Creato da: lecasame il 04/04/2010
Con calma e per piasèr

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 2001.

 

DIFENDIAMOCI!

Intanto difendiamoci
da chi ci sta sbranando,
poi penseremo a individuare
chi glielo sta lasciando fare.

 

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UN GIORNO MIGLIAIA DI UOMINI LASCERANNO...

Proclama all’occidente 
del presidente algerino Houari Boumediene
nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:

“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.

Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.

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IL CUCULO

... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati...

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SPOT PARTITO DEMOCRATICO SVEDESE

 

QUESTA E' SPARTA!

 

Dichiarazioni DIRITTI UMANI

Dichiarazione Universale
dei diritti umani

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Dichiarazione Universale
dei diritti dell'uomo nell'islam

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Messaggi di Marzo 2012

 

RUMENO CON SUV RUBATO INVESTE UN PENSIONATO UCCIDENDOLO

Post n°798 pubblicato il 31 Marzo 2012 da lecasame

Pirata della strada arrestato: tradito da un telefonino dimenticato nel suv

Pensionato investito all'incrocio fra via Vicenza e via Tirana: secondo i carabinieri il 35enne stava per fuggire in Romania

 

PADOVA - È un romeno

 di 35 anni, Marius Valentin Bacnasu,

 lo straniero fermato ieri dai carabinieri di Padova perché sospettato di essere coinvolto nell'uccisione, mercoledì scorso, del 76enne Goffredo Macolino, investito da un suv rubato.

I carabinieri, in una conferenza stampa tenuta poco fa al Comando provinciale di Padova, hanno sottolineato che le indagini sono ancora in corso e che il fermo di polizia giudiziaria si è reso necessario perché Bacnasu, con altri due connazionali, si stava preparando alla fuga, probabilmente in Romania.

Alla sua identificazione gli investigatori sono giunti in particolare grazie ad un telefono cellulare, di cui Bacnasu è l'intestatario, rinvenuto sotto il tappetino della Toyota Rav4 che aveva travolto e ucciso Macolino.

 http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=188409

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La vicenda:

«Ci è piombato addosso ad alta velocità e senza frenare: è stato terribile»

PADOVA - «Ho sentito un gran botto e mi sono trovato la Toyota addosso». Sono le parole di Nicola Lodi, broker assicurativo che ieri è stato investito dal pirata della strada di Padova prima che travolgesse e uccidesse l'anziano pedone Goffredo Marcolino. Lodi era a bordo della sua Porsche e se l'è cavata con qualche ferita, ma resta lo choc per quel drammatico incidente, avvenuto sotto gli occhi di molti cittadini.

La testimonianza del broker: «È stato terribile». «La Toyota, prima di centrare me, ha divelto il palo del segnale di via Tirana che forse ha rallentato un po’ la corsa. Come ha preso il palo ho visto il muso del suv alzarsi ma non ha rallentato molto ed è piombato qui in mezzo. È stato terribile - racconta Lodi - sono ancora frastornato - era a velocità folle sarà arrivato sui cento all'ora e non ha frenato. Poi di striscio ha preso la Focus con la famiglia a bordo ho visto che c'erano dei bambini. L'uomo che ha travolto era già morto».

L'identikit del pirata della strada. Lodi dice di aver visto un giovane di carnagione chiara, vestito con una maglietta bianca a righe con le maniche lunghe e un paio di jeans e scarpe sportive bianche. «Aveva i capelli rasati ai lati e più lunghi al centro ha lasciato l'auto col motore acceso è scappato subito verso una via laterale - continua l'uomo - quasi non mi sono accorto ho sentito il botto. Io andavo piano ero in coda, dopo essere stato investito sono sceso, ho visto le scarpe in mezzo alla strada e ho capito che per il pedone che la Toyota ha trascinato con sé non c'era speranza». «È sceso anche il guidatore della Focus, dentro c'erano le bambine che piangevano - chiude - ho avuto davvero paura».

Una giovane a piedi sfiorata dal pirata. Nella sua folle corsa il giovane alla guida della Toyota rubata ha sfiorato anche una giovane donna che passava su via Tirana sconvolgendola. Molti testimoni che hanno visto il suv nero percorrere a gran velocità in senso contrario a quello di marcia via Tirana. Tra loro anche Francesco Bortolami, titolare dell'omonima falegnameria al civico 5 di via Tirana, a poche decine di metri dall'incrocio che è costato la vita all'anziano pedone. «È passato davanti alla falegnameria sarà stato sui 90/100 chilometri all'ora in senso contrario - racconta Bortolami - è riuscito a passare con le ruote dove manca il cordolo o si sarebbe capottato. L'ho visto finire contro il cartello stradale del divieto di transito strappandolo da terra senza fermarsi ha proseguito. Poi ha travolto il pedone trascinandolo e ho sentito un botto tremendo come lo scoppio di un pneumatico. Ho continuato a guardare, il giovane alla guida è sceso ed è scappato a piedi su via Caprera».

La Toyota ha finito la sua corsa contro il guard rail del parcheggio del bar Tinto. «Non ho visto cosa è accaduto, era in corso una festa di laurea - dice il titolare visibilmente sconvolto - ho sentito un gran botto e ho visto delle parti di auto volare». Anche un cliente che stava bevendo ad uno dei tavolini sistemati davanti alla vetrina che dà sul parcheggio e sull'incrocio ha assistito al disastro vedendo un groviglio di auto senza riuscire a capire bene cosa fosse accaduto.

Poco lontano rivolta verso l'incrocio c'è l'edicola di Patrizia Carraro. «Ho sentito il botto, ho visto le auto girare su loro stesse e l'uomo a terra - dice - sono corsa lì, non ho mai visto un incidente così. La Toyota è uscita da via Tirana, ho visto il muso della Focus alzarsi e un uomo uscire dalla Toyota e scappare verso via Caprera. Nella Focus c'era l'intera famiglia di un mio cliente che abita in via Caprera, lui è sceso mettendosi le mani nei capelli e piangendo. Ha chiamato aiuto come tanti qui che hanno visto. In auto c'erano la moglie e le due bambine piccole, tutti sotto choc. Sono arrivate le ambulanze hanno preso la donne con le figlie che sono state portate all'ospedale spaventatissime ma nessuno sembrava ferito».
(l.m.)

http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=188081&sez=NORDEST

 
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TRE ROMENI PESTANO A SANGUE 82ENNE, E' IN FIN DI VITA

Post n°797 pubblicato il 29 Marzo 2012 da lecasame

Viterbo: “furia immigrata”. Pestano a sangue 82enne e lo riducono in fin di vita

marzo 28, 2012

Tre romeni sono stati fermati per l’aggressione ad Ausonio Zappa, docente universitario e fondatore della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano e Viterbo. Il fatto è accaduto la scorsa notte nel corso di un tentativo di rapina, nella villa dell’anziano a Viterbo, dove era da solo. L’uomo, 82 anni, è ora ricoverato all’ospedale Belcolle in coma irreversibile. I tre banditi lo hanno colpito più volte con bastoni e calci.

- Un anziano è stato ridotto in fin di vita durante una rapina nella sua villa vicino a Viterbo. I banditi sono entrati intorno alle due, mentre era solo in casa, e lo hanno picchiato selvaggiamente prima di andarsene. La vittima è il docente universitario Ausonio Zappa, fondatore della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano e di quella di Viterbo. I carabinieri hanno fermato quattro romeni, che sono poi stati arrestati.

