Creato da: marialberta2004.1 il 03/12/2007
Ferrara

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

valy485michela.grossi75novizioemanuelerikiliberoonofrisilrossettiverniciatureclaus.gisidora.manciaglialdoclemenzi1942nata52copernicano111hopeandhappygriet0marialberta2004.1ripa.montesano
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2019 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

I miei link preferiti

 

Messaggi di Aprile 2019

 

Giotto, La Cappella degli Scrovegni a Padova (1303-1306).

Post n°416 pubblicato il 30 Aprile 2019 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

  Maria Alberta Faggioli Saletti

Clicca sull'immagine: Padova, Cappella Scrovegni,  Giotto, Adorazione dei Magi 

La pittura di Giotto. Ad Assisi - Basilica Superiore e a Padova - Cappella degli Scrovegni. 6 

Giotto fu un artista completo capace di misurarsi con più forme d’arte, la pittura e l’architettura.

La pittura giottesca supera i modelli di metà Duecento, derivati dalla cultura bizantina con le sue figure statiche, ieratiche,   astratte, bidimensionali e frontali.  

Nella pittura, gusto del racconto,  colori caldi, spazio reale, volumi curati con il chiaroscuro, figure che esprimono al massimo grado emozioni e sentimenti eterni dell’uomo, spazi naturali e paesaggi, ambienti e architetture realistici: ecco in sintesi la modernità di Giotto.

Egli è considerato l’inventore della lingua figurativa.

 

Giotto ha lavorato nella Basilica di Assisi che custodiva le spoglie mortali di San Francesco (morto nel 1226), dal 1296/97 al 1304.

Nella Basilica Inferiore hanno dipinto Cimabue e Giotto con i loro allievi.

Secondo le  testimonianze antiche (Riccobaldo Ferrarese, Ghiberti, Vasari), Giotto ha dipinto il ciclo francescano nella Basilica Superiore di Assisi, tuttavia è ancora aperta la “questione giottesca” di Assisi. [1]

 

Tra chi vuole mantenere l'attribuzione a Giotto, citiamo la recente presa di posizione di uno studioso dei nostri giorni. Gli affreschi della Basilica Superiore di Assisi  sono costruiti in uno spazio diverso (tutta la Basilica), disteso e unitario, modellato sulla nuova Vita di San Francesco (la Legenda Major del 1263), di Bonaventura da Bagnoregio, successore di San Francesco, Ministro Generale dell’Ordine francescano.

I dipinti di Giotto (o a lui attribuiti) raccontano il “Mistero medievale” che “dialoga, campo dopo campo, con chi cammina nella Chiesa”.[2]

 

E di nuovo vengono proposti i “Misteri medievali” nella Cappella degli Scrovegni a Padova, nelle Storie di Cristo.  

personaggi hanno mimica e gesti come nel teatro anticoin spazi che evocano l’antico (le antiche porte e le mura romane),  con ritmi architettonici che fanno capire le riflessioni di Giotto sull’architettura romana antica (come esiti dei suoi soggiorni a Roma alla corte papale, soprattutto quello presso il Papa Bonifacio VIII), e insieme su quella contemporanea, a cominciare da Arnolfo di Cambio (1240 ca.-1310 ca.), sull’architettura e la scultura gotica francese (la Cattedrale di Bourges, iniziata nel 1195, consacrata nel 1324), come hanno mostrato i recenti studi di Cesare Gnudi.[3]

 

Il nuovo linguaggio figurativo si avvale di elementi innovativi, come la profondità (con le sue diverse tecniche di tridimensionalità), e il vero, per il quale Giotto presenta ricchi e ampi schemi compositivi, nonché inedite soluzioni formali (la rappresentazione prospettica ben prima dello studio della prospettiva).

 

In uno spazio reale, i corpi si dispongono in maniera libera semplice e naturale con grande attenzione ai volumi curati con il chiaroscuro.

Le figure dalla forte intensità, allungate e flessuose, sono ricoperte da vesti eleganti e raffinate con dettagli concreti nelle stoffe, e nell’abbigliamento di fine Duecento - primo Trecento.

 

Inoltre gli ambienti sono realistici, con arredi preziosi, anche liturgici aulici papali, con vedute  di città e paesaggi della fine del tredicesimo secolo.

