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Quando la democrazia non c'è

Post n°69 pubblicato il 17 Gennaio 2007 da Guerrino35

“La democrazia che non c’è” di Paul Ginsborg, è la continuazione di un altro dei sui libri: “Il tempo di cambiare”. Di gradevole lettura, per la forma dialogica, ma do grande sostanza, basti pensare che le persone che fa dialogare in modo molto credibile con le parole da loro comunque scritte sono John Stuart Mill, il massimo pensatore liberale del suo tempo, tentato dal socialismo, e Karl Marx, come dire, con Charles Darwin i più insigni pensatori dell’era vittoriana.
Questo librettino, che ha il pregio di aver fatto incazzare i grandi giornali, mette in risalto il disagio che nasce dal divario tra le retoriche della democrazia e la povertà della sua pratica.
Sembrerebbe un incontro impossibile, due idee quella liberale e quella comunista inconciliabili. Il pensatore liberale mette in discussione le sue idee e ascolta quelle degli altri, la prima regola della democrazia: ascoltare tutti. Il granitico Marx nella sua vecchiaia che nelle considerazioni riguardanti l’Olanda, accetta la possibilità di poter arrivare al socialismo in modo pacifico, sembra meno radicale di tanti marxisti. Forse era la vecchiaia.
Mill è fermamente radicato al libero mercato e ai diritti umani, dice che il diritto alla proprietà non è un diritto assoluto. Non è proprio quel campione anticomunista che Berlusconi ci ha fatto credere.
Marx parte dalla democrazia diretta della Comune di Parigi, i deputati, a rotazione, pagati come gli operai. Il modello è quello antico della democrazia ateniese. Per Mill l’unica democrazia possibile è quella rappresentativa, controllata dal voto. Ma non basta votare per avere la democrazia. Nel comunismo si passa troppo bruscamente dalla democrazia diretta alla dittatura del proletariato e in occidente stravince la democrazia rappresentativa, che però è in pessime condizioni di salute. La nostra democrazia è mancante in modo grave. Marx e Mill non erano certo dei democratici perfetti, ma la distanza tra loro due era di molto inferiore a quella tra i gruppi oligarchici al potere e i cittadini che li hanno eletti. La classe politica, autoreferente, non tiene in alcun conto il mandato degli elettori. Gli elettori si comprano e gli si promette di tutto di più. Questo ha portato una perdita di fiducia non solo nei politici , ma anche nelle istituzioni, es, la magistratura. Senza contare gli intrallazzi occulti con i poteri forti economici. La dimensione occulta ed incoffessabile della gestione pubblica ha le stesse proporziono che negli aisberg ha la parte sommersa con quella sopra il pelo dell’acqua.
Cosa fare?
Decostruire il discorso dei nostri politici. Attuare la democrazia partecipativa. Accanto alle istituzioni ci siano sempre i cittadini Attivi e Dissenzienti: come i No Tav e i No Dal Mulin.
La guerra non può coesistere con la democrazia.
Esiste il potere di dire NO, di organizzarsi, di dare fastidio. Si può evidenziare i poteri occulti e portali, non dico a trasparenza, ma alla luce.
Queste riflessioni derivano dal libro: La democrazia che non c’è. Ma sono ancora più caldamente suggerite dalla lotta DAL MULIN e NO TAV. Spero di poter allungare l’elenco.

 
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Rispondi al commento:
suresh.06
suresh.06 il 18/01/07 alle 15:49 via WEB
Ci starebbe bene anche il NO MOSE. Dispiace dire sempre NO…è un fastidio per me, sembra che non si sia capaci di costruire…invece non è vero, controproposte, e a volte molto valide ci sono, ma non vengono mai accettate, addirittura nemmeno considerate. Come si diceva nei tuoi post precedenti: un deficit di Democrazia. Ciao Guerra e grazie!
 
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