L’uomo, di 82 anni, è ora ricoverato all’ospedale Belcolle di Viterbo in coma irreversibile. Ad aggredirlo nella sua casa sono state tre persone, che lo hanno preso a bastonate, colpendolo più volte anche con il calcio di una pistola.
Arrestati quattro romeni Sono stati arrestati i romeni che erano stati fermati dai carabinieri del Comando provinciale di Viterbo. Gli arresti sono quattro: tre sono i romeni fermati in mattinata, più un quarto immigrato raggiunto dagli investigatori dell’Arma qualche ora più tardi. Il provvedimento è stato emesso dal pm Paola Conti al termine del lungo interrogatorio al quale sono stati sottoposti i quattro in mattinata. In caserma è arrivato anche il figlio dell’uomo aggredito, Gianluca Zappa, giornalista.
La ricostruzione dell’aggressione La rapina è avvenuta tra l’una e le due di notte a Bagnaia, una cittadina distante alcuni chilometri da Viterbo, lungo la Strada Romana. I malviventi prima hanno picchiato Zappa con violenza inaudita, poi gli hanno chiesto denaro e gioielli. Ma l’uomo ha subito perso i sensi. I malviventi non si erano accorti che era scattato l’allarme collegato alla centrale operativa di una società privata di sorveglianza.
Sono stati gli stessi vigilantes arrivati sul posto a soccorrere l’anziano e a chiedere l’intervento dei carabinieri della compagnia di Bagnaia e del reparto operativo provinciale di Viterbo.
Un analogo episodio si era verificato due notti fa nel Frusinate, dove due anziani, sempre a colpi di bastone, erano stati rapinati nel cuore della notte, legati e imbavagliati. Il bottino in quell’occasione era stato di circa 8mila euro.

http://www.romacapitale.net/cronaca/8159-1235–viterbo-aggressione-a-zappa-fermati-tre-romeni.html

 

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Amici italiani, ormai dovremmo saperlo tutti: l'unico partito che ha lavorato -  e continua a farlo nonostante venga ostacolata in tutti i modi - per frenare questa pericolosissima immigrazione è la Lega Nord. Se non fermiamo subito questa invasione, verremo sempre più colonizzati, forse anche sostituiti completamente.
Non ne volete sapere di Lega? E' vostra la scelta, però poi non venite a piangere in Padania...

 

 
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BARBAROSSA di Renzo Martinelli

Post n°796 pubblicato il 27 Marzo 2012 da lecasame

La seconda e ultima puntata della miniserie Barbarossa con con Rutger Hauer, Raz Degan e Kasia Smutniak, è stata seguita da

3.723.000 telespettatori

13,29% di share

http://cinetvmania.it/2012/03/27/ascolti-tv-lunedi-26-marzo-dati-auditel-26-3-2012/


L'altro ieri e ieri hanno mandato in onda su Rai1 - in due puntate - il film "Barbarossa". Io l'ho guardato con grande piacere, pur avendolo già visto quando era uscito nelle sale cinematografiche.

Stamattina un mio vicino di casa, chiacchierando del più e del meno, mi dice di aver visto il film e di averlo trovato molto bello. Ma significativo è stato quello che ha espresso - quasi fra sè e sè - poi: "Ma perchè ne avevano parlato così male?"

Caro vicino che nella sua ingenuità non capiva perchè molti - giornalisti e opinionisti vari - avevano criticato aspramente il film, a priori!
Il film parla di libertà e di Lega Lombarda, e tanto basta ad alcuni per massacrarlo... 

 
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Gran Bretagna: l'infermiere musulmano deve prima finire la sua preghiera e poi soccorrere il malato

Post n°795 pubblicato il 26 Marzo 2012 da lecasame

Gran Bretagna: l'infermiere musulmano deve prima finire la sua preghiera e poi soccorrere il malato

Dorothy Griffiths di 87 anni e sofferente della malattia di Alzeimer, è morta perché l'infermiere di servizio musulmano non voleva interrompere la sua preghiera.

Un infermiere messo in allarme dal rumore sordo di una caduta, ha trovato la vecchia signora stesa per terra davanti al suo letto. Ha corso fino all'ufficio per chiedere aiuto per sollevarla, ma Abdul Bhutto, l'infermiere responsabile della signora Griffiths, gli ha risposto che bisognava aspettare.
L'infermiere Zoe Shaw ha dichiarato al tribunale di Sheffield: “Ho dovuto aspettare tra i cinque e dieci minuti perché faceva la sua preghiera al primo piano nell'ufficio sul suo tappeto di preghiera. Ed un membro del personale mi ha detto che dovevamo attenderlo.„
L'ambulanza è stata chiamata soltanto quattro ore dopo che la signora Griffiths sia caduta. Nella sua caduta si è aperta la testa ed ha subito una ferita all'anca nella casa di riposo privata, vicino a Barnsley.
È morta più tardi all'ospedale. Il Sig. Bhutto l'infermiere non si è presentato per l'indagine ed una citazione per presentarsi é stata lanciata contro di lui perché assista all'udienza che riprenderà più tardi quest'anno.

 
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Rapina al "D più", colpo con pistola

Post n°794 pubblicato il 26 Marzo 2012 da lecasame

BRESCIA

Attimi di terrore ieri sera al supermercato "D più" di via Zara, in città.

Un uomo armato di pistola è entrato nel punto vendita e ha puntato l'arma alla schiena del cassiere, un 24enne di San Zeno Naviglio che ha più volte suonato il campanello d'allarme per cercare di mettere in fuga il bandito, senza però riuscirci.

Il rapinatore si è fatto largo tra la folla di clienti terrorizzati ed è poi fuggito con un bottino da 500 euro. Stando alle prime informazioni si tratta di uomo dell'Est, con un tatuaggio sulla mano, all'altezza delle nocche. In testa aveva cappuccio della felpa e cappellino.

http://www.giornaledibrescia.it/in-citta/rapina-al-d-piu-colpo-con-pistola-1.1133134

 

 
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In India preferiscono i figli maschi.

Post n°793 pubblicato il 24 Marzo 2012 da lecasame

Le bambine costrette a cambiare sesso

27/06/2011

In India preferiscono i figli maschi.

E i genitori ricchi sottopongono le femmine ad interventi di genitoplastica

Sono numerose le bambine indiane costrette a cambiare sesso da genitori desiderosi di un figlio maschio. A rivelarlo è un rapporto dell’autorevole giornale Hindustan Times, che bolla come “scioccante” e “senza precedenti” la tendenza che si materializza negli ultimi tempi negli ospedali e cliniche di Indore, città dell’India centrale, nello stato del Madhya Pradesh, e di cui sono vittima bambini da 1 ai 5 anni. I chirurghi di Indore sono stati contattati per la “conversione” di centinaia di ragazze, successivamente imbottite di farmaci ormonali. “Il processo utilizzato per ‘ricavare’ un figlio maschio da una femmina è conosciuto come genitoplastica”.

LA CAPITALE DELLA GENITOPLASTICA – Nella società indiana assume un valore importante la nascita di un figlio maschio ed erede. Le femmine sono spesso viste come un fardello costoso. Per questo i test per la determinazione del sesso durante la gravidanza sono illegali per impedire l’aborto di feti femminili. In alcuni stati il rapporto tra donne e uomini è sceso a 7 a 10. Secondo quanto riportato dal Mail Online, i genitori ricchi da Delhi e Mumbai si recano ad Indore, capitale degli interventi di genitoplastica. Il costo dell’intervento chirurgico per correggere le figlie è relativamente basso. Costa 2mila euro.

LE PROTESTE - La notizia dell’abuso della pratica negli ultimi giorni ha fatto il giro del web ed è stata duramente condannata dagli utenti dei social network. Ha scritto ad esempio l’attivista femminista Taslima Nasreen: “Shocking! Non solo le persone uccidono i feti femminili, ora le ragazze vengono trasformate in maschi attraverso la genitoplastica. “Dovrebbero andare in prigioni i medici che la praticano”, ha denunciato. La Commissione nazionale per la protezione dei diritti del bambino siè messa in moto chiedendo al governo del Madhya Pradesh di indagare medici ed ospedali citati nell’inchiesta dell’Hindustan Times.

LA DIFESA – L’intervento nell’occhio del ciclone consiste nella ‘costruzione’ di un pene con i tessuti dell’organo femminile e di una cura di ormoni maschili. I medici si difendono dalle accuse sostenendo di intervenire solo su bambini i cui organi esterni non corrispondevano a quelli interni. Ma non apportano prove a sostegno della validità delle loro affermazioni. “Quando il bambino cresce può essere confuso circa il sesso al quale appartiene”, ha detto Milind Joshi, un chirurgo pediatrico che segue la procedura in uno degli ospedali incriminati. “Questa chirurgia – ha aggiunto – ferma il disordine del bambino circa la determinazione del sesso e blocca i problemi psicologici”. I genitori dei bambini operati sottoscrivono: “Mio figlio non sarà confuso sul suo sesso in futuro e vivrà una vita normale, senza alcun ricordo dell’intervento chirurgico”.

