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Prodi prende lezione di cinese

Post n°105 pubblicato il 14 Settembre 2006 da gladiatore1973
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Il presidente del Consiglio Romano Prodi è giunto in Cina con tutta la sua marmaglia: rappresentanti della Confindustria sinistroide, Associazione Bancaria Italiana, rappresentanti dell'Istituto del Commercio Estero, e tanti altri delegati delle Rgioni Rosse italiane. Ancora tuttora la perdita di quote di mercato di parecchie industrie del MADE in ITALY nel mondo è stato dovuto quasi essenzialmente alla sleale concorrenza della Cina. Un paese che da sempre ha imposto la propria cultura e la propria economia sulle idee comuniste di Mao Tse Tung, il folle che oggi ha fatto del paese asiatico una specie di lager dove tutti lavorano almeno 14-15 ore al giorno senza fiatare e che prendono una paga che un italiano prenderebbe in un'ora di lavoro. Il modello comunista poggia proprio su questi ideali, se proprio vogliamo chiamarli tali. E questo modello ha permesso alle industrie cinesi di poter esportare i loro prodotti, naturlmente la identica copia di quelli italiani, vendendoli a prezzi irrisori rispetto ai prodotti italiani. La crisi economica delle aziende italiane ha poi spinto l'Unione Europea a fissare dei dazi doganali sui prodotti cinesi per frenare questa sorta di DUMPING Cinese. Quindi nella mente di un italiano la Cina non dovrebbe essere vista come una opportunità, ma come un nemico, o per lo meno un concorrente sleale e contraffatto.

Ma non è di questa idea il Professore Prodi che invece dice "Ora in Italia si preoccupano giustamente della riduzione della quota italiana del commercio mondiale, per altro comune anche agli altri principali esportatori occidentali, ma resto convinto che essa non dipenda dalla straordinaria crescita cinese di questi anni". E' certo poi ci spiegherà a cosa è dovuto, magari ce lo dirà in un'aula Magna in mondovisione. E continuando dice "Una impostazione del genere starebbe a significare che il successo cinese determini un simmetrico insuccesso italiano. Sono convinto invece del contrario. Il pessimismo, alimentato da timori legati alla delocalizzazione, alla forza dei numeri della Cina, ha finito per porre in ombra le straordinarie possibilità che la Cina offre alle nostre imprese e al nostro sistema complesso economico. Occorre rovesciare un paradigma negativo e lavorare per una dinamica virtuosa. Occorre cioè che entrambe le parti ne traggano beneficio". Certo ma devi spiegarci che beneficio ci possa dare la Cina, ci copiano i nostri prodotti, lavorano come schiavi e senza "condizioni di lavoro ottimali", caro Prodi spiegaci cosa ci dovrebbe trasmettere questo Paese che sembra l'Egitto dei Faraoni quando dovevano costruire le Piramidi. Poi finalmente esce allo scoperto il nostro Presidente Comunista e dice "Le imprese italiane e quelle cinesi, insieme, possono crescere e svilupparsi nelle aree interne della Cina bisogna cogliere le opportunità che ci pongono anche in altri dinamici mercati asiatici e internazionali. Sono convinto allo stesso tempo che lo stesso principio valga anche per le opportunità che il mercato italiano offre per quelle imprese cinesi che non soltanto intendano vendere, ma anche investire in Italia, tenendo conto dei grandissimi vantaggi geo-strategici che il nostro paese, porta d' ingresso nel mediterraneo e nell' Europa, può offrire anche alle imprese civili".

Insomma per farla breve lui, il Professore, vuole che le imprese italiane di trasferiscano tutte in Cina, e quindi dare vita ad una specie di Delocalizzazione produttiva, ed invita la Cina ad investire (o colonizzare?) in Italia. Secondo Prodi l'Italia deve farsi praticamente colonizzare economicamente parlando, da una massa di comunisti alti a malapena un metro e mezzo che fino ad ora lavoravano nelle risaie a cogliere il riso e nientaltro!

 
 
 
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