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Riflessioni semiserie in pinzimonio di semiconfusione.
 

 

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Sapore di mare

Post n°166 pubblicato il 25 Agosto 2012 da bambiblu1310
 
Foto di bambiblu1310

Da piccola ci andavo al mare, coi miei.

Ma da piccola piccola, nel senso di quando avevo tre, quattro anni. Che poi in vacanza, dopo, non ci siamo andati più per un sacco di tempo. Finché non ho avuto l'incidente, a 9 anni, e allora quell'estate mia mamma mi ha portata in Sicilia. Non so, forse per consolarmi. O per consolare se stessa.

Ma quando ero piccolissima, ci andavamo, al mare. Sull'Adriatico, a Bellaria. Non ho grandi ricordi di quelle vacanze, e i pochi che ho non so bene se sono ricordi, o semplicemente pezzi messi insieme dalle foto che ho visto, e da quello che mi hanno raccontato.

Però una cosa me la ricordo bene: i miei salvagente.

Ovviamente non sapevo nuotare, e quindi per andare in acqua (solo dopo sarei diventata un gatto selvatico, che difficilmente si butta in acqua), per andare in acqua, dicevo, usavo il salvagente.

Non i braccioli, che mia mamma non si fidava, il salvagente. Quello a ciambella, intorno alla vita. Ne ho avuti di ogni genere: con la testa della papera, senza testa della papera, di un colore solo, coi disegnini, trasparenti... Ma tutti erano accomunati da una cosa: la terribile fine che li attendeva.

Mia madre fumava. Fuma tuttora, ma è irrilevante, adesso. Comunque fumava, e mica poco. Tutti fumavano, allora. Fumava sulla sua sdraio, baciata dal sole, beata e felice. E spegneva le sigarette sotto la suddetta sdraietta. Lo stesso posto dove veniva riposto il salvagente, dopo l'uso. 

Me ne ha esplosi a decine, spegnendoci sopra le sue sigarette. Con tutto quello che poi ne seguiva: la mia incazzatura (ero già capce di terribili ire allora), le mie lacrime, la corsa alla bancarella fuori dalla spiaggia a comprarne un altro, il rischio di perdere un polmone di mio padre (fumatore, anche lui..) nel tentativo di gonfiarlo, e poi, ovviamente, l'esplosione dello stesso nel momento in cui mia mamma ci spegneva sopra la cicca successiva.

Credo che abbiamo mantenuto agli studi i figli del bancarellaro per almeno un paio di anni..

Non so perché mi è venuta in mente questa storia, proprio adesso, nè tantomeno so perché ho deciso di scriverla.. saranno le mille foto di mare, spiagge, braccioli e affini che ho visto sui vari social, sarà che ultimamente i fantasmi vengono a trovarmi un po' più spesso..

Sarà che i ricordi felici (nonostante la strage di salvagenti) sono pochi, e anche quelli, a volte vanno condivisi..

Insomma, è venuta così. Ho aperto il blog pensando di raccontarvi di Roma, e invece sono scivolata su un salvagente.

Portate pazienza. Roma ve la racconto la prossima volta.

 

 
 
 
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Si dice che occorre perdersi, per potersi ritrovare. 

Io ho deciso di lasciarmi andare, di seguire il vento e di smarrirmi, per scoprire se riuscirò a ritrovarmi.

Questo blog vuole essere un po' un diario di viaggio, un compagno che passo passo mi accompagna lungo la strada, ma anche una piccola ancora di salvezza che, come i sassolini di pollicino, possa aiutarmi a tornare a casa, se dovessi perdermi troppo... 

 

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