Piazza CarloGiuliani..perchè crediamo in un'altra scomoda verità |
Dal sito http://www.piazzacarlogiuliani.org/carlo/pernoncarlo/piazza.php
Questo blog è nato con l'intento di raccontare una verità diversa da quella che ci hanno propinato da sei anni a questa parte. Chiunque voglia "collaborare" con foto, video, testimonianze, idee può contattarci in messaggeria o per email, pubblicheremo le cose che riterremo valide e citeremo la fonte, qualora volesse essere citata.
I commenti non saranno moderati ma cancelleremo commenti non pertinenti o ritenuti offensivi e bloccheremo in lista nera le persone che nonostante il nostro invito all'educazione e al confronto rispettoso continueranno ad offendere.
Grazie, Luigi e Stefania
COMMISSIONE PARLAMENTARE D'INCHIESTA
Se volete firmare l'appello di www.carta.org per l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti di Genova cliccate qui.
POESIE PER CARLO, CONCORSO LETTERARIO
L' Associazione Culturale "Carlo Giuliani", promuove la Prima Edizione del Concorso Nazionale di Poesia Carlo Giuliani edizione 2007.
A distanza di 6 anni dall'uccisione di Carlo, avvenuta il 20 luglio 2001 a Genova, questo concorso lo vuole ricordare, attraverso una nuova forma di Resistenza: la Scrittura. L'annuncio alla stampa del Concorso viene tenuto all'interno della mostra fotografica sul '77, per dimostrare la continuità delle forme di repressione dello Stato. La Giuria del Concorso sarà composta da figure intellettuali di grande prestigio, tra le quali lo scrittore Valerio Evangelisti. Resistenza è scrivere, soprattutto quando il mondo ha dimenticato che sa pensare. E che può ricordare. L'Associazione Culturale 'Carlo Giuliani', di San Lazzaro-Ozzano Emilia, al fine di creare una nuova forma di Resistenza culturale, promuove la Prima Edizione del Concorso Nazionale di Poesia intitolata a Carlo Giuliani, ucciso a Genova il 20 luglio 2001, durante una manifestazione contro i potenti del mondo.
Nel post nr 23, questo, il regolamento per partecipare
PER APPROFONDIRE
Genova, schiacciata sul mare, sembra cercare
respiro al largo, verso l'orizzonte.
Genova, repubblicana di cuore, vento di sale, d'anima forte.
Genova che si perde in centro nei labirintici vecchi carrugi,
parole antiche e nuove sparate a colpi come da archibugi.
Genova, quella giornata di luglio, d'un caldo torrido d'Africa nera.
Sfera di sole a piombo, rombo di gente, tesa atmosfera.
Nera o blu l'uniforme, precisi gli ordini, sudore e rabbia;
facce e scudi da Opliti, l'odio di dentro come una scabbia.
Ma poco più lontano, un pensionato ed un vecchio cane
guardavano un aeroplano che lento andava macchiando il mare;
una voce spezzava l'urlare estatico dei bambini.
Panni distesi al sole, come una beffa, dentro ai giardini.
Uscir di casa a vent'anni è quasi un obbligo, quasi un dovere,
piacere d'incontri a grappoli, ideali identici, essere e avere,
la grande folla chiama, canti e colori, grida ed avanza,
sfida il sole implacabile, quasi incredibile passo di danza.
Genova chiusa da sbarre, Genova soffre come in prigione,
Genova marcata a vista attende un soffio di liberazione.
Dentro gli uffici uomini freddi discutono la strategia
e uomini caldi esplodono un colpo secco, morte e follia.
Si rompe il tempo e l'attimo, per un istante, resta sospeso,
appeso al buio e al niente, poi l'assurdo video ritorna acceso;
marionette si muovono, cercando alibi per quelle vite
dissipate e disperse nell'aspro odore della cordite.
Genova non sa ancora niente, lenta agonizza, fuoco e rumore,
ma come quella vita giovane spenta, Genova muore.
Per quanti giorni l'odio colpirà ancora a mani piene.
Genova risponde al porto con l'urlo alto delle sirene.
Poi tutto ricomincia come ogni giorno e chi ha la ragione,
dico nobili uomini, danno implacabile giustificazione,
come ci fosse un modo, uno soltanto, per riportare
una vita troncata, tutta una vita da immaginare.
Genova non ha scordato perché è difficile dimenticare,
c'è traffico, mare e accento danzante e vicoli da camminare.
La Lanterna impassibile guarda da secoli gli scogli e l'onda.
Ritorna come sempre, quasi normale, piazza Alimonda.
La "salvia splendens" luccica, copre un'aiuola triangolare,
viaggia il traffico solito scorrendo rapido e irregolare.
Dal bar caffè e grappini, verde un'edicola vende la vita.
