Creato da 53lucexte il 19/12/2004

LA LUCE DOPO IL BUIO

uscendo dal buio della mia anima ..scoprendo che tutti siamo Luce..dipingo frammenti di colori..fotografo istanti di vita..raccolgo pensieri..per spargere LUCE ..perle di saggezza raccolte nei miei girotondi per internet..per ARRICCHIRE D'AMORE il ns cammino verso la LUCE..e semplicemente parlarci con il cuore di AMICIZIA!

 

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Post N° 1416

Post n°1416 pubblicato il 27 Febbraio 2005 da 53lucexte

Uomini   

15 Uomini ..15 uomini

sulla bara del morto ….

 

Ah..

 

 

In una notte lugubre, una barca con dentro 15 pirati, solcava il mare, sballottata da gigantesche onde. Il vento spirava con forza, le nubi, viola – nere scaricavano tonnellate di acque con grossi chicchi di grandine. Tutte la natura era come impazzita. La scialuppa portava una bara, dentro si trovava un morto.

I pirati remavano silenziosi, non curanti della tempesta che veniva dal mare e contemporaneamente dal cielo. In quella bara c’era il loro amato capitano. Uomini che avevano causato distruzioni di massa, che avevano ucciso, saccheggiato, violentato, stuprato.. ora, per la prima volta erano sgomenti : chi li avrebbe comandati portandoli alla vittoria, chi si sarebbe occupati di loro. Nei loro cuori il buio più fitto. Probabilmente ciascuno di loro avrebbe preferito morire per annegamento quella stessa sera ed affondare assieme al loro capitano.

Ma avevano fatto un giuramento.

Il capitano, prima di esalare l’ultimo respiro, si era fatto giurare dal suo equipaggio che il suo corpo non sarebbe stato cibo per gli squali, ma sarebbe stato sepolto in un’isoletta, vicino all’antica palma, che viveva accanto ad un antico rudere. Il rudere erano i resti di un antico monastero dei padri benedettini, che erano sbarcati a seguito dell’ultima ondata delle orde dei conquistatores spagnoli.

Sull’albeggiare, la scialuppa approda sulla spiaggietta dell’isola, il mare imperversa sempre più : pareva reclamasse il corpo del capitano, come se gli appartenesse.

I pirati presero la bara e sotto la grandine, la pioggia, fulmini e sferzati da un vento di maestrale, si incamminano in direzione della chiesa diroccata. Non cantavano, erano silenziosi, sapevano di avere già venduto la loro anima al diavolo, sapevano che dopo la morte nulla li avrebbe potuto salvare. Solo una persona si era presa cura di loro, ed ora si trovava dentro una cassa da morte. Camminarono, senza darsi sosta, dovevano adempiere al loro giuramento.

Arrivarono ai piedi del grande albero.

Accesero un grande fuoco. Mirko uscì dalla bisaccia una bottiglia di rhum : erano tutti zuppi di acqua ed i loro corpi trasudavano sporcizia e fetore, da molto tempo si erano scordati le regole del vivere civile. Erano come tante bestie, unite soltanto dalla stessa sete di sangue, denaro, violenze, donne.

Un lugubre silenzio li attanagliava, mentre la natura si contorceva dal dolore per la forza della grandine, dei fulmini, dei venti furiosi che sradicavano gli alberi e le piante piantati nella sua terra.

Stanchi ed avviliti, si addormentarono : l’indomani mattina avrebbero mantenuto la loro promessa.

Quella notte tutti loro sognarono :

“ Si erano svegliati in un altro luogo, il sole lieto del mattino illuminava un distesa di fiori di campo, sembrava un mare con onde di svariati colori che andavano dal rosso al verde..dal giallo all’arancione ..dal viola al salmone. Tutt’attorno un boschetto di salici piangenti delimitavano un dolce stagnetto di acqua purissima con anatre e cigni.

In alto stormi di strani uccelli esotici con code variopinte volavano nel cielo. Tutto irradiava pace, bellezza, serenità.

E loro ? Loro che ci facevano in quel paradiso ? Loro erano destinati raminghi ed all’inferno. Perché quindi si trovavano lì. Perché ?

Dopo poco una giovane donna, vestita di un velo trasparente che lasciava intravedere dei seni  piccoli, un visino ovale, piccola di statura, comparve loro. Era bellissima, era sorridente.

“ Venite” disse .. “vi stanno aspettando”.

I pirati : ”chi?”.

Ma ella tacque e comincia a camminare sul sentiero che si inerpicava su un dolce pendio in salita.

Mentre camminavano, vedevano, fiori di ogni tipo e forma, alberi, strani animali che pascolavano, uccelli che non avevano mai visto.

Erano emozionati, lieti, dove li stavano conducendo ?

Ad un tratto si trovarono davanti ad un grande portone, di legno antico, sormontato da un grande arco di pietra bianca. Il portone era guarnito da borchie di ferro e chiodi ribattuti. Capirono che da quel portone era impossibile passare, tranne se fosse stato loro aperto.

La donna, nel frattempo, era scomparsa.

Ed ora ? si chiesero perplessi.

Preceduto da un cigolio il portone si aprì. Ad accoglierli una figura al loro amica, il loro capitano.

“ Capitano, lei qua, cosa ci fa?” … “ Questo è il paradiso, noi non siamo degni, troppo sangue e violenze macchiano il nostro cuore. Siamo destinati per un altro luogo, ben triste e laido rispetto a questo”.

Il capitano :” obbedite, venite con me”.

Dopo poco entrarono, attraversando un chiosco, in un cortile e da esso in una grande stanza tutta bianca. Il tetto non era di mattoni, ma di vetri trasparenti che facevano passare i raggi del sole. Guardarono in alto. Videro che in quel cielo assieme al sole erano tre diverse lune : una rossa, una gialla, una blu. Al centro della stanza non c’era nulla. Un pavimento di onice ed antichi marmi finemente cesellati.

Tutti si inginocchiarono : rispetto, pudore, commozione, compunzione, silenzio.

Sotto la navata al nord, un trono di legno di faggio, ed una donna che suonava la cetra con dei bambini che giocavano attorno a lei, null’altra. I muri erano spogli, non un quadro non un arazzo era appeso.

In quel silenzio una voce profonda disse :

” Con il capitano abbiamo fatto un patto : se lui avesse risparmiato e portati a salvezza i bambini che vivevano nell’eremo di quella isola, io avrei salvato il suo equipaggio. Lui è stato di parola, i bimbi furono salvati e trasportati al sicuro. Ora anch’io adempirò il mio di giuramento. Andate sulla terra, cambiate vita, riscattatevi ed io vi perdonerò!” .. “adesso andate”.

I pirati stupefatti e gioiosi, fecero il cammino a ritroso, tornarono alla nave che era ancorata nella baietta dell’isola e fecero ritorno a casa. Ognuno portava negli occhi e nel cuore un grande tesoro.

Gli era stata concesso un altro tempo, gli era stata concessa un’altra possibilità, altre non ne avrebbero più avute.

L’avrebbero utilizzata al massimo, ne valeva la pena :

 

 il loro vero ed unico bene … l’immortalità.

 

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