Creato da: lecasame il 04/04/2010
Con calma e per piasèr

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 2001.

 

DIFENDIAMOCI!

Intanto difendiamoci
da chi ci sta sbranando,
poi penseremo a individuare
chi glielo sta lasciando fare.

 

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UN GIORNO MIGLIAIA DI UOMINI LASCERANNO...

Proclama all’occidente 
del presidente algerino Houari Boumediene
nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:

“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.

Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.

.........................................

 

IL CUCULO

... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati...

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SPOT PARTITO DEMOCRATICO SVEDESE

 

QUESTA E' SPARTA!

 

Dichiarazioni DIRITTI UMANI

Dichiarazione Universale
dei diritti umani

................................

Dichiarazione Universale
dei diritti dell'uomo nell'islam

................................

 

Messaggi del 15/08/2012

 

Salvini: "Basta patto di stabilità. Formigoni si unisca alla rivolta"

Post n°965 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

Salvini: "Basta patto di stabilità
Formigoni si unisca alla rivolta"

Il segretario lombardo del Carroccio: la spending review e lo scontento dei suoi sindaci e di quelli del Pd per le decisioni romane. La sfida al governatore nel nome del Nord

di RODOLFO SALA

L’ha detto, l’altra sera, alla festa di Pontida. E il tendone quasi veniva giù per gli applausi: «I nostri sindaci non devono essere lasciati soli, quando dopo l’estate arriverà il momento di disobbedire al governo, e a quel punto ci seguiranno anche gli altri, a cominciare dagli amministratori del Pd che su questo tema sono incazzati come e più dei nostri». Eccola la sfida: permettere a chi amministra i Comuni lombardi, quelli con i conti a posto, di spendere i soldi che hanno in cassa per dare un po’ di ossigeno all’economia. E fa niente se il patto di stabilità lo vieta.

Ma la campagna d’autunno annunciata da Matteo Salvini, plenipotenziario in Lombardia della Lega targata Maroni, a ben vedere ha parecchio a che fare con il destino di Formigoni. Perché è a lui che il neo segretario lombardo del Carroccio si rivolge: «Si deve mettere alla testa di questa rivolta, solo così potrà dimostrare di essere un autonomista non solo a parole, ma anche nei fatti». Insomma: i 200 milioni che la Regione ieri ha messo a disposizione degli enti locali per investire sul fronte delle opere pubbliche vanno bene, ma certo non bastano. E il governatore, se vuole restare in sella, deve uscire dalla scia del Pdl «a trazione meridionale». Deve mettersi l’elmetto e fare la guerra a Monti, anche se il suo partito sostiene il governo.

Ma come? Alfano dice che dopo la virata a sinistra di Casini l’alleanza con la Lega rinascerà...
«Non
se ne parla. Alle prossime politiche noi andremo da soli, perché questo è il governo che ha trattato peggio il Nord».

Però in Lombardia la spina non la staccate, anche se volete che si voti l’anno prossimo, e non alla scadenza naturale del 2015.
«Sarebbe la cosa migliore, 17 anni ininterrotti alla presidenza della Regione sono troppi. Comunque trattiamo, vogliamo portare a casa dei risultati concreti. E alla fine tireremo le somme. Non parliamo di alleanze, ma di quel che faranno gli amministratori leghisti in Lombardia, dove governiamo 500 Comuni su tremila. Dovranno lavorare come un solo uomo per disobbedire ai diktat del governo sul patto di stabilità, e allargare il fronte. Mica potranno metterli tutti in galera».

E Formigoni dovrebbe capeggiare questa rivolta.
«Se non lo facesse, perderebbe una grande occasione. Del resto se lo dice un sindaco di sinistra come Fassino, che bisogna sforare il patto, perché non dovrebbe dirlo anche Formigoni? A quel punto si realizzerebbe l’autodeterminazione del Nord, e sulla spinta dei sindaci nascerebbe una grande alleanza territoriale tra Lega, Pd e un Pdl che qui sceglie una strada diversa dal centralismo degli Alemanno e dei Cicchitto».