PROBLEMI PSICOLOGICI – Un altro chirurgo pediatrico, Brijesh Lahoti, sottolinea invece la facilità con la quale è possibile arrivare al cambio di sesso dei propri figli: “In India non c’è alcun problema nello svolgimento di questi interventi. Basta il consenso dei genitori e una dichiarazione giurata. Si tratta di interventi chirurgici di ricostruzione con i quali viene determinato il sesso del bambino in base ai suoi organi interni e non solo sulla base degli organi esterni”. Il tutto in assenza di norme che tutelino i diritti del bambino, di sensibilizzazione della gente sul tema e una politica efficace. Per molti è l’operazione chirurgica a causare problemi psicologici. “L’intervento chirurgico può avere effetti psicologici profondi alungo termine su un individuo, che potrebbe un giorno non accettare il sesso assegnatogli dai genitori”, dice Suchitra Inamdar, consigliere di Mumbai.

http://www.giornalettismo.com/archives/131186/le-bambine-costrette-a-cambiare-sesso/

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Hanno proprio una cultura evoluta in India...

 
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Squadra Volante di Bolzano arresta 3 cittadini rumeni

Post n°792 pubblicato il 19 Marzo 2012 da lecasame

Squadra Volante di Bolzano arresta 3 cittadini rumeni

dalla QUESTURA DI BOLZANO

16 marzo 2012

Nella tarda serata di ieri gli agenti della Squadra Volante della Questura di Bolzano hanno tratto in arresto

tre cittadini rumeni per i reati di

furto, ricettazione, associazione a delinquere, indebito utilizzo di carte di credito e falsità materiale commessa da privato in atto pubblico.

Trattasi di tre cittadini rumeni rispettivamente di 22, 25 e 29 anni. Gli agenti durante il servizio serale si portavano presso una sala giochi di Bolzano in quanto era giunta segnalazione da parte del barista del locale, secondo la quale all’interno si trovavano tre uomini che presumibilmente stavano utilizzando delle carte di credito clonate o rubate. Entrati nel locale, gli operatori chiedevano i documenti a tutti gli avventori, fingendo un normale controllo ad esercizio pubblico. Due agenti si recavano da due dei sospettati, che stavano giocando assieme ad un videopoker, mentre un terzo poliziotto si recava dal terzo giovane segnalato come sospetto, il quale stava giocando ad un videopoker sito all’estremità dell’area fumatori della sala giochi. I primi due, mentre fornivano i documenti per l’identificazione, continuavano ad inserire denaro nel videopoker, mentre il terzo invece cercava di disfarsi frettolosamente di un oggetto, risultato poi essere un involucro in plastica trasparente contenente 6 carte di credito, tutte intestate ad un cittadino russo. Il rumeno, interpellato in merito, riferiva che le aveva appena trovate lungo la strada. Si sottoponeva il 22enne rumeno a perquisizione personale che dava esito positivo; infatti all’interno del suo portafoglio si rinveniva una carta d’identità che risultava rubata in una località vicina a Torino ed intestata ad un cittadino russo, una ricevuta di trasferimento di denaro, due telefoni cellulari e una ricevuta carta di credito con l’importo di 500,00 euro. Dietro il mobile vicino al videopoker con il quale stava giocando il 26enne rumeno, si rinveniva una chiave di un’autovettura, con annesso portachiavi, un foglietto recante dei numeri associati a nomi di nazioni ed una tessera acquisto, protettiva porta Sim, priva all’interno della relativa Sim. L’uomo, interpellato in merito, riferiva che tutti e tre gli oggetti gli appartenevano, ma che la vettura a lui in uso si trovava in altra città. Da un controllo del foglietto cartaceo menzionato si notava che i numeri in esso scritti corrispondevano alle quattro cifre finali di ogni carta di credito, trovata poco prima in possesso ad uno dei rumeni. Gli agenti procedevano inoltre alla perquisizione degli altri due giovani che dava esito positivo. Il Marian veniva trovato in possesso di 4 telefoni cellulari marca Nokia, tre schede Sim , 2 ricevute di vaglia postale, un foglio di carta con indirizzo e nominativo di un cittadino della Cina Popolare. All’interno del portafoglio dell’Avadanutel si rinvenivano 130,00 euro in banconote di vario taglio, tre telefoni marca Nokia, nr. 2 schede Sim , 1 carta di credito Postepay, 1 carta Western Union con relativo trasferimento di denaro all’estero, n. Ticket pagabile per la somma di euro 400,00 della sala giochi. I tre rumeni, portati in Questura per ulteriori accertamenti, ammettevano di essere giunti a Bolzano tutti insieme in macchina. All’interno della vettura infatti veniva rinvenuto un timbro datario e relativo tampone, un navigatore satellitare marca Garmin, 6 fogli di carta contenenti due liste di “Admiral Club” nel nord Italia ed una lista di negozi di vendita gioielli in altre provincie italiane Presso la sala giochi il dipendente riferiva che inizialmente era entrato uno dei tre, il quale aveva chiesto dei ticket di ingente somma , due da cinquecento euro , per giocare alle slot machine, pagando con una carta di credito ed esibendogli una carta d’identità intestata a cittadino russo che coincideva con il nominativo sulla carta di credito. Inoltre il dipendente riferiva che poi erano entrati gli altri due e che uno di essi poco dopo gli aveva esibito un ticket di euro 480,00. Successivamente presso Questi Uffici giungeva il responsabile sale “Admiral” Nord Italia, il quale forniva copia dei filmati della videosorveglianza interna alla sala giochi via Claudia Augusta 22. Da tali immagini si notava che il 22enne rumeno entrava da solo nell’ attività commerciale, si recava al bancone per prendere un ticket gioco e si sedeva all’estremità della sala fumatori, a giocare con una videolottery. Dopo alcuni minuti giungeva il 29enne rumeno il quale dopo essersi guardato in giro si portava nei pressi della macchina elettronica occupata dal 22enne dopo aver scambiato con lui alcune parole si allontanava in direzione dell’entrata principale, ove incontrava il 25enne rumeno che era appena entrato. Questi ultimi due vagavano per il locale, inserendo alcune monete nei videopoker presenti. Passati alcuni minuti i due venivano raggiunti dal 25enne a questo punto il 22enne incassava la somma non ancora usufruita e lasciava la ricevuta nell’apposita bocchetta. Quindi si alzava per sedersi poi al posto del rumeno 29enne mentre quest’ultimo passava dietro al 22enne sporgendosi per ritirare il ticket da quattrocentottanta euro. Il più vecchio dei tre si allontanava poi assieme al 25enne per recarsi da solo ad incassare il ticket. Dalle riprese video si notava anche che quest'ultimo, seduto a un videopoker nella sala bar, dopo il nostro arrivo, lanciava un fogliettino di carta dietro le macchinette, poi appoggiava un mazzo di chiavi su un mobiletto divisore e le faceva scivolare dietro agli apparecchi elettronici ed infine appoggiava sul mobiletto una tessera di una simcard “Wind” e sempre cercando di non farsi vedere dagli operatori la faceva cadere in due riprese sempre dietro le videolottery. Oltre ai video menzionati, archiviati su chiave “Usb”, il responsabile della sala giochi consegnava una lista contenente gli “Admiral” visitati ultimamente dai tre ragazzi in oggetto con relative somme incassate e la targa della vettura a loro in uso. Il 25enne , all’atto di essere fotosegnalato, comunicava che tramite le attività di utilizzo delle carte di credito in possesso quest’oggi, sarebbe potuto arrivare a percepire denaro per somme tra tre e

quindicimila Euro

e che le aveva commissionate nel proprio paese di origine per la somma di euro trecento l’una. L’uomo aggiungeva poi che i proventi vengono divisi tra tutta la filiera che si occupa della clonazione e che lui ha già accumulato personalmente più di

Euro cinquantamila

tramite tale attività illecita.

