Creato da SANDRONE.Vg il 01/03/2008
...PRENDERA' L' ARME, E FIA 'COMBATTER CORTO: CHE L' ANTIQUO VALORE NE L' ITALICI COR NON E' ANCOR MORTO...F. PETRARCA
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Gustav Schreiber nacque il giorno di Natale del 1916 a Selm (Nord Westfalia), nel periodo centrale della Grande Guerra. Nel 1939 faceva parte delle SS-Verfugungstruppe nella 7./SS-Infanterie-Standarte “Germania”. La sua spiccata attitudine per la vita militare venne subito alla luce, tanto che alla fine della guerra verrà considerato tra gli uomini della Westfalia più decorato nelle Waffen-SS. Il battesimo del fuoco di Schreiber avvenne in Polonia nel 1939, cui fecero seguito i combattimenti nel 1940 in Francia ad Arras e lungo la Marna. Nell’agosto del 1940 arrivano le prime decorazioni: la Croce di Ferro di seconda classe ed il Distintivo in bronzo per assalto della fanteria, insieme alla promozione a SS-Rottenführer. Nel 1941 il Reggimento di Schreiber venne motorizzato e andò a far parte insieme ad altri due Reggimenti (Nordland e Westland) della nuova divisione SS “Wiking”, divisione nella quale militavano oltre che tedeschi e austriaci, anche volontari stranieri provenienti dal Belgio, Danimarca, Norvegia, Svezia, Svizzera, Finlandia e più tardi anche volontari baltici, diventando nel corso della guerra la Divisione delle Waffen-SS più europea. All’inizio dell’operazione “Barbarossa” la Wiking insieme alle divisioni corazzate dell’esercito avanzò rapidamente nel settore meridionale del fronte orientale, da Lemberg a Tarnopol poi Uman e a nord della Crimea. L’SS-Scharführer Schreiber era a quel punto della guerra già un esperto veterano, figura di esempio per il suo plotone, un coraggioso e valoroso guerriero. Nell’agosto del 1941 il comandante della sua compagnia lo decorò con la Croce di Ferro di prima classe. Durante la conquista di Rostov ed i successivi combattimenti difensivi lungo il fiume Mius, Schreiber rimase ferito. Al comando della Divisione c’era il carismatico SS-Gruppenführer Felix Steiner, il quale riceverà “Le Spade” dopo l’offensiva nel Caucaso nell’estate del 1942. Nel dicembre del 1942 la Wiking si ritrovò trincerata lungo il fiume Mius ed al comando del II° Battaglione del Germania venne nominato l’SS-Hstuf. Hans Juchem. Con il suo viso da fanciullo non venne preso all’inizio troppo sul serio dai suoi soldati, induriti da tante battaglie. Ma durante le settimane successive dovettero ricredersi e Juchem ricevette rispetto ed ammirazione dai suoi uomini in quanto partecipò in prima persona e da esempio a molti combattimenti corpo a corpo arrivando addirittura a essere decorato con la Spilla in oro per il combattimento corpo a corpo e la Croce di Cavaliere (postuma) dopo un’eroica azione di guerra a Izjum nell’estate del 1943, azione durante la quale trovò la morte. Pur essendo soltanto un SS-Scharführer Schreiber ed un comandante di plotone, aveva comunque accumulato numerosi giorni di combattimento corpo a corpo durante i combattimenti difensivi lungo il Mius e a Stalino. Al suo plotone vennero assegnati spesso compiti difficili, come difendere importanti crocevia stradali o posizioni trincerate di vitale importanza. In tutti questi compiti a lui assegnati Schreiber si comportò sempre con grande coraggio, senso del dovere dimostrando innegabili doti di comando. Il 2 dicembre del 1943 Schreiber venne decorato con la Croce di Cavaliere, per essersi comportato valorosamente nell’immediato contrattacco lungo la linea difensiva Karkov-Poltava. Il 1° novembre era stato già promosso al grado di SS-Hauptscharführer e dopo solo 5 giorni dal 2 dicembre ricevette con grande sorpresa anche la Spilla in oro per il combattimento corpo a corpo, meritandosi una citazione del suo comandante come esempio di valore e di abnegazione. La sacca di Korsun-Cerkassy Conquistata Kiev e consolidata la testa di ponte sul fiume Dnieper, i sovietici si prepararono ad una nuova grande offensiva. L’attacco per la nuova offensiva venne fissato per il 25 gennaio del 1944: le forze sovietiche ammassate ad ovest del saliente di Cerkassy, dopo un