Creato da f.m.1i il 16/07/2008

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Impegnamoci a fare della Famiglia Salesiana un vasto movimento di persone per la salvezza dei giovani

 

 

AGGIORNAMENTI

Post n°9 pubblicato il 15 Agosto 2010 da f.m.1i
 

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La preghiera, fedeltà dell’amore

Post n°8 pubblicato il 25 Luglio 2008 da f.m.1i
 
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Il colloquio con Dio è necessario per il semplice motivo che la Buona Novella evangelica instaura tra lui e noi dei rapporti di reciproco amore: allorché si ama alcuno, bisogna dirglielo talvolta, e non è sufficiente che si lavori per lui.

 Professore all'Università di Lovanio in Belgio dal 1963, il canonico Guelluy è nato nel 1913. Si interessa di metodologia della teologia: pur considerando nel suo giusto valore il metodo deduttivo e razionale, pratica una teologia induttiva sfumata, in cui trovano posto l'evento, l'esperienza cristiana e la preghiera. La sua opera e la sua predicazione testimoniano il suo amore verso Dio, nostro Creatore e Padre, che si manifesta in Gesù Cristo e suscita in noi l'accoglimento della fede.

Il colloquio con Dio è necessario per il semplice motivo che la Buona Novella evangelica instaura tra lui e noi dei rapporti di reciproco amore: allorché si ama alcuno, bisogna dirglielo talvolta, e non è sufficiente che si lavori per lui. la preghiera è dovere d'amicizia: Cristo venne per insegnarci a vivere, non come servi, ma come amici. Quando una amicizia deriva da Dio e allorché è essa che vivifica tutto ciò che si è e tutto ciò che si fa, questa amicizia merita che le si dedichi qualche istante per riscoprirla con fiduciosa gratitudine.
Noi non crediamo spontaneamente alle buone notizie, non siamo propensi a prender sul serio l'amicizia di Dio. Quindi, affinché le nostre vite siano evangeliche, e il Dio di Gesù Cristo sia veramente nostro Dio, bisogna riservarci del tempo per meditar con lui la Rivelazione che egli ci ha fatto, in relazione a ciò che noi siamo per lui ed egli per noi.
Quale sarà la durata di questa preghiera esplicita, quali i ritmi? le risposte a tali domande ci verranno contemporaneamente dalla preghiera e dall'azione che ne evidenzierà valori e lacune.
le risposte varieranno secondo le vocazioni, gli stadi della vita spirituale e della vita in genere, e non saranno mai definitivi. Dobbiamo diffidare d'una fedeltà che può renderei il cattivo servizio di inorgoglirei segretamente dei nostri sforzi; diffidare anche delle buone scuse che ci tranquillizzino della nostra fuga del raccoglimento. L'essenziale è imporsi dei tempi di preghiera non per spirito di disciplina. ma per fedeltà alla grazia. Tale fedeltà, lealmente impostata, potrà a volte imporre dei tempi di sosta, dedicati alla meditazione della Parola di Dio sotto il suo sguardo, e talvolta potrà essere anche una sosta molto lunga. E' possibile d'altra parte che, durante periodi abbastanza lunghi, la preghiera si riduca alla sola virtù dell'azione sorretta dallo spirito di fiduciosa disponibilità. L'essenziale è restare «nell'ascolto di Dio»; sarebbe più dannoso non imporsi un tempo prolungato di silenzioso raccoglimento allorché ci si sente attratti dalla logica stessa della vita di pietà, nel momento in cui il lavoro è più assillante o ci si trova ad esempio oppressi da una grande sofferenza, che derogare da un orario tradizionale di preghiera. La preghiera esplicita deve evangelizzare il cuore e convogliarlo verso il prossimo che si è tentati di sfuggire; questo incontro, evangelicamente vissuto, deve a sua volta far rinascere il bisogno di una preghiera più cosciente. La preghiera metodica farà sgorgar la preghiera spontanea nella misura in cui sarà vissuta come grazia, piuttosto che come una conquista umana; la preghiera spontanea a sua volta farà ritornare alla preghiera metodica.
(Robert Guelluy)

 
 
 