 

Ricordiamo che attraverso la Natura si attua la conoscenza di Dio, per San Francesco che Giotto ha potuto comprendere a fondo, lavorando nella Basilica di Assisi e citiamo alcuni versi del Cantico delle Creature compiuto da Francesco poco prima della sua morte avvenuta nel 1226: “Laudato si’ mi’ Signore, per nubilo et sereno et onne tempo per lo quale a le tue creature dai sustentamento…. Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra madre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba”.

 

Gli episodi sono narrati in modo solenne  come fatti contemporanei,

i personaggi da lui rappresentati sono persone concrete e reali, naturali: pastori e mercanti, filatrici e ancelle.[4]

 

Ben articolate le scene, con ambientazioni variate, tridimensionali con la profondità, ricche di dettagli della vita quotidiana dell’epoca, nelle quali la figura umana è centrale (Dio si fa uomo), esprime emozioni (Giotto ha portato per la prima volta nella pittura il dolore con le grida e le lacrime) e la più varia, emozionante e realistica intonazione sentimentale ben sottolineata dai gesti dei protagonisti umanizzati, e dai volti, veri  ritratti espressivi di persone in dialogo fra loro. 

 

Le forme, fuse con il loro significato,  sono morbide e definite quasi scolpite, grazie alla luce e all’armonia dei colori  caldi che conferiscono inedito nitore alle immagini.

La piena maturità di forma, luce e colore, un cromatismo che scolpisce, è raggiunta da Giotto nelle opere padovane, in particolare nella Cappella degli Scrovegni.  


 

[1] Papa Innocenzo III ha concesso a Francesco, nel 1210, una prima approvazione verbale della sua “regola” esuccessivamente Papa Onorio III concede l’approvazione formale nel 1223.  Nel 1228 Francesco viene proclamato Santo dal Papa Gregorio IX il quale dà  subito inizio alla costruzione dell’imponente Basilica, la casa madre del nuovo ordine religioso (consacrata nel 1253).  

[2]Arturo Carlo Quintavalle, Con la rivoluzione di Giotto la filosofia diventa dipinto, Corriere della Sera, 24.12.2018, p.41. 

[3]Arturo Carlo Quintavalle, Con la rivoluzione di Giotto, cit.. 

[4] Skira 2004, p. 38.
 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Giotto, La Cappella degli Scrovegni a Padova (1303-1306).

Post n°415 pubblicato il 30 Aprile 2019 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

  Maria Alberta Faggioli Saletti 

Clicca sull'immagine: Altichiero di Zevio, Padova, Oratorio di San Giorgio

▪”Scuola” di Giotto-Eredità della  pittura di Giotto in area veneta - Cenni.  7

Nella Storia dell’arte, Giotto ha dato origine a una “scuola”, una bottega nella quale si sono formati gli artisti più validi e più famosi del suo tempo, come solo Raffaello riuscirà a realizzare secoli dopo. 

Nelle città che hanno visto la presenza di Giotto, numerosi sono i maestri che hanno recepito i modi giotteschi (Scuole di Giotto a Rimini, Firenze, Siena, Napoli, Roma, ...).

Nel presente lavoro, ci limitiamo ad alcuni cenni circa l’area veneta e i grandi artisti del neogiottismo del secondo Trecento padovano 

-Guariento di (figlio di) Arpo (pittore nato a Padova, 1310 ca. m. prima del 1370, documentato dal 1338 al 1367, ha eseguito affreschi e tavole, a Padova, nella Cappella del Palazzo-Reggia dei Carraresi, ca. 1345 (la famiglia Da Carrara fu dominante a Padova dal 1318 alle soglie del Quattrocento), e a Venezia nel Palazzo Ducale (1365-66).  

Guariento è attratto dalle novità  naturalistiche della Cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto quasi 50 anni prima, e di cui ammira la monumentalità.

Egli è apprezzato per la ricchezza di idee figurative, con figure grandiose, e per i colori accesi. La sua è stata definita pittura spaziosa”.[1]

 

-Giusto dei Menabuoi, detto anche Giusto da Padova,benchè fosse fiorentino (Firenze 1330 ca.-Padova 1393 ca.), si è formato a Firenze e, per quanto riguarda il colore, forse con un maestro della seconda generazione di giotteschi.

Verso il 1370 emigra a Padova dove affresca, nella Chiesa degli Eremitani, la Cappella Cortellieri; in una nicchia dell’Abside della Cappella degli Scrovegni, Giusto dipinge una Madonna col Bambino-1373 ca.