Resta, amara e indelebile, la traccia aperta di una ferita
Francesco Guccini
Post n°22 pubblicato il 30 Settembre 2007 da ExPiazzaAlimonda
Da www.carta.org proponiamo questo articolo sulla Commissione Parlamentare di Inchiesta sui fatti del G8....da leggere... Chi affossa la commissione su Genova [25 Settembre 2007] Dunque ora a subire gli strali dei moderati del centrosinistra è finito l’onorevole Gianclaudio Bressa della Margherita, reo di aver redatto, in commissione affari costituzionali alla camera, il testo unificato della proposta di legge per la commissione d’inchiesta sui fatti di Genova durante il G8 del 2001. Hanno votato contro la proposta di legge Bressa, e quindi con la destra, i colleghi di maggioranza dell’Italia dei valori e dell’Udeur. Entrambi invece chiedono, insieme ad An e a Forza Italia, «una commissione sugli orrori compiuti a Genova dai manifestanti» [parole dell’ex sottosegretaria alla giustizia Jole Santelli, Forza Italia]. |
Post n°21 pubblicato il 10 Settembre 2007 da ExPiazzaAlimonda
Quando si dice: ognuno ha il nome che si merita. |
Post n°20 pubblicato il 03 Settembre 2007 da ExPiazzaAlimonda
In quella curiosa affinità di vedute e pensiero, che ci sorprende ogni volta, e caratterizza sin da quando ci siamo conosciuti lungo le autostrade virtuali di internet, Stefy, l'altra metà di questo blog, mi ha anticipato scrivendo una cosa che stavo pensando mentre scaricavo la macchina. Io, comunque, la scrivo ugualmente. Succede questo. Succede che ogni volta che per qualche tempo devo accontonare il mio blog, che si chiama Piazza Alimonda, quando riaccendo il mac mi trovo sommerso da messaggi di varia natura. Manco in qualche modo si sentisse che non sono lì a rispondere a stretto giro di posta a chi si fa vivo. E visto che il 90 per cento di quei messaggi si riferiscono al titolo del blog, tanto vale rispondere qui. Andando a sottolineare alcune cose delle quali, onestamente, inizio ad avere le tasche (per non dire altro) debordanti. Il campionario degli scriventi si divide in questo modo: A) quelli che vomitano ogni sorta di insulto, ripetendo ad ogni piè sospinto sinonimi della professione della loro mamma, poi dicono che uno è ancora poco, che dovevano accopparne di più, e quando c'era lui ci avrebbe messi tutti a posto, e se ci fossero stati loro con una pistola in mano, e tanto scompariremo dalla faccia della terra ecc ecc. Il solito campionario di vaccate, insomma. Ma la cosa divertente, veramente divertente, è che dopo aver scritto questo popò di idiozie, peraltro sconfessate dalla storia e dagli eventi, ti mettono in lista nera, così non si può rispondere. E allora mi tocca scomodare qualche amico che ribadisca alcuni concetti basilari in vece mia. Niente di nuovo, per certi versi. Del resto essere codardi è un diritto di tutti. B) quelli che, vedendo la foto sul blog (quella famosa con la scritta piazza Alimonda cancellata con la vernice azzurra e sostituita dalla scritta piazza Carlo Giuliani), si producono nel seguente commento: "Dedicare una via a Carlo Giuliani? Vergogna....". Ora, non so come siano messe le casse del Comune di Genova, ma credo che se volesse cambiare la toponomastica della città non avrebbe bisogno di mandare un operaio con scala e pennarelli per fare gli aggiustamenti del caso, e potrebbe permettersi il lusso di comprare una targa nuova. C) quelli che dicono: "voleva tirare un estintore sui poliziotti". E tu dici: "Erano carabinieri, non poliziotti". E loro: "E cosa cambia?". Cambia tutto. Perché, per fare un esempio sempliciotto, un conto è intavolare una discussione di calcio con chi dice che la Francia, nella finale dei mondiali dello scorso anno, ci è stata superiore, un conto è farlo con chi dice che l'Italia in finale ha incontrato l'Alto Volta. Cioè, se si dimostra già dall'inizio di non sapere una beata fava di quanto successo, chi me lo fa fare di mettermi lì con santa pazienza a spiegare tutta una serie di cose? D) quelli che "....l'estintore e il passamontagna....". Come se tutto quanto successo in quei giorni fosse ridotto a questi due oggetti. Ora, se uno a luglio, con 40 gradi all'ombra, esce di casa con un passamontagna in testa e un estintore sotto il braccio, non merita di essere ammazzato, ma ricoverato in una casa di cura per malattie mentali. Se quegli oggetti c'erano, da qualche parte sono arrivati. E tanto varrebbe spendere un minuto della propria vita per capire da dove sono piovuti. E) quelli che dicono: "io c'ero, e quindi so". C'erano alcune centinaia di migliaia di persone, a Genova, in quei giorni. In piazza Alimonda poche decine. Quindi, o si era lì, e allora è un conto, o si era da qualche altra parte, per cui su questa vicenda il loro esserci stati conta meno di niente. Conosco decine di persone che ci sono state. Il 98 per cento di loro ha avuto la fortuna di essere stata in altri punti, e su piazza Alimonda ha il buon gusto di dire: "Non so niente, o quanto meno solo quello che ho letto". Conosco gente che ha fatto l'ultima guerra, ma