Questa è fantapolitica.
«No, è la forza dei fatti che ci porta a immaginare questo scenario».

E comunque Formigoni dovrebbe togliere il disturbo per lasciare il posto a uno dei vostri, se davvero si voterà la prossima primavera?
«Dopo tutti questi anni può fare altro, ci sono tanti ruoli importanti. È chiaro che si sente sotto attacco per le vicende giudiziarie in cui è coinvolto, anche se si tratta di accuse non provate. Per questo tende a non muoversi, mentre noi tendiamo a portare a casa il massimo, chiedendogli di passare dalle parole ai fatti».

Nell’immediato che cosa vi aspettate?
«La lista l’abbiamo consegnata: si va dalla riduzione dei ticket sui farmaci ai fondi per le aziende agricole, e bisogna pure mettere dei quattrini per gli esodati. Se Formigoni parlerà in lombardo potrà continuare a governare. Ma la madre di tutte le battaglie è fare in modo che i Comuni virtuosi spendano i loro soldi per asfaltare le strade, costruire gli asili, pagare i creditori privati. È una battaglia difficile, per questo è indispensabile la copertura, anzi la regia, della Regione. Ci seguiranno tutti: destra, sinistra, liste civiche. Sarà la nostra campagna d’autunno».

10 agosto 2012

http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/08/10/news/salvini_basta_patto_di_stabilit_formigoni_si_unisca_alla_rivolta-40671501/

 
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SICILIA, LA PIU' SPRECONA

Post n°964 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

Sicilia, stipendi da 17 mila euro al mese nella Regione più sprecona d’Italia

Più consiglieri della Lombardia, 363 mila euro solo per i rinfreschi. Spese lievitate del 75% in 10 anni

di Mario Ajello

ROMA - Chissà come l’ha presa Zorro. Per lui, e per gli altri sprechi siciliani come lui, finire nel mirino di Mario Monti non dev’essere comunque piacevole. In questo caso il de la Vega è un anziano cavallo: quello donato dal presidente della Regione alla clinica Villa delle Ginestre, dove curano i pazienti con lesioni spinali tramite l’ippoterapia e dove il quadrupede Zorro si fa pagare dal contribuente per vitto e alloggio 2.335 euro al mese. Sempre meno di quanto la Sprecopoli isolana spende per la Zelkova.

Non è una campionessa di volley o una ballerina arrivata dall’est, ma una pianta così rara che per essere studiata richiede un consulente regionale ad hoc, retribuito con 150.000 euro. Sono pochi inoltre, da quelle parti gonfie di palme e battigie, anche i maestri di sci o meglio: di sci di fondo. E infatti il governatore Lombardo ha appena istituito una commissione per l’abilitazione di nuovi professori di questa nobile disciplina alpina.

Sprecano tutti, ma la Sicilia si distingue per l’agilità delle mani bucate. Quanti sono i

deputati dell’assemblea regionale? Novanta.

Dieci in più della Lombardia,

anche se gli abitanti lombardi sono 4 milioni e mezzo in più di quelli isolani.

E i consiglieri più pagati tra tutti? Sempre loro che, tra diaria, rimborsi e indennità, arrivano a 17mila euro al mese.

Perfino più di Zorro. Il quale almeno (né lui né la Zelkova a cui dopo una raffica di proteste è stato tolto il personal training vegetale) non gode del rimborso spese forfettario annuo per le spese di trasporto ferroviario, aereo e marittimo che per i magnifici novanta dell’Ars è di 10.095 euro. Più l’indennità di trasporto su gomma: pari a euro 13.293 per il deputato che debba percorrere una distanza massima di 100 chilometri.
La retribuzione media di un eletto è di undici volte superiore al reddito medio del resto della popolazione siciliana.

