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« Il Cuore della LeggeMiracoli »

Il controverso dibattito sulla visione di Ezechiele 1, 1-28

Post n°20 pubblicato il 29 Maggio 2008 da roby2012

Due giorni orsono è nata una interessante discussione circa la visione che ebbe il profeta Ezechiele sul fiume Kebar, riportata di proprio pugno dallo stesso Ezechiele nelle Scritture dell'Antico Testamento.

Secondo Roy (nick: "ex-pre") , uomo illuminato da forti principi teologici, la visione è da attribuirsi ad un'estasi, ad un rapimento divino, così che l'intera narrazione in esame è condotta sul leit motiv del misticismo e simbolismo più assoluti, poichè invero la Scrittura va interpretata simbolicamente. Perciò tutte le rappresentazioni bibliche sono parto di fantasie, di allegorie... e così citando tori e cavalli alati, carri sulle nuvole e troni di fuoco come se piovesse, l'amico Roy ci fa intendere che Ezechiele ci riportò le personali memorie delle sue meravigliose trasognanti avventure per il fine ultimo di recare, ai deportati di Israele, la buona notizia: "Ragazzi, udite, udite: Dio c'è!".

Inutile dire che, proseguendo il "dibattito", non siamo riusciti ad accordarci sulla "giusta" collocazione di questa vicenda biblica.

Ma forse qualcosa ancora da dire ci sarebbe, io penso.

Perchè, troppo volentieri, vuoi perchè inesplicabile, vuoi perchè scomoda, la verità è stata contorta in lamiere mistiche ancor più inesplicabili, come se Ezechiele fosse solo un visionario, un esteta della meditazione, senza menomamente arrivare alla semplicissima conclusione che fosse un uomo come tanti, benche privilegiato dal Signore.
L'apostolo Simon Pietro, cinse i fianchi della tunica di Cristo, vide i miracoli sotto i suoi occhi ed egli stesso ne compì; a lui fu affidato il grande onore ed onere di ereditare la Chiesa di Cristo su questa Terra, ma quando vide un fratello presentarglisi assoggettato da gran rispetto e riverenza, Pietro esclamò: non ti inchinare davanti a me: anche io sono un uomo come te.

Cosa aveva dunque di speciale Ezechiele? Cosa aveva di speciale Paolo quando, mentre procedeva in sella al suo cavallo, improvvisamente "rifulse una luce dal Cielo" e cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: "Saulo, Saulo, perchè mi perseguiti?". Era un forse un'estasi, o forse era proprio caduto da cavallo, alla vista di quella luce dal cielo?.

Ezechiele ci riporta il giorno, il mese e l'anno della sua "esperienza" e il luogo esatto: sul fiume Kebar, nella regione dei Caldei. E'un uomo preciso, il profeta Ezechiele.
Trovatosi solo, disse: "Io guardavo, ed ecco un vento tempestoso avanzarsi da settentrione, una grande Nube che splendeva tutt'attorno, un fuoco da cui guizzavano bagliori, e nel centro come lo splendore dell'elettro in mezzo al fuoco".
Allegoria? Simbologia? Estasi? Ezechiele ci conferma invece: "A tal vista io caddi bocconi...".

Sarebbe il caso di rivedere, con i nostri umili, semplici occhi, questa scena: una Realtà luminosissima discende dal cielo presentandosi in tutta la sua magnificienza e splendore davanti ad un uomo, in una terra straniera, e quest'uomo cosa fa? Si getta a terra per lo spavento! Altro che estasi...

Ma c'è di più.

Ezechiele, una volta ripresosi, osservò che sul terreno vi erano quattro viventi con sembianze umane, abbigliati con vestiti luminosi come l'oro... e al loro fianco vi erano quattro oggetti che, inizialmente, il profeta descrisse come "Ruote", ma poco dopo aggiunse: "Udii che erano chiamate "Turbini". Questi Turbini avevano una grande circonferenza (nota: il "Papiro di Tulli" conferisce alle Ruote la misura di 1 pertica = 50 metri di diametro) ed erano "costellati di occhi tutt'attorno". Inoltre i Turbini si alzavano, giravano ed erano comandati dallo stesso Spirito (nota: il Santo Spirito!) che animava i quattro viventi, scesi a terra. Infine appariva come se ogni Ruota avesse la caratteristica di essere come "una ruota  dentro un'altra ruota".

Avete appena avuto modo di leggere la perfetta descrizione di quattro (volgarmente detti) "dischi volanti": non v'è la minima ombra di dubbio!
Dov'è la simbologia, l'allegoria, la metafora, se non in mano a chi non ha modo di spiegarsi in alcun modo, la natura di questa realtà? Perchè la teologia non può spiegare queste cose, se non con il metro assai illusorio dei simboli.

Se poi andassimo proprio a cercare la pagliuzza nell'occhio del nostro fratello (...) si potrebbe anche affermare che tante allegorie hanno confuso non soltanto la mente e ma anche il cuore degli uomini. Gesù ci ha chiesto di essere semplici, ma noi semplici non lo siamo stati affatto. Anzi: abbiamo innescato processi interpretativi che hanno consumato inchiostri, papiri e carte per secoli e secoli. Cosa ci voleva a capire che la Verità non sta mai nè da una parte nè dall'altra, e nemmeno nel mezzo: la Verità unica è Dio, e Dio è Amore.

E questo Amore è stato visto con i propri occhi, da Ezechiele, poichè il Signore ha interagito con l'umanità di quei tempi: è sceso con i suoi Vascelli di Fuoco, ha parlato ai suoi profeti assiso sopra Troni Alati: per davvero, non per finta.
Così, oggi, noi sappiamo cosa significa che il Signore sta per tornare, per davvero e non per allegoria, sulle Nubi del Cielo.
Sta per tornare con le sue Milizie, le sue Schiere di Angeli, a bordo di "Chiamatele come volete" provenienti dalla sua Casa dalle Infinite Dimore, che è nel Cielo: così in Cielo, come in Terra.

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roby2012
roby2012 il 16/06/08 alle 19:45 via WEB
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