Il mignolo

...

La verità, ora, è che il mondo è ancora qui e non è crollato.
Qualcosa non mi torna.
La mente e il corpo, ci è stato insegnato, sono strettamente collegati.
Spesso mi sono chiesta come mai le persone che mi stanno accanto non notassero tanta devastazione dentro di me, ma che anzi mi dicessero che mi vedevano serena. Quando la serenità in me era davvero un miraggio. E doveva essere così. E sempre così imparavo a stare in silenzio, a tacere e ostinatamente a reprimere quella nota luminosa che ragionevolmente non poteva esistere sul mio volto. Fu R. il primo * ad esprimerlo - io questa sera ti ho vista serena-  io ero basita e subito pronta a rispondere -guarda che mi è passato "davanti agli occhi" almeno 10 volte questa sera- -oh beh questo è normale, però ti vedo serena-. E stop, non è possibile che la gente mi veda serena -sono una brava attrice-.
La seconda volta è stato uno sconosciuto al quale ho aperto una porta al lavoro, di fretta di volata si è trovato davanti me -Mamma mia... lei è sempre più bella- arrossendo e abbassando lo sguardo al pavimento, ho sollevato subito la situazione sorridendogli, quasi ridendo -ah ah lei deve venire qui più spesso allora!Che certi complimenti fanno bene allo spirito! ahah...- "Ah ah"... de chè? Stava per stramazzare al suolo. Sono andata via.
Insomma, particolari inconsistenti che cozzavano con la mia afflizione interna. - Ho perso una persona importante, devo morire di dolore, il mondo deve crollarmi addosso, il cielo deve aprirsi e fulminarmi, perchè è tutta colpa mia- E quindi se le cose a volte non andavano bene, se sentivo la mancanza di parole, di dialogo, andava bene ugualmente, perchè tanto dovevo morì e chi mi vedeva -serena e bella- stava sulla luna, e chiuso, ti saluto.  
Questo sino alla settimana scorsa.
Cosa ci sia stato io proprio non lo so, forse un raggio di sole, o forse proprio questo silenzio che non mi ha fatto perdere di vista me stessa, che non mi ha gettata nel rumore, nel  caos, non mi ha fatto affondare la testa fra amicizie che sicuramente mi avrebbero offerto una spalla, che non mi ha lasciata in balia solo di eventi felici, che non mi ha stordita ma anzi, ad un certo punto, mi ha fatta rinascere nei miei 28 anni.
All'epoca ridevo, ridevo tanto, ero entusiasta ma non in una favola, ero positiva, ero aperta al domani, ero radiosa, sì radiosa, volavo ed ero caotica, simpaticamente caotica, facevo gaffe e ci ridevo su, ridevo di me e ne ero contenta.
Ora sorrido, sarà forse la naturale evoluzione di una risata giovanile? Non so neppure questo. 
Così, con qualche remora (ehi A., sarai mica un po' masochista, eh?), ieri sera ho riaperto qualche vecchia parola non per mancanza ma per ricordare (ehi... allora sei proprio masochista, è un suicidio!), e la mia reazione nel rileggere parole lontane è stata la stessa di 8 anni fa. Ho riso, da sola per un secondo, come una scema. Come una persona di 28 anni che per la prima volta legge qualcosa di buffo. Perchè lo era, e non faceva male. E questa sensazione di leggerezza me la tengo stretta, adesso che la ho ritrovata. 

*No, non è proprio vero, il primo dettaglio me lo ha offerto proprio lui durante l'unica conversazione indecente che abbiamo avuto, quando ad una sua domanda ho risposto di getto -io non sto male-. Particolari, solo particolari sfuggevoli ma significativi. Quell'"io non sto male" si perse nella rabbia e fu dimenticato, o non ascoltato, o non sentito da entrambi. Ed era tutto lì il discorso.