Se le uscite della Regione sono lievitate in dieci anni del 75 per cento è anche a causa del tic delle nomine. Come quella, tragicomica, andata in scena pochi giorni fa. Il governatore firma il decreto di nomina del presidente del collegio sindacale della Sicilia-e-servizi (una delle tante partecipate della Regione in via di smantellamento) intestandolo a un detenuto il cui cognome è tutto un programma: Eugenio Trafficante. «Non sapevo che fosse agli arresti», si giustifica Lombardo dopo che s’è scoperto che Trafficante sta in carcere con l’accusa di stalking. Secondo uno studio della Cisl, negli ultimi anni il governatore ha nominato in media tre consulenti al mese. Per non dire del popolo dei baby pensionati della Regione. C’è chi è andato via anche a 46 anni, e chi tra i baby pensionati più baby pensionati di tutti - ossia i forestali - ha battuto il record: a riposo a 45 anni. E questo è il caso, diventato proverbiale, di un certo Totò Barbitta, pensionato con meno di diciassette anni di lavoro.

Nessuno batte la Sicilia in fatto di cocktail. Tra il 2010 e il 2011 l’erario ha offerto oltre 400 tra aperitivi e rinfreschi più cene e colazioni. Praticamente ogni giorno, a palazzo dei Normanni c’è stata una tavola imbandita: 6000 euro per fare pasteggiare i membri dell’assemblea dei veterinari, 5000 euro per il buffet dei chirurghi articolari, 5900 euro per un cocktail rinforzato in onore del concorso mondiale enologico (che però s’è svolto a Bruxelles), 3500 euro per una colazione di lavoro durante il convegno sul «ruolo della donna nella cultura della vita». In tutto, si sono mangiati 363.000 euro. Facile immaginare, di fronte a queste libagioni regionali, i problemi di linea che possono affliggere chi ci capita. Ma niente paura.

Una delibera governativa ha stanziato 11 milioni di euro, per finanziare ogni tipo di attività sportiva, compreso wushu kung fu, il kumite e il twirling, che è una specie di ginnastica ritmica. Ma adesso, a questo ritmo di sprechi isolani, da Roma hanno gridato the end.

18 luglio 2012

http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=208944

 
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MASSIMO D'AZEGLIO

Post n°963 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

"Abbiamo troppo buona parte quassù per vivere soli, senza bisogno di trascinare a rimorchio questa grossa sdrucita barca dell'Italia meridionale."

Massimo D'Azeglio

 
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BERTOL BRECHT

Post n°962 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

Bertol Brecht

 
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Finale Emilia: il sindaco del Pd fa sgombrare le tende dei terremotati per la sagra dell’anatra

Post n°961 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

Finale Emilia: il sindaco del Pd fa sgombrare le tende dei terremotati per la sagra dell’anatra

“Orgogliosi della città che vogliamo” è stato lo slogan che campeggiava nei manifesti della campagna elettorale di un anno fa, aprile-maggio 2011, in vista delle elezioni comunali di Finale Emilia. La faccia era quella del candidato sindaco Fernando Ferioli, i partiti che lo sostenevano Pd-Idv-Sel e una lista civica. Insomma, il centro-sinistra. Ferioli ha poi vinto le elezioni, è diventato sindaco succedendo a Raimondo Soragni, anch’egli di centro-sinistra, e si è trovato ad amministrare la cittadina di 16.000 abitanti a nord della provincia di Modena.
Finale Emilia, purtroppo, è stato il paese più vicino all’epicentro del terremoto che si è verificato lo scorso 20 maggio, il primo di una lunga serie di eventi sismici culminati in scosse altrettanto forti il 29 maggio e 3 giugno. La cittadina ha pagato un duro pegno: una vittima, numerosi sfollati e danni ad abitazioni e fabbriche. La torre dell’orologio, simbolo di Finale Emilia, è crollata, diventando una delle immagini emblematiche della tragedia.
La questione sfollati ed evacuati si è rivelata sin da subito una patata bollente per il sindaco Fernando Ferioli, finito al centro delle polemiche a fine giugno per aver ordinato ai terremotati di tornare nelle loro abitazioni qualora fossero agibili. Non tutti gli sfollati, traumatizzati e impauriti, erano d’accordo, ma la polemica non durò a lungo.
A due mesi di distanza una nuova ordinanza del sindaco è destinato a suscitare polemiche che non si spegneranno tanto facilmente. E’ l’ordinanza 445 del 1 agosto 2012, “Sgombero dei giardini pubblici De Gasperi (capoluogo) e Carrobbio (Massa finalese) per organizzazione e svolgimento di iniziative socio-culturali ed aggregativa”, che recita quanto segue:

