Creato da gladiatore1973 il 27/03/2006

AVE CAESAR MORITURI

Ciò che facciamo in vita, riecheggia nell'eternità!

 

 

LA CRISI NON E' FINITA, MA LE BANCHE SONO MALEDETTAMENTE SALVE

Post n°301 pubblicato il 15 Marzo 2012 da gladiatore1973

Tira un’aria di scampato pericolo, finita la psicosi da spread, sul palcoscenico della politica sono tornati i saltimbanchi. Si sono dimenticati che l’economia non è la finanza, è come se avessero rimosso che esiste una cosa che si chiama prodotto interno lordo, che le fabbriche fanno cose (e poi dovrebbero venderle), che la crescita non s’inventa a tavolino e il lavoro si crea solo se si fa impresa. La vulgata dei mercati è che la nottata è passata. Niente di più falso. Osservate la Grecia, dieci milioni di abitanti e sapete quanti lavorano? Meno di quattro milioni. Non occorre essere dei tecnici per comprendere che Atene in queste condizioni è un problema: uscito dalla porta con uno swap, rientrerà dalla finestra con una rivolta e speriamo senza una rivoltella che si propagherà nel resto d’Europa.

Se Atene piange Lisbona non ride e Madrid fa i conti con la generazione «nimileuristas», quelli che guadagnano meno di mille euro, centinaia di migliaia di giovani senza futuro. E l’Italia? Il ministro Elsa Fornero si lascia sfuggire una parola forte, «paccata». Sindacalisti e codazzo politico strillano, tutti improvvisamente sono dei lord. Ci sarebbe da ridere e invece riformare il mercato del lavoro è una tragedia. Siamo in piena spremuta fiscale, toccheremo livelli record mai visti di tassazione, la luna di miele del governo con il Paese finirà non appena agli italiani arriverà il conto dell’Imu, e la crisi finanziaria europea è stata soltanto rinviata da un saggio provvedimento del presidente della Bce Mario Draghi, ma tornerà perché il sistema sta alimentando se stesso e non l’economia reale. La banca deve fare la banca. Nei mercati circolano trilioni di spazzatura: se i manager delle banche italiane facessero emergere quelli che tecnicamente vengono chiamati «non performing loans» non ci sarebbe istituto di credito del Paese che non porterebbe i libri in tribunale. I privati fanno quello che fa il pubblico: come mai lo Stato non fa emergere nel conteggio del debito pubblico la paccata di miliardi (copyright Elsa Fornero) che deve alle imprese? Così fan tutti dunque. E ascoltare le lodi della Merkel a Monti, con tutto il rispetto, non ci rassicura neanche un po’: è la politica di Berlino ad avere condotto l’Europa su questa cattiva strada.

 
 
 

OHH NOOOOOO la LAZIE ha PERSO . . .

Post n°300 pubblicato il 03 Maggio 2011 da gladiatore1973
 
Foto di gladiatore1973

"Non sono nè deluso nè arrabbiato. Quello che stiamo vedendo è scontato perchè qualche tempo fa io dissi che era stata messa in piedi una task force e che questa task force sicuramente non era un'idea di Lotito, ma un'azione messa in piedi da una serie di istituzioni volte a far sì che le cose avvengano come devono avvenire". Il presidente della Lazio Claudio Lotito, su Sky Sport, torna a puntare il dito su alcune decisioni arbitrali che hanno certamente influito sull'andazzo e sul risultato del match tra Lazio e Juventus.

"Ricordo un fatto molto semplice: al tempo di Tangentopoli, qualcuno diceva 'sento un tintinnio di manette'; qui non si tratta più di verificare se ci sono errori, non errori, eccetera. Qui si tratta di capire come avvengono certi fatti e se questi fatti sono determinanti ai fini del cambiamento delle situazioni. Se sono fatti non sporadici e non determinanti, per carità. Ma se sono fatti che poi costituiscono un cambiamento radicale di quelle che possono essere le prospettive, è chiaro che questo determina una situazione completamente diversa" afferma Lotito. "Basta fare delle valutazioni, basta vedere quello che sta succedendo, basta vedere alcune partite e si possono fare delle considerazioni, che non sono considerazioni di opinioni, ma di riscontri. Mi riferisco a situazioni che hanno determinato un cambiamento sostanziale di quello che poteva essere, diciamo così, l'avvenimento. Una valutazione deve essere fatta all'interno di un sistema, questa valutazione deve essere fatta non solo su un episodio, ma deve essere fatto un excursus su tutto il campionato. Sulla base di questo, qualcuno farà le dovute deduzioni e adotterà quello che riterrà giusto adottare se ci sono situazioni patologiche. Fortunatamente credo molto nella giustizia e sono convinto che questo debba accadere fuori da sistema" conclude il presidente della Lazio. E già ma io mi ricordo un certo “pronto pronto ciao Andrea so Claudio . . . Senti vedi che la lazie se deve salvà . . . domenica venite a Roma . ..  che famo pareggiamo???”. Altro che taske force ci volevano le manette caro Claudio . . . Che dire dopo che si sono venduti la partita contro l'INTER nell'annata scorsa adesso fanno anche le VITTIME, cose da MATTI!