fuoco di preparazione dell’artiglieria e sostenuti dall’aria da centinaia di aerei, attaccarono. L’assalto nemico si sviluppò lungo due direttrici, che dovevano confluire sulla posizione di Shenderovka. L’attacco riuscì e chiuse in una sacca circa 53.000 uomini, compresa la SS-Panzer-Grenadier-Division “Wiking”. All’interno della sacca erano rimasti intrappolati il XLII.Armee-Korps della 1.Panzer-Armee e l’11.Armee-Korps dell’8.Armee. Inoltre erano presenti unità dell’8.Flieger-Korps. L’Armata Rossa aveva a disposizione 12 Divisioni incluse formazioni di élite e di provata esperienza, ma nonostante queste soverchianti forze gli uomini all’interno della Sacca respinsero tutti gli assalti, animati anche dalla speranza che i reparti corazzati accorsi in loro aiuto avrebbero prima o poi spezzato l’accerchiamento. Quando il 16 febbraio 1944 si diffuse tra i soldati la parola d’ordine: libertà (Freiheit!), tutti capirono che quella era l’ultima opportunità per sfuggire dalla sacca di Cerkassy, e malgrado una temperatura di 15 gradi sottozero e 60 centimetri di neve gli uomini erano pronti a vendere cara la pelle pur di sfuggire da quell’inferno. La parola d’ordine arrivò quando i reparti mandati in soccorso erano a soli pochi chilometri dalla Sacca e a pronunciarla fu il GeneralFeldmarschall von Manstein, comandante in Capo e responsabile del Gruppo di Armate operante in quel Settore del fronte russo. Sul fianco sinistro dell’area un piccolo gruppo di uomini si preparò per l’operazione di sfondamento: furono distribuite le rimanenti munizioni, le bombe a mano ed ogni uomo si attrezzò come meglio poteva con ogni sorta di arma utile per il corpo a corpo. L’SS-Hauptscharführer Schreiber guardò i suoi uomini, facce emaciate, sporche e barbute; in tutti quei giorni non una sola interruzione dei combattimenti ed il suo plotone della 7.Kompanie dell’SS-Panzer-Grenadier-Regiment Germania si era ridotto a soli 24 uomini, tutti comunque dei veterani che avevano combattuto lungo i fiumi Mius, Terek e a Kiev, totalizzando dozzine e dozzine di giorni di combattimento. Schreiber, che già era stato decorato con la Croce di Cavaliere e la Spilla in oro per il combattimento corpo a corpo, si trovava ad essere tra quei pochi soldati di fanteria più decorati operanti in quel settore del fronte. La battaglia per uscire dalla sacca di Cherkassy durò fino al 18 febbraio del 1944. Per meglio coordinare le operazioni all’interno della sacca, venne creato un comando unico per tutte le forze tedesche, assegnato al Generale Stemmermann. Contemporaneamente venne organizzato un ponte aereo dalla Luftwaffe, ma il cattivo tempo e l’aggressività dei caccia sovietici, resero difficili le operazioni aeree. Malgrado tutto in 15 giorni di voli sulla sacca si riuscirono a lanciare 2.026 tonnellate di materiale e a riportare indietro 2.835 feriti. Schreiber, veterano di tante battaglie, era abituato a combattere contro un nemico notevolmente superiore sia in uomini che in mezzi e quando il 16 febbraio del 1944 arrivò la parola d’ordine: libertà, si preparò con i suoi uomini a combattere per uscire dalla trappola di Cerkassy. Alle 23,00 iniziò la manovra di rottura contro le posizioni sovietiche a nord e a sud di Shenderovka; la rottura ebbe successo e si concluse, come già detto, il 18 febbraio con il ricongiungimento con le unità tedesche poste al di fuori dalla sacca. I reparti tedeschi difesero la testa di ponte fino al 19 mattina, per permettere agli ultimi fuggitivi di mettersi in salvo. Il bilancio finale fu di 35.000 uomini salvati dall’annientamento mentre 18.000 finirono invece inghiottiti nella sacca. Tra i prigionieri anche l’SS-Hauptscharführer Gustav Schreiber insieme a 13 superstiti del suo plotone. Schreiber passò sei anni di prigionia nei campi di concentramento sovietici e tornò in Patria nel 1950. Morì il 5 marzo del 1995 nella sua città natale Selm nella Vestfalia settentrionale. Decorazioni Distintivi * * * Questo articolo è stato tratto, con la gentile concessione dell’autore e del direttore della rivista Max Afiero, da Ritterkreuz Anno 1 numero 1 - Gennaio 2009.
