Creato da 53lucexte il 19/12/2004

LA LUCE DOPO IL BUIO

uscendo dal buio della mia anima ..scoprendo che tutti siamo Luce..dipingo frammenti di colori..fotografo istanti di vita..raccolgo pensieri..per spargere LUCE ..perle di saggezza raccolte nei miei girotondi per internet..per ARRICCHIRE D'AMORE il ns cammino verso la LUCE..e semplicemente parlarci con il cuore di AMICIZIA!

 

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Post N° 447

Post n°447 pubblicato il 10 Gennaio 2005 da 53lucexte

)* Inoltra: UN DIO, ma tante religioni e tante guerre . Ma è proprio così? 



Gli eventi di questi giorni più che mai inducono TUTTA la collettività
umana a chiedersi cosa stia accadendo
. Ognuno avrà la sua risposta: volere
divino, volere umano, volere della natura che si ribella, karma collettivo o
personale o delle nazioni, spiegazioni scientifiche razionali ed altre
apparentemente irrazionali, e via via fino alle profezie.
Al di là di tante risposte, delle quali magari OGNUNA contiene una parte di
verità, mi sono domandata se, ALMENO TRA DI NOI, si potrebbe con buona
volontà partire da una basa COMUNE per cercare di individuare una parte del
compito che penso singolarmente abbiamo, sia come componenti della società
politica,culturale e sociale, sia come componenti di una comunità virtuale,
sia come componenti- per qualcuno, di UN CORPO unico sia materiale che
spirituale.
Insomma, rispettando ogni punto di vista ed ogni idea, ricordando che ognuno
penso abbia un suo proprio pecorso, benchè Inscindibile da quello degli
altri  (specie per chi crede che si sia UN CORPO UNICO, cioè UNO) mi
piacerebbe sapere se almeno siamo d'accordo con quanto espresso per esempio
dal seguente articolo, o quale accordo si potrebbe trovare.
A che fine?.. vi chiederete? Non lo so...forse per fare il punto della
situazione, forse per sentirmi più unita anche a voi tutti, forse perchè
semplicemente sto obbedendo a questo impulso di scrivere, e di scrivere  a
persone che, facendo parte di gruppi denominati "Angeli"  o "Spiritualità"
o "Medianità" o "Ponte..."  o "Bosco Incantato"....ecc...(sono le com che
frequento virtualmente, oltre alle persone reali della mia vita) penso
possano farsi le stesse domande e cercare risposte adatte, PER ORA, per
questo momento della propria vita.

Scusate quindi se posto un articolo altrui, ma meglio di me sintetetizza
alcuni accenni che ritengo essenziali.  Non ditemi quindi  di scrivere con
la MIA testa perchè è chiaro che in linea di massima concordo con quanto
posto.

Buona lettura a voi, anche se penso che molti già sapranno le cose di cui si
parla.

Con amicizia
Mirella




Se Dio è uno, perché tante religioni?
Da Focus – scoprire e capire il mondo N° 123 gennaio 2003   www.focus.it
Pag 1/4
Nel nome di uno stesso Dio ebrei cristiani e musulmani pregano amano,
guardano al futuro, ma può accadere che si facciano anche la guerra. Negli
ultimi tempi si tende a rimarcare differenze piuttosto che somiglianze:
molti utilizzano luoghi comuni, scambiando tradizioni locali per vera
religione, senza risparmiarci qualche “leggenda metropolitana”.

• A lezione di religione
Quasi mai però si fa riferimento alle dottrine originali di queste religioni
che rivelano quanti siano i punti in comune fra le tre grandi fedi
monoteiste, che tutte insieme rappresentano il credo di più della metà degli
abitanti della Terra. E fanno capire che sono così sostanziali da rendere
assurda e in-coerente qualsiasi pretesa di diffidare degli appartenenti ad
altre religioni o, peggio ancora, nel vedere in loro “infedeli” o nemici da
combattere.