 
 
 

ROBERTO LASSINI DICE LA VERITA'

Post n°299 pubblicato il 24 Aprile 2011 da gladiatore1973
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Non capisco di che cosa si stia parlando. Roberto Lassini si è presa la libertà di far attaccare dei manifesti che dicevano grosso modo: Via le Brigate Rosse dalla  procura di Milano. Subito si è alzato un polverone, mentre niente si è fatto a carico di chi invece teorizzava e insiste a teorizzare la necessità di un golpe di Stato per mandare a casa una maggioranza ed un governo regolarmente eletti dal popolo. Non vi è dubbio che il caso Asor Rosa, ivi compresi i suoi sostenitori, è assai più grave di quello di Lassini, e non meraviglia che Napolitano se ne resti in silenzio senza stigmatizzarlo e condannarlo. Napolitano si sta rilevando sempre di più uomo di parte, e prima o poi qualcuno, il Pdl stesso, dovrà mettere al primo punto della sua azione politica il comportamento di questo personaggio che sta dilatando enormemente i suoi poteri circoscritti da norme precise della Costituzione. Napolitano e Fini in questo si somigliano. Ma è tipico di un Paese, l’ITALIA, che si crea una facciata, si parla di rispettare le istituzioni, perché devono restare intoccabili, mentre il popolo può essere ammutolito quando comincia ad alzare il gomito, quando comincia a ROMPERSI i COGLIONI. L’ipocrisia abita in ITALIA. Rispettare le ISTITUZIONI! Ma le istituzioni se sono abitate da delinquenti COMUNISTI BRIGATISTI, vanno DIFESE? E’ come tornare indietro di 250 anni fa, nell’antica Francia di LUIGI XVI. Anche allora, in quel periodo storico il popolo commise il reato di decapitare il RE di FRANCIA? Ma non scherziamo! La LEGGE è uguale per tutti oppure i Magistrati sono esenti dalla GIUSTIZIA del POPOLO?

Lassini ha chiesto scusa, ha perfino dichiarato di volersi depennare dalla lista elettorale, ma ciò si è rivelato impossibile. Così Lassini sarà sottoposto al giudizio degli elettori.
E dunque? E dunque ciò significa che qualsiasi altro giudizio sul suo operato deve ormai interrompersi, giacché in scena sta per entrare il popolo sovrano costituito dal corpo elettorale. Nessuno potrà più sindacare la sua scelta. Nessuno, né Napolitano, né Berlusconi, né la Moratti, né Bersani, Di Pietro, Fini, Casini e quanti altri mai. Se lo facessero delegittimerebbero niente poco di meno che la sovranità del popolo, ciò che nessuno può permettersi di fare. Significherebbe fare proprie le tesi golpiste di Asor Rosa.
Se, pertanto, il popolo deciderà di eleggere Lassini, egli avrà tutto il diritto di diventare consigliere comunale e di esercitare il suo mandato con piena legittimità.

Su quello che si legge sui giornali, ossia dell’intenzione di certi gruppi di disertare le riunione del nuovo consiglio che sarà eletto fino a che Lassini non abbonderà l’incarico, va subito detto senza mezzi termini che se essi attuassero questo loro dissennato proposito sarebbero né più né meno che degli eversori. Continuo a leggere che in Siria i rivoltosi sono ripetutamente soppressi in un bagno di sangue. Non seguo gli avvenimenti, ma immagino che da quando sono cominciate le rivolte le vittime debbano essere salite ad un numero preoccupante. Però laggiù nessuno interviene. Ecco perché la guerra di Libia è una guerra sporca e tale la definii sin dal principio. Perché essa possa ricevere un po’ di credibilità, sarebbe necessario che gli Usa e la Nato intervenissero anche in Siria, come in altri paesi del medioriente dove le guerre civili stanno seminando morti e rovine.

 
 
 

NICHI VENDOLA, l'incantatore dei serpenti di Sinistra

Post n°298 pubblicato il 31 Marzo 2011 da gladiatore1973
 
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L'Acquedotto pugliese, il più grande d'Europa, cambia faccia. Da Spa torna un ente pubblico. Un ente regionale. È stato approvato il disegno di legge che prevede l'istituzione dell'Ente idrico pugliese ed è all'esame delle commissioni della regione Puglia in sede referente, per poi andare al voto del consiglio regionale. È una decisione politica. Visto che la Spa Acquedotto pugliese oggi funziona (almeno, funziona certamente meglio del poltronificio che era appena qualche anno fa), allora il presidente della Puglia, Nichi Vendola, vuole poter sfoggiare all'occhiello della sua casacca politica un ente pubblico, un ente regionale, che sia gestito come una società privata. Chissà forse per continuare ad attingere da quel serbatoio di voti una sorta di “Cassa di Risparmio” per le sue Elezioni Politiche. Una sorta di Legge ad-personam!!! Alla faccia di Silvio Berlusconi che ahimé passa per nominata ed invece a Sinistra sono peggio di Lui!
La gestione dell'Acquedotto pugliese resta in mano a Ivo Monteforte, ingegnere, amministratore unico, il dirigente genovese chiamato nel 2007 da Vendola per dare efficienza all'organismo, e al direttore generale Massimiliano Bianco, economista da battaglia e da City di Londra. «Per noi, le regole cambiano poco. Cambia solamente la forma, l'etichetta, ma gli obiettivi di efficienza sono confermati», sorride Monteforte.


Un secolo fa, tra il 1906 e il 1915, l'Acquedotto pugliese realizzò un'opera che ricorda l'antica Roma: portò in Puglia – regione senza fiumi che fino ad allora aveva usato solamente le cisterne – l'acqua della Campania costruendo un canale che scavalca le valli e buca le montagne. È il "canale principale", che oggi è solamente uno degli elementi di una rete di 21mila chilometri di acqua potabile, 10mila chilometri di condutture fognarie, 182 depuratori. I dipendenti sono scesi a 2mila e dissetano 4 milioni di persone.
«Nel '99 l'Ente autonomo acquedotto pugliese, l'Eaap, è stato "privatizzato" trasformandolo in una società di diritto privato. L'87% delle quote è della regione Puglia e il 13% della Basilicata», ricorda Monteforte. Il lavoro di
Monteforte e Bianco in qualche anno ha ripulito l'Acquedotto dalle stratificazioni di un'ottantina di anni di sovrastrutture politiche, da quando il fascismo intravide nell'acquedotto un'occasione formidabile di propaganda e di potere fino alla stratificazione dei partiti e delle tessere degli anni recenti. Monteforte ha dovuto tagliare e sforbiciare «con la libertà di non dover compiacere nessuno», assicura.