Nel Battistero della Cattedrale ha affrescato  il Paradiso  (1375-78) e al Santo, termina gli affreschi della Cappella dei Santi Filippo e Giacomo Minore o Cappella del Beato Luca Belludi, il frate compagno di vita di Sant’Antonio. La Cappella viene consacrata nel 1382.

Gli affreschi hanno un effetto di realtà e di attualizzazione degli eventi sacri rappresentati, sono ricchi di personaggi e di cittadini contemporanei padovani, con una vena paesaggistica che culmina nella nota veduta di Padova raffigurata nella Lunetta con la Visione  del Beato Luca).[2]  

-Altichiero di Zevio,  pittore veronese operoso a Verona e a Padova, è documentato a Verona nel 1369, a Padova nel 1379,1381,82,84; nel 1393 non era più in vita.

E’ forse il maggior erede della lezione di Giotto sui volumi e sulle prospettive, anticipazione degli sviluppi rinascimentali, e sul realismo che pervade i volti.

Al Santo di Padova, nella Cappella di San Giacomo (Maggiore), ha affrescato con Iacopo Avanzi le pareti e le volte ogivali (1374-78), con le Storie della Vita del Santo tratte dalla Legenda Aurea di Iacopo  da Varagine.  Spicca, nella Cappella, la drammatica Crocifissione di  Altichiero, concepita come un trittico, capolavoro di alto pathos drammatico, e di scienza prospettica d’avanguardia.

Nella  Piazza del Santo, sorge l'Oratorio di San Giorgio, fatto costruire nel 1377, come mausoleo di famiglia, dal marchese Raimondino Lupi di Soragna, condottiero al servizio dei Carraresi. L'interno fu interamente affrescato da Altichiero di Zevio tra il 1379 ed il 1384, con Storie dell’infanzia di Gesù nella Controfacciata e, nelle pareti, le Storie dei Santi Caterina d’Alessandria, Lucia e Giorgio, protettori della famiglia, tratte dalla Legenda Aurea di Iacopo da Varagine.[3]  

-Iacopo Avanzi (1350-1416), pittore bolognese del tardo Trecento. Attivo a Bologna e a Padova dove ha sentito il profondo influsso di Guariento (degli Eremitani).

Probabilmente ha approfondito lo studio di Giotto direttamente sugli affreschi padovani degli Scrovegni ed è aperto alle nuove riflessioni del neogiottismo, sullo spazio razionale e la plasticità delle figure 

A Padova al Santo, ha affrescato con Altichiero, nella Cappella di San Giacomo maggiore, fra il 1376 e il 1379.

Il maestro sembra anticipare i tempi negli scorci arditi dei cavalli (Sesta lunetta).[4]

 

 

[1] Marco Bussagli, Guariento di Arpo, Dizionario Biografico degli Italiani (DBI), Treccani 2003, vol.60;  Francesca Flores D’Arcais, Guariento di Arpo , Enciclopedia dell’Arte medievale, Treccani 1996.

[2] Francesco Sorce, Giusto de’ Menabuoi, Dizionario Biografico degli Italiani (DBI), Treccani 2009, vol. 73.

[3] FrancescaFlores D’Arcais, Altichiero o Aldighieri o Aldigheri, Enciclopedia dell’Arte medievale, Treccani 1991.

[4] Edoardo Arslan, Iacopo Avanzi, Dizionario Biografico degli Italiani (DBI) Treccani 1962, vol. IV; Francesca Flores D’Arcais, Jacopo Avanzi, Enciclopedia dell’arte medievale, Treccani 1991; Francesca Flores d'Arcais, Altichiero e Avanzo. La cappella san Giacomo, Milano 2001; Daniele Benati, Iacopo Avanzi e Altichiero a Padova, pp. 385-415, in “Il secolo di Giotto nel Veneto”,  Venezia  2007. 
 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Giotto, La Cappella degli Scrovegni a Padova (1303-1306).

Post n°414 pubblicato il 30 Aprile 2019 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

 

Maria Alberta Faggioli Saletti 

Clicca sull'immagine: Giotto, Padova, Cappella Scrovegni, Natività.

