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Zen? My ass!

Post n°103 pubblicato il 08 Agosto 2010 da LaCortigianaScrive
 

Ecco, lo sapevo che scrivevo una cosa sull'essere Zen nelle relazioni e che poi l'Universo mi presentava subito il conto.

Incontrato online un tipo con cui c'è stata immediatamente un'intesa pazzesca (solo online, ci siamo subito tolti la possibilità di un incontro reale nonostante che lo volessimo entrambi), peccato fosse un control freak della madonna. Se non rispondevo rapidamente alle sue mail e ai suoi SMS mi comunicava che non era più interessato perché era scaduto il tempo massimo.
!!!!
L'ha detto davvero, un paio di volte. E io lì a menarmela e a incazzarmi, a "chicazzosicredequestoqui" eccetera eccetera. Tranne poi, trascorse un paio d'ore, rendermi conto del fatto che stavo DEL TUTTO, COMPLETAMENTE entrando nel SUO dramma. Che lui si stava cagando sotto dalla paura per l'intensità e la virulenza della cosa (e sicuramente anch'io, non c'è altra spiegazione, la teoria dello specchio non mente mai) e che facevo il suo gioco.

Un paio di volte l'ho buttata lì sullo humor, poi mi sono rotta e non gli ho più risposto.

Fanculo lo Zen.

Solo per stavolta, eh. ^_^




Noemi e Fiorella Mannoia, "L'amore si odia"

 
 
 

Tiepida

Post n°102 pubblicato il 05 Agosto 2010 da LaCortigianaScrive

Ogni tanto capitano sul mio profilo dei personaggi dal nick assolutamente folkloristico.
Del tipo mipiacetiepida.
Che vuol dire, che è necrofilo e le preferisce morte da poco ma non ancora fredde???
Mah.

Mi riservo di chiedere delucidazioni a tale proposito al signore portatore del nick in questione. Un giorno. Forse.

 
 
 

Pieghe di stile

Post n°101 pubblicato il 16 Luglio 2010 da LaCortigianaScrive
 


Fino al 18 luglio a Palazzo Fortuny a Venezia una mostra sui meravigliosi abiti di Mariano Fortuny che hanno cambiato il modo di vestire delle donne agli inizi del secolo scorso.
Meno costrizioni - lacci e corsetti - e più libertà di movimento e stoffe fluide e leggere.
Splendidi e femminili, ancor oggi eleganti e attualissimi.

Per la fotogallery fai click qui.


Per l'articolo di Annalisa Lospinuso su L'espresso online click qui.




 

 
 
 

Attesa

Post n°100 pubblicato il 15 Luglio 2010 da LaCortigianaScrive
 

L'Attesa del Piacere è essa stessa Piacere

Gotthold Ephraim Lessing




Quando si dice una Donna fortunata.

Domani vedo il mio amante più bello e anche più perverso. Quello che ama farsi dominare  e si dà al 100% senza alcun limite.
Quindici anni meno di me, un corpo perfetto e una mente al tempo stesso rapida, intelligente, disarmante, un filo manipolatrice e un bel po' contorta. Una combinazione eccitantissima.

Domani, domani....






 
 
 

Perché gli uomini uccidono le donne

Post n°99 pubblicato il 15 Luglio 2010 da LaCortigianaScrive
 

Un interessante articolo su Repubblica Online sul perché alcuni uomini arrivino a determinati estremi. Il che mi riporta alle riflessioni legate al mio vecchio post  intitolato "Di uomini e trans"...


di MICHELA MARZANO


Si continua a chiamarli delitti passionali. Perché il movente sarebbe l'amore. Quello che non tollera incertezze e faglie. Quello che è esclusivo ed unico. Quello che spinge l'assassino ad uccidere la moglie o la compagna proprio perché la ama. Come dice Don José nell'opera di Bizet prima di uccidere l'amante: "Sono io che ho ucciso la mia amata Carmen". Ma cosa resta dell'amore quando la vittima non è altro che un oggetto di possesso e di gelosia? Che ruolo occupa la donna all'interno di una relazione malata e ossessiva che la priva di ogni autonomia e libertà?