Proprio così, lo sgombero “anche avvalendosi della Forza Pubblica”. Niente di scandaloso, se non fosse per la poca sensibilità dimostrata nei confronti di famiglie di terremotati, alcune delle quali hanno persino perso del tutto la loro abitazione, che hanno preferito per motivi personali organizzarsi autonomamente in via del tutto provvisoria, senza servirsi delle tendopoli della Protezione Civile e quindi senza neppure pesare sulla collettività.
Considerando i problemi burocratici e le polemiche ogni volta che si decide di sgomberare campi Rom o accampamenti abusivi, stupisce e allarma la velocità e severità con cui si è deciso di usare il pugno di ferro per famiglie di terremotati che certo non si sono sistemate nei giardini De Gasperi e Carrobbio per bighellonare, ma anzi hanno dimostrato dignità e compostezza.

A nulla è servito opporsi, cercare di convincere l’amministrazione comunale per ottenere il permesso a rimanere nei giardini ancora per qualche giorno. I terremotati sono stati cacciati, nemmeno fossero delinquenti.
Hanno prevalso le ragioni delle “iniziative socio-culturali e aggregative”, come da delibera.
Ma quali sono queste iniziative da svolgere proprio nei giardini pubblici dove si erano provvisoriamente sistemati i terremotati?
Udite udite e tenetevi forte!
Gli stand della fiera di Ferragosto e la sagra dell’anatra.
Guai a dare la priorità ai terremotati!

di Riccardo Ghezzi © 2012 Qelsi

 
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SICILIA IN FIAMME. DOV'E' L'ESERCITO DEI FORESTALi?

Post n°960 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

Sicilia in fiamme, che scandalo E dov’è l’esercito dei forestali?

Hanno lasciato bruciare lo Zingaro, uno dei posti più belli d’Italia. Un operaio è morto eroicamente. Ma che fanno gli altri 28.541?

Un’isola in fiamme.Capolavori della natura e scenari mozzafiato, cancellati dagli incendi che, da gior­ni, si levano da un angolo all’altro della Sicilia.