non si sognerebbero mai di parlare dello sbarco in Normandia, perché pur avendo preso parte a quella guerra erano da altre parti.... F) quelli che dicono: "ma perché perdete tempo con queste cose invece di pensare a cose più importanti?". Al di là del fatto che ognuno passa il proprio tempo come vuole, e al di là del fatto che cos'altro facciamo noi sono fatti nostri, perché quelli che teorizzano l'esistenza (che nessuno nega) non si fanno promotori di un loro blog, sito o quel che vogliono, per portare a galla queste altre cose? capace che gli do anche una mano.... G) quelli che prima dicono qualunque infamia, farcita di auguri di una lesta dipartita da questa terra e di minacce più o meno velate, e poi, quando vengono cancellati, dicono la frase mitica: "Ecco, cancellate chi non la pensa come voi..." H) quelli che dicono: "sono contento che sia morto". Io non sarò contento neppure quando morirà berlusconi. Se non altro perché avrò uno in meno da sfottere. I) quelli che dicono: "E' giusto che sia morto". L'Italia ha abolito da qualche tempo la pena di morte, e sta cercando di farla abolire anche in giro. Ma evidentemente costoro sono ancora con il loro vuoto capo in quei giorni nei quali era lecito ammazzare o manganellare chi non aveva la divisa nera... L) quelli che dicono: "Ho visto tre foto in croce e letto quel che ha scritto Libero (nel senso di giornale) ed è giusto che sia andata così". Ricordo, giusto per citare una cosa che volevo mettere nel blog e poi non ho fatto in tempo, che anche Sacco e Vanzetti erano stati ammazzati per via di prove contro di loro. Salvo poi essere riabilitati qualche decennio dopo. Quando ormai era troppo tardi... Detto questo, ora si ricomincia. E buona ripresa delle normali attività a tutti... Lube |
Ultimamente stiamo ricevendo molti messaggi privati di persone che la pensano diversamente da noi. |
Ne abbiamo già parlato in altri post precedenti. Carlo Giuliani non era un santo, e neanche un martire, ma non meritava quella morte...e soprattutto merita che venga fatta luce su come sono andate veramente le cose. Sempre dal sito http://www.processig8.org/Default.html - che linkiamo anche nel bos "links utili" - la storia del procedimento che riguarda l'uccisione di Carlo Giuliani. Come sempre corrediamo il post da video. Presto in un box laterale, troverete i link ad alcuni dei video già proposti e video inediti - per il nostro blog. Come sempre vi auguriamo una buona ma soprattutto ATTENTA "visione" e "letttura". Luigi e Stefania
Il procedimento per l'omicidio di Carlo Giuliani è stato archiviato nel 2003 dal gip Elena Daloiso, che ha accolto la richiesta di archiviazione formulata dal PM Silvio Franz. Secondo la tesi del Pm il proiettile che uccise Carlo Giuliani fu deviato da un sasso e, in ogni caso, il carabiniere Placanica sparò per legittima difesa. Non è stato tenuto in nessun conto la ricostruzione dei periti di parte offesa che avevano dimostrato, incrociando le immagini relative al lancio del sasso con i rumori dello sparo, l'impossibilità fisica della ricostruzione proposta dal PM. Inoltre, nel decreto di archiviazione il gip evita accuratamente di ricostruire le fasi antecedenti alla morte di Carlo, quelle cioè relative alla carica dei carabinieri al corteo autorizzato dei disobbedienti, decontestualizzando in questo modo la reazione dei manifestanti e le drammatiche conseguenze che ne seguirono. Proprio la ricostruzione dei fatti di piazza Alimonda è stata invece al centro, nel corso del 2005, di numerose udienze all'interno del processo a carico dei 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio, perché alcuni capi di imputazione riguardano proprio l'assalto al defender a bordo del quale si trovava Mario Placanica. La situazione in cui avviene l'omicidio è conseguenza di una carica dei carabinieri in via Caffa, nel tratto che collega via Tolemaide a piazza Alimonda. La CCIR Echo (una delle "Compagnie di Contenimento E Intervento Risolutivo costituite ad hoc per il G8 di Genova) arriva a contatto con il corteo ma viene respinta. Segue una fuga disordinata. Il defender con a bordo Placanica si blocca davanti ad un cassonetto e viene circondato dai manifestanti. La carica, di cui si è assunto la responsabilità il vicequestore aggiunto Adriano Lauro, risulta frutto di un errore di valutazione: i carabinieri erano in inferiorità numerica e in cattive condizioni psicofisiche. Non si spiega poi la presenza dei due defender dietro il plotone. Il capitano Claudio Cappello, che comandava quella CCIR, ordinò a Placanica di montare su uno dei mezzi perché "affetto da problemi psicomotori". Poi Cappello si disinteressa dei mezzi, dando per scontato che si sarebbero allontanati. Secondo Cappello quei mezzi non blindati e, quindi, non adatti all'ordine pubblico, non avevano ragione di restare lì. Cappello è un esperto di ordine pubblico; ufficiale dei paracadutisti del Tuscania, più volte in missioni all'estero, in Israele, Bosnia, e in Somalia (dove i militari italiani