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Post n°74 pubblicato il 29 Aprile 2014 da lupa.mora
Quando ci viene chiesto di descrivere quale è l’origine, l’atto generativo di alcune nostre situazioni, normalmente diciamo che sono nate tentando di rispondere a un bisogno. Ma l’esperienza ci ha insegnato che lo sviluppo di una situzione non può essere determinato dal bisogno, e deve essere caratterizzato da realismo e prudenza Realismo e prudenza devono costantemente farci fare il punto della situazione. Se la situazione cambia, realismo e prudenza vi possono portare a ridimensionare una situazione . Non dobbiamo testardamente continuare, contro il realismo e la prudenza, ad andare avanti come se niente fosse.Il confronto è chi non delega ad altri, ma si mette in gioco in prima persona; scopriamo una bellezza umana quando ci accorgiamo che tutto ciò che facciamo sono espressione di un io che si mette in gioco;Soltanto un chiarimento non basta per poter realizzare una risposta; è molto importante che noi ci rendiamo conto che non ci bastano delle spiegazioni, ma ci serve ciò che rende possibile che noi possiamo realizzare quello che abbiamo sentito come risposta. Per potere riconoscere e realizzare quel che abbiamo sentito come risposta occorre un’esperienza umana, una consistenza senza la quale la risposta rimane teorica. Questo è decisivo!È evidente che in qualsiasi situazione in cui ci sia una vita, c’è un rischio. Se c’è la vita e la vita si muove, c’è sempre il rischio. E questo di per sé è inevitabile, perché la vita passa costantemente tra di noi attraverso la libertà. Quindi non è un problema tanto di crescita o non crescita; il problema è che ogni situazione passa sempre attraverso la libertà della persona. Assumersi la responsabilità è un segno di maturità dell’adulto, senza assumerci una responsabilità noi siamo ancora bambini. Allora, assumersi la responsabilità è il segno che stiamo crescendo come uomini. E questo è decisivo per noi, perché è così che noi realizziamo la nostra umanità Ci realizziamo come persone in questo mondo. Non è che la realizzazione della mia vita vada da una parte e una qualsiasi situazione vada dall’altra, come se ci fosse un dualismo. No: io mi realizzo affrontando tutte le sfide che la vita mi pone, in casa, nei rapporti, nel lavoro, e anche nella responsabilità che devo assumermi. Per questo la vita è imparare il rapporto che c’è tra l’io che ciascuno di noi è e le persone, le cose, le sfide, le circostanze che ci vengono incontro. Passiamo ad un esempio concreto e sotto gli occhi di tutti. Nel pregiudizio di alcuni abitanti del settentrione verso il meridionale, c’è sicuramente una piattaforma d’ignoranza di fondo, ma un fattore dominante lo gioca l’aspetto psicologico. Infatti, il senso di superiorità senza alcun fondamento, nasce dall’esigenza di un’autostima a buon mercato.Ma avviene anche il contrario. Molti meridionali vedono nel settentrionale uno sprovveduto della vita, un ingenuo alla mercé del primo che capita. Il pregiudizio, quindi, è radicato dappertutto! Ma per seminare la saggezza dell’uguaglianza, o della tolleranza, c’è bisogno che si colga la difficoltà di alcuni individui ad accettare le diversità.Non sono solo i cattivi maestri a creare una società scadente, ma anche la natura dell’uomo, che spesso considera la realtà come una giungla dove districarsi, e che percepisce se stesso come un pulviscolo errante in mezzo a tanti lupi. La frustrazione di tale condizione, porta all’aggressività e alla ricerca del capro espiatorio. Che è sempre il diverso.Disinneschiamo queste mine insegnando, che il diverso può essere una risorsa, e che l’uomo deve accettare serenamente la propria condizione di fragilità.Creeremo una società di gente conscia dei propri limiti, e più pronta ad affrontare la vita. lupa.mora |
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A te che sei tutto
E di tutto l’estremo contrario
Non è facile
Levare il canto
Per i molti tuoi doni
E gli insondabili abissi
Tra cui ti nascondi
In te
e solo in te
si confondono
regni lontani
quando dei
animali
e piante
e per ultimo l’uomo
si intrecciano
inestricabili
tra le onde dei tuoi capelli danzanti
al ritmo dei tuoi devoti
e dei suoni
che da sempre
abitano
il vasto universo
....Sei tu che l’ebbrezza
del comune sentire
concedi ai viventi
che in cuore ti onorano
per il dono del vino lucente
che levando lo spirito
dalle strette di affanni infiniti
mette le ali alle dolci
ingannevoli attese
......Tu che radici
hai profonde
nella oscura
nell’umida terra
tu parimenti
nell’alto del cielo
scagli le gemme
dei fruttiferi rami
e col canto ispirato
di poeti
che del tuo sangue
si nutrono
scandisci il duro cammino
perché si sciolga
in amabile danza
Tu della vita
ci conduci ai confini
dove la nera soglia
delle tue grandi pupille
ci invita
con riso dolente
ad inoltrarci
in oscuri sentieri
che non hanno ritorno
se la dolce promessa
del tuo eterno rinascere
non ci accompagna
più amica
Inviato da: leggenda2009
il 20/03/2015 alle 19:40
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il 07/02/2015 alle 16:39
Inviato da: virgola_df
il 23/12/2014 alle 09:48
Inviato da: raniero9
il 15/05/2014 alle 17:53