Creato da: lecasame il 04/04/2010
Con calma e per piasèr

 

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DIFENDIAMOCI!

Intanto difendiamoci
da chi ci sta sbranando,
poi penseremo a individuare
chi glielo sta lasciando fare.

 

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UN GIORNO MIGLIAIA DI UOMINI LASCERANNO...

Proclama all’occidente 
del presidente algerino Houari Boumediene
nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:

“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.

Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.

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IL CUCULO

... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati...

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SPOT PARTITO DEMOCRATICO SVEDESE

 

QUESTA E' SPARTA!

 

Dichiarazioni DIRITTI UMANI

Dichiarazione Universale
dei diritti umani

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Dichiarazione Universale
dei diritti dell'uomo nell'islam

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Messaggi del 09/03/2012

 

ALBANESE 17ENNE A CAPO DI TRAFFICO DI PROSTITUZIONE VENDE LA NIPOTE

Post n°782 pubblicato il 09 Marzo 2012 da lecasame

Violentata a turno e venduta come schiava
Il capo banda ha 17 anni

La giovane albanese costretta dallo zio a prostituirsi
Segregata per 25 giorni in un appartamento a Centocelle
di Laura Bogliolo - 8 marzo 2012

 

ROMA - Aveva imparato l'italiano, seguendo in tv quelle che lei chiama «telenovela». Voleva lasciare quel paesino dell'Albania dove era cresciuta, voleva andare in Italia, trovare un lavoro per condurre una «vita normale». «Papà, io parto,vado in Italia» aveva detto più volte. Ma il padre non voleva. Maria (nome di fantasia), appena compiuti 18 anni, ha fatto la valigia e salutato il fratellino di quattro anni. Suo zio, 17 anni, si è offerto di accompagnarla in Italia. «Così stai al sicuro, partiamo insieme, non ti preoccupare» le aveva detto.


Segregata per 25 giorni a Centocelle. Ma Roma, la città che Maria aveva sognato tante volte, si è trasformata in un incubo. Venticinque giorni, venticinque giorni di violenze dentro un appartamento di Centocelle. Perché Maria non voleva prostituirsi e la pena per chi si rifiuta è solo una: subire violenze, notte giorno, violenze di gruppo. In dieci hanno abusato di lei, più volte, in quell'appartamento che si è trasformato in una prigione. Maria veniva accompagnata dallo zio, un vero boss della prostituzione a Roma, su via Cristoforo Colombo insieme ad altre ragazze. Doveva prostituirsi, stare zitta, «altrimenti – la minacciava lo zio – ammazziamo tuo fratello». Maria non voleva, provava a dire ai clienti che si avvicinavano che non voleva e per scoraggiarli gli proponeva tariffe altissime.

Faccia da bambina. Due notti fa Maria è stata scaraventata in strada da un'auto in corsa, una Golf nera. «Aveva l'aspetto di una bambina, piccolina – dice Maurizio Maggi, comandante del Gssu – aveva gli abiti strappati e lividi ovunque». Quell'incontro ha cambiato la vita di Maria. «Aiuto, aiutatemi, sono prigioniera, mi hanno violentata» ha gridato ai vigili del Gruppo sicurezza sociale (Gssu). La giovane è stata portata al comando. «Ci sono volute ore per tranquillizzarla – spiega Maggi – era terrorizzata, continuava a chiedere del fratellino e che l'avrebbero ammazzato se avesse parlato». Ma poi Maria si è fatta forza e ha iniziato a raccontare: «Mio zio, mio zio mi tiene prigioniera e mi fa prostituire». Maria ha dato nome e cognome del 17enne. I vigili, intanto, erano riusciti a prendere tre numeri della targa della Golf nera. «Abbiamo fatto le verifiche – aggiunge il comandante – ed è emerso lo zio era ricercato in tutto il mondo: su di lui pendeva un mandato di cattura internazionale per omicidio, tentato omicidio, violenza e sfruttamento della prostituzione».