Oggi il costo operativo per abitante servito è di 70,77 euro contro una media nazionale di 78,09 euro e gli investimenti in cinque anni si sono moltiplicati per dieci e ora sono oltre i 200 milioni. «Abbiamo dovuto ridurre le perdite, ricuperare i consumatori morosi, a cominciare da tanti sindaci ed enti pubblici, per arrivare a un fatturato sui 400 milioni e un utile 2009 di 12,6 milioni contro i 2,1 del 2008», osserva Bianco. Non a caso
Moody's, Standard & Poor's e Fitch hanno alzato le stime sulla spa. Se rimarrà una spa.

L'etichetta cambia, come se fosse la soluzione dei problemi: da S.p.A. l'Acquedotto pugliese tornerà ente pubblico. Le mostruosità del nuovo millennio, evidentemente! Il motivo è politico, per esempio usare l'acquedotto con un fine propagandistico in vista del referendum di giugno "sulla privatizzazione dell'acqua".

E per dirla tutta la privatizzazione dell’acqua non c’è e non ci potrà mai essere in quanto la norma parla di privatizzare coloro che GESTISCONO il Servizi IDRICO allo scopo, probabilmente di TOGLIERE a politici, come Nichi Vendola, una sorta di Strumentalizzazione a scopi personali.
Un ente pubblico può anche funzionare bene. È vero. Ma la strada indicata in tutto il mondo mostra che i conti economici e la qualità del servizio migliorano quando non ci sono di mezzo partiti e tessere. Quando lo strumento è l'impresa e non l'ente. Quando l'obiettivo è l'efficienza e non la gestione politica. Lo hanno confermato questi anni di conduzione manageriale dell'Acquedotto pugliese spa. L'ente acquedotto pugliese era una vergogna. La spa di oggi, no.
Mettere indietro le lancette dell'economia e del servizio ai cittadini (che sono clienti) non è la strada migliore.
Chissà come la penserà il nostro incantatore di serpenti, filosofo e decadente politico del terzo millennio!!! MISTERTO!

 
 
 

I 150 ANNI dell'ITALIA, i 150 da SOMARI!

Post n°297 pubblicato il 17 Marzo 2011 da gladiatore1973
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I 150 anni dall’Unità d’Italia sarebbero potuti essere l’occasione per studiare qualche pagina di storia, possibilmente non inquinata dalla propaganda. Invece la ritualità s’accompagna al disinteresse, mentre s’ode il brontolio della retorica antirisorgimentale. In compenso sono divenuti il pretesto per scrivere una nuova pagina, bislacca e storpia, di storia politica: la festa del 17 marzo è stata proclamata con un decreto legge, che contiene errori imperdonabili. 

E’ una faccenda quasi divertente. Non catastrofica, ma rivelatrice. Comincia il 24 aprile del 2007, quando un decreto del presidente del Consiglio dei ministri istituisce il comitato per le celebrazioni, facendolo presiedere dall’appena ex Presidente della Repubblica, Carlo Azelio Ciampi. Già, perché se anche la festa è stata istituita con un decreto legge, quindi con uno strumento legislativo che richiede necessità e urgenza, che il 17 marzo prossimo sarebbero ricorsi i 150 anni dalla proclamazione del regno lo sappiamo da 150 anni. Non sono bastati a prepararsi.

Il comitato interministeriale s’occupava solo di quello, desiderando fare le cose in grande. Non si fanno nozze con i fichi secchi e non si fanno celebrazioni senza quattrini, quindi, prima ancora di pensare alla storia, prima d’avvertire sulle necessarie puntualizzazioni (ad esempio: Roma si unì all’Italia solo nel 1870, perché, dettaglio solitamente taciuto, il papa era contrario all’unità e al fatto che la città eterna ne fosse la capitale), il comitato si dedicò al batter cassa. Nel frattempo si fecero le elezioni politiche, Prodi fu sostituito da Berlusconi, e gli illustri comitatisti cominciarono ad avere il mal di pancia. L’accusa era semplice: il nuovo governo non fornisce soldi perché è contrario alle celebrazioni. Seguono dimissioni date, poi ritirate, poi ridate. Alla fine, nel maggio del 2010, la presidenza del comitato passa a Giuliano Amato, nominato con un decreto di Berlusconi. La musica resta la stessa: occorre dare più risalto, più importanza, più tutto. Fino ai primi giorni del febbraio scorso, quando il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dice apertamente che un Paese in crisi non può permettersi di fare un giorno di festa in più. Amato, primatista mondiale nell’arte d’adeguarsi, capisce al volo che quelle parole sono critiche verso il governo e si allinea: niente festa, basta il pensiero. Alle Lega non pare vero, non perché sia contro l’Unità, ma perché ogni occasione è buona per far caciara.

Ed è qui che arriva il bello: a febbraio s’accorgono di non avere ancora deciso se fare festa o meno. Preso da impeto risorgimentale il governo proclama: sì, che festa sia. Essendo oramai tardi (come i mariti che si ricordano dell’anniversario dieci minuti prima di tornare a casa e comprano una scatola di cioccolatini, nel mentre consumano un cordiale al bancone), il 23 febbraio il Consiglio dei ministri vara un decreto legge. L’occhiuto staff del Quirinale, oramai aduso al controllo preventivo, continuativo e successivo, lo esamina e lo approva. Peccato che sia sbagliato.

Si sostituisce la festa del 17 marzo a quella del 4 novembre, che fu abolita, come festa, nel 1977. Si fa riferimento agli effetti salariali della festa scambiandoli con quelli del 4 novembre, che non esistono per i dipendenti pubblici e neanche per la gran parte dei privati (nel qual campo, comunque, valgono i singoli contratti). La settimana prossima festeggiamo, vigente il decreto, che scade a fine aprile, ma non sarà facile rimediare alla frittata, anche perché le uova sono rotte.

Nel settore pubblico non è un gran problema, perché qui i dipendenti non solo hanno molte più ferie dei privati, ma anche quattro giorni da scegliere a piacimento. Soluzione: se ne prende uno e lo si assegna al 17. Problema: e per quelli che li hanno già utilizzati tutti? Che il cielo li benedica, faranno un giorno di vacanza in più. Costo aggiuntivo: zero. La cosa si complica nel privato, perché istituendo la festa, nel primo comma del decreto, si richiamano due articoli (2 e 4) di una legge del 1949, che regola le festività, ma non quello (il 5) che ne stabilisce le ricadute economiche. Quindi, ciascuno fa come gli pare. Molti lavoreranno, naturalmente. Alcuni riceveranno l’indennità di festività, altri no. Ma per quelli che la riceveranno, visto che non è scambiabile con quella del 4 novembre, ciò comporterà un costo aggiuntivo per le aziende. Eventualità negata dal citato, e sfortunato, decreto legge.