Per secoli, il "dispotismo domestico", come lo chiamava nel XIX secolo il filosofo inglese John Stuart Mill, è stato giustificato nel nome della superiorità maschile. Dotate di una natura irrazionale, "uterina", e utili solo - o principalmente - alla procreazione e alla gestione della vita domestica, le donne dovevano accettare quello che gli uomini decidevano per loro (e per il loro bene) e sottomettersi al volere del pater familias. Sprovviste di autonomia morale, erano costrette ad incarnare tutta una serie di "virtù femminili" come l'obbedienza, il silenzio, la fedeltà. Caste e pure, dovevano preservarsi per il legittimo sposo. Fino alla rinuncia definitiva. Al disinteresse, in sostanza, per il proprio destino. A meno di non accettare la messa al bando dalla società. Essere considerate delle donne di malaffare. E, in casi estremi, subire la morte come punizione.

Le battaglie femministe del secolo scorso avrebbero dovuto far uscire le donne da questa terribile impasse e sbriciolare definitivamente la divisione tra "donne per bene" e "donne di malaffare". In nome della parità uomo/donna, le donne hanno lottato duramente per rivendicare la possibilità di essere al tempo stesso mogli, madri e amanti. Come diceva uno slogan del 1968: "Non più puttane, non più madonne, ma solo donne!". Ma i rapporti tra gli uomini e le donne sono veramente cambiati? Perché i delitti passionali continuano ad essere considerati dei "delitti a parte"? Come è possibile che le violenze contro le donne aumentino e siano ormai trasversali a tutti gli ambiti sociali?

Quanto più la donna cerca di affermarsi come uguale in dignità, valore e diritti all'uomo, tanto più l'uomo reagisce in modo violento. La paura di perdere anche solo alcune briciole di potere lo rende volgare, aggressivo, violento. Grazie ad alcune inchieste sociologiche, oggi sappiamo che la violenza contro le donne non è più solo l'unico modo in cui può esprimersi un pazzo, un mostro, un malato; un uomo che proviene necessariamente da un milieu sociale povero e incolto. L'uomo violento può essere di buona famiglia e avere un buon livello di istruzione. Poco importa il lavoro che fa o la posizione sociale che occupa. Si tratta di uomini che non accettano l'autonomia femminile e che, spesso per debolezza, vogliono controllare la donna e sottometterla al proprio volere. Talvolta sono insicuri e hanno poca fiducia in se stessi, ma, invece di cercare di capire cosa esattamente non vada bene nella propria vita, accusano le donne e le considerano responsabili dei propri fallimenti. Progressivamente, trasformano la vita della donna in un incubo. E, quando la donna cerca di rifarsi la vita con un altro, la cercano, la minacciano, la picchiano, talvolta l'uccidono.

Paradossalmente, molti di questi delitti passionali non sono altro che il sintomo del "declino dell'impero patriarcale". Come se la violenza fosse l'unico modo per sventare la minaccia della perdita. Per continuare a mantenere un controllo sulla donna. Per ridurla a mero oggetto di possesso. Ma quando la persona che si ama non è altro che un oggetto, non solo il mondo relazionale diventa un inferno, ma anche l'amore si dissolve e sparisce. Certo, quando si ama, si dipende in parte dall'altra persona. Ma la dipendenza non esclude mai l'autonomia. Al contrario, talvolta è proprio quando si è consapevoli del valore che ha per se stessi un'altra persona che si può capire meglio chi si è e ciò che si vuole. Come scrive Hannah Arendt in una lettera al marito, l'amore permette di rendersi conto che, da soli, si è profondamente incompleti e che è solo quando si è accanto ad un'altra persona che si ha la forza di esplorare zone sconosciute del proprio essere. Ma, per amare, bisogna anche essere pronti a rinunciare a qualcosa. L'altro non è a nostra completa disposizione. L'altro fa resistenza di fronte al nostro tentativo di trattarlo come una semplice "cosa". È tutto questo che dimenticano, non sanno, o non vogliono sapere gli uomini che uccidono per amore. E che pensano di salvaguardare la propria virilità negando all'altro la possibilità di esistere.

(Repubblica Online, 14 luglio 2010)
Per l'articolo originale con possibilità di commentare, click qui.