In ultimo asseriva che è un

 “Lavoro” rischioso ma che “Ne vale la pena” in quanto

in Italia i controlli sono relativi, si rischia molto poco penalmente se scoperti

 e che il 22enne lo aveva conosciuto non da tanto tempo e consegnato a lui le carte in quanto incensurato. Le persone, per quanto sopra, dati i numerosi inserimenti SDI a loro carico per analoghi fatti ed il pericolo che potessero continuare nel loro intento criminoso, venivano tratte in arresto.

http://questure.poliziadistato.it/Bolzano/articolo-6-96-40668-1.htm

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Accattone nigeriano aggredisce bambino

Post n°791 pubblicato il 19 Marzo 2012 da lecasame

Accattone nigeriano aggredisce bambino

15 marzo 2012

Un nigeriano 29enne senza fissa dimora è stato fermato dalla Polizia municipale nel centro di Verona. Dopo aver chiesto insistentemente denaro ai passanti, in particolare donne, aprendo le braccia per impedir loro di allontanarsi, l'immigrato ha avvicinato in via Cappello un bambino di 10 anni che stava con una scolaresca per afferrargli lo zainetto.

Le urla del ragazzino hanno attirato l’attenzione delle insegnanti, l’uomo è fuggito, inseguito da alcuni vigili che lo hanno raggiunto e bloccato con l'aiuto di un carabiniere che lo ha fermato in via Nizza.

Accompagnato al Comando per accertamenti, il nigeriano adesso è in stato di fermo per l’identificazione, poiché che non è stato in grado di esibire documenti e permesso di soggiorno.

Solo nella giornata di ieri gli agenti della Municipale hanno allontanato sei persone che chiedevano l'elemosina.

http://www.tgverona.it/pages/121/322225/Accattone_nigerianoaggredisce_bambino.html

 

 

 
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Gang cinesi in lotta per contendersi la «piazza» di Milano, 24 arresti

Post n°790 pubblicato il 17 Marzo 2012 da lecasame

L'operazione «China Blue» dei carabinieri

Gang cinesi in lotta per contendersi
la «piazza» di Milano, 24 arresti

I giovanissimi, tra cui anche ragazze, gestivano lo spaccio e lo sfruttamento della prostituzione

2 marzo 2012

MILANO - Nuovo duro colpo alle bande criminali composte da giovani cinesi che, con metodi tipicamente mafiosi, imponevano il controllo sulla «piazza» di Milano, la più ambita d'Italia, contendendosela con altre gang a suon di accoltellamenti e tentati omicidi. I carabinieri della seconda sezione del Nucleo Investigativo hanno eseguito nella notte 24 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip Claudia Gentili su richiesta del pm Bruna Albertini, nei confronti di giovani cinesi tra i 17 e i 19 anni, tra cui anche alcune ragazze, accusati a vario titolo di associazione per delinquere a scopo di estorsione, rapina, sfruttamento della prostituzione, gioco d’azzardo e spaccio di droga.

IL PIZZO - Questi giovani di

seconda o terza generazione

 - riconoscibili da ciuffo, tatuaggi e machete - non si identificano più nei valori della madre patria e hanno adottato a modello i sistemi della mafia italiana in un’escalation di episodi sempre più violenti. Devastavano letteralmente negozi ed esercizi commerciali di ogni tipo, tutti a gestione cinese nel quartiere Sarpi, per ottenere il pizzo dai proprietari. Lo stesso facevano nei confronti delle abitazioni in cui si esercita la prostituzione cinese, che in alcuni casi sfruttavano e gestivano fino a organizzare l’aborto per le giovani che restavano incinte. Il tutto, in una lotta all’ultimo sangue tra tre diversi gruppi per imporsi su Milano, la «piazza» che garantiva il maggior indotto.

I PROFITTI - I guadagni erano ingenti, se si considera che i militari hanno sequestrato complessivamente 106mila euro tra titoli e contanti, tanto da permettersi, proprio come avviene per le più imponenti organizzazioni italiane, di pagare le spese legali degli affiliati arrestati. Il resto veniva utilizzato per pagare gli affitti degli appartamenti in cui i giovani vivevano spesso insieme e lontano dai genitori, o per sostenere le spese della banda.

I REATI - L’operazione «China Blue», scattata nel 2009, ha portato nel tempo all’arresto di oltre un centinaio di giovani cinesi, compresi i 24 di giovedì notte, per un totale di 32 episodi di estorsione e rapine, tre tentati omicidi, una quindicina di pestaggi e al sequestro di oltre 100 coltelli, una pistola semiautomatica, 150 grammi di ketamina e 400 pastiglie di ecstasy. Dalle indagini è emerso anche un ruolo sempre più incisivo delle ragazze nelle bande, fatto che secondo gli investigatori riflette l'emancipazione crescente delle donne in Cina.

LE BANDE - L’indagine aveva portato alla luce l’esistenza di tre sodalizi. La più potente, almeno agli inizi, era quella di Brescia, guidata dal giovane Ai Zi, che si era alleata con quella milanese in contrapposizione alla gang torinese facente capo a Hu Suinhao, appoggiato anche dall’esponente di Prato, Jin Wu. La forza delle due formazioni alleate si misurava nel controllo di una discoteca di viale Papiniano, dove, il 16 giugno del 2009, si era assistito a una vera e propria rappresaglia. In quella occasione erano stati fermati quattro componenti torinesi armati di coltelli e pistola. La situazione, da quel momento, aveva iniziato a degenerare, con tanto di mercenari pagati anche più di mille euro per partecipare a una spedizione punitiva. L’alleanza tra i gruppi di Brescia e Milano, quest’ultimo passato recentemente alla guida di Lau Tu, si era poi sciolta, rendendo ancora più violenta la guerra tra organizzazioni per coprire il vuoto creato dagli arresti eseguiti via via dai carabinieri. Dei 24 arrestati, una buona parte è stata raggiunta a Milano, il resto tra Torino, Cremona, Frosinone, Genova, Teramo, Arona e Novara.

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_marzo_2/chinatown-arresti-gang-controllo-discoteche-droga-spaccio-prostituzione-2003516657552.shtml

 
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Varese: immigrati di seconda generazione, dietro l’attentato di Milano

Post n°789 pubblicato il 17 Marzo 2012 da lecasame

Varese: immigrati di seconda generazione, dietro l’attentato di Milano

17 marzo 2012

GORLA MINORE

Secondo gli inquirenti era lei a divulgare in rete i farneticanti messaggi pro jihad di Mohamed Jarmoune, il ragazzo marocchino do 20 anni arrestato ieri a Brescia. Lei è l’ex fidanzata del ragazzo, 27 anni, studentessa universitaria, che vive a Gorla Minore da sempre con la famiglia di origine marocchina. Una famiglia perfettamente integrata dove tutti vivono all’occidentale, senza fanatismi religiosi di alcun genere. La giovane è stata denunciata nel corso dell’operazione che ha portato gli uomini della Digos di Varese a perquisire la sua abitazione dove sono stati sequestrati due personal computer a lei in uso, oltre a vario materiale di supporto informatico: tutto è stato consegnato alla polizia postale per gli accertamenti. I computer avrebbero già rivelato video (girato chissà dove) dove i combattenti per la jihad venivano indottrinati alla battaglia, oltre a vario materiale di propaganda targato Jarmoune che la ex fidanzata del presunto terrorista avrebbe postato in rete attraverso Facebook e altri social network.

Nella palazzina di Niardo dove Mohamed viveva con il padre, la madre e la sorella Jamila, la Digos ha sequestrato tre computer, di cui due portatili, parecchie memorie esterne, chiavette per il trasferimento di dati e informazioni e altrettanti cd. Si tratta di materiale che dovrà essere visionato, analizzato e decriptato. Nella memoria dei computer potrebbero essere contenute informazioni molto importanti per ricostruire l’identità dei componenti dei gruppi di cui Mohamed era amministratore. Ci sono i nick name e gli Ip, gi investigatori devono risalire alle persone. L’indagine, quindi, non è conclusa. E a coordinare la nuova fase investigativa sarà la procura distrettuale antimafia di Brescia.