furono implicati in episodi di torture e violenze sulla popolazione) e attualmente impiegato in Iraq. E' uno dei primi che si avvicina immediatamente a Carlo a terra, ma sostiene di aver ritenuto che fosse stato investito, nonostante ci siano foto che mostrano la sua presenza accanto al corpo mentre uno zampillo di sangue esce dallo zigomo. Il colonnello Truglio, il più alto funzionario dei CC presente in piazza Alimonda, non è ancora venuto a deporre perché anche lui impegnato in Iraq. Restano molti dubbi su quello che sia accaduto esattamente all'interno del defender nei momenti immediatamente precedenti lo sparo. Le testimonianze di Cavataio e Raffone, i due carabinieri che erano sul mezzo con Placanica, sono state a dir poco confuse, mentre l'ex carabiniere Mario Placanica si è avvalso della facoltà di non rispondere, in quanto indagato in procedimento connesso, per quanto archiviato. Un altro elemento emerso nel corso delle udienze è misterioso quanto agghiacciante: il collegio difensivo, mostrando in sequenza cronologica alcune immagini immediatamente successive all'omicidio, ha fatto rilevare la presenza di una ferita a forma di stella sulla fronte di Carlo Giuliani, visibile quando i sanitari gli tolgono il passamontagna, e la comparsa di un sasso insanguinato vicino al corpo solo dopo che le forze dell'ordine hanno riconquistato la piazza e hanno formato un cordone per circondare il corpo di Carlo. Intanto i legali della famiglia Giuliani, ed il Comitato Piazza Carlo Giuliani onlus, hanno presentato un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'uomo a Strasburgo, contestando la sussistenza della legittima difesa e lamentando l'assenza di un'inchiesta indipendente. Attualmente il ricorso è pendente, la Corte di Strasburgo ha chiesto alcuni chiarimenti al Governo italiano, in particolare in merito alle direttive che sono state date alle forze dell'ordine, alla gestione dell'ordine pubblico e all'uso delle armi, dimostrando in generale un interessamento per la "gestione della piazza" e la ricostruzione generale dei fatti che hanno portato alla morte di Carlo.
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Dal sito http://www.processig8.org/Default.html La storia del processo La Procura infatti modifica l'imputazione ma in un altro senso: elimina molte delle parti offese originariamente individuate, liberandosi così di un una serie di punti deboli. Durante l’udienza preliminare il GUP rinvia a giudizio tutti gli imputati, fissando la prima udienza dibattimentale per il 2 marzo. La strategia della Procura è dimostrare un "unico disegno", in cui le tute bianche avrebbero approfittato dei disordini creati dal blocco nero, e sono quindi colpevoli di concorso nella devastazione. Obiettivo della difesa è smontare il teorema dell'accusa attraverso l'analisi puntuale dei reperti e il controesame dei testi. All'apertura del processo, il 2 marzo 2004, alcuni difensori degli imputati chiedono lo spostamento del processo in una sede differente da Genova, considerata pregiudiziale per la serenità del giudizio in quanto prevenuta rispetto ai manifestanti. In effetti l'udienza si svolge all'interno dell'aula bunker in un'atmosfera surreale con il Tribunale blindato. La posizione di uno degli imputati viene stralciata per difetto di notifica e verrà trattata in separato procedimento. I 26 diventano 25. Il Comune di Genova e Area Banca non vengono ammessi come parti civili per vizi di forma. Successivamente si passa alla formazione del fascicolo del dibattimento, cioè la cernita degli atti che possono essere portati da subito a conoscenza del collegio giudicante: vengono considerati non depositabili alcuni atti della Procura fra cui le intercettazioni effettuate in carcere. Al momento della richiesta prove la discussione si concentra da subito sui video e sulla loro ammissibilità come prova, dal momento che la Procura decide di gestire questo processo quasi integralmente provando i fatti attraverso le immagini. I difensori chiedono di poter avere accesso all'archivio completo del materiale utilizzato dalla Procura, segnalando l'esistenza di un enorme fascicolo a carico di ignoti (a cui nessun difensore può avere accesso, dal momento che non esistono indagati) dal quale l'accusa ha estratto le immagini che riteneva rilevanti. I difensori degli imputati fanno inoltre presente di non aver ancora ottenuto copia del materiale depositato all'interno di questo fascicolo e di non essere quindi in grado di procedere al controesame dei testi portati dall'accusa, che testimonieranno, quasi tutti, con l'ausilio di supporti video o fotografici. Il Tribunale invita quindi la Procura a consegnare in tempi brevi alla difesa copia del materiale video e fotografico depositato e concede un termine ai difensori per visionare il materiale. Viene chiamato a deporre il primo testimone dell'accusa: l'ispettore Corda, della Polizia Municipale, sezione di Polizia Giudiziaria, incaricato dai PM di ricostruire e situare cronologicamente, per