 
 
 

Milk

Post n°98 pubblicato il 01 Luglio 2010 da LaCortigianaScrive
 


Sono come il latte che non bevo perché penso che faccia male.
Che non sia naturale continuare a bere latte dopo essere stati svezzati,
unici mammiferi che lo fanno.
Però vorrei essere come latte bianco e fresco e appena dolce sulle tue labbra,
e scivolare giù lungo il tuo mento con un sorso affrettato e distratto,
sul tuo corpo, il petto, la pancia, giù fino al tuo sesso,
lungo le tue gambe fino ai piedi, avvolgerti in un lungo abbraccio bianco
che ti fa rabbrividire solo per un attimo,
e solo per un attimo
increspa la tua pelle.
E poi leccare via tutto lentamente....


 


I am milk
I am red hot kitchen
And I am cool
Cool as the deep blue ocean

I am lost

So I am cruel
But I'd be love and sweetness
If I had you

I'm waiting

I'm waiting for you





"Milk", Garbage

 
 
 

À Quoi ça Sert L'amour?

 

 


À Quoi ça Sert L'amour? Edith Piaf e Theo Sarapo

 


E' molto facile credere che amore e sofferenza siano sinonimi. Che per amare davvero occorra soffrire.
Non è quello che leggiamo in tutti i libri che parlano d'amore scritti in qualsiasi lingua e in qualsiasi paese, ciò che vediamo al cinema nei film romantici e che impariamo persino a scuola con i poeti, le tragedie e tutto il resto?
E' semplicissimo entrare nel ruolo di "vittima dell'amore", macerarsi nella sofferenza e crogiolarsi nella lontananza o nella mancanza. Molto meno semplice credere all'idea che l'amore per essere veramente amore debba portare gioia. Se non in ogni singolo attimo di cui è composta una relazione, almeno nel corso di gran parte di essa (i momenti poco piacevoli ci sono sempre, tra due che si amano, però credo fermamente che debbano costituire solo una minima percentuale del totale).

Entrare troppo spesso nel dramma altrui è frequentemente causa di screzi e infelicità. Cosa intendo con "entrare nel dramma"? Semplicemente farsi prendere dal sottile gioco di manipolazione ed esagerazione che a volte l'amore sa essere. Dare sempre corda a un partner geloso che fa le bizze e pretende le nostre attenzioni anche nei momenti meno indicati per ricevere una "conferma" del nostro amore è entrare nel suo dramma. E' nutrire le sue insicurezze e il suo bisogno di ancora ulteriori conferme. I giochini del tipo "tu non mi telefoni dopo la lite e allora io sparisco" sono anche quelli piccoli strumenti di potere che altro non fanno che aumentare le tensioni e il tenore di dramma all'interno di una relazione.
E' davvero incredibile quante persone - soprattutto le donne! - credono che più vi è dramma in una situazione, più questa è intensa. "Se è geloso allora vuol dire che mi ama". "Se mi tempesta di SMS per sapere cosa faccio significa che mi pensa".
L'intensità di una relazione non si misura con la quantità di dramma che essa genera. Un partner che ti rende impossibile la vita con la propria presenza, sia essa sotto forma di gelosia o quant'altro, o che te la riempie di continui battibecchi e di momenti di intensa passione post-litigio (e solo post-litigio) NON è un partner intenso bensì solamente un partner insicuro e/o rompiballe, frustrato e così via.

In amore bisognerebbe essere sempre Zen, cosa difficilissima da fare, lo ammetto.
Bisognerebbe rispondere ai musi lunghi senza motivo, alle rimostranze fatte tanto per fare e alle piccole ripicche come se questi fossero "acqua sul dorso di un'anatra", come dicono gli anglosassoni. Ovvero lasciandosi scivolare
addosso tutto e rispondendo con un sorriso e un repentino quanto inaspettato cambio di argomento. Del tipo: ma poi abbiamo detto a tua madre che la cena è sabato e non domenica?
E con ciò non intendo ignorare le giuste osservazioni di un partner che ci sta facendo notare qualcosa di VERO bensì lasciar cadere nel vuoto quelle che non hanno alcun fondamento plausibile e servono solo a tentare di manipolare una nostra decisione o un nostro comportamento senza lasciarci la libertà di agire come riteniamo sia più opportuno fare.