E' iniziata la caccia al capo della banda. Trentasei ore di appostamenti sotto casa del 17enne. Gli agenti hanno prima individuato uno dei cosiddetti luogotenenti dell'albanese dopo cinque ore di appostamenti. «E' sposato, la moglie è incinta di cinque mesi e secondo le testimonianze della ragazza è stato lui il primo a violentarla - aggiunge il comandante - L'uomo, anche lui albanese, era tra l'altro colui che forniva i documenti falsi agli altri della banda, documenti di identità romeni». Gli agenti sono andati anche a casa del 17enne, ma era scappato. I vigili non hanno desistito, sono rimasti sotto casa e ieri sera, verso le 23, hanno fermatoil capo banda. «Una Smart appena ci ha visti ha fatto una manovra strana, l'abbiamo fermata e all'interno dell'auto c'era il ricercato e un altro uomo». Il 17enne aveva con sé documenti falsi, sempre di nazionalità romena.

«Ha gli occhi di ghiaccio – spiega Maggi – i suoi occhi fanno paura, è il capo cellula della mafia albanese a Roma e insieme ad altre persone gestiva un ampio traffico di prostituzione».

Comprata per 2mila euro. Maria adesso è in luogo sicuro. «Non vuole tornare in Albania – aggiunge il comandante – vuole farsi una nuova vita in Italia». E ha espresso un ultimo desiderio: «Liberate un'altra ragazza, una come me, che fanno prostituire sulla Cristoforo Colombo, ma non vuole: aiutatela». Questa mattina alle 4, gli agenti del Gssu hanno rintracciato la ragazza, 17 anni romena. Era stata violentata dal suo protettore più volte: l'aveva comprata per 2.000 euro.

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Questi sono quelli che dovrebbero salvare il Paese e pagarci le pensioni?

SVEGLIA GENTE! 

 
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JESOLO, TRE CAMPANI RAPINANO BANCA E SEQUESTRANO BAMBINO

Post n°781 pubblicato il 09 Marzo 2012 da lecasame

Rapina alla Antonveneta di Jesolo Lido, tre arresti#interactiveCommentsListAnchor_0#interactiveCommentsListAnchor_0#interactiveCommentsListAnchor_0

Rapina alla Antonveneta di Jesolo Lido, tre arresti#interactiveCommentsListAnchor_0#interactiveCommentsListAnchor_0#interactiveCommentsListAnchor_0
Jesolo, rapinano una banca armati di coltello e sequestrano un bambino

Tre giovani di origine campana A.R., 24 anni, G.P., 21 anni, e G.P., 28 anni, sono entrati in una filiale Antonveneta del Lido minacciando nove persone. I carabinieri li hanno bloccati all'uscita

di Gabriele Vattolo 28/01/2012



Erano professionisti del crimine. In tre. Ognuno col suo ruolo ben preciso. Doveva essere una semplice rapina in una filiale di Banca Antonveneta a Jesolo Lido, in una posizione ideale. Lì, tra via Levantina e via Pordenone. Vicino a piazzetta Niccolò Tommaseo, lontani dalla caserma dei carabinieri del paese e dal commissariato di polizia. I tre malviventi, però, non sapevano che i militari dell'Arma erano a pochi metri da loro, in borghese. E già avevano messo nel mirino la loro Cinquecento, passata per due volte davanti alla filiale. Rallentando. Forse per aspettare il momento giusto per mettersi in azione.

Poi la rapina. Alle 15.30, poco prima dell'orario di chiusura della banca. Entra G.P., 21enne incensurato. Lui può metterci la faccia. Entra, sta un po' in disparte e poi aggredisce una dipendente. Dentro cinque addetti agli sportelli e quattro clienti, tra cui un minore. Il 21enne salta la bussola di sicurezza e la minaccia con un taglierino. Entra un altro complice, A.R., 24enne pregiudicato e latitante. La videosorveglianza ha immortalato il momento in cui si è calato il passamontagna nascosto dietro la visiera del cappello.

Lui deve controllare i presenti, metterli in riga, mentre la cassiera apre i cassetti e consegna il denaro. E lo fa con zelo. Anche lui con un taglierino in mano. Prima li sposta tutti in fondo alla sala, poi li chiude in bagno. Questo per quaranta minuti. Il tempo necessario per far aprire al direttore la cassa del bancomat. Dentro 49mila euro. In contanti. Tanti soldi. Un colpo che stava a segno.