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ROMA - Potra’ lasciare Rebibbia al mattino per andare al lavoro e rientrare in cella la sera. Concessa la semiliberta’ a Pierluigi Ciavardini, l’ex terrorista del Nar condannato a 30 anni di carcere per aver avuto un ruolo nella strage di Bologna del 2 agosto 1980. La ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Roma. Ciavardini si e’ sempre detto innocente. |
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Palermo, 26 marzo - Il Blocco Studentesco esprime sconforto e preoccupazione per l’aggressione ai danni di tre ragazzi dell’ass. Studenti di Lettere da parte di una ventina di militanti di sinistra, avvenuta mercoledì mattina davanti la facoltà di Lettere mentre raccoglievano delle firme per la regolamentazione degli appelli. |
Un testimone ha visto il poliziotto a gambe divaricate, braccia tese, impugnare la pistola con due mani, e poi ha udito lo sparo, l'altro lo ha visto a braccia tese e ha assistito allo sparo. È quanto è stato raccontato stamani in aula da due testimoni d'accusa, l'imprenditore Fabio Rossini e un suo dipendente, Fabrizio Galilei, che l'11 novembre del 2007 videro il poliziotto Luigi Spaccarotella nei momenti in cui venne ucciso il tifoso laziale Gabriele Sandri. Rossini ha ricordato il poliziotto che «correva, cercava la posizione, aveva entrambe le braccia tese, impugnava l'arma con entrambe le mani: ho un flash, ho visto la fumata bianca dopo lo sparo». Poco più tardi, rispondendo al pm che gli ricordava che nella testimonianza resa i giorni successivi all'omicidio non aveva specificato se l'agente sparasse con due mani, Rossini ha risposto: «Ho la visione di braccia tese parallele al terreno, non sono in grado di specificare se impugnasse la pistola con due mani».
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di Alessandro Angeloni ROMA (26 marzo) - Idee e sogni per la prossima stagione. Praticamente preso Stefano Guberti (1984), gioca attualmente nel Bari (in prestito dall’Ascoli). A fine stagione si svincola, sul suo arrivo non dovrebbero esserci grossi dubbi. Il ruolo: ala offensiva. Da Lecce potrebbe arrivare invece Andrea Esposito, classe ’86. Difensore esterno e centrale. Sempre per la difesa l’obiettivo principale è il riscatto (della metà) di Marco Motta. E ci saranno partenze? La Roma spera di no. Di sicuro i difensori appetiti dai grandi club sono Mexes e Juan. Il primo è corteggiato dal Milan, il secondo ha ricevuto dei segnali dalla Spagna (Madrid e Barcellona). Il francese può utilizzare la clausola entro la terza settimana dalla fine del campionato (ma non ha intenzione di farlo), altrimenti il prezzo lo farà. Juan invece - a meno di rinnovo - si svincola per sei milioni di euro. Un ritorno sicuro è quello di Marco Andreolli, ora al Sassuolo. Dall’estero può arrivare Ivica Križanac (1979), centrale croato dello Zenit. Si segue anche Luca Antonini (1982) del Milan, terzino. |
Post n°1456 pubblicato il 27 Marzo 2009 da SANDRONE.Vg
Tratto da http://augustomovimento.blogspot.com/ Allo scoppio della I guerra mondiale vi furono, in seno alle correnti anarchiche, alcune personalità che si staccarono dall’orientamento non interventista del movimento. Sull’argomento è interessante il lavoro svolto da Alessandro Luparini nel suo libro Anarchici di Mussolini. Altra interessantissima personalità anarco-interventista fu Edoardo Malusardi, che nel Fascio veronese occupò un ruolo di primo piano fondando anche il giornale “Audacia”. Proveniente dall’esperienza fiumana, Malusardi aveva come riferimenti la Carta del Carnaro e il Sindacalismo Rivoluzionario di Corridoni. Il Fascismo doveva essere, a detta sua, antimonarchico e sensibile alla questione sindacale, puntando a far crescere il valore dei lavoratori in termini tecnico-intellettuali. Riguardo agli scioperi, la sua concezione era quella di prendere decisioni “volta per volta”. Godendo del rispetto e della compattezza del Fascio veronese intorno alla sua figura, Malusardi fu l’unico che disertò il Blocco Nazionale scaturito dall’unione tra i Fasci di combattimento e l’Associazione Liberale Democratica, che si venne a creare in vista delle elezioni del 1921. Questa coerente scelta gli valse l’assenso di Mussolini che si complimentò con lui per aver agito «fascisticamente» poiché, se mancavano «certe elementari condizioni di probità politica», necessitava «non bloccare [...] ma sbloccare». Compiuta la rivoluzione fascista (Marcia su Roma, 28/10/1922) iniziò per gli anarco-interventisti il periodo revisionista. Nel 1925 lasciò l’Italia per la Francia. Qui mantenne nei confronti del regime un atteggiamento altalenante pur non dichiarandosi mai antifascista. |
Società Italiana, mensile di informazione, attualità, politica, cultura, sport !!! http://blog.libero.it/societaitaliana disponibile in pdf dal blog della rivista il primo numero, aprile 2009... ...buona lettura !!! |
Percorrendo la strada provinciale n.16 non ci si può non accorgere dell’impietoso scenario a cui siamo costretti ad assistere; carcasse di animali morti, soprattutto cani, sul ciglio della strada, quando va bene, o ancor peggio nel mezzo della carreggiata. |
Inviato da: marco.girotto1966
il 13/10/2012 alle 22:23
Inviato da: azione.nuova
il 28/03/2009 alle 14:48
Inviato da: allelujastellina
il 09/03/2009 alle 22:25
Inviato da: azione.nuova
il 02/02/2009 alle 22:59
Inviato da: Olasz82
il 23/01/2009 alle 03:17