Più semplice a dirsi che a farsi, abituati come siamo in generale a lasciarci subito trascinare nel dramma altrui nonché, spesso, a crearne di nostro in modo altrettanto forte e debilitante per una relazione.
In fondo è solo questione di imparare a farlo, come con tutte le cose. Come? Imparando innanzitutto a riconoscere il dramma non appena si manifesta, sia esso causato da altri o da noi stessi. Riconoscerlo è già un enorme passo avanti nel processo di eliminazione, un passo che va però seguito da una modifica del proprio comportamento a seguito del trigger - lo stimolo alla risposta - che solitamente innesca la partecipazione al dramma stesso.
Pian piano si può fare. All'inizio ci si accorge del dramma solo quando si reagisce ad esso con altrettanto dramma - ossia quando è già troppo tardi per ritrovarsi in uno spazio mentale di calma serafica e Zen - finché a un certo punto si comincia a prevenire le reazioni conflittuali e ad adattare pian piano il proprio comportamento.
Fino a cambiare anche quello del partner grazie alla "teoria dello specchio".
Ovvero: le persone che incontriamo sul nostro cammino sono uno "specchio" di noi stessi. Un esempio per spiegare questo concetto: un giorno che ero particolarmente incavolata e "altamente infiammabile" (non ho un caratterino facile nonostante su questo blog mostri forse solo il mio lato più tranquillo) mi sono resa conto che per strada incontravo solo gente con la luna storta, sgarbata e addirittura aggressiva. Mi urtavano camminando, mi davano della deficiente, mi tagliavano la strada. Appena notato questo particolare ho deciso che bisognava che mi calmassi un attimo. Mi sono fermata in mezzo al marciapiedi, ho tirato un profondo respiro e ho affermato tra me e me: "sono calma e serena e incontro solo gente come me". Ho istintivamente sorriso, l'arrabbiatura mi è passata e questo è bastato a far sì che per il resto della strada fatta a piedi non inciampassi più continuamente in gente brontolona, scortese e scontenta com'ero stata io fino a quel preciso momento. Se mai avessi voluto un esempio più valido per confermare la teoria dello specchio non avrei potuto trovarne di migliore.

Quindi direi che è davvero molto importante imparare a "leggere" la persona che ci sta davanti per capire chi siamo noi in quel preciso momento, che immagine di noi stiamo proiettando all'esterno.
Una volta appresi la teoria dello specchio e il metodo dell'anatra sarà molto, ma molto difficile incontrare persone "ad elevato tasso di dramma" o anche solo mantenerle nella nostra vita. Si verificherà una selezione naturale che "scremerà" le persone che incontriamo sul nostro cammino.
E questa è la via che porta a relazioni più equilibrate, appaganti e serene.


 
 
 

Come si fa??? O anche: De Linfomania

Post n°96 pubblicato il 15 Giugno 2010 da LaCortigianaScrive
 

Povero itaGliano nostro.

C'è tanta gente che scrive, anche professionalmente, in modo assolutamente pietoso, senza sapere che * un po' * vuole l'apostrofo e non l'accento, tanto per fare un esempio. Giovani che si dichiarano amore e libidine eterni su Facebook dicendosi "o tnt vgl d te" (per chi non è gggiovane e non conosce il monco linguaggio giovanile la frase starebbe per "ho - con l'acca - tanta voglia di te").
E poi ci sono i blogSSS (tesoribbelli, in italiano le parole in lingua inglese non vanno MAI rese al plurale come ho appena fatto, è una delle tante, ma mai troppe, regole del nostro splendido idioma). Penso che i migliori strafalcioni si leggano proprio sui blog.

Ieri ero incredula e non sapevo se ridere o piangere.
Una simpatica signorina che ama blograccontare di sé, della sua vita sessual/amorosa e a volte anche dello stato del suo pelo pubico (e chissenefrega non ce lo metto? Ce lo metto, va') scrive di essere stata definita linfomane (sic) dal suo uomo.

Linfomane?????
Ma che, è improvvisamente diventata una farfalla???

Mah.
Tutti a ripetizioni d'italiano, che ce n'è gran bisogno!