sostenere l'accusa di devastazione e saccheggio, alcuni dei fatti commessi in Genova nei giorni 20 e 21 del luglio 2001. Durante l'esame di questo teste, utilizzando tre dvd da lui prodotti, i PM effettuano una ricostruzione della storia di quei giorni che dovrebbe costituire la base dell'accusa in questo processo. In realtà il video prodotto da Corda è un montaggio e, come ogni montaggio, non è una ricostruzione neutra dei fatti, ma un'interpretazione, realizzata in modo da proporre un messaggio preciso attraverso immagini accuratamente selezionate, poste in sequenza per risultare il più possibile suggestive. Corda, nonostante l'opposizione dei difensori che rappresentano il problema al Tribunale, viene esaminato dai PM, mentre alle difese è consentito di rinviare il controesame fino al momento in cui i consulenti tecnici dei difensori avranno avuto modo di analizzare integralmente i materiali depositati dalla Procura in questo procedimento. Nel frattempo alla Procura viene consentito solo l'esame di testimoni che possano essere ascoltati senza l'ausilio delle immagini. Comincia quindi una serie di testimonianze di responsabili di uffici bancari, autosaloni ed altri esercizi commerciali danneggiati durante le giornate di Genova. A questi, quasi nessuno presente ai fatti e quindi di scarso interesse, seguono privati cittadini che hanno potuto osservare dalle loro finestre quanto accadeva in strada. Un dato interessante di tali testimonianze è che viene più o meno riferito da tutti l'atteggiamento non pericoloso né aggressivo nei confronti delle persone da parte dei manifestanti. Il cronista Gianluca Scaduto, che era presente alla prima carica del corteo della disobbedienza, racconta che il corteo era fermo e che da lì nulla venne lanciato. Ai carabinieri schierati in via Invrea all'incrocio con corso Torino sarebbero stati lanciati, secondo il teste, "due o tre sassi" provenienti da un gruppetto di persone posizionate all'angolo di via Tolemaide. La reazione dei carabinieri a questi tre sassi è nel suo ricordo un fitto lancio di lacrimogeni seguito dalla carica al corteo delle tute bianche. Il processo entra nel vivo quando la difesa, avendo avuto modo di visionare le copie video e fotografiche del materiale della Procura, contesta la genuinità del materiale video e la possibilità che gli originali siano stati "manipolati". Su questi punti vengono presentate tre memorie da parte dei difensori e dei consulenti tecnici della difesa che rilevano, da un lato, la non corrispondenza fra gli originali dei video e le copie depositate dalla Procura nel procedimento (nelle quali sono stati individuati tagli evidenti) e dall'altro, ancora una volta, il fatto che la difesa non ha potuto avere accesso all'intero complesso del materiale video, presente nel fascicolo del procedimento contro ignoti, e sul quale invece la Procura ha lavorato sin dall'inizio. Nell'ultima udienza prima della pausa estiva, i PM chiedono un rinvio per avere il tempo di contestare le memorie della difesa. Il Tribunale rinvia la decisione sui materiali video fotografici a settembre, quando decide di acquisire i dvd di Corda, "riservata ogni valutazione in merito all'efficacia probatoria del loro contenuto", mentre il restante materiale video e fotografico verrà acquisito di volta in volta, se ritenuto rilevante e pertinente rispetto al teste. Con una successiva ordinanza il Presidente del Tribunale Devoto specifica che solo nel caso in cui il teste riconosca nel video sé stesso o una specifica situazione a cui è stato presente, il video relativo potrà essere acquisito come prova. Nei mesi che seguono, sfilano i testi chiave dell'accusa: i poliziotti e i carabinieri che comandavano i vari contingenti schierati per le strade di Genova nel luglio 2001, tra i quali i responsabili delle cariche e dei pestaggi indiscriminati ordinati e condotti per tutelare l'"ordine pubblico". Uno dei più importanti è il Primo Dirigente della Polizia di Stato Pasquale Zazzaro, responsabile, nei giorni del G8, della Centrale Operativa della Questura. Si tratta del PS che teneva le fila delle comunicazioni radio indicando ai dirigenti di piazza dove spostare i contingenti e quali operazioni effettuare, sulla base di ordini ricevuti dal Questore, o delle richieste fatte dagli stessi dirigenti in piazza. Zazzaro ricorda poco o niente, ma in realtà è una figura importante in quanto la sua audizione consentirà alla difesa di entrare in possesso di tutte le comunicazioni radio passate per la centrale operativa della Questura (non quelle dei carabinieri quindi) durante le giornate di luglio 2001 e che verranno largamente utilizzate nelle udienze successive. Tra i vari poliziotti e carabinieri che si sono susseguiti sul banco dei testimoni sono risultati molto significativi per la ricostruzione della difesa il Primo Dirigente di PS Mondelli, il capitano dei CC Bruno e il Dirigente del Commissariato di PS Centro Gaggiano, chiamati a testimoniare principalmente sui fatti di via Tolemaide. Questi