Già nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Cagliari Maria Cristina Ornano è dichiarata l’incompetenza territoriale della procura cagliaritana e la trasmissione degli atti alla procura bresciana. Compito degli investigatori sarà quello di cercare di ricostuire la rete che Mohamed aveva creato: sono accertati contatti del 20enne di Niardo con Londra e con gli Stati Uniti, ma non è escluso che altre persone contattate e «addestrate» virtualmente dal presunto terrorista al confezionamento di bombe e alla manutenzione del kalashnikov e aggiornata sulle tecniche di tortura.

http://tuttiicriminidegliimmigrati.com/varese-immigrati-di-seconda-generazione-dietro-lattentato-di-milano/

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Immigrati di seconda generazione, apparentemente integrati, eppure delinquenti pericolosissimi.

Se la memoria non mi fa difetto questa cosa non è nuova...

 
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"POVERO" PENSIONATO CON LA PORSCHE: ERA IL CAPO DELLO SPACCIO BOLOGNESE

Post n°788 pubblicato il 17 Marzo 2012 da lecasame

"POVERO" PENSIONATO CON LA PORSCHE:
ERA IL CAPO DELLO SPACCIO BOLOGNESE
17 Marzo 2012
BOLOGNAIl titolare di una pensione da circa tremila euro all'anno con una casa da 300.000 euro, conti correnti con movimenti a cinque zeri e una Porsche Cayenne. Facile se il 'povero pensionatò è uno dei più importanti spacciatori bolognesi, ritenuto uno dei leader di un gruppo egemone in intere zone della città. Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia in collaborazione con la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga ed il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, hanno portato all'arresto della banda e al sequestro di numerosi beni.
In carcere sono finiti i due capi della banda, già coinvolti in un'indagine simile nel '97:
Mimmo Suriano, quarantaduenne proprietario di un bar, e Giorgino Puttolu, il titolare della pensione, di 55 anni.
Oltre ai loro 'braccio destrì e a numerosi complici che componevano una vasta rete di spaccio con rapporti nazionali e internazionali. La droga - cocaina, eroina, hascisc e marijuana - arrivava direttamente dai Paesi Bassi, occultata in macchine e furgoni (in alcuni casi caricati a loro volta su tir) prima di essere distribuita, in grandi quantità, nel territorio. L'indagine 'Savena 2011' (dal nome del quartiere di Bologna nel quale era insediata la banda), coordinata dai Pm Lorenzo Gestri e Francesco Caleca, è partita lo scorso agosto: prima gli arresti dei primi membri intorno alla fine di settembre; poi quello di altri complici insieme a un corriere proveniente dal Belgio a novembre; quindi su su fino allo stato di fermo per i capi arrivato il 26 gennaio quando i due, preoccupati, stavano per vendere i beni e prepararsi alla fuga. «Oltre all'aspetto penale - ha sottolineato Fabio Bernardi, capo della squadra Mobile di Bologna, presentando alla stampa l'operazione - è stato curato anche l'aspetto patrimoniale, che ha portato al sequestro dei beni di Puttolu il 14 marzo». Incastrato il clan bolognese, come strascico dell'attività investigativa, gli uomini della Mobile sono riusciti a intercettare un carico - probabilmente destinato al mercato bolognese - proveniente dall'Olanda, 40 kg di eroina e cocaina, nascosti in un camper bloccato ieri a Castellanza (Varese).

 
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ECCO CHI E' L'ACCUSATORE DI BONI

Post n°787 pubblicato il 17 Marzo 2012 da lecasame

Terzi sull'accusatore di Boni "Per colpa sua mio padre morì"

di Fabio Massa

Giovanni Terzi è un tipo mattiniero. Da sempre. Si dice che fosse lui a "svegliare" la giunta, avendo già letto i giornali, con le ultime news, ai tempi di Letizia Moratti. L'ex assessore Terzi, l'architetto Michele Ugliola, 53 anni, pugliese di San Severo, lo conosce bene. Fin da quando, ai tempi di Mani pulite, era stato arrestato per corruzione. L’accusa riguardava una tangente pagata a un assessore all’Urbanistica di Bresso (Milano), Giovanni Terzi, che in conseguenza delle parole di Ugliola finì in carcere a Novara per oltre due mesi. Oggi Ugliola è l'accusatore di Boni. E Terzi, in un'intervista ad Affaritaliani.it racconta di un dramma che ha già vissuto e nel quale vede ora entrare il presidente del Consiglio Regionale.



Giovanni Terzi, lei Ugliola lo conosce bene...
Quella di Ugliola per me è una vicenda dolorosissima. In quella vicenda è morto mio padre, che si ammalò mentre io ero in carcere. E' una cosa che né ho superato né ho voglia di superare perché mi ha fatto molto male. Ecco perché non sono entusiasta nel rilasciare dichiarazioni sul tema...

Ma lei alla fine è stato assolto.
Sì, con formula piena. C'è chi dice che ero stato in parte prescritto: ma non è vero. Sono stato assolto con formula piena. C'era un'accusa di abuso d'ufficio per un'altra roba, e là sono stato prescritto malgrado avessi chiesto il rito immediato...

Al di là dei tecnicismi, c'è qualcuno che ha iniziato la sua via crucis...
Sì, un po' più lieve perché io sono finito in carcere. Io non posso che esprimere un giudizio assolutamente negativo su Ugliola. Questa persona è dal 1998 che non la vedo, ed è meglio così. Per rispetto nei confronti di mio padre avrei dovuto... lasciamo stare. E' una persona pessima, e a dire pessima è dire poco. E' una persona che con me ha fatto solo dei grandissimi danni.

La sua vicenda giudiziaria quanto è durata?
Io sono stato in ballo dal 1998 al 2006 con la chiusura in Cassazione. E sempre una sentenza della Cassazione mi ha liberato dicendo che non era mai stato trovato nulla contro di me.

A Boni che cosa si sentirebbe di dire?
Per quel che so, Boni è una brava persona. Gli dico solo di stare tranquillo se lui è tranquillo. Purtroppo queste cose, quando iniziano, poi vanno avanti per otto anni.

La sua carriera politica, Terzi, ha avuto danni?
No, perché poi io ho fatto l'assessore... In tema di garantismo, a parte qualcuno del mio partito, devo dire che ho verificato che esiste. Ho scritto anche un libro sulla mia vicenda in carcere, "Innocente in carcerazione preventiva". Chi mi era vicino mi è rimasto vicino, e ha avuto ragione.

Secondo lei come è possibile che un testimone già smentito dalla sua vicenda, risulta credibile una seconda volta?
Perché Ugliola è un pasticcione che apre sempre talmente tanti filoni di inchiesta che finisce per salvarsi. Salva il suo culo tutte le volte. Anche se, detto questo, devo precisare che ogni vicenda è una storia a sè.

Lei come si è sentito quando ha saputo di Ugliola e Boni?
Non ho pensato a niente. Mio padre si è ammalato i primi giorni che ero in carcere. E' stata una tragedia, per me. E' stata un'esperienza devastante. Detto questo, penso che la giustizia esiste, perché alla fine sono stato assolto. Per me questo è importante da dire: non ho rivendicazioni su questo. Seguiamo i diritti della Costituzione ci dà, altro non aggiungo.


http://m.libero.it/m/libero-affaritaliani/d/49/terzi-sull-accusatore-di-boni-quot-per-colpa-sua-mio-padre-mori-quot/adce2a9e8eb3fe7f3a110f82ba5aa457?gx=e1s1&mf:_idcl=d1:j_id81&mf=1&d1%3Aj_id81=1


Intervista al presidente del Consiglio Regionale della Lombardia Davide Boni alla trasmissione Forte&Chiaro appena ricevuto l'avviso di garanzia
 
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BRESCIA. TERRORISMO, ARRESTATO MAROCCHINO

Post n°786 pubblicato il 15 Marzo 2012 da lecasame

E-Terrorista marocchino arrestato a Milano: creava grupi su FB

 

Mohamed Jarmoune

 

 

BRESCIA - Nelle prime ore della mattina la Polizia di Stato ha arrestato un cittadino marocchino, Mohamed Jarmoune, di 20 anni, destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare perchè ritenuto coinvolto in attività di addestramento all'uso di armi ed esplosivi per finalità di terrorismo.
L'indagine, coordinata dalla Procura Distrettuale di Cagliari, è stata condotta dal Servizio centrale Antiterrorismo e dalle Digos delle Questure di Cagliari e Brescia. Secondo quanto riferito il giovane vive in provincia di Brescia dall'età di 6 anni, ed è stato individuato grazie al monitoraggio di numerosi siti web che ospitano discussioni e diffondono documenti su tematiche jihadiste.