Il giudizio dei contemporanea e la critica di poco successiva. La critica novecentesca. 8

 

Già i contemporanei avevano sottolineato le sue straordinarie capacità negli affreschi grandiosi di Assisi e di Padova, capaci di cambiare “la storia del racconto dipinto in Occidente”[1]:

 

-Dante (1310 ca.): “Credette Cimabue ne la pittura/ tener lo campo, e ora ha Giottoil grido,/ sì che la fama di colui è scura” (Dante Alighieri, La Divina Commedia, Purgatorio, XI, 94-96).

 

-Riccobaldo ferrarese (1312 ca.) ricorda che Giotto ha dipinto nelle chiese francescane di Assisi, Rimini e Padova (Skira 2013, p.11).

 

-Giovanni Villani (1340 ca.), storico e cronista, lo definisce “il più sovrano maestro stato in dipintura che si trovasse al suo tempo, e quegli che più trasse ogni figura e atti al naturale” (Giovanni Villani, Cronica, scritta poco dopo la morte del pittore avvenuta l’8 gennaio 1337) (Skira 2003, p. 90).

 

-Giovanni Boccaccio (1350 ca.) “Giotto il miglior depintor del mondo”. “Ebbe un ingegno di tanta eccellenza” (Giovanni Boccaccio, Decameron, Sesta giornata, Quinta Novella).

 

-Cennino Cennini (inizio del 1400), pittore, "Giotto rimutò l'arte di dipingere di greco [la liturgia dei bizantini] in latino [racconto], e ridusse al moderno [fedele alla realtà]" (Cennino Cennini, Il libro dell’Arte, o “Trattato della pittura” nell’arte italiana).

 

-Lorenzo Ghiberti (1450 ca.) “Vide Giotto nell’arte quello che gli altri non agiunsono. Arecò l’arte naturale e la gentilezza con essa, non uscendo delle misure. Fu peritissimo in tutta l’arte, fu inventore e trovatore di tanta doctrina la quale era stata sepulta circa d’anni 600” (Lorenzo Ghiberti, Commentarii).

 

-Leonardo(1500 ca.) “…e dopo molto studio avanzò non che i maestri della sua età, ma tutti quelli dei secoli passati ”(Leonardo da Vinci, Codice Atlantico).

 

-Giorgio Vasari (1568) “risuscitò la moderna e buona arte della pittura, introducendo il ritrarre bene di naturale le persone vive; il che più di duegento anni non s’era usato”.

Vasari racconta Giotto come un giovane prodigio attento alla natura, scoperto da Cimabue, ai tempi in cui era semplice pastorello, mentre disegna “una pecora di naturale senza avere imparato modo da nessuno di ciò fare da altri che dalla natura”(Giorgio Vasari, Vite, 1550, seconda edizione 1568).

 

-Nei secoli successivi, 1600, 1700, 1800, Giotto fu trascurato, dimenticato.

 

-Gli studi novecenteschi hanno evidenziato come egli sia stato l’iniziatore di una nuova pittura che ha improntato le scuole pittoriche italiane trecentesche, una pittura che ha continuato ad essere modello di riferimento per tutto il Rinascimento.

 

 

[1] A. C. Quintavalle, cit. 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Giotto, La Cappella degli Scrovegni a Padova (1303-1306).

Post n°413 pubblicato il 30 Aprile 2019 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

 

Maria Alberta FaggioliSaletti  

Clicca sull'immagine: Padova, Cappella Scrovegni, Giotto, Strage degli innocenti.

Giotto. Biografia breve (1267ca.-1337) 

IA Parte - Dalla nascita al Cantiere della Basilica di San Francesco ad Assisi 9 

 Il nome è diminutivo di Ambrogio, Ambrogiotto, Angiolotto, o Biagiotto.

Poche le notizie documentate sulla sua nascita, su infanzia e giovinezza come sulla sua formazione.  

Figlio di Bondone, nasce a Colle di Vespignano in Mugello, non lontano da Firenze in una famiglia di contadini. L’iscrizione all’Arte della Lana di Firenze attesta l’avvenuto trasferimento della famiglia in città (SKIRA 2004).

La sua formazione, che si svolgerà fra il sud e il nord dell’Italia, inizia a Firenze dove, come detto, la famiglia si traferisce, con l’apprendistato a 14 anni, presso la bottega di Cimabue (1240-1302),  Maestro tra i più apprezzati, che lo ammette come collaboratore in alcune sue opere.

