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La grotta dell'anima

Vivere lib(e)ri, sogni, idee, riflessioni, emozioni

 

 

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Post n°69 pubblicato il 23 Giugno 2013 da michele_porcaro
 

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Beato il leone che l'uomo mangia, cosicché il leone diventi uomo, e sventurato l'uomo che il leone mangia, cosicché l'uomo diventi leone.
(Vangelo di Tommaso, 7).


"Rye, questo è il suo nome in codice, ti introdurrà nello stupendo mondo dell'informatica, i capitani Dalton e De Biase all'uso di tutti gli strumenti militari, Ken e Roberto alla difesa personale, infine i dottori Kayuna, Jameson, Veneno, Xavier ed io ci occuperemo della tua salute psichica e fisica", disse il dottor Sauro osservando la pupilla del suo nuovo paziente. "Devo sapere altro?" "Sì, fai il saluto al capitano Ruggeri, ci tiene". Nulla. Quel giovinastro abbronzato e in camice bianco non aveva detto altro. Tutte le parole e le frasi con cui lo aveva aggredito non servivano a nulla. Taciturno si limitava a seguire i due soldati che lo scortavano e ad osservare quello che lo circondava. I due soldati si fermarono davanti ad una comune porta di metallo. "Può proseguire da solo", l'informò una delle due guide. Sembravano esserne liete. Tito, senza pensarci troppo, spinse il pomello della porta e lo seguì mentre scivolava in avanti. Una palestra. Si trovava in una palestra. "Ben attrezzata ..." bisbigliò. Era una grande stanza rettangolare con le varie attrezzature ai lati. "Su, vieni!", l'invitò una voce dal lato opposto al suo. Seguì il tappetino rosso al centro della stanza. Alla fine si trovò davanti una stanza verde, completamente verde. Al centro c'era un tavolino tondo, da giardino, con sopra una teiera da tè, tre tazze e un piatto ricolmo di pasticcini danesi. C'erano tre sedie e due erano già occupate. "Entra pure. Spero che gradirai un buon tè all'inglese. Sai, Ken è inglese e non ci rinuncerebbe mai. E' una gustosa tradizione e l'ho fatta mia con gran piacere". "Tu sei Roberto?" "Per servirla ... anzi, addestrarla, signore". "Che ci faccio qui?" "Buona domanda filosofica. Il Dottore ti ha già risposto, Tito". Ken si era alzato dalla sedia e gli stava accanto. Lo fissava in maniera incomprensibile. Si piegò in due crollando a terra, sul tappetino verde. Quel giovane inglese gli aveva assestato un pugno nello stomaco. "Sinceramente non mi interessa se ti piacciamo o quello che mediti su tutto questo. Eri una cosa inutile e nociva prima, da adesso c'è da vedere cosa sei. Il Dottore mi ha chiesto di addestrarti e io lo farò. Tu cosa intendi fare?" Tito alzò gli occhi verso il coetaneo. "Accetto!"

 

 
 
 
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