• Il grande patriarca
La figura biblica che unisce più di tutte è quella di Abramo, il padre
spirituale, e forse anche reale, di ebrei, cristiani e musulmani. Abramo fu
il grande pensatore che scopri l’evidenza diretta di un Dio unico. Fu il
fondatore del monoteismo. Dal suo seme, il testo biblico racconta, nacquero
Ismaele, dal quale sono discesi gli arabi o israeliti, e Isacco, da cui
vennero gli ebrei e i cristiani. “Nella Bibbia si sancisce la fratellanza
fra ebrei. cristiani e musulmani” spiega Jean Louis Ska, teologo del
Pontificio istituto biblico.
Le parentele bibliche sono, in effetti, strette: la moglie di Abramo. Sara,
non può avere figli e allora prega una schiava, Agar, di concepire un
bambino con Abramo al posto suo. Una sorta di ricorso alla pratica moderna
dell'utero in affitto, perfettamente accettabile a quell’epoca. Nasce
Ismaele e poi, per intervento divino, già molto avanti nell'età, Sara riesce
a partorire lei stessa un figlio, Isacco, “Incomprensioni fra Sara e Agar,
costringeranno Abramo a mandare via di casa, a malincuore, la schiava con
Ismaele. Andranno nel deserto, dove però verranno sempre aiutati da un
angelo mandato da Dio” sottolinea Ska.

• Ismaele e Isacco
E qui si scopre un secondo punto importante: nella Bibbia l'angelo rassicura
Agar dicendo che anche Ismaele fonderà un grande popolo di Dio. “E vero”
conferma Elia Ricetti, rabbino capo di Venezia “si tratta di due patti.
Distinti, ma di due patti”. Quindi la Bibbia afferma che Dio fece un patto
con Abramo e la sua discendenza attraverso Isacco (gli ebrei e, in seguito,
i cristiani), ma che fece qualcosa di simile anche con Ismaele (i musulmani)

La Bibbia ovviamente è prodiga di particolari sul primo dei due patti, dato
che racconta le vicende degli ebrei. Ma a margine della cronaca ebraica, ci
sono altri dati a favore della sussistenza dell'altro patto e di un rispetto
reciproco. “Isacco nella vita adulta va a fare visita al fratello Ismaele. E
poi Ismaele partecipa anche ai funerali di Sara e dello stesso Abramo.
Quando Ismaele muore, vengono profuse nella Bibbia le stesse parole che si
usano nei confronti dei giusti” spiega il rabbino.
L'importanza del patriarca è riconosciuta anche dal Corano, dove si racconta
il sacrificio compiuto da Abramo (senza specificare però il nome del figlio
che il padre, messo alla prova da Dio. stava per immolare).
• Abramo e la Mecca
La festa più importante dell’Islam, la ‘id aI-adha, ricorda proprio il
sacrificio di Abramo, simbolo della sottomissione a Dio, ma anche della
misericordia divina. Abramo e Ismaele, secondo il Corano, avrebbero insieme
fondato la Kaaba della Mecca (la struttura che conserva la Pietra Nera), a
confermare lo strettissimo grado di parentela fra ebrei (da cui si
distaccarono i cristiani) e musulmani. “Che si riflette anche dal punto di
vista culturale” spiega Ska. «Abramo, che a 75 anni, su chiamata del Signore
lascia la casa del padre (un venditore di idoli) per fondare il popolo di
Dio, è l'uomo che rompe i ponti con il passato, è il superamento del mito di
Ulisse e del concetto greco dell'eterno ritorno. Con Dio non si torna
indietro, si bruciano le navi e si va avanti, verso il cambiamento. Con
Abramo la religione diventa storia. Infatti se prima la religione era legata
a una dimensione mitica della creazione, in un tempo indefinito, al di fuori
di una dimensione storica, nella Bibbia Dio si muove nella storia e, anzi,
ne determina con gli uomini gli avvenimenti. Da modo per affrontare eventi
particolari. come il cambiamento delle stagioni, le carestie o la morte, la
religione diventa con Abramo pratica quotidiana. portatrice di etica e di
valori che tutti devono rispettare nella società.
Il fatto di dettare uno stile di vita e di proiettarsi nella costruzione
della storia umana, oltre al gusto per la scienza, accomuna le tre grandi
religioni.
• Jesus Christ superstar
Un altro dato stranamente poco noto in Occidente è la popolarità di Gesù nel
mondo musulmano.
“Per i musulmani” chiarisce l'imam Yahya Sergio Yahe Pallavicini, direttore
della Comunità religiosa islamica italiana “Gesù è un profeta molto
particolare, perché ha portato (di persona) la parola di Dio a un livello
analogo al Corano. Molti sapienti musulmani fanno un parallelo fra l
eucarestia dei cristiani e la recitazione dei versi del Corano. Nell'Islam
si ritiene che Gesù sia il maestro del soffio divino della vita. Inoltre, il
Corano riconosce grande importanza a Maria di cui si sottolinea lo stato di
verginità”.
E’ il ruolo di Gesù (lbn Mariam, cioè figlio di Maria), nato si a Betlemme,
ma sotto una palma, e che per il Corano non è mai morto in quanto Dio lo
avrebbe elevato in cielo da vivo, è fondamentale per i musulmani. Anche loro
credono nel giorno del giudizio, ma non pensano che a giudicarli verrà il
loro amato profeta Muhammad (Maometto). Chi allora? A tornare sulla Terra
sarà proprio il padre della religione cristiana: “Il compito, è scritto nel
Corano, sarà di Gesù” spiega Pallavicini, che non vede in ciò alcuna
contraddizione. “L'Islam riconosce i profeti biblici della tradizione
ebraica, la figura di Gesù e molti santi cristiani. Siamo tutti discendenti
di Abramo, ma ancor prima di Sem (altra figura biblica), dal quale vengono i
popoli semitici”. Una discendenza confermata anche dalla scienza: la moderna
genetica ha dimostrato che ebrei e palestinesi sono geneticamente uguali,
hanno gli stessi antenati.