 

I carabinieri però erano fuori. Con i rinforzi. E stavano controllando il terzo complice, il palo, G.P., 28enne, pregiudicato per rapina. Camminava con le mani in tasca parlando a un auricolare. Un agente si avvicina, in borghese, e preleva allo sportello automatico dei soldi. Guarda dentro. Qualcosa di strano stava accadendo. La dipendente era ferma, in piedi. Altri militari sono nel negozio di fronte, cercando di organizzare l'operazione.

Parte una chiamata "di controllo". Per capire cosa stesse succedendo. "Pronto? E' Unicredit?". E' un agente. Fa finta di sbagliare numero. La donna risponde con tono apparentemente tranquillo, ma il rapinatore, quello "pulito", le sta puntando la lama al collo. E sta origliando la telefonata.



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Il terrore continua per un'ora buona. Fino a quando il bottino non è nelle mani dei malviventi. In quel momento il palo prende la Cinquecento e la parcheggia in una via secondaria poco più in là. Mettendosi in trappola da solo. I carabinieri si dividono. Una squadra blocca i due rapinatori all'uscita della banca, un'altra pattuglia blocca il terzo. In macchina. Ha avuto il tempo di fare cinquanta metri. Poi si è arreso. La paura era che lui fosse armato. Invece tutto è filato liscio.



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Grazie alle forze dell'ordine che hanno bloccato questi delinquenti!

 
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ARRESTATO IL PICCHIATORE DI MESTRE

Post n°780 pubblicato il 09 Marzo 2012 da lecasame

 

Arresto per il pestaggio di via Dante a Mestre

L'hanno arrestato: in manette il picchiatore della coppia in via Dante



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Arresto per il pestaggio di via Dante a Mestre
Dario Hollomon, 32enne residente a Marghera, è stato fermato ieri pomeriggio dagli agenti del commissariato di Mestre. Il 2 marzo scorso aveva fratturato un femore a un 53enne



Il caso aveva fatto molto scalpore tra mestrini e non. Perché la violenza inaudita con cui aveva malmenato in via Dante un 53enne e la moglie 49enne lasciava basiti.

 

 

Ora la polizia lo ha arrestato. Dario Hollomon, con un passato di pugile, è finito in manette ieri pomeriggio con l'accusa di lesioni gravi. Aveva infatti causato all'uomo la frattura del femore, con prognosi di 70 giorni, e alla coniuge ferite guaribili in 30 giorni. Compresa la sospetta frattura dell'orbita dell'occhio.

 

 

Alle 6.45 del 2 marzo, infatti, la coppia stava camminando per via Dante quando si sono accorti del giovane che stava prendendo a calci un'auto ferma in sosta. Così, senza motivo apparente. Il marito si è avvicinato e gli intimato di smetterla. Il 32enne, che risultava incensurato, non lo ha ascoltato.

 

Arresto per il pestaggio di via Dante a Mestre

Anzi, si è avvicinato e ha iniziato a menare le mani. La moglie è accorsa in aiuto del partner, prendendosi un pugno in pieno volto. Poi il giovane ha continuato ad accanirsi sul marito. Nella vicenda era stato coinvolto anche un anziano di 87 che si stava recando a messa e, richiamato dalle grida degli aggrediti, aveva cercato di difenderli. Il 32enne non era stato arrestato subito perché trovato non in flagranza di reato. Per farlo era necessaria un'ordinanza di custodia cautelare, prontamente emessa dal gip Antonio Liguori.



http://mestre.veneziatoday.it/centro/arresto-pestaggio-mestre.html

 

 

 
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MESTRE: CONIUGI PESTATI A SANGUE PERCHE' CERCANO DI FAR SMETTERE UN VIOLENTO

Post n°779 pubblicato il 09 Marzo 2012 da lecasame

Pestaggio marito e moglie in via Dante a Mestre
Pestaggio marito e moglie in via Dante a Mestre
Coniugi pestati a sangue mentre andavano al lavoro, fermato 32enne

MESTRE - Lo hanno visto prendere a calci senza motivo alcune auto e hanno in centro a Mestre "osato" dirgli di smetterla: a quel punto il giovane, un 22enne di Marghera, si è scagliato contro di loro - una coppia di coniugi 50enni - prendendoli a calci e pugni, massacrandoli di botte. L'aggressore è stato arrestato stasera dagli agenti della polizia: si tratta di Dario Hollomon, nullafacente, con diversi precedenti per violenza e conosciuto come un picchiatore.

