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HUGO CHAVEZ, l'antisemita di SINISTRA

Post n°288 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da gladiatore1973
 
Foto di gladiatore1973

Reichskristallnacht, o come tradotto in italiano "La notte dei Cristalli" è una delle pagine più oscure del NazionalSocialismo tedesco quando nella notte tra il 09 e il 10 novembre 1938 i militanti delle Schutzstaffel (S.S.) diedero vita ad una cruda, vile e violenta rappresaglia contro gli ebrei tedeschi. Complessivamente vennero uccise 91 persone, rase al suolo dal fuoco 267 sinagoghe e devastati 7.500 negozi. Circa 30 mila ebrei vennero deportati nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen. Relativamente al campo di Dachau, nel giro di due settimane vennero internati oltre 13 mila ebrei; quasi tutti furono liberati nei mesi successivi (anche se oltre 700 persero la vita nel campo), ma solo dopo esser stati privati della maggior parte dei loro beni. La storia dovrebbe insegnare all'uomo di non commettere mai più certi crimini contro l'umanità ed invece, forse perché l'UOMO in senso stretto è una RAZZA in estinzione, gli errori vengono ricommessi sotto altre spoglie, in altri scenari e in altri periodi storici. E' ciò che sta accadendo nella Venezuela Comunista capeggiata dal tiranno e Uomo-Scimmia Hugo Chavez.



Come leader della Rivoluzione Bolívariana Chávez promuove la sua visione di socialismo democratico, integrazione dell'America Latina e anti-imperialismo. È inoltre un fervente critico della globalizzazione neoliberista e della politica estera statunitense. Ha definito William George Bush "Il diavolo in persona" senza però mai guardarsi per un pò allo specchio, senza mai analizzare la sua ideologia senza pricipio e né fine. Ciò che sta accadendo in Venezuela sin dal 2004 ad oggi è un qualcosa di terrificante. Dalle strade residenziali dell’Upper West Side alle monocamera nell’East Village, fino alle case di Miami con vista sull’oceano, i telefoni hanno iniziato a squillare dall’alba. A chiamare da Caracas sono stati genitori, nonni e zii raccontando a figli e nipoti in America quanto avvenuto nella notte. «Hanno dissacrato la sinagoga di Mariperez», «hanno gettato in terra i rotoli della Torà», «hanno lasciato scritte insultanti», «erano armati». Sono centinaia gli ebrei venezuelani che negli ultimi anni hanno abbandonato il loro Paese a causa di Hugo Chávez rifugiandosi soprattutto a New York e Miami, da parenti ed amici, per iniziare una nuova vita.



La grande fuga è iniziata fra il 2004 e il 2005, quando Chávez mandò per la prima volta la polizia a bussare alle case degli ebrei per «censire le presenze», sapere in quanti abitavano in quali case. Per i più giovani è stato un campanello d’allarme al quale ne sono seguiti altri: gli insulti lanciati da Chávez nella notte del Natale 2006 nei confronti di «alcune minoranze discendenti da coloro che hanno crocefisso Gesù», la diffusione del libello antisemita zarista «Protocolli dei savi anziani di Sion», le scritte «Judios perros» (ebrei cani) sulle mura di centri ebraici, gli insulti via radio contro personaggi noti accusati di non essere abbastanza chavisti, le minacce di morte ai rabbini. I nazisti scrivevano sui muri "JUDEN RAUS" e Chavez fa scrivere "JUDIOS PERROS", la differenza è solo nella lingua parlata e scritta. Dopo tutto è noto al mondo che l'odio incondizionato contro gli Ebrei non era figlio solo del Nazismo Hitleriano, ma faceva parte del D.N.A. dei comunisti veraci, coloro che nel lontano 1917 avevano propugnato la stupida "Rivoluzione Comunista" contro gli Zar di Russia, sostituendo gli ZAR con il Tiranno Lenin. Infatti furono milioni gli ebrei trucidati e assassinati nella "silenziosa" Siberia e ahimé mai raccontato al mondo intero.



Ad ogni scossa di odio il flusso di partenze verso l’America è aumentato. Le famiglie si sono divise: a Caracas restano genitori e nonni, molti dei quali ancora riconoscenti al Paese che li accolse durante la Seconda guerra mondiale, mentre ad andare via sono le nuove generazioni che non vedono futuro possibile. «È triste pensare che i miei nonni trovarono la libertà a Caracas nel 1942 fuggendo dall’Austria e oggi la stessa Caracas sia pericolosa per noi», dice un veterinario di 32 anni, che non dà il nome "per timore di vendette contro i miei". La violenza di quanto avvenuto nella notte fra venerdì e sabato ha sorpreso anche i più prudenti su Chávez. Alle 22 un gruppo di almeno quindici uomini armati, a volto scoperto, è arrivato alla sinagoga Tiferet, la più antica di Caracas, ha sfondato i portoni, ammanettato le guardie ed è penetrato nella sala di preghiera dissacrandola: i rotoli della Torà (il Pentateuco) sono stati gettati in terra, gli arredi e i libri sacri strappati, i tallit (scialli di preghiera) usati per pulirsi le scarpe, urinandoci sopra. Lo scempio è durato fino alle 3 del mattino, quando il blitz si è concluso con il furto degli archivi - gli indirizzi degli iscritti - e l’uso di pennarelli rossi per disegnare immagini del Diavolo e lasciare scritte come «Morte a tutti», «Maledetti ebrei» e "Israele assassina". Ed è noto a tutti il continuo odio che ferve tra le frange di sinistra in tutto il mondo.



Il crescendo di critiche da parte del governo venezuelano contro Israele durante la crisi di Gaza - culminate nella rottura dei rapporti diplomatici - ha portato ad un aumento di atti antiebraici. Per Abraham Foxman, presidente dell’Anti-Defamation League (Adl), quanto avvenuto evoca la «Notte dei cristalli» del 1938 quando i nazisti devastarono le sinagoghe tedesche e, assieme al Centro Wiesenthal, imputa a Chávez «una campagna di odio, incrementata con il pretesto della guerra Israele-Hamas. Se non è stata promossa, è stata certo almeno tollerata». Anche Israele chiama in causa il presidente: «I venezuelani non sono razzisti né antisemiti, simili atti non avrebbero potuto avvenire senza l’avallo delle autorità più alte», afferma il portavoce Yigal Palmor.

 
 
 
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