Il video dell'arresto (Corriere Tv)


NEL MIRINO LA SINAGOGA DI MILANO Il marocchino arrestato questa mattina a Brescia stava progettando un attentato alla sinagoga di Milano. E' quanto hanno accertato nel corso delle indagini gli uomini della digos dell'Antiterrorismo dopo aver intercettato un messaggio del giovane in cui parlava di una «missione jihad».
A conferma delle intenzioni del marocchino, i poliziotti hanno trovato in documento salvato nel suo pc in cui era registrato un vero e proprio sopralluogo virtuale alla Sinagoga di via Guastalla a Milano. Il marocchino arrestato questa mattina a Brescia aveva annotato sul suo pc ogni dettaglio in vista di un attentato alla Sinagoga milanese: misure di sicurezza adottate, personale di polizia impiegato, blocchi eventuali e possibili vie di accesso.
Al momento non sono stati fermate altre persone ma gli investigatori non escludono che il giovane possa avere dei complici, anche all'estero. Indagini parallele a quelle dell'Antiterrorismo sono in corso in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove si trovano soggetti che erano in contatto tramite internet con il marocchino. In questo quadro, gli agenti della polizia di Londra hanno fermato una donna risultata in contatto con il giovane marocchino.

GRUPPI FB SEGRETI PER ARMI E BOMBE Gruppi Facebook «segreti» in cui gli iscritti potevano condividere istruzioni sull'assemblaggio di ordigni esplosivi realizzati con composti chimici regolarmente in commercio e sull'uso di armi. Li aveva creati il ventenne marocchino arrestato questa mattina dalla polizia a Brescia.
Il giovane, hanno accertato gli uomini dell'Antiterrorismo, aveva una vera e propria mania per gli aspetti «operativi» della jihad ed aveva conoscenze informatiche «eccezionali» che gli hanno permesso di predisporre accorgimenti tecnici particolari che impedissero la scoperta dei gruppi segreti. Tra le regole imposte dal giovane jihadista marocchino per l'adesione a uno di questi gruppi ve ne era una molto esplicita: «nessun video su canti religiosi, solo armi ed esplosivi».


Secondo gli investigatori, che hanno al momento escluso l'appartenenza del marocchino ad una cellula o un gruppo terroristico operanti in Italia, il giovane era comunque molto pericoloso. E questo perchè, sostengono gli uomini dell'Antiterrorismo, a soli vent'anni il marocchino rappresenta il «tipico prodotto» delle martellanti campagne di propaganda condotte attraverso Internet da Al Qaeda e da altre organizzazioni terroristiche.
Una precisa strategia diretta soprattutto a suggestionare i giovani musulmani residenti in Occidente affinchè si immedesimino nell'ideologia terroristica e poi, autonomamente e senza alcun contatto diretto con l'organizzazione, passino all'azione. Come stava per fare il giovane arrestato a Brescia.

 

http://www.leggo.it 

 

 

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L'amico qui, viveva a poca distanza da me...

E questi sarebbero i cosidetti
NUOVI ITALIANI ?!

 

 

 

 
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RISTORANTE CINESE CON ESCREMENTI DI TOPO SUI BANCALI

Post n°785 pubblicato il 14 Marzo 2012 da lecasame

Testa di capretto sul tavolo, escrementi di topo sui bancali: chiuso ristorante cinese

Blitz nel locale di via Dante a Mestre: dentro c'erano venti clienti
Scoperte condizioni igieniche pessime e un lavoratore in nero

MESTRE - Sigilli a un ristorante cinese di via Dante a Mestre: i poliziotti hanno trovato escrementi di topo sui bancali dove veniva stoccato il cibo, una testa di capretto su un tavolo e all'esterno una vasca da bagno con acqua stagnante in cui nuotavano pesci d'acqua dolce pronti per la padella.

L'operazione ha visto la partecipazione di una quarantina tra agenti funzionari dell'ispettorato del lavoro e dei servizi d'igiene alimentare: al momento dell'arrivo degli investigatori il ristorante stava servendo una ventina di persone fatte allontanare in fretta. Uno dei dipendenti dell'esercizio è risultato in nero e il titolare è stato denunciato per evasione fiscale.

http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=185732&sez=NORDEST

 
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ALBANESE VIOLENTA IMPIEGATA IN PIENO GIORNO

Post n°784 pubblicato il 13 Marzo 2012 da lecasame

Brugherio, stuprata in pieno centro
dall'uomo che la corteggiava da mesi

MILANO - 8 marzo 2012

La vittima, una impiegata di 36 anni, aveva accettato di incontrarlo in un bar per spiegargli che non era interessata a lui, un muratore albanese 28enne fermato subito dopo la violenza

Violentata in pieno giorno a pochi metri dalla via principale di Brugherio, in Brianza, la città in cui vive e lavora. Incrocio tra viale Lombardia e via Marsala: è qui che una donna di 36 anni è stata trascinata e stuprata da H. D., albanese di 28 anni, anche lui residente in città e in regola con il permesso di soggiorno. Da tempo l'uomo corteggiava la sua vittima. Mesi di richieste per un incontro e alla fine la donna, che lavora come impiegata, ha accettato. Una chiacchierata in pieno giorno, all'interno di un bar. Un luogo sicuro per porre fine alle insistenze del giovane. A questo avrebbe dovuto servire vedersi e parlare.

I due si sono dati appuntamento sulla strada che porta al locale. Ma in pochi attimi la 36enne si è ritrovata catapultata nel peggiore degli incubi. Solo qualche passo l'uno a fianco all'altra, poi il giovane, muratore ma da settimane disoccupato, è saltato addosso alla donna. L'ha afferrata per il collo e trascinata fra le sterpaglie appena oltre il ciglio della strada. L'urlo della 36enne ha attirato l'attenzione di un passante che ha subito chiamato i carabinieri del comando cittadino, guidati dal maresciallo Giuseppe Borrelli. In terra, fra immondizia abbandonata e un materasso lurido, lo straniero è riuscito a strappare i vestiti della donna e a stuprarla.

Sul posto sono arrivate due pattuglie dei militari che hanno colto l'uomo in flagrante. I pantaloni della donna gettati in terra, lei rannicchiata. Portati entrambi in caserma, dopo l'iniziale silenzio la vittima si è sciolta in un pianto liberatorio raccontando l'accaduto. Accompagnata dai genitori, con i quali vive, alla clinica Mangiagalli di Milano, i medici hanno riscontrato la violenza. Grazie anche alla testimonianza del passante che ha chiamato i militari, al polso dell'uomo sono scattate le manette. Ora si trova rinchiuso nel carcere di Sanquirico a Monza.

http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/03/08/news/brugherio_stuprata_in_pieno_centro_dall_uomo_che_la_corteggiava_da_mesi-31192489/

 
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Per esporre i lazzi di Dario Fo salta la mostra sui Celti

Post n°783 pubblicato il 11 Marzo 2012 da lecasame

Per esporre i lazzi di Dario Fo salta la mostra sui Celti

Il comune di Milano boccia l'esposizione sui popoli celtici prevista a Palazzo Reale: lo spazio serve per i dipinti del premio Nobel