P.S. in aggiunta a post pubblicato: facendo un google-giro ho ahimé trovato molte volte la parola "linfomane" sparsa un po' dappertutto per la rete. A quanto pare sono proprio in tanti a non sapere che si scrive ninfomane. *sigh*

 
 
 

Sonno

Post n°95 pubblicato il 01 Giugno 2010 da LaCortigianaScrive
 

Adesso

vorrei solo dormire.

Dormire per anni, di un sonno tranquillo e pieno di bei sogni

dove giovani uomini vogliono i miei baci,

i fiumi scorrono di vino dolce

e la Terra produce ininterrottamente frutti succosi

per la mia fame,

dove non c'è inverno né freddo

e nemmeno estate e caldo opprimente

dove l'erba cresce alta sotto gli alberi

pronta ad accogliere nel suo morbido abbraccio

le mie membra desiderose di riposo,

dove la luna bacia il mio sonno e veglia sui miei sogni,

la dolce musica del mare mi culla e mi rassicura

e la sabbia è soffice sotto le piante dei miei piedi.

Dormire, dormire.... sempre sognare

e lasciare per un po' dietro di me

le cose pratiche e noiose della vita.

Un vacanza da me stessa.

Questo vorrei.



Immagine: Maxfield Parrish, "Sleeping beauty"


 
 
 

Sesso senza amore?

Post n°94 pubblicato il 14 Aprile 2010 da LaCortigianaScrive
 


Irene Grandi dichiara in un'intervista "Mi è sempre piaciuto fare sesso, anche senza amore. Non ho pudori. Non ho ipocrisie. Non ho freni".

Libero titola "Irene Grandi shock".

Ora io mi chiedo: nel 2010 cosa c'è di scioccante nel fatto che una donna possa amare il sesso anche senza pensare immediatamente all'evisserofeliciecontenti?
Libero, svéjete: noi donne in grado di fare ottimo sesso anche senza amore romantico siamo a MILIONI.

Non serve essere innamorate della persona con cui si fa sesso. Trovo però che sia importante amarla, almeno in modo universale e almeno per il tempo in cui ci si sta insieme. Se non oltre.

Io amo i miei Amanti. Li chiamo Amanti anche mica per niente. Anche se non sempre sono sicura che loro amino me. Però siccome sono convinta del fatto che l'amore genera amore, mi sento comunque molto amata e probabilmente lo sono.
Li amo non in senso romantico, da innamoramento, da film, da lieto fine, bensì come persone, per chi sono, per come sono. E anche per come non sono.
Li amo quando sono con me, per quel breve periodo che condividono il letto, un bicchiere di vino, un film, una cena al ristorante con me. E li amo anche quando non siamo insieme. Penso a loro con affetto, pur vedendo i loro limiti e i nostri, insieme. Ovvero: se fosse vero amore non mi vedrei con più persone ma starei con un uomo solo, e lui con me. E non ci cercheremmo solo di tanto in tanto.
Però va benissimo così. Chi dice che si debba essere soli se non si è innamorati?
Io lo capisco adesso, alla soglia dei 46, e mi godo la loro compagnia, dandomi al 100% quando sono con loro come se ci fosse amore "vero".
Come dicono Crosby, Stills e Nash: "se non puoi essere con la persona che ami, ama quella con cui sei".
Io sono diventata bravissima a farlo, in mancanza, per ora, di qualcuno di cui essere innamorata.

E' Amore vero, però di un altro tipo.

Io credo a questo Amore. Quello che fa sì che io abbia una caterva di amici che adoro e che mi adorano nonostante i miei lati poco amabili - sono sanguigna, zero diplomatica, "rimandataria" e regolarmente non rispondo a mail ed sms.
E' quell'Amore che mi ha portato ad estendere la mia Famiglia a fidanzati di padre e madre, a figli di amici e a chiunque abbia un posto nel mio cuore.
Quello che mi fa sentire felice quando guardo i miei gatti e il mio cane giocare.
Quello che mi fa dire che sono una Donna fortunata perché sono circondata da persone bellissime e continuo a incontrarne di bellissime e sempre meno di poco belle.

E' Amore senza sesso. Se è possibile questo, perché non il contrario, ma in modo più completo, più a 360°?
Quindi chi dice che nel sesso senza amore non c'è Amore?

Io sicuramente no.

 



Crosby, Stills & Nash, "Love the one you're with"

 
 
 
 

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