un osso. Non è possibile comprendere se il gruppo era aspettato, ma non sembrano esserci manifestazioni di grande entusiasmo, solo espressioni di compiacimento.

Il Guru è il primo ad arrivare in mezzo al bivacco. Riceve da tutti un leggero inchino col capo, che ricambia allo stesso modo. Sopraggiungono anche gli altri.

L’uomo che è vicino al fuoco, sposta il coperchio e prende dall’interno del contenitore creato con le pietre, una grossa forma di pane, scura nel colore e dall’aspetto tondeggiante. La mette su uno dei tavoli e torna accanto al fuoco. Nella brace ci sono delle pannocchie di granoturco e delle patate che stanno abbrustolendo.. In un angolo due taoisti stanno suonando uno strumento simile a quello di canne già visto ed uno a corda. Si tratta di un tronco scavato internamente con quattro cordicelle legate alle estremità. E’ un suono ritmato e lento.
Queste persone sembrano dei nomadi. Sempre in movimento e con dei punti di soggiorno diurno relativamente confortevoli. Come se seguissero un percorso ordinato e non un vagabondare.
Questa volta il pranzo sembra più opulento e completo. Anche il più elevato numero di persone dà la sensazione di essere in un luogo meno sperduto.
Difficile tenere il conto dei giorni. Forse ne è passato solo uno, forse due, forse tre. Il tempo sembra che non abbia molto valore in questo luogo.
Il pasto si svolge in modo molto silenzioso. Se il vociare è inesistente, non è il numero di persone che modifica il volume di un ambiente. Il sempre persistente cinguettare degli uccelli tra gli alberi, copre abbondantemente quei piccoli effetti acustici generati dal banchetto.
A pasto finito il Guru si alza, va verso un lato dello spiazzo e volge il suo sguardo verso il sole. Alza leggermente le braccia, ha i palmi delle mani rivolti verso il cielo e resta così per qualche minuto. Il sole è ancora molto più alto dell’orizzonte.  Sembra che il tramonto non giunga mai in quel luogo. Tuttavia è sempre un sembrare, un intuire, un immaginare.
Il gruppo si riforma, la marcia riprende. Stavolta riprendono il viottolo che li ha portati fin là. In testa al gruppo si ripropone sempre il Guru ed in coda è sempre Bruno.
Adesso la strada è in pianura, dietro una curva, una costruzione in legno. La prima che vedono. Solo adesso, si rendono conto che fino a quel momento le uniche costruzioni che avevano visto erano dei tavoli e delle staccionate. Sembra una casa ben costruita, robusta e dalla estetica ricercata. Accanto ad essa, un muraglione di sostegno fatto di pietre incastonate tra loro, con moderata precisione, ma sicura efficienza. Poco più distante un forno e delle graticole costruite anch’esse in pietra. Dei tavoli e delle panchine in legno. Una signora anziana è intenta a filare del tessuto. Al passaggio del Guru fa un rispettoso inchino che gli viene ricambiato. Non sembra quella la loro meta, ne un punto di sosta. Il viaggio continua. La strada adesso sembra procedere verso il bordo di quella montagna. Si intravede nuovamente il mare, le isole Eolie ed il sole che, questa volta sembra volgere al tramonto. Tutto il paesaggio assume sempre più il colore rossastro impresso dal sole calante. Anna si ferma per qualche istante a guardare il panorama. Nella sua mente torna il pensiero di quell’avventura. Il suo sguardo si indirizza verso il luogo dove dovrebbe essere la sua casa e dove, invece, c’è solo vegetazione.
Il sole è quasi tramontato. Il suo riflesso dipinge una lunga striscia arancione sulla superficie del mare. Adesso davanti a loro c’è uno spiazzo. Sembra che quella sia la loro area di sosta. I taoisti fanno un ampio cerchio, lasciano gli spazi per i tre ragazzi che li vanno a riempire. Col sole si abbassa anche la luce. L’oscurità, per la prima volta da quando i ragazzi hanno incontrato i taoisti, sta scendendo.
Un coro gutturale, forse per la suggestione, sembra alzarsi verso il cielo. Tutto attorno sembra calare una velo di immensità. La sensazione è quella di essere in uno spazio ancora più grande, simile ad una spiaggia. Le stelle sono numerose e splendenti. I Taoisti si  appoggiano il palmo di una mano sulla fronte, con le dita rivolte verso l’alto. Dopo qualche minuto il suono che proviene dal gruppo si amplia con un effetto eco e  metallico. E come se una litania uguale venisse dal di fuori del gruppo, da lontano, da molto lontano. E’ un collegamento. Dei puntini di luce compaiono al centro del loro cerchio. Uno più grande acquista intensità. Il Guru mette la mano che non ha sulla fronte, sopra quella luce. Gli altri, uno alla volta, posano le loro l’una sull’altra. Il suono cambia, adesso ha assunto un tono di una vibrazione con una frequenza molto elevata. Continua così per qualche minuto, poi lentamente va ad attenuarsi. Cala il silenzio. Cala la notte.