Che succede se si cambia il decreto nel corso della conversione? E cosa capita se lo si lascia al suo infausto destino, facendolo decadere? Succede che molti saranno titolati a far ricorso. Pertanto: festeggeremo i 150 anni avendo pasticciato alla grande e lasciando strascichi giudiziari. Lancio, allora, un appello: sono certo che il 17 marzo del 2061 ricorreranno i 200 anni dall’Unità, per favore, non ricordatevene due settimane prima.

 
 
 

L'INVOLUZIONE DEL CAMERATA GIANFRANCO FINI

Post n°296 pubblicato il 29 Dicembre 2010 da gladiatore1973
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Era considerato il DELFINO del MITO della vera Nuova Destra Repubblicana ITALIANA, Giorgio Almirante. Ed invece non è diventato neanche l'ultima delle serpi che Almirante ha da sempre calpestato durante la sua vita privata e politica. Gianfranco Fini ha sicuramente fatto gioire chi sta a sinistra o chi non sta da nessuna parte ma il motto del proprio pseudo-partito politico è "Siamo contro TUTTO e TUTTI, contro l'ITALIA e gli ITALIANI VERI". Dai mitici anni '80 ai giorni odierni, tristi e senza alcuna guida, il Compagno, ex-Camerata, Gianfranco Fini ha subito una sorta di INVOLUZIONE, alcuni la chiameranno EVOLUZIONE, in poche parole una specie di X-MEN al contrario, dipende dai punti di vista. E' triste a dirlo ma è così! Maledettamente così! Negli anni ’80 e nei primi anni ’90 Gianfranco Fini è il segretario del Movimento Sociale Italiano, la forza parlamentare più a destra del Parlamento. Aiutato e incoraggiato da Berlusconi nel 1995 Fini prende il coraggio a due mani e scioglie il partito post-fascista per fondare Alleanza Nazionale, perdendo da subito le anime più sinceramente fasciste come Rauti. Un'alleanza che si dimostrerà più una tirrania all'IDEA della Destra che una sorta di alleanza come la intendeva il compagno Fini. Nel giro di pochi anni, anzi mesi, grazie alla capacità trasformista e involuzionista dello stesso Fini, il partito passa da una sorta di pilastro e conservatore di idee di DESTRA ad una sorta di partito popolare di centro-destra conservatore, pari pari ai partitini conservatori di nazionalità britannica, quella nazione-isola che Roma ha piegato già 2.000 anni fa, ma quella è un'altra storia.

Ma la sua involuzione non si ferma al nome del partito. Lui è come il VIRUS H1N1, si evolve continuamente. Il suo cervello è in un continuo stato di cambiamento. Distrugge e crea ogni vecchia e nuova idea cercando di lavorare anche sulle teste dei suoi fidati baroni di partito. Una delle azioni su tutte che sconvolge il POPOLO di DESTRA è la decisa condanna della Shoa e la definizione del fascismo mussoliniano come male assoluto”. Una frase che divenna una sorta di pugnalata alle tante coscienze fasciste che ancorano popolano la Giovine Italia. Una frase che segnò l’inizio di un’ascesa rapidissima verso le poltrone politiche, anche internazionali. Poi con la sua visita in Israele nel 2003 l’attuale Presidente della Camera definì le leggi razziali italiane un’infamia”. Al contempo, le sue accelerazioni lo hanno man mano distanziato sempre più dal popolo di Alleanza Nazionale e avvicinato a quei partiti che durante le elezioni locali si fanno chiamare "Liste Civiche". Ma per carità, le leggi razziali non furono certo una cosa giusta. Ma la storia non si può condannare a priori anche perché bisogna anche vivere il conteesto sociale, politico e militare del periodo. Errate le Leggi Razziali ma sono errate anche i RAID israeliani odierni al popolo palestinese. Le pecore diventano LUPI e allora vanno condannati a priori gli attuali lupi? La difesa di un territorio nazionale è una priorità, dicono gli abitanti di Israele.

La continua involuzione crea spaccature insormontabili in Allenaza Nazionale. Alessandra Mussolini, Storace e Santanché vanno via sbattendo la porta non riconoscendosi più nel rabbino Fini. Ma anche tra chi rimane in AN cresce il malcontento. Il leader s’è montato la testa, Fini pensa di poter sostituire Berlusconi, Fini ha dimenticato da dove arriva, Fini si è imborghesito. Lamentele nostalgiche, ma forse non del tutto infondate: tutto quanto fatto dal Compagno Fini rientra in un progetto che la sua testa aveva già incolonnato sin dai suoi primi tempi politici. Fini ha ingannato tutti, anche se stesso e la sua ex-moglie. Ha ingannato ALMIRANTE, ha ingannato DIO, ha ingannato anche chi gli portatva il caffè tutte le mattine. Ma il fine, o FINI, giustifica i mezzi, o no? Ma non finisce qua. No perché lui si INVOLVE continuamente. Ed ecco che spara un'altra affermazione propagandistica come la lodevole proposta di far votare gli immigrati alle amministrative. Aprire le porte a tutti coloro che vogliono calpestare il suolo italiano. Ma si tanto, chi se ne frega! A Lampedusa, il nostro Gianfranco Fini, non ha casa, lui la casa se la compra e se la rivende sottobanco a Montecarlo. Là in terra neutra sono tutti IMMIGRATI!

