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La Luce di Mizar

 
 

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Le suggestive foto dei Sassi che vedete in questo box sono state scattate da Gerardo Fornataro, che mi onora della possibilità di arricchire e valorizzare il mio blog con i suoi lavori.
Grazie Gerardo.


































































































 
 

 

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Il freddo nel sole

Post n°225 pubblicato il 19 Gennaio 2009 da mizar_s_light
 

Il buio che allontanava l'alba
(dal post 220)

 

La scorse poco più avanti, ai margini di p.zza Mulino, che per la maggior parte dei materani era p.za Kennedy e per i ragazzi che la frequentavano semplicemente piazza ke'. Lei era decisamente l'eccezione che confermava la regola. L'unica persona che avrebbe avuto piacere di incontrare, in quella gelida serata in cui l'inverno agonizzante dava l'ultimo colpo di coda.
Linda aveva due anni meno di lui e da poco si era trasferita a Pavia, dove frequentava l'Università. Non era molto alta e neanche magrissima, ma i tratti tipicamente mediterranei, la carnagione olivastra, i profondi occhi scuri ed i lunghi cappeli color della notte illuminata dalla luna, la rendevano una ragazza dal fascino conturbante, al quale in molti non rimanevano indifferenti.
La loro amicizia era nata per caso in una calda estate di sei anni prima, quando Shasa, non ancora diciottenne, si era invaghito di una sua amica. Una tipetta carina ma difficile, troppo. Tutto era svanito man mano che le temperature scemavano per andare incontro all'autunno, come accade per ogni cotta estiva che si rispetti. La loro amicizia invece era rimasta intatta.
In quei sei anni c'era stato anche il tempo per una breve parentesi d'amore, o presunto tale. Erano stati assieme per qualche settimana, fino a quando avevano capito che quello che li univa era un profondo affetto fraterno e non altro, e nei momenti in cui avevano dimenticato la lezione, si erano concessi qualche ripetizione lunga una notte.

- Ciao buonaacqua, come stai?

L'aveva salutato utilizzando la traduzione dalla lingua boshimana del suo secondo nome, lo chiamava spesso così con fare scherzoso. Il suo sorriso le illuminava il viso ed anche Shasa non potè far a meno di sorriderle, sentendo dentro di se che una parte del peso che lo opprimeva svaniva, dissolto da un bagliore di felicità.

- Benone Linda, avevo voglia di fare due passi... e così eccomi qua.
- E non potevi chiamarmi invece di uscire solo?
- Scusami non ci ho pensato, non sono più abituato all'idea che tu sia a Matera.
- Sei il solito capoccione. Come va il nuovo lavoro?

Nel periodo in cui quella storia gli aveva assorbito anima e corpo, ammesso e non concesso che li avesse avuti indietro, i due si erano un po' allontanati. L'amica di sempre non conosceva i dettagli, ma sapeva quanto bastava per capire cosa poteva passargli per la testa.

- Bah... in qualche maniera va, non è la mia massima aspirazione ma per ora mi accontento. Ci sto quasi bene.
- Si senti, a me non mi prendi in giro... puoi fare la parte di quello che sta bene e sorridermi quanto vuoi, ma i tuoi occhi dicono tutt'altro, non ridono per niente. Che hai?

Era come se la sua mano si fosse avvicinata pian piano al suo viso e, riconoscendo la maschera che lo ricopriva, gliel'avesse strappata via infilando le dita nello spazio che lascia scoperti gli occhi.
Si rese conto che non avrebbe potuto mentirle, e sentì di volerle ancor più bene, perché tutto sommato era felice che qualcuno avesse avuto occhi per vedere. Quel qualcuno era lei, e non ci sarebbe stata ragione per cui  potesse essere un'altra persona, una qualsiasi del mondo che lo circondava come un involucro incolore. 


- Ancora quella, ci scommetto. Tu le cose più semplici le scarti sempre a priori vero?

Un sospiro, lo sguardo vagò in cerca di qualcosa che non trovava.

- Eh si, mi conosci abbastanza bene da sapere che hai ragione. Dovrà passare del tempo, poi anche questa storia farà parte del passato. 
Tu invece, che ci fai qui?

- Sono passata a salutare degli amici. Sono tornata giù solo per pochi giorni, ed ora, con il freddo che fa, stavo per tornare a casa. Ma pensandoci... ti va un birra?