La famiglia e la domenica

Post n°7 pubblicato il 16 Luglio 2008 da f.m.1i
 
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La partecipazione della famiglia nella celebrazione dei sacramenti meriterebbe un’attenzione speciale. Come agire in modo più responsabile nel battesimo dei figli: scelta del nome, annuncio della buona notizia, scelta responsabile del padrino e della madrina, partecipazione alla preparazione organizzata in parrocchia, partecipazione alla celebrazione liturgica, preparazione della festa familiare. Bisognerebbe curare pure una partecipazione più responsabile alla prima comunione dei figli: collaborazione alla preparazione catechetica del bambino, accompagnamento nella celebrazione liturgica, senso cristiano della festa familiare, aspetti educativi e diseducativi. Qualche cosa di simile andrebbe detto della cresima dei figli e dell’accompagnamento responsabile dei genitori, le nozze del figlio, l’accompagnamento nell’ultima malattia di una persona cara; la celebrazione cristiana dei funerali,... Qui dirò solo qualche cosa della celebrazione cristiana della domenica. La messa domenicale di solito è oggetto di conflitto nella vita familiare. Il fine settimana nella società contemporanea, con le sue attività sportive e culturali programmate in anticipo, con la sua varia offerta di spettacoli e di divertimenti, ha reso più difficile la partecipazione all’eucaristia domenicale. Cosa fare come famiglia?

• Prima di tutto, è importante l’esempio personale dei genitori: che vi partecipino in modo convinto e gioioso, non per obbligo, ma per il bisogno di rendere vitale la fede attraverso l’Eucaristia e la parola di Dio; perché sanno che li si vive l’appartenenza a una comunità cristiana e si diventa segni di una fede confessata pubblicamente (chi oggi esce di casa per andare a messa, fa un gesto che lo caratterizza e lo distingue dagli altri).

• È importante che i genitori vadano all’eucaristia con i figli piccoli. Se i genitori fanno di questa uscita domenicale un’esperienza gradevole, se li aiutano a comprendere meglio la celebrazione, se insegnano loro con differenti dettagli a vivere la domenica come una festa, quest’esperienza è la migliore iniziazione. Salvo rare eccezioni, solo coloro che vi sono stati preparati all’interno della famiglia, osserveranno questa pratica.

• Dinanzi ai figli adolescenti o giovani che oppongono resistenza ad assistere alla messa il migliore atteggiamento non è il non preoccuparsene, la permissività assoluta o fa coazione. È preferibile un invito motivato e responsabile. Dinanzi alle obiezioni dei figli «la messa non mi dice nulla», «non ne sento alcuna necessità», ecc... i genitori dovrebbe riconoscere lealmente le difficoltà, ma esporre anche quanto apporta loro l’Eucaristia della domenica.

In ogni caso, anche se a qualche membro della famiglia non va a genio, la famiglia può curare per tutto il giorno il tono cristiano della domenica (riposo, carattere festivo, convivenza speciale, preghiera, visite).

 
 
 

Come pregare in famiglia?

Post n°6 pubblicato il 16 Luglio 2008 da f.m.1i
 
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Senza dubbio ogni famiglia ha il suo stile proprio e bisogna trovare il modo concreto di integrare la preghiera con la vita della famiglia. Ma si possono offrire alcune piste concrete:

• quando i figli piccoli (0 - 6) pregano con i genitori, tenerli sulle ginocchia o in braccio; insegnare loro a recitare alcune formule brevi e semplici; aiutarli a parlare con Dio o con Gesù in modo personale («Signore, sono…»); insegnare alcuni gesti (il segno della Croce); accompagnarli quando vanno a letto, aiutandoli a fare un breve riassunto della giornata, rendendo grazie e chiedendo perdono; leggere passi semplici dei Vangelo; portarli qualche volta in chiesa e pregare davanti a lui e con lui; approfittare dei momenti importanti per il bambino: quando c’è stata una festa o un’uscita da casa e si è divertito...; quando ha ricevuto qualche regalo, quando fra fratelli hanno bisticciato; quando è guarito da qualche malattia...

• quando i figli sono già grandi (adolescenti o giovani) si possono tenere in conto altre piste e suggerimenti: pregare ai pasti in forma diversa; pregare prima di ritirarsi a riposare o cantare insieme il Padre nostro, ricordarsi di Maria; fare qualche breve preghiera di rendimento di grazie; se c’è il clima, e tutti sono d’accordo, si può pensare a qualche momento fisso ogni settimana per leggere il Vangelo (della domenica seguente), fare silenzio, commentario brevemente e concludere con qualche richiesta.

