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Con calma e per piasèr

 

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UN GIORNO MIGLIAIA DI UOMINI LASCERANNO...

Proclama all’occidente 
del presidente algerino Houari Boumediene
nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:

“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.

Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.

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IL CUCULO

... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati...

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Post n°506 pubblicato il 18 Aprile 2011 da lecasame

Questa Europa è senza futuro

A fine decennio ci saranno 65 milioni di europei e 300 di musulmani. Siamo al primo atto di una tragedia che durerà anni.

Il momento suggerisce alcune riflessioni importanti relative all’Europa, alla Ue e all’Occidente tutto. Comincerei con le tendenze demografiche che riguardano soprattutto noi italiani, ma anche il Vecchio Continente. I demografi definiscono moribondo un Paese che ha un tasso di fertilità pari a 1,5 o inferiore (il tasso di fertilità è il numero di nati vivi per ogni mille donne in età fertile). Secondo questo criterio i paesi moribondi in Europa sono trenta; in una graduatoria di 226 paesi l’Italia si colloca al 212° posto. Non siamo soltanto il paese dell'Occidente con il più preoccupante tasso di fertilità, siamo anche il più vecchio, almeno secondo quanto documentato dai dati della conferenza promossa dall'Onu a Madrid sull'invecchiamento: un italiano su quattro è ultrasessantenne. Come se non bastasse, siamo anche uno dei Paesi che meno utilizza i suoi ultrasessantenni: solo il 14% è nella forza lavoro, contro il 23% degli Usa e il 45% del Giappone. Alla fine di questo decennio ci sarà, nel mondo, un miliardo di maschi di età compresa fra i 15 e i 29 anni; 65 milioni saranno europei, 300 musulmani. In passato uno squilibrio demografico di queste proporzioni si sarebbe tradotto nella conquista dell'Europa. Molti di quei 300 milioni di musulmani in età di combattimento, disoccupati e in miseria, nonché spesso ispirati da propaganda islamistica, vivono lungo la sponda sud del Mediterraneo e sarebbero diventati volontari di una guerra di conquista della ricca Europa. Oggi le tecnologie militari rendono quell'evento improbabile: per quanto male armata e disorganizzata, la vecchia Europa è in grado di impedire una sua conquista. Prima di tirare un respiro di sollievo, tuttavia, cerchiamo di immaginare quale altro sfogo possa avere quello squilibrio demografico. Non sono necessari grandi sforzi per rendersi conto che le due conseguenze più probabili sono il terrorismo (fratello minore della conquista) e una riedizione su larga scala dell'afflusso di disperati che cercano di trasferirsi in Europa. Quanto sta accadendo in questi giorni, in altri termini, non è un episodio eccezionale, destinato prima o poi a esaurirsi, è il primo atto di una tragedia destinata a durare ancora per molti anni. In presenza di questo scenario epocale come reagisce l'Unione europea? Non credo di dire nulla di originale sostenendo che quanto emerge assordante dal comportamento dell'Unione è la sua inesistenza. I singoli Paesi europei si comportano come se non fossero legati da vincoli e da trattati che hanno ormai oltre mezzo secolo di storia. Dire che gli sbarchi a Lampedusa di tunisini siano un problema italiano e fare la faccia feroce per erodere consensi al partito di Le Pen, come sta facendo Sarkozy, è grottesco. I tunisini sono francofoni per le ragioni storiche che sappiamo; Lampedusa è Italia e, in quanto tale, Unione europea, come la Francia. Sono, se non altro per motivi di orgoglio filiale, convinto della necessità dell'unione dell'Europa, ma se guardo al comportamento dell'Unione e dei suoi membri le mie convinzioni vacillano. L'obiettivo della pace in Europa è stato raggiunto e non si tratta di cosa secondaria, sul versante dell'Europa economica molto è stato fatto, non sempre nel verso giusto, ma moltissimo resta ancora da fare. Quando un paese membro dell'Unione si oppone all'afflusso di capitale proveniente da altro stato membro non commette solo uno strafalcione economico – l'afflusso di capitale arricchisce il paese destinatario – ma dimostra anche totale mancanza di spirito europeo. E questo vale non solo per l'opposizione all'ingresso d'investitori francesi in Parmalat, vale anche per le assurde misure di sciovinismo economico care ai nostri fratelli d'oltralpe. L'unione monetaria, realizzata secondo modalità che non mi sono stancato di criticare, sta sistematicamente rinunziando alle ragioni della sua creazione. Luigi Einaudi sintetizzava così la ragione per cui credeva alla desiderabilità di una moneta europea: «Il vantaggio del sistema non sarebbe solo di conteggio e di comodità nei pagamenti e nelle transazioni interstatali. Questo sarebbe piccolo in confronto a un altro di gran lunga superiore, che è l'abolizione della sovranità monetaria dei singoli Stati in materia monetaria. Chi ricorda il malo uso che molti Stati avevano fatto e fanno del diritto di battere moneta non può aver dubbio rispetto all'urgenza di togliere ad essi siffatto diritto, Esso si è ridotto, in sostanza, al diritto di falsificare la moneta, cioè al diritto di imporre ai popoli la peggiore delle imposte. Se la federazione europea riuscirà a togliere ai singoli Stati federati la possibilità di far fronte alle opere pubbliche facendo gemere il torchio dei biglietti e li costringerà a provvedere unicamente con le imposte o con i prestiti volontari, avrà per ciò solo compiuto opera grande». Con gli interventi «di salvataggio» a favore della Grecia, dell'Irlanda e del Portogallo, e col fondo salva-stati, l'Unione europea sta facendo «gemere il torchio dei biglietti» europei per finanziare gli eccessi degli Stati membri. Lungi dall'impedire, come espressamente previsto dai Trattati, la «monetizzazione del debito» (il finanziamento del deficit con la creazione di moneta), lo ha istituzionalizzato. Un'Unione che non ha una politica estera e di difesa, che non riesce a percepire la gravità dei problemi che riguardano tutti i suoi membri, che manca di solidarietà e di coesione di fronte a comuni difficoltà, non può sperare di durare a lungo, Sarebbe bene che tutti coloro che credono all'Europa unita lo tenessero presente. Benedetto XV sosteneva che la prova dell'origine divina della Chiesa è offerta dal fatto che il clero non sia riuscito a distruggerla. Alla Chiesa è stata promessa l'immortalità, lo stesso non vale per l'Europa.

Antonio Martino

11/04/2011

http://www.iltempo.it/2011/04/11/1249867-segue_dalla_prima.shtml

 
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