• Rivolte a tutti
La dimensione etica delle tre grandi religioni non deriva solo da un
concetto di parentela. più importante ancora è il loro carattere universale,
cioè aperto a tutti.
San Paolo, il grande promotore della religione cristiana e colui che prese
le distanze dal mondo ebraico. nella sua Lettera ai Romani e in altri
documenti fa riferimento ad Abramo con un numero di citazioni inferiori solo
a quelle dedicate a Gesù. E sottolinea che Abramo scoprì Dio ben prima del
patto della circoncisione (praticata poi anche dai musulmani) e che pertanto
non è necessario circoncidersi e far parte della stirpe ebraica per seguire
il Signore. “Ma va ricordato che la vocazione universalistica c'è sempre
stata fra gli ebrei” spiega il rabbino di Venezia. Universalistica è anche
la religione musulmana (“Che non fa alcuna discriminazione di razza o di
censo” ribadisce Pallavicini).

• Umili, schiavi, oppressi
Le tre grandi religioni non sono nate "aristocratiche" e hanno la
caratteristica di rivolgersi a tutti con una certa attenzione ai problemi
sociali. Quella ebraica è stata la religione di un popolo di schiavi, quella
cristiana inizia come speranza per gli oppressi, quella musulmana ha pure
fondato il suo successo fra gli umili.
“Non è un caso che uno dei cinque pilastri dell'islam sia la decima, l
elemosina del 10 per cento del proprio guadagno per i bisognosi” spiega
Pallavicini. In pratica è l'altra faccia della carità cristiana o della
solidarietà ebraica. “Le tre religioni hanno in comune la ricerca del bene,
la pratica quotidiana della preghiera e un forte interesse per la
collettività”.
E aggiunge Richetti: “Io trovo che in comune abbiamo il senso di giustizia,
il rispetto per i bisogni del prossimo, della vita, l'idea che tutti sono
figli di Dio, la sacralità della famiglia, ancora punto di appoggio
fondamentale per gli esseri umani”. Ce n'è insomma a sufficienza per pensare
che le tre religioni, invece che per cementare l’odio reciproco, possano
servire per combatterlo.
La religione non è mai la causa diretta dei massacri, ma un pretesto per
farli.

“Non conosco un solo caso di vera guerra di religione. La storia dimostra
che la religione non è mai in primo piano fra le cause di una guerra”. A
fare questa affermazione netta è Franco Cardini. ordinario di storia
medioevale all’Università di Firenze, studioso abituato a districarsi fra i
nomi e le date che scandiscono anche episodi poco edificanti, come assassini
massacri e saccheggi, riconducibili a principi cristiani ed emiri musulmani
“A seconda delle epoche, la guerra può avvalersi di contenuti più o meno
sacri, che appaiono però secondari rispetto a obiettivi sociali e politici”
spiega Cardini. “Questa è una verità che gli esperti conoscono, ma difficile
da divulgare perché poi si tende a semplificare, finendo così per ribadire
un concetto sbagliato”.
Questo non significa però che la religione non sia una componente importante
nelle guerre: “Dato che morire per prosaici motivi economici di conquista
non è edificante, si offrono agli individui che devono combattere motivi
alti: la religione ovviamente ne contiene parecchi”. Il problema, semmai è
che questo è avvenuto spesso con il consenso dei rappresentanti ufficiali
delle diverse religioni.. Ci sono poi, secondo Cardini, guerre definite come
laiche che arrivano ad avere forti connotati religiosi, come la guerra
civile spagnola. E guerre cosiddette religiose con contenuti "laici": per
esempio, il saccheggio dei lanzichenecchi di Roma nel 1507 o la battaglia di
Lepanto, in realtà una lotta per il possesso di Cipro. “Che le tre religioni
di Abramo possano ammettere la guerra santa è proprio da escludere” afferma
Cardini. “Il tentativo di spacciare una guerra come religiosamente pura è
solo un alibi. Lo stesso Sant'Agostino non parlava di guerra giusta. Voleva
solo affermare il principio legale della guerra, dove la responsabilità non
riguarda più il singolo cristiano, ma i governi. Per non parlare del
Jihad. che ha soprattutto a che fare con la lotta interiore, ma che continua
a essere tradotta come guerra agli infedeli”.