Nel contempo, egli viene iscritto all’Arte della Lana per imparare il mestiere di tessitore. In quegli anni a Firenze, sono attivi nel Battistero, mosaicisti e sono conosciute le opere di Nicola e Giovanni Pisano a Pisa e Siena (il nuovo classicismo di Nicola Pisano era ben conosciuto ed apprezzato).

1285-88. Un primo viaggio e il soggiorno a Roma al seguito del suo maestro Cimabue o, come riportato da alcune cronache, insieme con Arnolfo di Cambio, già importante a quel tempo.

E’ un’esperienza importante per la sua formazione: conosce la scuola pittorica romana che annovera artisti come Pietro Cavallini, Jacopo Torriti, Filippo Rusuti (i quali esprimono in affreschi e mosaici la monumentalità dell’arte classica nelle Basiliche di San Giovanni in Laterano e San Paolo), e ammira le opere nuove, architettonico-scultoree di Arnolfo di Cambio).

Sono papi Nicolò III (papa da 1277 al 1280), Martino IV (papa dal 1280 al 1281, morto nel 1285), Onorio IV (papa dal 1285 al 1287) e Nicolò IV (primo francescano papa, dal 1288 al 1292) che rinnovano la città.

 

L’esordio di Giotto avviene a Roma, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, gli Apostoli entro i clipei (1285-86 ca.) (SKIRA 2013,p.9).

 

Nel 1290 si sposa con Monna Cinta (o Ciuta) dalla quale avrà 8 figli.

Nello stesso anno, il 1290, Giotto esegue il Crocifisso di Santa Maria Novella a Firenze. Il Cristo è un uomo vero un defunto dal cui costato sgorga sangue rosso.

 

1296/97-1304 Prima del 1297 (1296?) lavora poi al cantiere  della Basilica di San Francesco ad Assisi (1228-1253) costituita da due chiese sovrapposte, quella Inferiore e la Superiore con le storie dell’Antico e Nuovo Testamento collegate dagli episodi della vita di San Francesco e San Bonaventura.

Nella Chiesa Inferiore, Cimabue dipinge nel Transetto destro una "Maestà con Angeli e San Francesco", mentre Giotto, sulla grande Volta a botte, affresca le "Storie dell'infanzia di Cristo" e la "Crocifissione con Santi francescani".

Nella Basilica Superiore, la decorazione della Navata è stata iniziata nel 1288 dal pittore romano Iacopo Torriti e dai suoi collaboratori che eseguono le prime due Campate, la Volta, la fascia superiore della terza Campata a destra.

Nella Chiesa Superiore, la presenza di Giotto viene riconosciuta nelle Storie di Isacco (1290). Il "Maestro delle Storie di Isacco", artista capace con la volumetria può essere un pittore di scuola romana o un allievo di Cimabue (Giotto molto giovane). 

 

Nella Navata della Basilica Superiore, secondo alcuni studiosi, Giotto è protagonista nell’esecuzione degli affreschi lungo le pareti, sotto le finestre: 28 affreschi rettangolari (cm 270x230) con scene della Vita di San Francesco nelle quali il Santo viene presentato come uomo fra la gente, negli spazi architettonici, nella natura.

L’attribuzione è dibattuta ("questione giottesca"): Vasari attribuisce l'esecuzione a Giotto (anche Riccobaldo ferrarese e Lorenzo Ghiberti indicano la mano di Giotto negli affreschi del ciclo francescano di Assisi), gli studiosi contemporanei propendono per l’attribuzione a Pietro Cavallini pittore di scuola romana che stranamente non compare nel cantiere di Assisi malgrado la presenza di suoi contemporanei. 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Giotto, La Cappella degli Scrovegni a Padova (1303-1306).

Post n°412 pubblicato il 30 Aprile 2019 da marialberta2004.1
 
Foto di marialberta2004.1

 Maria Alberta Faggioli Saletti 

Clicca sull'immagine: Padova Scrovegni, Giotto, Nozze di Cana.

Giotto. Biografia breve (1267ca. -1337) 

IIA Parte- La Bottega di Giotto per le imprese dei Francescani, di Papi e di Re  10  

 Ormai Giotto può accettare lavori in proprio: egli è in grado di riorganizzare i cantieri artistici, perché è ormai a capo di una Scuola e di una fiorente e articolata bottega, quindi può compiere imprese straordinarie, non solo per i Francescani, ma per Papi e Re, e nella stessa Firenze.