Ma con gli adolescenti e i giovani può essere, soprattutto, importante sapere pregare una preghiera semplice in momenti segnalati: compleanno di qualche membro della famiglia, anniversario di nozze dei genitori, cresima di un fratello, prima di partire per le vacanze o all’estero, iniziando l’università, terminando una carriera, quando si attende un nuovo fratello, quando la figlia comincia ad uscire con un ragazzo, quando qualcuno si trova all’ospedale, il giorno di Natale, quando termina l’anno, ecc...

 
 
 

Insegnare a pregare

Post n°5 pubblicato il 16 Luglio 2008 da f.m.1i
 
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Per insegnare a pregare non basta dire al figlio ogni sera: «prega», o chiedergli al mattino «Hai fatto il segno della croce?». Ciò può creare in lui qualche abitudine: insegnare a pregare è altra cosa. Si tratta di un’esperienza che il bambino deve scoprire e apprendere dai genitori.

Prima di tutto, è necessario che il bambino veda pregare i suoi genitori. Se vede che i genitori pregano senza fretta, rimangono in silenzio, capta intuitivamente l’importanza di questi momenti, percepisce la presenza di Dio nella famiglia come qualche cosa di buono, apprende un linguaggio religioso, parole e segni che rimangono incisi nella sua esperienza, apprende atteggiamenti e si va risvegliando in lui la sensibilità religiosa. Nulla può sostituire questa esperienza.

Inoltre, è necessario pregare con i figli. I figli apprendono a pregare pregando con i genitori. Bisogna farli partecipare alla preghiera, far loro apprendere dei gesti, ripetere qualche formula semplice, qualche canto, aiutarli a stare in silenzio per parlare con Dio. Il bambino prega come vede pregare. L’atteggiamento, il tono, il modo lento, il silenzio, la fiducia, la gioia, l’importanza del Vangelo, tutto lo apprende pregando insieme con i genitori. Giungerà un momento m cui egli stesso potrà benedire la mensa, iniziare una preghiera o leggere il Vangelo con la maggiore naturalezza. La preghiera rimane incisa nella sua esperienza come qualche di buono, che appartiene alla vita della famiglia come il ritrovarsi, il parlare, il ridere, il discutere o il divertirsi.

 
 
 

L’ambiente appropriato alla preghiera

Post n°4 pubblicato il 16 Luglio 2008 da f.m.1i
 
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La preghiera in famiglia richiede un certo clima. Non si tratta di recuperare l’aspetto sacro che offrivano le famiglie fino a un po’ di tempo fa, ma si deve reagire dinanzi al vuoto provocato dall’attuale secolarizzazione.

Si può introdurre, ad esempio, qualche simbolo, immagine o segno religioso di buon gusto. I luoghi più indicati sono, senza dubbio, la sala in cui la famiglia si riunisce per riposare, parlare o per guardare la televisione e le stanze dei figli dove, fra poster e oggetti vari, può starci anche qualche segno religioso.

Qualche famiglia giunge a riservare nella casa un luogo o un «angolo della preghiera», specialmente destinato alla preghiera, come segno che si lascia a Dio un posto nella casa. È un luogo con una Bibbia, una lampada, qualche pianta, che si può adornare in modo appropriato nei vari tempi liturgici.

 
 
 

La preghiera in famiglia è possibile

Post n°3 pubblicato il 16 Luglio 2008 da f.m.1i
 
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La testimonianza

Alla luce di questo fondamento è bene indicare alcune linee concrete di comportamento. Fino a un po’ di anni fa, si conosceva un modello familiare in cui la preghiera al suo interno era qualche cosa di normale, con i suoi ritmi e i suoi momenti: prima e dopo i pasti; l’«angelus», il rosario al tramonto, le preghiere del mattino e della sera. In generale, era la madre quella che si occupava di assicurare e guidare questo vissuto religioso.