Poi giunge l'alleanza con il Partito di Berlusconi fondando Allenaza Nazionale con Forza Italia e dando alla nascita il POPOLO delle LIBERTA'. Diventa Presidente della Camera ma non gli basta. Troppo poco vivere nell'ombra di Cesare Silvio Berlusconi. E allora che fare? Bè se lui è Cesare io divento Bruto! Detto fatto. Si fa cacciare dal partito berlusconiano montando la tarantella delle nuove idee da discutere e fonda quello che aveva in mente negli anni ' 80: Futuro & Libertà! E già. Lui ha sempre pensato al Futuro vista la sua INVOLUZIONE e/o Evoluzione come la si vuol chiamare, tanto sempre verso il Futuro si andrà. Il problema è se quel futuro ci riservi libertà o prigionia delle sue pseudo-idee involutive e ingannevoli! Dio ci salvi dal Male . . . e da Fini . . .

 
 
 

LE PROMESSE DEL BUGIARDO FINI

Post n°295 pubblicato il 13 Dicembre 2010 da gladiatore1973
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È vero che Fini aveva già fatta una promessa analoga quando scoppiò lo scandalo della casa di Montecarlo. Disse agli italiani che se fosse risultato che quella casa era stata acquistata dal cognato Giancarlo Tulliani si sarebbe dimesso da presidente della Camera. Giancarlo Tulliani ha acquistato quella casa, ancora oggi ne è inquilino, ma Fini resta al suo posto.

Bugiardo, dunque. Ma lui da Lucia Annunziata ha avuto la spudoratezza di definire inaffidabile Silvio Berlusconi. Segno che è fuori di testa, ed ha tutte le celluline grigie scompaginate. Si è permesso tuttavia, da spergiuro, di fare un’altra promessa agli italiani: Se Berlusconi avrà la fiducia alla Camera con almeno dieci voti di scarto, si dimetterà dalla presidenza di Montecitorio. Bella questa. Ma in democrazia si vince anche con un voto in più! O mi sbaglio? La maggioranza batte la minoranza. Ma a Fini fa comodo fare promesse su eventi quasi impossibili. Già perché il coraggio di dire "Mi dimetto se Berlusconi avrà la fiducia anche con un misero voto in più" quella non ce l'ha, perché è solo un mezzo-uomo come la storia della sua miserabile vita lo ha già dimostrato! Altrimenti non starebbe con l'arrampicatrice sociale Tulliani & family S.r.l..

Ovviamente, tutti sappiamo già in anticipo che non lo farebbe. Non Berlusconi, ma lui è il politico attaccato alla poltrona. E lo ha dimostrato ampiamente, visto che i motivi per lasciare lo scranno c’erano e ci sono tutti, compresi i suoi giuramenti. Berlusconi è stato indicato a quell’incarico istituzionale dal popolo ed è pronto a lasciarlo solo se il popolo nel segreto dell’urna si esprimerà in tal senso.

Ad ogni modo, vediamo di prendere nota di questa nuova promessa di Fini, e proviamo a fare un appello a tutti quei parlamentari di destra e di sinistra che non hanno gradito il trattamento che Fini ha riservato alla carica che ricopre, infangandola e creando un precedente pericoloso. Annulliamo questo precedente. E il modo per annullarlo è quello di dimostrare a chi studierà questo periodo che il parlamento è riuscito a liberarsi di un suo presidente spregiudicato e indegno. E per liberarsene forse potrebbe bastare il 14 dicembre un risultato alla Camera favorevole al governo con uno scarto di almeno dieci voti.

In questo caso, sarebbe difficile per Fini trovare (anche se la tenterebbe) una giustificazione plausibile per non dimettersi. Perché colui che è diventato ormai il traditore per antonomasia lo diverrebbe anche nei confronti di chi ha a cuore il rispetto del ruolo istituzionale che Fini ha mandato a ramengo.

Dieci voti. Dieci voti potrebbero essere sufficienti per mandarlo a casa. So che tra i finiani, una buona parte non vede di buon occhio le posizioni assunte da Fini sia per quanto riguarda il rispetto della carica super partes che ricopre, sia per quanto riguarda la sua affermazione incauta che dal 15 dicembre il Fli sarà all’opposizione. Ma sono sempre stati all'opposizione. Fini è sempre stato all'opposizione perché lui, da solo, non può e non sa governare. La storia dice questo!

È bene che i finiani riflettano che non potrà esserci un altro governo di centrodestra, almeno fino al 2013, che non abbia nella maggioranza il Pdl e la Lega Nord e come presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Passare all’opposizione significherà, perciò, cominciare un cammino che porterà il Fli sempre più vicino, come ha già intuito la Chiesa, a posizioni più proprie della sinistra.

Questi finiani, nel momento in cui passarono al Fli, dichiararono che non avrebbero mai votato contro il governo. Il momento della prova, dunque, è giunto. E la verità anche. Ossia: Fini sta conducendo non una guerra politica contro Berlusconi (essa è solo uno scalcinato paravento), ma una guerra esclusivamente personale dettata dall’ambizione e dall’invidia.

Questi finiani, pertanto, non hanno più nessuna ragione di rimanere nel Fli. Mi domando se è ad un Fli che dal 15 dicembre sarà partito di opposizione, per volontà di un monarca assoluto, che avevano pensato Moffa e compagni. Penso proprio di no. E allora Moffa e compagni vedano di liquidare Fini una volta per tutte. La democrazia gliene sarà grata per sempre.

 
 
 

La compravendita di VOTI ELETTORALI

Post n°294 pubblicato il 27 Aprile 2010 da gladiatore1973
 

La Procura della Repubblica di Trani dopo aver indagato sulle presunte pressioni che il Premier Silvio Berlusconi avrebbe fatto al commissario dell’autorità garante delle comunicazioni Giancarlo Innocenzi sulla trasmiossione di "Annozero", torna ad indagare sul reato del "Voto di scambio". Un’inchiesta che procede alacremente e che è destinata ad essere collegata ad un’altra indagine, più datata ma ugualmente rubricata per l’ipotesi di voto di scambio. Da un lato il fascicolo d’indagine originato dal servizio televisivo delle «Iene» andato in onda mercoledì 14 aprile, di cui è titolare il pubblico ministero Ettore Cardinali. Dall’altro, quello aperto in piena campagna elettorale per le elezioni regionali dal collega Marco D’Agostino, con un cosiddetto «numero di ruolo» antecedente. E stamattina i due sostituti procuratori avranno un incontro per confrontarsi e valutare eventuali profili comuni alle inchieste e sinergie investigative.