MILANO - Fuori la mostra “Celti d’Italia e d’Oltralpe”, dentro “Lazzi sberleffi dipinti” di Dario Fo. È bastato un fax, inviato due giorni prima di Natale, a mandare in frantumi due anni di lavoro con Palazzo Reale e con 74 musei di tutta Europa, quasi pronti a impacchettare alcune delle 700 opere archeologiche da esporre. Mittente: il Comune di Milano. Destinatario: l’associazione Capodanno Celtico. «Il fax lo abbiamo visto per caso», spiega Emanuela Magni, responsabile culturale della mostra, «altrimenti nemmeno ci saremmo accorti che il nostro lavoro sarebbe andato in frantumi». Un lavoro presentato due anni fa a Palazzo Reale, come da prassi visto che i calendari delle mostre vengono definiti a cadenza biennale, e subito accettato dal comitato scientifico composto da accademici di fama internazionale. Un progetto condiviso a tal punto che Palazzo Reale «Non solo fa sapere che la mostra è co-prodotta, ma invia le lettere ai musei interessati per chiedere le opere in prestito», ricorda la Magni. Mentre l’associazione si occupa delle campagne fotografiche, dei restauri di alcune opere e del catalogo di 450 pagine.
Tutto fila liscio, fino a che a Palazzo Marino non cambia la giunta. Ecco, allora, che da Palazzo Reale arrivano i primi segnali che qualcosa inizia a scricchiolare. «Ci chiedono di produrre una brochure dettagliata da consegnare all’assessore Stefano Boeri, che avrebbe dovuto prendere visione del calendario. Anche se per Palazzo Reale, dato l’alto valore scientifico della mostra, non ci sarebbe stata alcuna retromarcia», sottolinea la responsabile culturale della mostra. Invece le cose sono andate diversamente: sul fax del Comune di Milano c’è scritto che, a causa di una nuova visione dell’assessore alla Cultura, che nel frattempo ha deciso di optare una nuova programmazione e una nuova destinazione alle sedi museali di Milano, la mostra su Celti non può essere più presentata. «Per non utilizzare la parola cancellazione», ricorda amaramente la Magni, «sul fax viene proposto di spostare la mostra al Palazzo della Ragione, che però nel frattempo è inagibile». Lo sarà, forse, in autunno, quando la mostra sarà esposta a Stoccarda, in Germania e le opere non saranno più disponibili. «Ma la cosa più grave», conclude la Magni, «è che nel fax si fa riferimento ad una nuova delibera sulla programmazione culturale che è stata approvata a febbraio di quest’anno e non a dicembre scorso quando ci hanno inviato la comunicazione. Questo è un atto gravissimo». Per non parlare dei rapporti compromessi con i musei europei, che hanno ricevuto comunicazione del mancato appuntamento dall’associazione e non dal Comune o da Palazzo Reale.
Intanto lunedì sarà presentata dall’assessore Boeri la mostra di Dario Fo. Aprirà al pubblico i prossimo 24 marzo e un assaggio dei lavori del premio Nobel si è avuta a gennaio quando Roberto Saviano ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal sindaco Giuliano Pisapia. Allo scrittore napoletano, Dario Fo ha regalato il bozzetto di un quadro.

http://www.liberoquotidiano.it/news/954751/Per-esporre-i-lazzi-di-Dario-Fo-salta-la-mostra-sui-Celti.html

 
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ALBANESE 17ENNE A CAPO DI TRAFFICO DI PROSTITUZIONE VENDE LA NIPOTE

Post n°782 pubblicato il 09 Marzo 2012 da lecasame

Violentata a turno e venduta come schiava
Il capo banda ha 17 anni

La giovane albanese costretta dallo zio a prostituirsi
Segregata per 25 giorni in un appartamento a Centocelle
di Laura Bogliolo - 8 marzo 2012

 

ROMA - Aveva imparato l'italiano, seguendo in tv quelle che lei chiama «telenovela». Voleva lasciare quel paesino dell'Albania dove era cresciuta, voleva andare in Italia, trovare un lavoro per condurre una «vita normale». «Papà, io parto,vado in Italia» aveva detto più volte. Ma il padre non voleva. Maria (nome di fantasia), appena compiuti 18 anni, ha fatto la valigia e salutato il fratellino di quattro anni. Suo zio, 17 anni, si è offerto di accompagnarla in Italia. «Così stai al sicuro, partiamo insieme, non ti preoccupare» le aveva detto.


Segregata per 25 giorni a Centocelle. Ma Roma, la città che Maria aveva sognato tante volte, si è trasformata in un incubo. Venticinque giorni, venticinque giorni di violenze dentro un appartamento di Centocelle. Perché Maria non voleva prostituirsi e la pena per chi si rifiuta è solo una: subire violenze, notte giorno, violenze di gruppo. In dieci hanno abusato di lei, più volte, in quell'appartamento che si è trasformato in una prigione. Maria veniva accompagnata dallo zio, un vero boss della prostituzione a Roma, su via Cristoforo Colombo insieme ad altre ragazze. Doveva prostituirsi, stare zitta, «altrimenti – la minacciava lo zio – ammazziamo tuo fratello». Maria non voleva, provava a dire ai clienti che si avvicinavano che non voleva e per scoraggiarli gli proponeva tariffe altissime.

Faccia da bambina. Due notti fa Maria è stata scaraventata in strada da un'auto in corsa, una Golf nera. «Aveva l'aspetto di una bambina, piccolina – dice Maurizio Maggi, comandante del Gssu – aveva gli abiti strappati e lividi ovunque». Quell'incontro ha cambiato la vita di Maria. «Aiuto, aiutatemi, sono prigioniera, mi hanno violentata» ha gridato ai vigili del Gruppo sicurezza sociale (Gssu). La giovane è stata portata al comando. «Ci sono volute ore per tranquillizzarla – spiega Maggi – era terrorizzata, continuava a chiedere del fratellino e che l'avrebbero ammazzato se avesse parlato». Ma poi Maria si è fatta forza e ha iniziato a raccontare: «Mio zio, mio zio mi tiene prigioniera e mi fa prostituire». Maria ha dato nome e cognome del 17enne. I vigili, intanto, erano riusciti a prendere tre numeri della targa della Golf nera. «Abbiamo fatto le verifiche – aggiunge il comandante – ed è emerso lo zio era ricercato in tutto il mondo: su di lui pendeva un mandato di cattura internazionale per omicidio, tentato omicidio, violenza e sfruttamento della prostituzione».

E' iniziata la caccia al capo della banda. Trentasei ore di appostamenti sotto casa del 17enne. Gli agenti hanno prima individuato uno dei cosiddetti luogotenenti dell'albanese dopo cinque ore di appostamenti. «E' sposato, la moglie è incinta di cinque mesi e secondo le testimonianze della ragazza è stato lui il primo a violentarla - aggiunge il comandante - L'uomo, anche lui albanese, era tra l'altro colui che forniva i documenti falsi agli altri della banda, documenti di identità romeni». Gli agenti sono andati anche a casa del 17enne, ma era scappato. I vigili non hanno desistito, sono rimasti sotto casa e ieri sera, verso le 23, hanno fermatoil capo banda. «Una Smart appena ci ha visti ha fatto una manovra strana, l'abbiamo fermata e all'interno dell'auto c'era il ricercato e un altro uomo». Il 17enne aveva con sé documenti falsi, sempre di nazionalità romena.

«Ha gli occhi di ghiaccio – spiega Maggi – i suoi occhi fanno paura, è il capo cellula della mafia albanese a Roma e insieme ad altre persone gestiva un ampio traffico di prostituzione».

Comprata per 2mila euro. Maria adesso è in luogo sicuro. «Non vuole tornare in Albania – aggiunge il comandante – vuole farsi una nuova vita in Italia». E ha espresso un ultimo desiderio: «Liberate un'altra ragazza, una come me, che fanno prostituire sulla Cristoforo Colombo, ma non vuole: aiutatela». Questa mattina alle 4, gli agenti del Gssu hanno rintracciato la ragazza, 17 anni romena. Era stata violentata dal suo protettore più volte: l'aveva comprata per 2.000 euro.

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Questi sono quelli che dovrebbero salvare il Paese e pagarci le pensioni?

SVEGLIA GENTE! 