• L'Europa copiò l'Islam
Nelle guerre, la religione avrebbe insomma il ruolo di "marcatore culturale"
così come l'amore per la patria, l'attaccamento alla tribù o a una fazione
politica, componenti per cementare l'azione del gruppo combattente. Ma come
la mettiamo con le crociate? Per Cardini neanche le crociate erano pure
guerre di religione. Venivano infatti definiti pellegrinaggi armati, l
obiettivo era liberare Gerusalemme e non convertire i musulmani. Dello
stesso parere è Ahmad 'Abd al Walivv Vincenzo, storico della Università
Federico Il di Napoli. “Le crociate sono state un modo di aprirsi la strada
a oriente in un periodo in cui l'Europa era isolata e depressa
economicamente. Nel bene e nel male hanno messo in contatto due mondi,
nemmeno troppo diversi, che finirono per migliorarsi reciprocamente” dice
Vincenzo. “Basta ricordare lo sviluppo della medicina e della matematica, e
che le università in Occidente prima delle crociate non esistevano: nacquero
sul modello delle scuole musulmane”, Autore di “Islam, l'altra civiltà”,
Vincenzo nega il concetto stesso di guerre di religione. Partendo da una
considerazione: “Non ci sono mai state aree omogenee di culto”, cioè
definite in modo rigido entro confini geografici. La situazione era molto
più articolata. Pensiamo al pluralismo religioso nell'impero romano, o a
Baghdad, sede del califfato prima del 1256: oltre ai musulmani, vi era il
30% di ebrei, zoroastriani e cristiani con proprie amministrazioni religiose
Un modello ripreso poi a Istanbul”. Lo stesso impero ottomano si fondava
sul pluralismo religioso, per cui dai Balcani fino all'Ungheria esisteva una
prevalenza cristiana.

A Cordova durante l'occupazione araba, la biblioteca conteneva 4 milioni di
volumi e venne conservata la cultura greca: gli scambi fra ebrei, cristiani
e musulmani erano incentivati, così come in Sicilia con l'imperatore
cristiano Federico Il. “I mondi religiosi omogenei e contrapposti sono solo
un’interpretazione dei nostri tempi” afferma Vincenzo. “Una religione si può
difendere, ma non imporre con la forza”.
Le analisi per il passato sono ancora valide per le guerre di oggi? Il libro
inchiesta “Il Dio della guerra” (A. Guerini) conferma la tesi della
religione come alibi.
Gli autori, Emanuele Giordana e Paolo Affatato, hanno pesato il fattore
religioso in Cecenia, Indonesia, nei Balcani e in altre zone di conflitti
etnico-religiosi.
• Bosniaci? No, musulmani
E anche il ruolo giocato dai luoghi comuni. “Per esempio, la definizione
dell'esercito bosniaco come "musulmano" nasce dalle corrispondenze delle
agenzie e dei quotidiani occidentali. L'esercito all'inizio era nazionale e
pluralista: un inviato del quotidiano francese “Le Monde” ci ha detto che
nei suoi articoli scriveva "esercito bosniaco", ma in redazione a Parigi
cambiavano in “esercito musulmano", dato che vedere una guerra con la lente
della religione era un modo per semplificare. Alcuni luoghi comuni,
continuamente ripetuti dagli organi d'informazione, hanno certamente
contribuito ad amplificare gli aspetti religiosi del conflitto”. Che restano
però secondari nelle recenti guerre balcaniche, “In realtà” ritengono gli
autori “lobby nazionaliste hanno strumentalizzato le diverse identità
religiose”.
• Armi e interessi
Pure in Cecenia. è la guerra a usare la religione e non viceversa: i
fondamentalisti islamici sono emersi di recente, in concomitanza con le
aspirazioni di potere di alcuni capi locali. Ma il loro generale, Khattab,
ha raccolto molti consensi sulle macerie della politica repressiva di Eltsin
in Cecenia fino al 1996. “La leadership locale pensava di controllare i
fondamentalisti, così come lo credeva l'esercito russo, che li
strumentalizzava per legittimare le sue violazioni dei diritti umani sulla
popolazione”.
 


 
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