Un incontro prospettato sabato, programmato per ieri ma aggiornato per gli approfondimenti ad oggi solo perché D’Agostino per l’intera mattinata è stato impegnato nel «processo Scopece», che sta contando le testimonianze degli investigatori incaricati dei primi atti d’indagine per l’ef ferato omicidio del settembre 2007.

Da quel che traspare, l’inchiesta di Cardinali, seppur più recente ha mosso passi già importanti. Il pm ha predisposto immediatamente diversi atti d’indagine sulla base dell’informativa consegnata in Procura dal capitano della Guardia di Finanza di Barletta, Giulio Leo, che aveva visto il servizio di «Italia 1» ed, evidentemente, anche letto alcuni articoli della «Gazzetta» che non solo aveva individuato in Barletta la città coperta dall’anonimato dalle «Iene», ma già prima della trasmissione aveva prospettato la compravendita dei voti, per quello che assumeva i contorni di un vero e proprio fenomeno sempre più invasivo e capillare. Sono state effettuate perquisizioni sull’asse Barletta-Canosa sfociate nell’iscrizione nel registro degli indagati del fotografo barlettano Ruggiero Dibenedetto, ex consigliere comunale dei Ds, sostenitore della lista Ventola alle ultime provinciali. Dibenedetto avrebbe fatto da collettore di voti per l’imprenditore canosino Fedele Lovino, candidato al consiglio regionale nelle liste del Popolo della Libertà nella circoscrizione della sesta Provincia, risultando primo dei non eletti. La Guardia di Finanza ha perquisito i domicili dei due indagati. Alcune perquisizioni non avrebbero portato alcun elemento utile all’ipo - tesi accusatoria, ma altre, invece, avrebbero conformato i riscontri già «acquisiti» dalle «Iene». Ovvero, a quanto pare, alcune mappature dei votanti pagati. I finanzieri avrebbero interrogato persone «informate sui fatti», ma su ciò non ci sono formali conferme da parte degli inquirenti.

L’indagine, dunque, procede spedita: nelle ultime ore il pm Cardinali ha chiesto formalment ad Rti spa, e cioè a Mediaset, la copia degli spezzoni originali girati a Barletta, ovvero il cosiddetto master, video ed audio in presa diretta, prima dunque del montaggio e delle cautele per tutelare la privacy dei protagonisti del servizio. Si tratta di una sorta di invito: qualora l’emittente non lo assolvesse, si tradurrebbe in un atto di sequestro: al momento, solo u n’ipotesi teorica perché non si vede quale motivo debba indurre Rti a non metter a disposizione degli inquirenti il materiale richiesto. Un’istanza condivisa anche dagli avvocati Tullio Bertolino e Rinaldo Alvisi, legali di Rino Dibenedetto. Se, dal suo canto, il pm ritiene l’acquisizione del filmato originale un atto necessario soprattutto per le basi dell’inchiesta in previsione di un eventuale processo, l’istanza dei legali barlettani si motiva per la presunta discordanza di un passaggio del servizio che, secondo l’ipotesi formulata dagli avvocati, potrebbe aver strumentalizzato una risposta, montandola, in pratica, dopo una differente domanda e non in riscontro a quella effettiva. 

INCHIESTE PARALLELE - Se l’inchiesta di Cardinali ha scoperto alcune delle sue carte, per quella di D’Agostino, partita da alcune segnalazioni, non può dirsi altrettanto. I riflettori di quest’ultima indagine si sarebbero posati su un altro candidato al consiglio regionale a quanto pare di centrosinistra, ovviamente residente nel circondario di competenza territoriale della Procura di Trani. Ed anche in questo caso, il raggio d’indagine si starebbe focalizzando su Barletta. Il 24 marzo «Il Giornale», in un articolo sul presunto meccanismo di voti, parlò del candidato del Pd, Filippo Caracciolo. Ma non è dato sapere se quest’ultimo sia indagato dal pm D’Agostino.

 
 
 

I COSTI FOLLI DELLA POLITICA

Post n°293 pubblicato il 08 Aprile 2010 da gladiatore1973
 
Foto di gladiatore1973

Nell'ottica della trasparenza la Conferenza delle Regioni ha pubblicato sul proprio sito internet i costi di funzionamento dei Consigli regionali. Il "Corriere della sera" ha pubblicato un articolato resoconto. Da cui emerge che i consiglieri regionali della Puglia sono tra i più pagati.

La tabella completa dei costi dei Consigli regionali è pubblicata sul sito delle Regioni (su questo link). E' meritoria l'iniziativa di dare trasparenza a queste cifre, soprattutto in un momento in cui è aperto il dibattito sui costi della politica, ritenuti esagerati dalla maggior parte dell'opinione pubblica. Dalle cifre ha tratto un interessante resoconto il giornalista del Corriere della sera, Gian Antonio Stella (nella foto), autore tra l'altro del libro "La Casta", proprio sui costi della politica. L'articolo di Stella è consultabile sul sito della Conferenza delle Regioni. L'articolo ha questo titolo: Sprechi e rimborsi, le follie delle Regioni.

INDENNITA' - Secondo Stella i consiglieri regionali più pagati sono quelli piemontesi, seguiti proprio dai pugliesi. "I  parlamentari regionali piu' pagati non sarebbero affatto i siciliani ma i piemontesi - scrive -. Che tra indennita', diarie, rimborsi auto e benzina eccetera, possono arrivare a 16.630 euro. Seguono i pugliesi (13.830 euro), gli abruzzesi (13.359), i lombardi (12.555) e giu' giu' tutti gli altri (i siciliani stanno a 10.946) fino ad arrivare ai valdostani (6.607), ai trentini (6.614) e, in coda, agli umbri: 6.597". I lucani percepiscono invece 7029 euro. Un consigliere regionale della Puglia che è anche presidente di Commissione percepisce un'indennità complessiva di 14.725 euro. In Puglia le Commissioni sono sette. Stessa indennità percepisce un capogruppo (in Basilicata, invece, 9435 euro il presidente di commissione, 9310 euro il capogruppo).