Al 22enne gli agenti del commissariato di Mestre hanno consegnato un provvedimento cautelare emesso dal gip Antonio Liguori, per il reato di lesioni gravissime, aggravate dai futili motivi.

L'episodio risale al 2 marzo scorso. Verso le sette del mattino, in via Dante a Mestre, due coniugi cinquantenni erano appena scesi di casa per andare a lavoro quando avevano notato un ragazzo accanirsi con calci contro alcune auto. Quando l'uomo si è avvicinato per chiedergli di smettere, l'energumeno si era avventato contro di lui, colpendolo con pugni e calci, anche quando era a terra; stessa sorte era toccata alla moglie del malcapitato, anch'essa colpita con pugni al volto, e poco dopo ad un anziano di 87 anni che aveva cercato a sua volta di calmare il violento.

L'allarme al 113 era stato dato dalla figlia dei due coniugi, che dopo aver udito le urla si era affacciata alla finestra di casa. I due coniugi, portati all'ospedale di Mestre, hanno avuto una diagnosi di guarigione di 70 giorni (l'uomo) e 30 giorni (la moglie). Entrambi hanno riportato contusioni e fratture al volto e in diverse altre parti del corpo.



http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=184910

 
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RUMENA STIRATRICE RUBA 32 QUINTALI DI BIANCHERIA E LA RIVENDE IN ROMANIA

Post n°778 pubblicato il 09 Marzo 2012 da lecasame

Stiratrice ruba 32 quintali di biancheria e la rivende in Romania. Denunciata

SIENA - Nel corso degli anni aveva rubato sul posto di lavoro 32 quintali di biancheria, che poi rivendeva nella sua terra d'origine, la Romania. La donna, una stiratrice che lavorava in una lavanderia di Siena, è stata denunciata dalla Guardia di Finanza. Il tutto è scaturito da una denuncia sporta dall'anziano marito della signora, il quale, preoccupato per ciò che vedeva in casa ha deciso di rivolgersi alla Guardia di Finanza per capire dove la moglie prendesse tutta questa biancheria e soprattutto cosa ne volesse fare. La scoperta è stata clamorosa.

Furto aggravato. L'appartamento in cui vive la donna era stato completamente occupato da questo "magazzino" abusivo; infatti la biancheria sequestrata ammonta quasi a 32 quintali, per un totale di 12.974 pezzi. La stiratrice riconfezionava la biancheria creando dei veri e propri set da rivendere nella propria terra di origine. Infatti è stato rinvenuto un magazzino a tutti gli effetti con una ottima varietà di lenzuola, asciugamani, accappatoi, tovaglie, tovaglioli, plaid che si trovano in alberghi e ristoranti della provincia senese. Orientativamente, il danno economico causato alla lavanderia ammonta circa a 35mila euro, secondo quanto calcolato dalle fiamme gialle senesi. La signora è stata denunciata per furto aggravato e la merce è stata restituita ai legittimi proprietari.

8 marzo 2012

http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=184899&sez=LEALTRE

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E' stata denunciata dall'anziano marito; sarei curiosa di sapere se è italiano... Spero di sbagliare ma penso che quest'uomo sia uno dei tanti pirla italiani che si fanno incantare da furbette donne dell'est.

Mi auguro che dopo la denuncia (se confermata) la donna venga arrestata, adeguatamente condannata e che sconti fino all'ultimo giorno di pena.

Non mi basta però. Pretendo che persone a cui viene data l'opportunità di vivere degnamente lavorando nel nostro Paese, e che ricambiano delinquendo, vengano espulse definitivamente da casa nostra.

 

 

 
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