8 agosto 2012

Fiamme che nascono all’improvviso,furiose e davastan­ti e seguono solo un’unica, folle lo­gica, quella di delinquenti e piro­mani. Sono stati almeno dodici ie­ri, nell’isola, gli incendi che hanno tenuto impegnati Canadair e altri mezzi aerei nel tentativo di argina­re la drammatica situazione. Una si­tuazione nera come quel fumo an­gosciante, anche se un filo meno critica di quella di lunedì, caratte­rizzata da una trentina di roghi che hanno attaccato, soprattutto, la provincia di Palermo e, nel Trapa­nese, la riserva naturale dello Zin­garo, proprio uno di quei capolavo­ri della natura e di quegli scenari mozzafiato cui accennavamo poc’anzi: sette chilometri di riser­va naturale, tra i paesi di San Vito Lo Capo e Castellammare.L’intera area è stata infatti devastata da uno dei più grossi incendi che l’abbia­no mai colpita, e per doma­re le fiamme sono sta­ti impiegati oltre duecento uomi­ni, un Canada­ir­e un elicot­tero. Eppure quest’in­cendio, co­me gli altri cento ro­ghi di questi giorni divam­pati nell’isola, comeesoprattut­to l’incendio dell’al­tro giorno a Colle San Vi­tale, l’area boschiva sovrastante il Comune di Castronovo di Sicilia, che è costato la vita a Francesco Piz­zuto, 42 anni,il forestale-eroe,auti­sta della squadra antincendio «Ra­falzafi », suscitano una domanda inevitabi­le: per uno di loro, uno di loro che si è battuto tra le fiamme con eroi­smo, uno come Francesco, vittima della sciagurata strategia dei piro­mani, che cosa fanno gli altri? Che cosa fanno gli altri 28541 forestali ufficialmente, quanto esagerata­mente in forza alla Regione Sicilia. E che, come primario compito, do­vrebbero agevolmente, dato il loro elevatissimonumero, pattugliaree «vegliare» sull’incolumità e sulla preservazione della aree boschive edelleriservenaturaliprotette? Do­ve sono? In quale dei mille uffici, scantinati o sottoscala di quel labi­rinto degli sprechi che è la Regione Sicilia, si nascondono? Ricordava­monoistessisuquestestessecolon­ne, recentemente che con 5 milioni di abitanti e due piccole catene montuose (Madonie e Nebrodi-Pe­loritani), nonché le aree non certo vastissime degli Iblei, degli Erei e del comprensorio del Sosio, la Sici­lia vanta però un esercito di circa 30 mila forestali, per la precisione ap­punto 28542 mentre la Lombardia, con una popolazione doppia e l’ar­co alpino alle spalle ne ha appena tremila. Con esempi oltre ogni de­cenza tipo Godrano, paesino di mil­le abitanti in provincia di Palermo, dove i forestali «in servizio» sono 190, più di quelli impiegati in tutto il Molise, dove però i cittadini sono 160 mila e gli ettari a bosco sono 80 volte di più. Tornando alla crona­ca, un anziano è deceduto colto da malore, mentre tentava di domare un rogo divampato nella sua cam­pagna. E sono riprese ieri all’alba le operazioni di spegnimento sui rilie­vi di Casteldaccia (Palermo), ma preoccupano maggiormente due grossiincendidivampatiinprovin­cia di Messina, a Piraino e a Naso, dove le fiamme minacciano alcune abitazioni. A Nicosia (Enna) diver­se famiglie evacuate hanno potuto far rientro solo a notte fonda nelle loro case, una volta estinti cinque incendi, tutti dolosi, appiccati in pieno centro abitato, mentre per un altro incendio è stata persino per qualche ora chiusa al traffico la rampa di ingresso dello svincolo Zia Lisa sulla Tangenziale di Cata­nia, in direzione Messina.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/sicilia-fiamme-che-scandalo-e-dov-l-esercito-dei-forestali-828238.html

 
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Cosa viene dopo la primavera?

Post n°959 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

Cosa viene dopo la primavera?

Riporto un post di Quintana5 che trovo assolutamente preciso e illuminato, così come abitualmente sono i suoi post.

 

La domanda sembra banale: dopo la primavera viene l’estate! Non sempre è così, specie se qualche nome è stato dato con troppa facilità. Il mio primo post ha riguardato la cosiddetta primavera araba, il cui nome riecheggiava la famosa “primavera di Praga”, cioè il tentativo del regime comunista cecoslovacco di aprire a forme di libertà e di democrazia; al tentativo in questione la notte tra il 20 ed il 21 agosto posero fine i carri armati del Patto di Varsavia, che entrarono a Praga ed annullarono tutte le riforme.

Alla primavera di Praga non seguì l’estate, ma un grigio inverno.

 

Qualcuno guardando i movimenti di ribellione nei paesi arabi, ricordando la primavera praghese ebbe la brillante idea di chiamarla “primavera araba”; fin da allora avevo qualche dubbio, io che non sono certo un professionista dell’informazione né, tantomeno, della politica. Non starò a ricordare i motivi di dubbio, citarsi è sempre poco elegante, dico che i miei dubbi sono stati confermati, anzi…

Andiamo a vedere cosa è successo e partiamo dal paese più ad Ovest tra quelli coinvolti dalle rivolte, la Tunisia.

