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LA COSCIENZA DIVINA

Post n°49 pubblicato il 03 Luglio 2006 da MAHATMADEVA
 
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Così dunque la nostra coscienza di essere due parti separate: una spirituale ed una materiale, è basata solo sull'ignoranza. Noi non siamo due, ma uno: siamo la parte spirituale e null'altro. Il suo mondo è il nostro mondo, la sua vita è la nostra vita. La sorgente dell'inganno nasce dal fatto che, quando noi caliamo la nostra coscienza divina nel corpo fisico, astrale e mentale (attraverso cui dobbiamo acquistare una determinata esperienza), ci identifichiamo con questi corpi e dimentichiamo quello che siamo veramente.

Allora la coscienza imprigionata, fatta schiava dei tre corpi, segue i loro desideri; ed ecco quello che noi chiamiamo "personalità". Quindi, fra la parte divina e la personalità, inizia una lotta dolorosa: la nostra vera crocifissione. Eppure, gran parte di questa sofferenza è dovuta alla nostra ignoranza e cessa quando noi ci rendiamo conto della nostra vera natura; il che però significa un cambiamento completo di atteggiamento. Per cominciare, dovremmo comprendere quanto sia falso il nostro concetto della dualità della nostra natura.

Noi parliamo sempre dell'anima, dello spirito, dell'Io superiore, dell'Ego (o qualunque altro nome diamo alla nostra natura superiore) come di qualche cosa o di qualcuno che sta sopra di noi, mentre noi, la natura inferiore, abitiamo più in basso. Ed allora facciamo sforzi incredibili per raggiungere quello che sta "in alto" nel tentativo di conquistare qualche cosa di essenzialmente estraneo a noi stessi, e perciò arduo ad ottenersi.

Così parliamo spesso del "tremendo sforzo" richiesto per raggiungere la parte divina in noi; altre volte parliamo dell'ispirazione o della conoscenza, della forza spirituale o dell'amore, come se fossero "doni" che scendano a noi da questa "parte divina". In tutti questi casi commettiamo l'errore fondamentale di identificarci con ciò che non siamo, e affrontiamo il problema con un atteggiamento sbagliato in partenza.

La prima condizione di successo spirituale è l'assoluta certezza che noi siamo uno spirito che vive in un corpo; la seconda condizione, non meno importante ed essenziale della prima, è la fiducia nei nostri poteri come esseri spirituali ed il coraggio di usarne liberamente. Invece di considerare naturale e normale il nostro stato abituale di coscienza, e guardare l'Ego dal basso come un essere eccelso che si debba raggiungere, con uno sforzo continuo e tremendo, dobbiamo cominciare dal considerare il nostro abituale stato di coscienza come anormale e innaturale, e la vita dello spirito come la nostra unica vera vita.

 
 
 
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