La Puglia detiene un record: quello dell'indennità più alta per il presidente della giunta e per il presidente del Consiglio regionale, pari a 18.885 euro. "Perche' il presidente del consiglio regionale pugliese deve guadagnare quasi il triplo del suo collega umbro?" - si chiede Stella. In parallelo il presidente di Regione ed il presidente del Consiglio in Basilicata percepiscono invece 9.506 euro.

Ciò significa, facendo un parallelo tra due regioni vicine (Puglia e Basilicata) che un consigliere regionale - ad esempio - di Altamura, Gravina o Santeramo, in provincia di Bari, percepisce il doppio di un consigliere regionale di Matera, cioè a soli 15 km ma in altra regione, la Basilicata. Lo stesso avviene tra un eletto di Spinazzola ed uno d Palazzo San Gervasio, tanto per fare un esempio analogo sulla disparità di trattamento rispetto alla breve distanza geografica.

PENSIONI - Secondo le cifre riportate dal Corsera i consiglieri regionali pugliesi sono privilegiati anche per le pensioni: i terzi in Italia. "Per quale dannatissima ragione, citiamo un caso, la pensione-base dei deputati regionali molisani, emiliani, liguri, veneti o marchigiani corrisponde al 65% dell'indennita' parlamentare, quella dei pugliesi al 90% dell'indennità parlamentare e quella dei siciliani o dei friulani al 100%?" - si chiede ancora Stella.

SEDUTE - Il Consiglio regionale della Puglia - come si evince dalla tabella del Corriere - nonostante abbia i costi tra i più alti non è quello che lavora di più in Aula. Nel 2006 si sono tenute 26 assemblee di Consiglio (tutte le altre regioni, tranne Basilicata e Lazio, ne hanno fatte di più) per 188 ore di lavoro complessive. Sono state invece 141 le sedute delle sette Commissioni per 130 ore di lavoro (in media meno di un'ora per seduta di commissione). Tuttavia su questo fronte il record negativo spetta alla Basilicata con 23 sedute di Consiglio regionale per un totale di 55 ore di lavoro.

BILANCIO - Gli sprechi e gli eccessi non riguardano solo la Puglia ma tutte le regioni. Ad esempio -scrive ancora Stella - il bilancio della Sicilia "coi suoi quasi 157 milioni di euro  (messi a bilancio ma non inseriti tra i dati a disposizione sul sito internet di cui scriviamo) costa quanto le assemblee di Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Liguria e Puglia messe insieme". La Puglia è più virtuosa: nel 2006 il bilancio del Consiglio regionale è stato di 35.300.000 euro (escluse spese di personale), cioè nella fascia medio-bassa dei costi.

PEPE SCRIVE - Queste sono le cifre. Che Notizie On Line mette a disposizione di tutti a soli scopi informativi e non per mettere chicchessia alla berlina della curiosità più spicciola. Il dibattito è importante ed aperto ai contributi di tutti. Del resto il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Pietro Pepe, chiamato in causa come il più pagato capo di un'Assemblea regionale, dopo l'inchiesta del Corsera ha preso carta e penna. Ha spiegato le azioni in atto in Puglia. Ed ha fatto un "distinguo" sulle cifre.

"Il Consiglio regionale della Puglia non intende sottrarsi alle necessarie misure per il contenimento dei cosiddetti costi della politica” - ha scritto. Ha aggiunto che il Consiglio regionale sta adottando misure di contenimento dei costi importanti. "Per quanto attiene il trattamento economico dei consiglieri, ricordo che la Puglia ha comunicato alla Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali cifre al lordo, in cui si sommano indennità di carica e indennità di funzione - ha scritto -. Le altre Regioni hanno seguito lo stesso criterio? Per quanto mi riguarda, busta paga alla mano, preciso che la mia indennità netta, comprensiva di indennità di carica e indennità di funzione, sfiora i 14mila euro. Rilevo, altresì, che i dati pubblicati non fanno eccessiva chiarezza tra lordo e netto". E già come se il netto fosse comunque basso.

 
 
 

SANTORO e il CIRCO delle SCIMMIE PARLANTI

Post n°292 pubblicato il 26 Marzo 2010 da gladiatore1973
 

Tutto ebbe inizio con la legge sulla par-condicio per disciplinare e regolare i dibattiti televisivi di carattere puramente politico, la famosa Legge 22 Febbraio 2000, n. 28 firmata senza ripensamenti dall'allora Presidente della Repubblica Ciampi e dal Presidente del Consiglio dei Ministri Massimo D'Alema. Una legge fortemente criticata dalla Destra Italiana ma fortemente difesa dalla sinistra di una volta e quella che ne è rimasta nei giorni d'oggi. Come è noto, la legge riguarda l’accesso di tutti i soggetti politici al mezzo radiotelevisivo in condizioni di parità, in modo da garantire a ciascuna forza rappresentata in Parlamento la medesima possibilità di comunicare con il pubblico. Una questione postasi con urgenza a seguito della materializzazione di un macroscopico conflitto di interessi: quello di Silvio Berlusconi. Da un lato, fondatore e capo di una forza politica cospicuamente rappresentata in Parlamento. Dall’altro, proprietario di tre reti televisive nazionali che quotidianamente trasmettono Tg, programmi di comunicazione politica e di approfondimento informativo senza sottostare ai poteri della Commissione Parlamentare di Vigilanza, istituita con la L. n. 103/1975, che controlla solo la concessionaria pubblica Rai.