Da dove iniziamo? Proviamo a vedere cosa succede: gli islamisti hanno vinto le elezioni, e uno. “L’Unità”, in una corrispondenza del 20 aprile (ricordare questa data) da Tunisi ci descrive un paese in fermento, voglioso di libertà, con un Islam le cui parole d’ordine sono pluralismo, tolleranza e stabilità, fa dire a tale signor Bechir, un imprenditore “Però ora abbiamo la libertà, ed è un bene incomparabile” e termina l’articolo descrivendo: “Momenti di danza tradizionale in riva al mare, intervallati da sfrenati balletti al ritmo di rap. L’Islam del nuovo millennio, almeno qui in Tunisia batte anche questo ritmo”; il Presidente del Governo provvisorio aveva anche parlato di una democrazia regolata dalla legge, altra cosa che sembra ineccepibile, tuttavia è sempre bene mettersi d’accordo sui termini usati, altrimenti non ci si capisce e bisogna accordarsi su cosa significa democrazia e di quali leggi parliamo.

Prima avevo chiesto di ricordare una data, il 20 aprile. Al giornalista dell’Unità era sfuggita una notizia e cioè che il 28 marzo, tre settimane prima della sua intervista, due tunisini sono stati condannati a sette anni e mezzo di reclusione per blasfemia e tutto questo per aver diffuso un libro di critica all’Islam ed è strano che non abbia posto attenzione a questa notizia, infatti Human right watch, tramite la sua rappresentante in Tunisia, Emna Galeli, aveva condannato la sentenza "un attacco alla libertà di espressione e libertà di credo" e si era anche detta preoccupata per il fatto che la religione possa venir utilizzata per imporre un nuovo tipo di censura; sarà stato distratto? Ma non finisce qui, la religione islamica è rimasta religione di Stato (art. 1 della Costituzione) ma alcuni si sono rallegrati che la Shaaria non sia diventata fonte primaria di legislazione, significa che la preoccupazione che potesse andare peggio era concreta. Non basta ancora: i salafiti impongono la loro legge (sono fondamentalisti) in parecchi villaggi dell’interno e ci sono parecchi episodi di intolleranza nei confronti degli ebrei (ce ne sono circa 30mila); in più è stata istituita una milizia islamica ed un “comitato per la diffusione della virtù e la repressione del vizio” che pare controlli che non si tengano comportamenti contrari all’islam radicale. Infine sono stati respinti dei medicinali inviati da Israele: brutto segnale! Possiamo dire che ci sia stato un vero progresso? Io ho parecchi dubbi al riguardo.

Passiamo alla Libia: il Governo non sarà instaurato prima di settembre, pur essendosi tenute le elezioni il 7 luglio; la maggioranza relativa è stata appannaggio del partito più liberale, quello di Jibril, con 39 seggi, il secondo posto è stato dei Fratelli Musulmani di Sawan, con 17 seggi, ma soprattutto peseranno i candidati “indipendenti”, espressione di 120 partiti, molti dei quali legati proprio ai Fratelli Musulmani. Costoro saranno in ogni caso determinanti: sia se si realizzerà una grande coalizione tra il partito di Jibril e quello di Sawan, sia se invece si arriverà ad un Governo presieduto dai Fratelli Musulmani ed appoggiato dai tanti candidati indipendenti. Sawan è stato chiarissimo: “la sharia (la legge islamica) sarà alla base della prossima legislazione”. Piuttosto chiaro, no? Sappiamo che la politica consiste in compromessi e possibilità: si riuscirà a tenere la Shaaria fuori dalle fonti del diritto? Progressi per il popolo libico verso la democrazia? Anche qui mi si permettano parecchie perplessità.

