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OMICIDIO SANDRI, I TESTIMONI: SPACCAROTELLA SPARO' CON DUE MANI A BRACCIA TESE

Post n°1458 pubblicato il 27 Marzo 2009 da SANDRONE.Vg
 

Un testimone ha visto il poliziotto a gambe divaricate, braccia tese, impugnare la pistola con due mani, e poi ha udito lo sparo, l'altro lo ha visto a braccia tese e ha assistito allo sparo. È quanto è stato raccontato stamani in aula da due testimoni d'accusa, l'imprenditore Fabio Rossini e un suo dipendente, Fabrizio Galilei, che l'11 novembre del 2007 videro il poliziotto Luigi Spaccarotella nei momenti in cui venne ucciso il tifoso laziale Gabriele Sandri. Rossini ha ricordato il poliziotto che «correva, cercava la posizione, aveva entrambe le braccia tese, impugnava l'arma con entrambe le mani: ho un flash, ho visto la fumata bianca dopo lo sparo». Poco più tardi, rispondendo al pm che gli ricordava che nella testimonianza resa i giorni successivi all'omicidio non aveva specificato se l'agente sparasse con due mani, Rossini ha risposto: «Ho la visione di braccia tese parallele al terreno, non sono in grado di specificare se impugnasse la pistola con due mani».


Un teste non ricorda lo sparo.
 «Impugnava la pistola con il braccio teso in avanti ma non con due mani. Era una scena in movimento. Non ho visto, però, la fase dello sparo». Lo ha detto Emanuele Fagioni, uno dei testimoni d'accusa. Fagioni, quel giorno si trovava nell'Autogrill da dove sparò l'imputato, il poliziotto Luigi Spaccarotella, accusato di omicidio volontario. Il testimone ha raccontato di aver visto il poliziotto camminare velocemente, correre, poi rallentare «aveva la pistola nelle mani, puntava dall'altra parte». Al Pm Giuseppe Ledda che ha ricordato al testimone che nelle dichiarazioni rese a verbale i giorni successivi all'omicidio aveva detto che l' agente impugnava la pistola con entrambe le mani, il testimone ha risposto: «No, impugnava la pistola con il braccio teso in avanti, ma non con due mani».

Testimone giapponese: si è fermato 5 secondi poi ha sparato. «Il poliziotto puntava la pistola con entrambe le mani e le braccia tese» verso la macchina dall'altra parte della carreggiata e «si è fermato cinque secondi e poi ha sparato». Così la guida turistica giapponese Keiko Horikoshi ha descritto gli attimi immediatamente precedenti alla morte di Gabriele Sandri. La donna è stata ascoltata in aula, in Corte d'Assise ad Arezzo, durante la quarta udienza del processo all'agente Luigi Spaccarotella, accusato di omicidio volontario.

Spaccarotella risponde con gli sms. Luigi Spaccarotella oggi non si è presentato in aula, in corte d'assise ad Arezzo. Sollecitato dal proprio avvocato, Federico Bagattini, l'agente gli ha inviato un sms di risposta per chiarire un aspetto delle testimonianze rese stamani in aula. In particolare, un imprenditore che il giorno dell'omicidio era nell'area di servizio Badia al Pino, dove si trovava anche l'agente, ha detto di averlo visto correre impugnando la pistola con la mano sinistra. Bagattini ha così chiesto via sms a Spaccarotella se fosse mancino: l'agente ha risposto di no.
 
Manganelli assente. Stamani in apertura di udienza il presidente della Corte di Assise, Mauro Bilancetti, ha comunicato che domani il Capo della polizia Antonio Manganelli, citato come testimone dalla difesa, «per impegni istituzionali già programmati non sarà presente». Bilancetti lo ha reso noto alle parti leggendo in aula una comunicazione inviata dallo stesso Manganelli.
 
Il padre di Gabbo: per me processo finisce qui. «Mi sembra molto impaurito. Non ricorda più nulla, è in stato confusionale». Lo ha detto Giorgio Sandri, padre di Gabriele. Giorgio Sandri ha commentato la testimonianza di Fagioni con i giornalisti, sottolineando che è stata in gran parte diversa da quanto lo stesso Fagioni rese a verbale i giorni successivi all'omicidio. Sulle altre tesimonianze Giorgio Sandri ha detto: «Giusta la ricostruzione, anche sull'impugnatura della pistola. Infatti l'agente, impugnava la pistola con due mani». Poi Giorgio Sandri ha concluso dicendo: «Per quanto mi riguarda il processo potrebbe finire anche oggi. Vorrei ringraziare questi testi per la loro onestà civica, la mia sensazione è che abbiano detto quello che avevano detto gli amici di Gabriele ieri. E vorrei rispondere all'avvocato che sono attendibili anche quei ragazzi. Tutti dicono la stessa cosa. Per quanto mi riguarda il processo potrebbe finire anche oggi. Spaccarotella? Lui non mi interessa, mi interessa solo il processo».

La difesa: versioni contraddittorie. «Versioni contrastanti e contraddittorie», così l'avvocato Federico Bagattini, uno dei difensori del poliziotto Luigi Spaccarotella, ha definito le testimonianze rese oggi in aula. Bagattini ha espresso dubbi, su tutte le testimonianze, in particolare su quella dell'imprenditore che ha detto di aver visto l'agente sparare e la pistola fumante e della guida turistica che ha raccontato di aver visto mirare Spaccarotella per 5 secondi. «Testimoni parlano di braccia tese - ha risposto Bagattini ai giornalisti - ma nessuno vede la pistola. Questo è un dato fondamentale».



 
Gambe divaricate e braccia tese. Un dettaglio che invece è rimasto impresso all'altro testimone, Fabrizio Galilei. «Ho visto il poliziotto che iniziava a puntare - ha raccontato - Aveva le gambe divaricate e le braccia parallele al suolo. Teneva la pistola con due mani. Capivo che puntava un'automobile. Poi sono entrato nell' autogrill e ho sentito lo sparo, ma io non potevo più vedere cosa stesse succedendo». Galilei ha poi aggiunto di aver visto nelle fasi precedenti allo sparo un'auto chiara parcheggiata nell'area di servizio della parte opposta con alcune persone vicine. Rispondendo alle domande del pm ha detto di non sapere se al momento dello sparo il veicolo fosse in movimento. Anche l'accompagnatrice turistica Keiko Horikoshi, conferma quanto aveva già detto: «Ho visto due poliziotti correre, uno ha puntato la pistola con entrambe le mani, aveva le braccia tese e si è fermato cinque secondi, poi ha sparato». Rispondendo alle domande del pm, Giuseppe Ledda, la testimone ha mimato anche il gesto stendendo le braccia avanti e congiungendo le mani. Ha poi spiegato, però, di aver visto l'agente di spalle. «Non ho visto la pistola, ma ho capito la posizione. Ho dedotto che l'arma c'era dal rumore dello sparo». La testimone ha poi spiegato che l'agente «puntava verso una macchina che stava per uscire dal parcheggio e che era in movimento. Non ha sparato subito, è rimasto fermo qualche secondo».

 
 
 
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