testi consentono la prima ricostruzione completa della carica al corteo autorizzato delle tute bianche. Mario Mondelli era il PS Dirigente di piazza e in quanto tale responsabile del contingente dei carabinieri che ha caricato il corteo della disobbedienza, mentre il Capitano Antonio Bruno era il CC che comandava quel contingente (il III battaglione Lombardia). Dalla loro testimonianza emerge che la prima carica contro il corteo (partita intorno alle ore 15) è stata un'iniziativa autonoma e improvvisa dei carabinieri e non, come era sembrato fino ad allora, una scelta fatta dal responsabile dell'ordine pubblico per quel corteo, il PS Angelo Gaggiano. Una carica violenta che travolge prima i numerosi giornalisti che si trovavano all'incrocio tra corso Torino e via Tolemaide, e poi il corteo di 10.000 persone che stava avanzando pacificamente lungo un percorso autorizzato. Con la testimonianza del capitano Antonio Bruno (udienza del 16 novembre 2004), la difesa segna un punto importante anche sotto un altro aspetto. Grazie al materiale video e fotografico utilizzato infatti gli avvocati dimostrano (e Bruno, di fronte all'evidenza delle immagini, non può far altro che confermare) che i carabinieri hanno caricato il corteo utilizzando oltre ai normali manganelli in dotazione all'Arma (i "tonfa") anche diversi tipi di oggetti contundenti "fuori ordinanza", tra cui mazze di ferro. All'inizio del 2005 depone Angelo Gaggiano, nel corso di tre lunghe udienze. Gaggiano è sentito in quanto responsabile di piazza per il corteo della disobbedienza del 20 luglio, e responsabile per il corteo internazionale del 21. La sua testimonianza è confusa e piena di imprecisioni, uno sforzo continuo di sviare le domande della difesa. Il 20 luglio Gaggiano stazionava con i suoi contingenti in piazza Verdi, in attesa del corteo delle tute bianche che scendendo da via Tolemaide sarebbe dovuto arrivare lì. Ma il corteo non arriverà mai. Verrà caricato prima dai carabinieri di Bruno e poi dallo stesso Gaggiano (circa un'ora più tardi). Ma Gaggiano la prima carica non la vede proprio, e arriva a sostenere che non ci sia mai stata. Di fronte alla reticenza spudorata di questo dirigente di PS, anche davanti a immagini inequivocabili, la difesa chiede al Tribunale di valutare l'attendibilità del teste, e produce una vecchia sentenza di condanna per ricettazione. Un precedente penale che in sé potrebbe avere scarso interesse per il Tribunale, ma Gaggiano, compulsivamente, mente ancora una volta, raccontando che aveva "comprato un mobile". Il Presidente del Tribunale, controllata la sentenza, lo contraddice: era stato condannato per avere venduto mobili rubati, e lo congeda seccamente. Gaggiano ha dato il colpo di grazia alla propria attendibilità. Di lì a pochi giorni anticipa il suo pensionamento. Dopo Gaggiano si susseguono altri testi, relativi a via Tolemaide e a piazza Alimonda, come il vice Questore aggiunto Fiorillo, il Tenente dei carabinieri Mirante, il Capitano Ruggeri (del battaglione paracadutisti Tuscania), il Capitano Cappello (presente in piazza Alimonda), e il giornalista Giulietto Chiesa. Quest'ultimo, che è anche un teste della difesa, conferma la ricostruzione della prima carica contro il corteo delle tute bianche. Dal mese di maggio 2005 viene poi sentito come testimone del PM il dr. Cavalera, all’epoca dirigente della Polizia Scientifica di Genova: il PM lo ha usato per i riconoscimenti delle persone individuate nei materiali video fotografici. Dalla sua testimonianza è apparso sostanzialmente che non esiste un metodo scientifico per effettuare riconoscimenti fotografici. Infine dall’ottobre 2005 è stato sentito il teste Zampese (Digos Genova): nel corso di decine di udienze il teste ha esposto al Tribunale la ricostruzione dei fatti, i comportamenti degli imputati e i relativi riconoscimenti secondo la versione elaborata da Polizia e Procura. La tecnica è quella di un esame fotogramma per fotogramma di ore di filmati soffermandosi su particolari di vestiario utili al riconoscimento delle persone; nessuno spazio è dedicato alla ricostruzione dei comportamenti delle forze dell’ordine: il risultato è che le azioni dei manifestanti sono ancora una volta decontestualizzate. A febbraio 2006 il processo viene rinviato a settembre a causa dell'impegno improvviso del Presidente Devoto come membro supplente del CSM. Dopo una lunga pausa il processo ai 25 manifestanti riprende a gennaio di quest'anno con la conclusione della ricostruzione, durata ben 8 mesi, dell'ispettore Zampese. Nell'udienza del 6 febbraio il tribunale accoglie l'eccezione sollevata dall'avv. Emanuele Tambuscio, uno dei difensori degli imputati, che sostiene che parte delle indagini siano state portate avanti oltre i termini previsti dalla legge. Grazie a questa decisione viene dichiarata inutilizzabile tutta la ricostruzione fatta da Zampese per mezzo delle comunicazioni audio della centrale operativa della Questura. In seguito al controesame dell'ispettore viene ascoltato