Andiamo a vedere l’Egitto: la vittoria dei Fratelli Musulmani è stata chiara e senza discussioni; non starò a ricordare chi sono costoro, chi vuole cerchi da solo, in modo che le informazioni possano essere selezionate autonomamente. Duranta la campagna elettorale alcuni esponenti religiosi hanno appoggiato Mursi, poi vincitore, sostenendo che costui avrebbe istituito il califfato e liberato Gerusalemme; una tesi simile è delirante, come pure le proposte di partiti che hanno ottenuto il 20% dei voti: distruggere, o almeno coprire con dei teli, le piramidi e la statua della Sfinge, simboli di paganesimo preislamico. Non si tratta di mattacchioni con consensi da prefisso telefonico, stiamo parlando di un partito da 20%!

Sempre per restare al folklore, si è anche proposto si istituire spiagge separate per uomini e donne e di mettere fine a musica occidentale e divertimenti eccessivi, anche nelle località turistiche. Parlando invece della situazione economica e sociale, questa sembra in preda al caos incotrollato: il 40% degli egiziani vive al di sotto della soglia di povertà, le esportazioni stanno diminuendo e persino il turismo è in forte calo. Si temono rivolte per fame. Nel frattempo i Fratelli Musulmani, contravvenendo alle loro promesse elettorali, stanno occupando tutti gli spazi del potere, anche se il Governo non è ancora stato formato ed anche qui i Fratelli Musulmani hanno mentito.

Infine la Siria: sappiamo perfettamente che razza di assassino sia il Presidente Assad, sta sterminando cittadini del suo stesso paese ed ha spesso appoggiato movimenti terroristi.

Notizia che è sfuggita a quasi tutti è che sta perseguitando ed uccidendo i palestinesi presenti in Siria: secondo fonti sia di Hamas che di Al Fatah circa 500 palestinesi sono stati uccisi da uomini del regime, non occasionalmente, ma presi, torturati e poi uccisi. Dove sono le flottiglie? E i pacifinti? Qualcuno ha fatto non una marcia di protesta, ma almeno due passi di dissenso sotto l’ambasciata siriana?

Non solo: questo paese ha ammesso, per bocca del portavoce Jihadi Maqdisi di possedere delle vietatissime armi chimiche e biologiche e che è pronta ad usarle se attaccata. Qualcuno ha detto qualcosa? Forse ero distratto e non ho sentito?

Infine veniamo ai ribelli: non sappiamo molto di loro, se non che si rifanno quasi tutti all’Islam e già questo non è un buon segno; se poi integriamo questa informazione con il fatto che non vogliono avere rapporti con la NATO, il quadro sembra ancora peggiore. Si sa per certo infine che nel calderone siriano c’è la presenza di Al Quaeda e di Hezbollah: qualcuno vuole ad immaginare cosa succederebbe se costoro si impadronissero di armi chimiche o biologiche?

Sarà il caso di parlare ancora di primavera araba? Io prenderei impermeabile ed ombrello….

 
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Tunisia, in pericolo l'uguaglianza tra donne e uomini