 
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Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 20 Giugno 2007 da FilmPerLestate

Un nuovo giorno, il sole è appena spuntato da dietro la montagna, ma non sembra una giornata di tempo sereno come quelle precedenti. Le nuvole coprono buona parte del cielo.  
Bruno apre gli occhi. Ha un attimo di perplessità, di disorientamento. E’ esattamente nella stessa posizione che aveva la sera precedente prima di quello strano fluttuare nell’ambiente circostante. Come tutti gli altri, ha dormito seduto, ma non sembra stanco o svigorito. I taoisti, Anna e Caterina sono già in piedi pronti a riprendere il cammino.
Il controllo della mente sta esercitando sul corpo dei ragazzi dei condizionamenti ai quali non erano mai stati sottoposti. Forse troppo abituati in un mondo dove il naturale non è rappresentato da forza di pensiero e volontà, ma da comodità, destrezza, praticità, affermazioni, realizzazioni, svaghi.
La marcia riprende. Si inoltrano nuovamente nel bosco. Ormai sono giorni che camminano. Sanno quale è la loro meta: la montagna dell’aquila. Sanno che per tornare a casa, devono andare là, ma non ne conoscono ne il luogo, ne il motivo. In realtà non conoscono nulla. Non sanno, se si trovano indietro nel tempo e se è così, come ci sono arrivati e perché. Non sanno chi sono quegli individui, che stanno facendo loro da guida, con i loro strani comportamenti ed incomprensibili poteri.
Il cielo è sempre più nuvoloso e sembra che debba piovere da un momento all’altro. Il Guru è sempre in testa a fare l’andatura ed il gruppo segue. I Taoisti sembrano osservare con preoccupazione il cambiamento del clima. Si sente qualche tuono in lontananza e, visibilmente, la preoccupazione in loro aumenta. Un lampo e poi un tuono molto forte fa sobbalzare qualcuno. La taoista più giovane si avvicina al Guru, in un atteggiamento di ricerca di protezione. Questo si gira verso la fanciulla e gli fa un sorriso, ma anche lui sembra preoccupato. Adesso la loro andatura è ancora più veloce.
Bruno rivolgendosi ad Anna –“Ma cosa gli è preso a tutti quanti? Non avranno paura di un temporale?
Anna – “Ma non capisci Bruno? Siamo in mezzo agli alberi e non siamo nel nostro secolo”
Bruno –“Ma che dici Anna? Vuoi dire che in passato i fulmini erano più pericolosi? Non lo sai che è più facile essere mangiati da uno squalo che essere colpiti da un fulmine?
Anna –“No Bruno, non è che i fulmini in passato erano più pericolosi, è che nel nostro tempo viviamo poco sulle montagne e non ci andiamo certo quando piove. Quindi le tue statistiche saltano. Inoltre le nostre montagne sono piene di tralicci metallici, antenne e linee elettriche che, lungo il loro tragitto, sono protette da un cavo che le sovrasta e che protegge per sessanta gradi quello che c’è sotto. Poi ci sono tutte le costruzioni della forestale che sonointeramente ingabbiate. Insomma è come se le montagne fossero piene di parafulmini. Qui invece ci sono solo alberi e quelli i fulmini li attirano, probabilmente loro lo sanno, per questo sono in apprensione.”

Bruno adesso cammina con meno svogliatezza. La spiegazione di Anna lo ha sicuramente spronato.
Comincia a cadere qualche goccia di pioggia e si vedono distintamente fulmini che si abbattono sull’altro versante della montagna. I tuoni che seguono amplificano l’inquietudine.
Finalmente una radura fuori dal fitto degli alberi. Sembra quasi  di sentire un sospiro di sollievo generale. Il Guru rallenta la sua marcia, come se avesse raggiunto la meta o meglio, il suo scopo.
Anna rivolgendosi un po’ a Bruno ed un po’ a se stessa –“Non so se essere contenta oppure no. Sembravano invincibili, indomabili, invece anche loro hanno delle paure e dei limiti.”
Forse nessun essere umano sarà mai padrone assoluto delle circostanze e delle situazioni, se non nella sua, più o meno ridotta, sfera di influenza. Ci sarà sempre un qualcosa o un qualcuno che si presenterà come minaccia e gli incuterà timore.

 
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Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 20 Giugno 2007 da FilmPerLestate

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