il colonnello Truglio comandante delle compagnie CCIR (Compagnie di Contenimento e Intervento Risolutive) durante il g8 e membro del Tuscania. Il colonnello è presente su uno dei due defender lasciati a chiusura della colonna che si era mossa su via Caffa e che si ritirano in piazza Alimonda. La sua deposizione è imprecisa e lacunosa. Truglio in aula racconta che vede un manifestante cadere a terra che viene investito dal defender assediato in piazza. Singolare è questa sua ricostruzione della morte di Carlo Giuliani come il fatto che neghi più volte di aver udito colpi di pistola. Successivamente si passa ai testi della difesa. Vengono analizzati così i movimenti e le azioni delle FFOO in particolar modo per quanto concerne Via Tolemaide e Piazza Alimonda. Le numerose testimonianze mettono in rilievo le successive cariche dei Carabinieri e delle forze di polizia al corteo autorizzato delle Tute Bianche. In questi ultimi mesi sono venuti a deporre in tribunale parlamentari, portavoce di movimento, medici, giornalisti e operatori media. Tra i deputati si ricorda Paolo Cento. Quest'ultimo faceva parte del gruppo di parlamentari a seguito del corteo che dallo stadio Carlini doveva arrivare alla stazione Brignole. L'onorevole ha messo in evidenza come la carica delle FFOO alle tute bianche fosse del tutto immotivata. Sono stati sentiti anche i parlamentari Bulgarelli, De Petris, Zanella, De Cristofaro, Giordano, Mantovani, Mascia e Martone i quali hanno ribadito la loro difficoltà ad avere contatti con le forze dell'ordine presenti in strada e quindi di mediare tra le stesse e i manifestanti. Sono venuti a testimoniare anche membri del GSF come Vittorio Agnoletto, Raffaella Bolini e Luca Casarini. Questi hanno raccontato come i rapporti del GSF con il capo della polizia De Gennaro a un certo punto si erano interrotti e dovettero rapportarsi unicamente con Andreassi. Non era chiaro con quali soggetti si potesse realmente interloquire e perchè fu lasciata così grande autonomia d'azione ai CC il venerdì 20 luglio. A giugno è la seconda volta in aula di Mario Placanica che decide di testimoniare. Purtroppo neanche in questa occasione il carabiniere che sparò a Carlo Giuliani riesce a fare chiarezza su ciò che accadde in Piazza Alimonda. Un susseguirsi di dubbi e contraddizioni predominano nella sua deposizione mentre fa ricadere le colpe sulle forze dell'ordine presenti in piazza che, se fossero intervenute, avrebbero potuto evitare che succedesse qualcosa di grave. Messo alle strette dai manifestanti e ferito alla testa il carabiniere racconta di aver sparato due colpi in aria. Dice di ricordare che venne a sapere solo più tardi in ospedale della morte di Carlo Giuliani. Il dibattimento si è chiuso martedì 6 luglio con le consulenze tecniche della difesa. Grazie ai video e agli audio prodotti dai consulenti si è voluto evidenziare come la messa in crisi dell'ordine pubblico sia stata causata dalle forze dell'ordine mediante l'ingiustificato attacco al corteo. Anche nel corso di quest'anno abbiamo avuto modo di dimostrare davanti al tribunale l'inconsistenza delle accuse del Pubblico Ministero ed ora aspettiamo con fiducia l'esito del processo con la speranza che 25 persone non finiscano in carcere a scontare pene assurdamente sproporzionate rispetto ai fatti di cui sono accusati. Il procedimento è rinviato al 18 settembre per le conclusioni. |
Post n°16 pubblicato il 06 Agosto 2007 da ExPiazzaAlimonda
Ringraziamo guitarandvoice per averci autorizzato la pubblicazione di questo suo post. Lo pubblichiamo per intero, perchè riteniamo importanti anche le sue iniziali riflessioni. Ho ricevuto tramite e-mail da un'amica questa lettera aperta di Enrica Bartesaghi.Mi ha colpita molto l'ironia amara che traspare da ogni singola parola, la delusione e al contempo la rabbia per un avvenimento,quale questo è da considerarsi oggi alla luce del lavoro continuo d'informazione e di ricerca della verità, che può essere definito come una palese violazione dei diritti umani. Volendo considerare per assurdo in secondo piano le barbarie provocate, quello che più mi rende triste è la consapevolezza di un sistema che funziona male fin dalla radice, fin dai vertici; un complotto continuo per sfogare forse frustrazioni mai fronteggiate, forse per la foga del potere che rende onnivori. Chi restituirà la fiducia nello Stato e nella giustizia a quei ragazzi che nella Diaz e a Bolzaneto nel 2001 hanno subito quella grande e violenta e distruttiva delusione? su quali basi costruiamo la nostra coscienza sociale e morale?? come può un ragazzo oggi adolescente crescere con il senso della giustizia, dello stato che tutela la collettività,con la voglia di cambiare ciò che non funziona? LETTERA APERTA AI GIORNALISTI DI REPUBBLICA E UNITA' In qualità di presidente del Comitato verità e giustizia per Genova, vi scrivo per chiedere scusa.Chiedo scusa a nome delle centinaia di manifestanti arrestati, feriti,umiliati e torturati nel mese di luglio del 2001 a Genova, nelle