Post n°958 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

Tunisia, in pericolo l'uguaglianza tra donne e uomini

ROMA
«Je suis une femme tunisienne et avant d'être une femme ou une tunisienne je suis un être humain et une citoyenne à part entière». Poche parole, ma quelle giuste per comprendere la paura e la disperazione di quella schiera di donne tunisine che si vedono diventare le vittime, e non più autrici del loro futuro, dopo una agognata rivoluzione. Quella che doveva cambiare la Tunisia "in meglio" nel nome della libertà e della giustizia. Di certo non ci si aspettava che nel 2012, disegnando la nuova costituzione, e dunque la propria storia futura, si mettesse mano proprio a quell'articolo storico di cui la Tunisia si è fatta orgoglio, diventando un faro per tutto il mondo arabo sui diritti delle donne.
E invece sì. La storia insegna che dal buio non c'è sempre una via di scampo definitiva e il tempo non è mai un antidoto sicuro. Era il 13 agosto del 1956, e anche quelli erano anni di libertà e trasformazione, facili da ricordare come una fotografia in bianco e nero. Giovani tunisine che passeggiano, aspirando boccate di libertà - e non importa se con la minigonna o il velo - in quella che divenne l'avenue Habib Bourguiba'. Perché fu proprio lui ad aprire quel primo spiraglio di luce. Dando a quelle donne la possibilità di prendere in mano almeno per poco il loro destino. Promulgò quel codice di statuto personale, il simbolo per eccellenza di una vera rivoluzione per le donne. Da quel momento per legge erano riconosciute come "uguali" agli uomini, la poligamia interdetta e il divozio finalmente possibile. Questo grande e coraggioso passo fu di ispirazione per altri paesi del Maghreb come il Marocco e l'Algeria. E cambiò molto la vita di queste donne.
Oggi, a 56 anni di distanza, quella finestra può essere violentemente richiusa. Perché chi siede al potere della nuova Tunisia è tornato alla discussione primitiva e patriarcale, che si pensava ormai chiusa: la subordinazione di un sesso all'altro.
La nuova bozza dell'articolo 28 (che dovrà ancora essere approvata dal Parlamento in seduta plenaria) stabilisce infatti che «lo Stato assicura la protezione dei diritti della donna, sotto il principio della complementarità all'uomo in seno alla famiglia, e in qualità di associata all'uomo nello sviluppo della Patria». Complementarietà e non più uguaglianza. Ma ancor di più: le parole dall'arabo all'italiano cambiano interpretazione, perché quando si dice "complementare all'uomo" in arabo, si traduce "annesso al l'uomo". Di fatto la donna smette di esistere come individuo a sé, pur se da parte dei promotori, il partito islamista al potere Annahda, si cerca di mediare giocando con le parole: Mehrzia Nabidi, membro del partito islamista si affretta a precisare che complementarità non significa disuguaglianza, ma c'è uno scambio, un partenariato.
E allora ci si chiede: come mai non c'è un articolo che dica che anche l'uomo è complementare alla donna?
Si dirà che il codice di famiglia è ancora vivo e vegeto, ma resta il fatto che in realtà con questo appiglio costituzionale si scavalca in pieno il codice di famiglia che tutela l'uguaglianza della donna, e questo non è altro che uno spiraglio al recupero della tradizione sciaraitica (da Sharia, la legge coranica), che esalta la visione tradizionale dell'uomo preposto alla donna e della donna subordinata all'uomo. E questo è solo l'input che potrebbe aprire una strada buia nel futuro della Tunisia.
Ciò spiega perché, anche se il testo non è stato ancora votato dal Parlamento, sono molte le associazioni tunisine sul piede di guerra, con capofila Selma Mabrouk, una deputata del partito di sinistra Attakatol che ha già lanciato una petizione, firmata dalle associazioni, dove si chiede il ritiro del testo e si invitano le tunisine a manifestare il 13 agosto, giorno della festa della donna. Un appello dunque alle donne della Tunisia, ad alzare la testa e gridare che loro sono la metà della società e non la metà di un uomo. Perché questo passo indietro non rischi di essere il simbolo di una primavera araba tradita e si porti via anche quei paesi che della Tunisia fecero un faro, almeno sui diritti delle donne.


I PRINCIPI

Passo indietro
Con la vittoria del partito islamista Annahda, il 14 gennaio 2012, seguita alla caduta di Ben Ali, si procede alla stesura della bozza costituzionale. L'articolo 28 rompe il principio di uguaglianza tra uomo e donna e stabilisce invece che lo Stato assicura la protezione dei diritti della donna, sotto il principio della complementarità all'uomo in seno alla famiglia, e in qualità di associata all'uomo nello sviluppo della Patria

La protesta
Il 13 agosto è prevista la manifestazione delle donne tunisine per il ritiro del testo che rinnega il principio di uguaglianza tra uomo e donna.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-08-11/tunisia-pericolo-uguaglianza-donne-081323.shtml?uuid=AbT40oMG

 
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