L'assenza di un contraddittorio in certe trasmissioni politiche, nei trenta giorni che precedono l'elezioni Regional 2010, ha indotto la RAI a sospendere tutte le trasmissioni di approfondimento politico in onda sulla propria emittente, e tra queste quella del "Re Sole" Michele Santoro. Apriti cielo! Guarda caso scoppia nel mese di marzo l'inchiesta su alcune pressoni che il Capo del Governo, Berlusconi, abbia fatto ad alcuni orgnai di vigilanza della RAI per spingerli a sopsendere o per lo meno intervenire nella trasmissione "inquisitoria" di AnnoZero, molto ZERO e poco ANNO. Ma Santoro non ci sta a star fuori dal dibattito politico, o meglio dal condurre una trasmissione con un Mezzo di Pubblica Informazione, finanziato dal Popolo Italiano, la RAI. E allora fa di tutto per organizzare, tramite una raccolta fondi (che magari sarebbero serviti per i poveri disoccupati italiani) per poter trasmetter per via etere il suo sacrosanto Pensiero Politico. E' nata RAIperUnaNotte. Finalmente Santoro riesce a condurre una trasmissione, senza censure come direbbe, potendo e volendo dir tutto quello che pensa del premier e degli italiani che lo sostengono.

Senza contradditorio. Dicendo tutto ciò che gli passava per la mente. A lui e a tutti quelli che si sono alternati al Paladozza di Bologna. Daniele Luttazzi, potendo finalmente usufruire della platea di cui «l’editto bulgaro» lo ha privato, ha ben pensato di dissertare, per mezz’ora di «troie», «inculate», «buchi di culo». Evidentemente l’apice della libertà d’informazione è il turpiloquio. Il volgare ha straripato come faceva anni fa il Pò in Italia. TRISTEZZA INFINITA. Santoro si è affidato al solito copione. Ha finalmente rimesso in onda le docufiction (a fumetti) che viale Mazzini gli aveva «censurato», ma soprattutto è riuscito a mostrare un filmato con un paralellismo tra il presidente del Consiglio e Benito Mussolini. Chissà da quanto tempo voleva farlo. Così, per una sera, l'antiberlusconismo militante ha avuto la trasmissione che sognava. Non poteva essere altrimenti, anche se il conduttore di Annozero aveva annunciato una manifestazione «per» e non «contro». Si doveva parlare della libertà di pensiero e d'informazione, giusta e sacrosanta, ma l'informazione non è LIBERTA' di INSULTARE.

Il popolo è con lui. Pier Luigi Bersani e Antonio Di Pietro possono rassegnarsi. Basta ascoltare il suo editoriale per rendersene conto. Un appello accorato e deprimente al Capo dello Stato Giorgio Napolitano perché «noi non siamo al Fascismo ma certe assonanze possono preoccupare». Roba da leader vero. «Vorrei ricordarle signor presidente - prosegue - che per una telefonata Nixon dovette dimettersi: aveva ordinato di spiare i suoi avversari Democratici e una commissione del Senato, quando scoprì che le telefonate erano state registrate, disse di pubblicarle per sapere cosa è successo. Qui si è compiuto un delitto di grande gravità: interferenza politica sulla libertà di espressione. Io non voglio tirarla per la giacchetta, non voglio né che firmi né che non firmi, ma voglio ribadire che se i partiti non si allontano dalla Rai, sarà sempre prigioniera del conflitto d'interesse. Noi abbiamo il diritto, ma anche il dovere di parlare e di farci sentire, noi dobbiamo essere ascoltati». E già, infatti non siamo al facismo ma tra un pò con Travaglio a fare le veci di Joseph Paul Goebbels padre della propaganda NazionalSocialista e Michele Santoro a fare le veci di Adolf Hitler. Se Berlusconi viene paragonato a Mussolini allora Travaglio e Santoro li paragonerei senza remore ai padri del Nazismo germanico e le similitudini e somiglianze non mancano, neanche quelle fisiche.

   

La somiglianza è straordinaria e magnificamente perfetta, da brividi.

Tornando poi a Nixon, mi vien da ridere quando "quelli di sinistra", si fa per dire (anche i nazonalsocialisti erano inizialmente di sinistra) usano gli americani quando gli pare. Nixon si dimise, ma gli USA non sono un punto di riferimento per quanto riguarda la democrazia, visto che a differenza degli italiani, hanno sulle loro coscienze lo sterminio di popoli come gli Indiani d'America, i Vietnamiti, i Coreani ecc.., quindi niente confronti con la pseuda-democrazia americana. Poi spazio a Nicola Piovani, Giovanni Floris, Gad Lerner, Antonello Venditti, Morgan, Antonio Cornacchione, ai video di Milena Gabanelli, Mario Monicelli e Roberto Benigni. A Marco Travaglio che si chiede come è possibile che Berlusconi parli solo con i «20.000 italiani che ogni anno vengono intercettati» e non con i restanti 59.980.000. Al ricordo di Enzo Biagi (terza «vittima» con Santoro e Luttazzi dell'editto bulgaro), rappresentato dalla figlie Bice, la cui «presenza» ovviamente aleggia nel Palasport bolognese. Si tratti di giornalisti, comici, musicisti non c'è differenza. Ognuno ha un pensiero per Berlusconi, ma è Silvio che non ne ha per loro: «Preferisco non parlare della trasmissione perchè dovrei essere molto severo». Uno show che somiglia molto ai monologhi di Beppe Grillo. Ma mentre il comico genovese fa ridere, loro fanno tristezza dando un senso di smarrimento e a volte pietà (dal latino pietas) ossia quel sentimento che induce l'uomo ad amare e rispettare il prossimo anche se smarrito e oramai sprofondato nella totale volgarità. A vederli sembra un circo con tante SCIMMIE PARLANTI con il loro domatore che si diletta e si diverte, con un pubblico piacevolmente a favore, a farle cantare.

Art. 21 della Costituzione Italiana:

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

"Caro Presidente della Repubblica Napolitano secondo Lei la trasmissione del Capo Clown Santoro è contraria al buon costume? Vi sono provvedimenti per poter reprimere tale violazione, visto che tra parolacce, insulti, offese, gesti e falsa informazione il Sig. Santoro ha usato la "Libertà di Pensiero" per dire solo il suo Pensiero Politico e Scurrile?"

 
 
 
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