strade, nelle piazze, alla scuola Diaz, nelle caserme di Bolzaneto e Forte San Giuliano.Noi allora non lo sapevamo che avremmo (dopo ben sei anni) causato Ma non è stata solo colpa nostra. Siamo poi stati ingannati da quei "terroristi" di Amnesty International che hanno dichiarato che a Genova c'è stata la più grande violazione dei diritti umani in un paese occidentale dal dopoguerra. E noi ci abbiamo creduto, voi no per fortuna. Che ne sapevano noi, allora, che De Gennaro, Manganelli, Gratteri ed altri, avevano un solido trascorso nell'antimafia, addirittura a fianco di Falcone e Borsellino? Vi assicuro: non ce l'hanno detto, né alla Diaz, né a Bolzaneto, altrimenti non ci saremmo fatti massacrare e torturare con il rischio di rovinare la loro splendida ed onorata carriera. Meno male che il governo Prodi ha sistemato decorosamente De Gennaro e Manganelli. Oggi sull'Unità si parla di Gratteri come uno dei probabili vice e, giustamente, il giornalista ha tralasciato di scrivere che Francesco Gratteri è uno dei 29 imputati per il processo Diaz; ringrazio il giornalista per la dimenticanza, altrimenti avrei dovuto scusarmi anche con lui. A tutti loro, a De Gennaro, a Manganelli, ed a voi giornalisti di Repubblica e dell'Unità impegnati quotidianamente nel duro lavoro di informare correttamente gli italiani, ancora grazie! Grazie a loro ed a voi abbiamo definitivamente capito cosa significano in Italia le parole: libertà, verità e giustizia. Enrica Bartesaghi Presidente Comitato verità e giustizia per Genova |
Quello che salta all'occhio in questo video è la TOTALE contraddizione tra le dichiarazioni rilasciate durante le udienze dei processi e quello che mostrano i vari video - tra l'altro acquisiti come prove per i procedimenti penali. Citiamo qualche passo, che ha dello scandaloso e dell'incredibile... attenzione ... cerchiamo di fare dei fermati,cercate di portare via delle persone,cercate di fare prigionieri nel momento in cui si siamo fermati siamo stati oggetto di lanci di oggetti ....non avevamo nessun tipo di iniziativa, eravamo solo soggetto passivo... perchè magari ha cercato il contatto fisico con noi - e si sente una persona picchiata dire "sono un giornalista"... chi è rimasto era chi aveva in maniera manifesta intenzione di avere contatti con noi - e nel video si sente una persona che dice so' della rai, so' della rai qualcuno lancia un sasso, guardate..lei ha visto qualcuno dei suoi uomini lanciare dei sassi verso dei dimostranti? che ho visto qualcuno dei miei uomini no ... non ho detto che non li hanno lanciati ho ho detto che non li ho visti io. .... lei ricorda quella scena? chi può essere quell'agente? ... sono io. Ecco il video, guardatelo.
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Pubblichiamo l'intervista che Mario Placanica rilasciò il 30 novembre al quotidiano Calabria Ora. Emergono, da questa intervista, molte discrepanze con quanto dichiarato da Placanica inizialmente e nel corso di questi anni. Insieme all'intervista riproponiamo un video dove vengono fatte notare le "incongruenze" tra quanto sostenuto inizialmente da Placanica, Raffone e Cavataio e quanto invece sostenuto da chi sta ancora cercando la verità e un altro video recuperato in rete anche questo relativo alla ricostruzione di quei momenti. Buona lettura e buona visione, si fa per dire. Luigi e Stefania Quando sei arrivato a Genova? Siamo arrivati il 17 luglio |
Quello che pubblichiamo stasera è una testimonianza che ci ha inviato Remedios.Mcr - per gli amici come noi Reme. Venerdì scorso lei era lì, insieme a tanta gente - non ci importa quanta, erano tante persone - che ha voluto insieme a lei ricordare a sei anni di distanza l'uccisione di Carlo Giuliani e gli accadimenti del G8. E' bello vedere una ragazza così giovane ma altrettanto sensibile a certe tematiche sociali - ne è prova il suo blog - a differenza di altri suoi coetanei e non (purtroppo). Pubblichiamo il suo pezzo con gioia, ringraziandola per quella che è e per essere stata per un giorno i nostri occhi a Genova. Grazie Reme, Luigi e Stefi Un grande cerchio per il 20 luglio E poi suonano Cisco, Guido Foddis e tanti altri gruppi… Peccato, però, che certi gruppi famosi non vogliano immischiarsi in faccende di questo tipo: un grido come il nostro sarebbe ancora più forte se accompagnato da note famose. Esistono innumerevoli canzoni sulla pace e sull’amore ma, chissà come mai, quando è il momento di esporsi, c’è sempre qualcosa di meglio da fare. Ma, in fondo, non mi lamento: giro lo sguardo e vedo don Gallo.. Sorride, come sempre. Ecco una persona famosa che non ha paura di esporsi! Siamo giunti così al termine. Il sole si è nascosto tra i palazzi già da un po’ e in piazza è perfettamente palpabile una rassicurante atmosfera di resistenza e di fratellanza. Che immagine resterà del 20 luglio 2007? Reme Qui le foto scattate da Reme, questa è quella che ha scelto per il suo blog e noi la riproponiamo qua. |
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