La vita del nucleo familiare è cambiata profondamente; tutto è diventato più difficile; e, a poco a poco, abbiamo abbandonato la preghiera in famiglia e quella individuale. Purtroppo, in molte delle nostre famiglie ormai non si prega più. Abbiamo abbandonato tutto quello che si faceva in passato e non lo abbiamo sostituito con nulla. E incominciano le nostre giustificazioni: ci sentiamo imbarazzati a proporre la preghiera in famiglia; essa pare qualche cosa di forzato, artificiale, non ci esce dal di dentro; i figli sono troppo piccoli o troppo grandi; non siamo tutti d’accordo; è difficile trovare il momento in cui ci siamo tutti.

Senza dubbio, la preghiera in famiglia oggi è possibile. Dobbiamo trovare nuovi modi e uno stile nuovo per condividere la fede e pregare.

Il primo passo deve muoverlo la coppia apprendendo a pregare insieme, come si è sottolineato nel fondamento teologico. Fra sposi credenti, più o meno praticanti, ci sono, al giorno d’oggi, molti condizionamenti o falsi pudori che bisogna superare. Una preghiera in coppia, semplice, normale, senza ulteriori complicazioni, fa bene alla coppia credente ed è la base per assicurare la preghiera nei figli.

 
 
 

La preghiera è un cammino di verità e di comunione

Post n°2 pubblicato il 16 Luglio 2008 da f.m.1i
 
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La preghiera è ringraziamento all’amore, per l'essere innamorati. Come in ogni rapporto d’amore si deve vincere il proprio egoismo. L’amore va oltre se stessi. L’egoismo e l’autosufficienza (non ho bisogno degli altri e perciò nemmeno di Dio) sono l’inizio della disgregazione che chiamiamo peccato. Il peccato è essenzialmente disgregazione, l’amore (tantomeno quello coniugale e familiare) è fondamentalmente comunione. La spiritualità coniugale non può prescindere da una permanente conversione: siamo tutti "peccatori in conversione" (Andrè Louf).

Tutto ciò significa che ci sono difficoltà nella preghiera. Aprirci alla preghiera con l’altro significa spogliarci di quelle sovrastrutture che ci siamo costruiti addosso in segno di difesa di ciò che c’è di più intimo: la propria coscienza. E’ quindi apparire come siamo realmente e questo ci costa sacrificio e tanta umiltà.

 
 
 

La preghiera è esperienza d’amore

Post n°1 pubblicato il 16 Luglio 2008 da f.m.1i
 
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La preghiera è esperienza d’amore dell’uomo con Dio, e nello stesso tempo è risposta dell’uomo a questo amore! E’ quindi un approssimarsi ai Mistero; bisogna allora usare tutta la delicatezza che si addice al caso. Ponendo poi questa all’interno della famiglia immaginate come profondo e delicato sia l’argomento.

L’origine, il significato e il compimento della preghiera sta in questo annuncio: Dio è amore! (1Gv 4,8)

Se comprendiamo questo e la famiglia Io vive nella Grazia sacramentale dell’amore l’uno per l’altro, tutto ciò che si potrà dire sulla preghiera in famiglia sarà fuori da schemi e precomprensioni per cui in famiglia si deve pregare, non cogliendo invece la bellezza e la gratuità dell’esperienza.

 
 
 

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COS'È FAMIGLIE CON DON BOSCO AL MANFREDINI

Carissimi Amici del Manfredini,

la nuova associazione FAMIGLIE CON DON BOSCO AL MANFREDINI intende valorizzare l'dentità cattolica familiare e di gruppo, in affinità al progetto educativo di don Bosco.
 
In special modo intende coinvolgere coloro i quali non hanno figli studenti e che non sono exallievi di don Bosco, perchè abbiano anch'essi un gruppo di riferimento d'accoglienza all'Istituto Salesiano Manfredini (Este-PD).

Sono molti gli amici, con mogli (con mariti) e figli, che si sentono attratti dall'Opera e dallo stile salesiano, ed intendono intraprendere un cammino familiare secondo il progetto del Santo dei Giovani.

Fra le famiglie, che non conoscono ancora don Bosco, oppure non coinvolte in progetti diocesani o sociali, serpeggia un malessere di fondo che l'emarginazione e l'assenza di riferimenti porta spesso a irreversibili conseguenze. Facciamo qualcosa per loro, noi che siamo "protetti" dalla benedizione di Maria Ausiliatrice.

 

ADESIONE GRATUITA

L'iscrizione non comporta alcun pagamento di quote. Per informazioni contatta: famiglie.manfredini@libero.it

 
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