 
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JESOLO, TRE CAMPANI RAPINANO BANCA E SEQUESTRANO BAMBINO

Post n°781 pubblicato il 09 Marzo 2012 da lecasame

Rapina alla Antonveneta di Jesolo Lido, tre arresti#interactiveCommentsListAnchor_0#interactiveCommentsListAnchor_0#interactiveCommentsListAnchor_0

Rapina alla Antonveneta di Jesolo Lido, tre arresti#interactiveCommentsListAnchor_0#interactiveCommentsListAnchor_0#interactiveCommentsListAnchor_0
Jesolo, rapinano una banca armati di coltello e sequestrano un bambino

Tre giovani di origine campana A.R., 24 anni, G.P., 21 anni, e G.P., 28 anni, sono entrati in una filiale Antonveneta del Lido minacciando nove persone. I carabinieri li hanno bloccati all'uscita

di Gabriele Vattolo 28/01/2012



Erano professionisti del crimine. In tre. Ognuno col suo ruolo ben preciso. Doveva essere una semplice rapina in una filiale di Banca Antonveneta a Jesolo Lido, in una posizione ideale. Lì, tra via Levantina e via Pordenone. Vicino a piazzetta Niccolò Tommaseo, lontani dalla caserma dei carabinieri del paese e dal commissariato di polizia. I tre malviventi, però, non sapevano che i militari dell'Arma erano a pochi metri da loro, in borghese. E già avevano messo nel mirino la loro Cinquecento, passata per due volte davanti alla filiale. Rallentando. Forse per aspettare il momento giusto per mettersi in azione.

Poi la rapina. Alle 15.30, poco prima dell'orario di chiusura della banca. Entra G.P., 21enne incensurato. Lui può metterci la faccia. Entra, sta un po' in disparte e poi aggredisce una dipendente. Dentro cinque addetti agli sportelli e quattro clienti, tra cui un minore. Il 21enne salta la bussola di sicurezza e la minaccia con un taglierino. Entra un altro complice, A.R., 24enne pregiudicato e latitante. La videosorveglianza ha immortalato il momento in cui si è calato il passamontagna nascosto dietro la visiera del cappello.

Lui deve controllare i presenti, metterli in riga, mentre la cassiera apre i cassetti e consegna il denaro. E lo fa con zelo. Anche lui con un taglierino in mano. Prima li sposta tutti in fondo alla sala, poi li chiude in bagno. Questo per quaranta minuti. Il tempo necessario per far aprire al direttore la cassa del bancomat. Dentro 49mila euro. In contanti. Tanti soldi. Un colpo che stava a segno.

 

I carabinieri però erano fuori. Con i rinforzi. E stavano controllando il terzo complice, il palo, G.P., 28enne, pregiudicato per rapina. Camminava con le mani in tasca parlando a un auricolare. Un agente si avvicina, in borghese, e preleva allo sportello automatico dei soldi. Guarda dentro. Qualcosa di strano stava accadendo. La dipendente era ferma, in piedi. Altri militari sono nel negozio di fronte, cercando di organizzare l'operazione.

Parte una chiamata "di controllo". Per capire cosa stesse succedendo. "Pronto? E' Unicredit?". E' un agente. Fa finta di sbagliare numero. La donna risponde con tono apparentemente tranquillo, ma il rapinatore, quello "pulito", le sta puntando la lama al collo. E sta origliando la telefonata.



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Il terrore continua per un'ora buona. Fino a quando il bottino non è nelle mani dei malviventi. In quel momento il palo prende la Cinquecento e la parcheggia in una via secondaria poco più in là. Mettendosi in trappola da solo. I carabinieri si dividono. Una squadra blocca i due rapinatori all'uscita della banca, un'altra pattuglia blocca il terzo. In macchina. Ha avuto il tempo di fare cinquanta metri. Poi si è arreso. La paura era che lui fosse armato. Invece tutto è filato liscio.



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Grazie alle forze dell'ordine che hanno bloccato questi delinquenti!

 
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ARRESTATO IL PICCHIATORE DI MESTRE

Post n°780 pubblicato il 09 Marzo 2012 da lecasame

 

Arresto per il pestaggio di via Dante a Mestre

L'hanno arrestato: in manette il picchiatore della coppia in via Dante



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Arresto per il pestaggio di via Dante a Mestre
Dario Hollomon, 32enne residente a Marghera, è stato fermato ieri pomeriggio dagli agenti del commissariato di Mestre. Il 2 marzo scorso aveva fratturato un femore a un 53enne



Il caso aveva fatto molto scalpore tra mestrini e non. Perché la violenza inaudita con cui aveva malmenato in via Dante un 53enne e la moglie 49enne lasciava basiti.

 

 

Ora la polizia lo ha arrestato. Dario Hollomon, con un passato di pugile, è finito in manette ieri pomeriggio con l'accusa di lesioni gravi. Aveva infatti causato all'uomo la frattura del femore, con prognosi di 70 giorni, e alla coniuge ferite guaribili in 30 giorni. Compresa la sospetta frattura dell'orbita dell'occhio.

 

 

Alle 6.45 del 2 marzo, infatti, la coppia stava camminando per via Dante quando si sono accorti del giovane che stava prendendo a calci un'auto ferma in sosta. Così, senza motivo apparente. Il marito si è avvicinato e gli intimato di smetterla. Il 32enne, che risultava incensurato, non lo ha ascoltato.

 

Arresto per il pestaggio di via Dante a Mestre

Anzi, si è avvicinato e ha iniziato a menare le mani. La moglie è accorsa in aiuto del partner, prendendosi un pugno in pieno volto. Poi il giovane ha continuato ad accanirsi sul marito. Nella vicenda era stato coinvolto anche un anziano di 87 che si stava recando a messa e, richiamato dalle grida degli aggrediti, aveva cercato di difenderli. Il 32enne non era stato arrestato subito perché trovato non in flagranza di reato. Per farlo era necessaria un'ordinanza di custodia cautelare, prontamente emessa dal gip Antonio Liguori.



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MESTRE: CONIUGI PESTATI A SANGUE PERCHE' CERCANO DI FAR SMETTERE UN VIOLENTO

Post n°779 pubblicato il 09 Marzo 2012 da lecasame

Pestaggio marito e moglie in via Dante a Mestre
Pestaggio marito e moglie in via Dante a Mestre
Coniugi pestati a sangue mentre andavano al lavoro, fermato 32enne

MESTRE - Lo hanno visto prendere a calci senza motivo alcune auto e hanno in centro a Mestre "osato" dirgli di smetterla: a quel punto il giovane, un 22enne di Marghera, si è scagliato contro di loro - una coppia di coniugi 50enni - prendendoli a calci e pugni, massacrandoli di botte. L'aggressore è stato arrestato stasera dagli agenti della polizia: si tratta di Dario Hollomon, nullafacente, con diversi precedenti per violenza e conosciuto come un picchiatore.

Al 22enne gli agenti del commissariato di Mestre hanno consegnato un provvedimento cautelare emesso dal gip Antonio Liguori, per il reato di lesioni gravissime, aggravate dai futili motivi.

L'episodio risale al 2 marzo scorso. Verso le sette del mattino, in via Dante a Mestre, due coniugi cinquantenni erano appena scesi di casa per andare a lavoro quando avevano notato un ragazzo accanirsi con calci contro alcune auto. Quando l'uomo si è avvicinato per chiedergli di smettere, l'energumeno si era avventato contro di lui, colpendolo con pugni e calci, anche quando era a terra; stessa sorte era toccata alla moglie del malcapitato, anch'essa colpita con pugni al volto, e poco dopo ad un anziano di 87 anni che aveva cercato a sua volta di calmare il violento.

L'allarme al 113 era stato dato dalla figlia dei due coniugi, che dopo aver udito le urla si era affacciata alla finestra di casa. I due coniugi, portati all'ospedale di Mestre, hanno avuto una diagnosi di guarigione di 70 giorni (l'uomo) e 30 giorni (la moglie). Entrambi hanno riportato contusioni e fratture al volto e in diverse altre parti del corpo.



http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=184910

 
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