Le sue capacità imprenditoriali lo portano a diversificare attività e investimenti (noleggia telai a tessitori che non possono permettersi di comprare lo strumento di lavoro) e ad acquistare case e terreni.

 

Numerose sono le carte (le Fonti) riguardanti il Giotto privato degli anni attorno al 1300: atti di acquisto, vendita, affitto di terre, prestiti, piccole liti.

Un secondo soggiorno a Roma è presso Bonifacio VIII (papa  dal 1294 al 1303). L’unica presenza documentata di Giotto a Roma è presso Papa Bonifacio VIII.

 

Nel 1297, a Roma è impegnato nella loggia della Basilica di San Giovanni in Laterano all’epoca residenza papale.

Al primo piano si trovava l’aula conciliare con la loggia coperta dalla quale Papa Bonifacio VIII ha indetto il primo Giubileo nel 1300.

Per l’Altare Maggiore della Basilica di San Pietro esegue il Trittico Stefaneschi oggi nella Pinacoteca Vaticana.

 

La sua presenza a Firenze nel 1301 è documentata.

 

1303-1311 Giotto, è spesso a Rimini (Crocefisso, nel Tempio Malatestiano 1310 ca.) e a Padova. 

Il ciclo di affreschi giottesco eseguito a Padova, nel Palazzo della Ragione, è andato distrutto nell’incendio del 1420 e rifatto da pittori di minor talento (1425-1440).

Tra il 1303 e il 1305/6, a Padova affresca la Cappella di Enrico Scrovegni, e al Santo, nella Sala del Capitolo, svolge un ciclo di affreschi dei quali rimangono poche tracce.

 

Nel 1307 è sicura la presenza di Giotto nella decorazione della Basilica francescana di Assisi.

 

A Firenze si stabilisce nel 1311 e torna nel 1320.

Nella città egli  ha realizzato opere in gran parte perdute, smembrate, disperse.

Tra le opere di Giotto rimaste a Firenze:

Madonna in trono con il Bambino e Santi, in San Giorgio alla Costa (1290/95), oggi nel Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte a Firenze, 

il Crocifisso in Santa Maria Novella (1290/95) tempera e oro su tavola,

il Polittico della Badia Fiorentina (Chiesa a Firenze), "Madonna col Bambino e i Santi Nicola di Bari, Giovanni Evangelista, Pietro e Benedetto", 1300 ca. oggi alla Galleria degli Uffizi, a Firenze,

la Madonna in Maestà detta di Ognissanti, tempera e oro su tavola, 1310, oggi agli Uffizi (era collocata nella Chiesa di Ognissanti, a Firenze). La prospettiva del trono testimonia il nuovo rapporto con lo spazio ed esprime la modernità di Giotto.

Di Giotto, le decorazioni a secco, nella Chiesa di Santa Croce (Chiesa Francescana), delle Cappelle Peruzzi (Storie di San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista ca. 1318-22) e Bardi (Storie di San Francesco danneggiate, 1325 ca.). 

In Santa Croce, la Cappella Baroncelli ha gli affreschi di Taddeo Gaddi fedele collaboratore di Giotto (1328-1338) e il "Polittico della Vergine", tavola a tempera e oro di Giotto e Taddeo Gaddi, forse frutto di una loro collaborazione del 1328, all'avvio della decorazione della Cappella (Federico Zeri, Catalogo delle opere di Giotto).

 

Nel 1327 si iscrive all’arte dei Medici e Speziali.

 

Tra il 1328/29 e il 1333 Giotto si reca a Napoli ricoperto di onori dal re Roberto D’Angiò per eseguire opere che non sono rimaste. Da Napoli passa a Bologna dove esegue il Polittico oggi alla Pinacoteca Nazionale (Madonna con il Bambino  ca. 1330).

 

Nel 1334 diviene “magister et gubernator” dell’Opera di Santa Reparata cioè è architetto del Duomo e delle fortificazioni di Firenze dove realizza il primo piano del Campanile di Santa Maria del Fiore (la Cattedrale), detto appunto Campanile di Giotto. Dopo la morte di Giotto, l’opera è realizzata da Andrea da Pontedera e da Francesco Talenti che ne ha modificato la sommità.

 

Nel 1335-36 è a Milano alla corte di Azzo Visconti per eseguire affreschi interamente perduti.

 

Tornato a Firenze muore l’8 gennaio 1337 (a 70 anni). E’ sepolto in Santa Croce.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963