In uno dei tanti pub e localini del centro, che avevano riempito di sedie e tavoli le grotte che si insinuavano irriverenti nelle viscere della terra, trascorsero una delle serate più belle che Shasa ricordasse, almeno negli ultimi mesi. Quando uscirono erano ormai le due.

 


- Io riparto dopodomani, ho un esame la possima settimana. Perché non vieni a trovarmi su? Magari un fine settimana?
- Non sarebbe davvero una cattiva idea, ma lavoro anche il sabato e la domenica purtroppo. Chissà, ci rimarrai parecchio tempo a Pavia, prima o poi ci verrò.
- D'accordo, la considero una promessa. Meglio che vada ora.

 

Si abbracciarono lasciando che il calore di quell'abbraccio dicesse ciò che le parole non avrebbero saputo esprimere.

 

- A presto Linda, ci sentiamo.

Il ritorno a casa fu accompagnato da un momentaneo senso di quiete che svanì nel momento peggiore, quando rimaneva lui, solo con se stesso, con gli occhi aperti nel buio.
I ricordi riaffioravano, nel petto riprendeva forma, ingombrante, quella sensazione di schiacciamento così familiare. Si ritrovò a pensare alle sue labbra, a riassaporarne il calore. Rivisse per un attimo l'intensità di un bacio che sembrava potesse generare energia sufficente a smuovere gli oceani.
Ora lei non gli stava facendo più male, ne stava facendo lui a se stesso. Ma la stanchezza l'aveva sopraffatto, e in quell'angolo di mondo maledetto al limitare della follia non aveva più forza per lottare, o forse, per quella notte, non voleva lottare.

 

Per ora mi fermo qui. Non so quando proseguirò, ho solo delle idee confuse.
Verrà il tempo. Grazie a tutti voi per aver letto ed arricchito con i vostri commenti questo mio esercizio di scrittura, siete stati preziosi.

 
Rispondi al commento:
mizar_s_light
mizar_s_light il 20/01/09 alle 20:06 via WEB
E che ne dici se la casa fosse galeggiante con vista su tutti i mari? No, non la bagnarola... :p
 
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Un blog di: mizar_s_light
Data di creazione: 08/12/2007
 

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MIZAR

Zeta Ursae Majoris

Dall'arabo Miz'ar (cintura) è la stella centrale del "timone" della costellazione del Grande Carro, porzione dell'Orsa Maggiore e si trova a 60 anni luce dalla terra.
Il suo nome originario era Mirak, fu ribattezzata nel sedicesimo secolo da Giuseppe Scaligero.
Sua compagna inseparabile è Alcor, distante dalla terra 80 anni luce, più difficilmente visibile data la vicinanza ad una stella molto più luminosa, tanto che gli arabi la chiamavano Al-Suha "La trascurata". Nelle notti senza luna e fuori dalle città la si può vedere brillare debolmente, sopratutto se si cerca di non guardare direttamente Mizar. Nell'antichità la capacità di saper individuare nel firmamento le due stelle era considerata segno di buona vista.

I moderni telescopi hanno scoperto che il sistema Mizar-Alcor è tra i più complessi e tra i più affascinanti di quelli conosciuti. Entrambi gli astri infatti si dividono in sistemi multipli, Mizar è in realta una coppia strettissima di due stelle, Mizar A e Mizar B, che sono a loro volta una doppia ed una tripla, Alcor invece è una doppia.

Il motivo per cui Mizar è il mio nick e la luce di Mizar è il nome del mio blog è insito proprio in questa breve descrizione. Il suo sembrare un unica stella alla sola vista essendo in realtà un sistema molto complesso rispecchia la mia personalità ed il mio modo di pormi con gli altri. La prima impressione che trasferisco al mio interlocutore è sempre fuorviante rispetto alla mia vera essenza, la mia personalità è molto variegata e complessa e spesso mi piace "giocare" a far trasparire un lato piuttosto che l'altro. Mi piace essere poliedrico.
La luce di Mizar è una metafora del mio pensiero, perchè come la sua luce è il frutto e la somma delle luci delle stelle che la compongono, così il mio pensiero è il risultato dell'interazione di tutte le componenti della mia personalità.

Ed io non le conosco tutte...

 

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01 Febbraio 2009 - Diga San Giuliano - Matera

 

 

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