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L'inattività degli organismi internazionali
Post n°5 pubblicato il 11 Agosto 2014 da Amal.Nabila.Nur
La popolazione palestinese può fare un respiro di sollievo: dopo un mese di intensi combattimenti e lanci di missili, che hanno portato alla morte di quasi 2000 persone., è stata approvata una tregua di 72 ore, grazie all'intervento dell'Egitto come mediatore tra le due controparti, Israele e Hamas. Egitto che, con Abd al-Fattah al-Sisi alla presidenza, sembra aver cambiato decisamente rotta: molti osservatori internazionali hanno avuto, infatti, l'impressione che nei recenti negoziati di pace, Sisi propendesse a favorire le richieste dello Stato Ebraico piuttosto che quelle avanzate da Hamas. I palestinesi che da sempre hanno trovato nell'Egitto un solido aiuto e un luogo accogliente ed ospitale in cui rifugiarsi, stavolta sono costretti a rimanere prigionieri nella loro terra, che in ben 360 chilometri quadrati ospita 1.816 milioni di persone. Il valico di Rafah, da sempre utilizzato per il passaggio di aiuti umanitari e medicinali alla popolazione di Gaza, è tenuto sotto strettissimo controllo. Rimane molto ambigua la posizione delle grandi organizzazioni internazionali, l'ONU e la UE, le quali, nonostante le numerose critiche popolari ricevute durante le grandi manifestazioni organizzate dal Sudafrica alla Norvegia e dagli Stati Uniti al Giappone, non sono ancora riuscite a dare una risposta adeguata, se non fievoli minacce di pesanti sanzioni allo stato ebraico per le norme internazionali violate. Il presidente dell'ONU Ban-Ki-Moon, così come molte altre figure rilevanti che avrebbero potuto fare la differenza, si sono dimostrate solamente dei personaggi dai contorni sfocati sullo sfondo del conflitto.
Il presidente Obama ha poi definito "genocidio" il massacro che sta accandendo in Iraq da parte dei fondamentalisti dell'Isis. Ebbene, "genocidio" è il termine esatto per definire ciò che accade da 31 giorni a questa parte anche in Palestina. L'unica differenza è che in un caso gli USA corrono a salvare gli yazidi e i cattolici (intento più che onorevole) con il solo fine di proteggere un territorio ricco di petrolio dalle mani dei jihadisti, e di impedire che l'influenza americana svanisca in Medio Oriente (mi ricorda vagamente un altro presidente, tale George W. Bush e la sua "esportazione di democrazia" in Iraq e Afghanistan); nell'altro caso sono intenzionati a mantenere i più stretti rapporti con Israele, la potenza più forte nel "Middle East", che loro stessi con la collaborazione di numerosi stati europei hanno contribuito a rifornire di armi e munizioni contro i palestinesi, popolo fondamentalmente inutile su una scena mondiale completamente dominata dalle potenze. A questo punto viene da chiedermi: possibile che non si riesca a mettere una vita umana prima degli interessi materiali? Possibile che la vita valga meno dei soldi? Possibile che delle grandi organizzazioni internazionali diventino così piccole di fronte a queste situazioni? |
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il 28/08/2014 alle 09:39
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