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Il Fallimento di ALITALIA, un bene per il Paese.

Post n°282 pubblicato il 22 Settembre 2008 da gladiatore1973
 

La Compagnia di Bandiera dell'Aviazione Civile, ALITALIA, ha i giorni contati. Il commissario straordinario di Alitalia, Augusto Fantozzi, ha comunicato che la società C.A.I. S.r.l. ha formalmente la revocato l'offerta presentata il 1 settembre scorso. Il Presidente dell'ENAC Vito Riggio, colui che si occupa nel rilascio delle autorizzazioni per volare ha, giustamente, ammesso che nella prossima settimana revocherà per sempre la licenza provvisoria per volare alla Compagnia di Bandiera. E già! Perché fino ad oggi è stata concessa una LICENZA PROVVISORIA ad-personam andando a privilegiare un'azienda a partecipazione pubblica e ledendo i diritti delle altre Compagnie, alla faccia della LIBERA CONCORRENZA. Ma siamo in Italia, e si sa che nel "Bel Paese" le regole valgono solo per i privati, mentre il "Pubblico", compreso il personale, ha sempre goduto di privilegi sia buracratici e sia economici.

 

La salute economica di un’impresa è valutabile in base a un bilancio.  Se si è raffreddati, non è un divertimento e non rimane una cosa senza importanza. Se si ha un cancro in fase avanzata, non si hanno speranze. Per l’impresa come per l’uomo, da un lato si può sopravvivere con qualche acciacco, dall’altro i problemi possono risolversi con la morte.
A questa regola naturale c’è tuttavia un’immensa eccezione: lo STATO. Esso assicura un certo numero di servizi a fronte di un prelievo forzoso chiamato “imposizione fiscale” e offre il vantaggio che l’amministrazione pubblica non intende fare profitti. Se li facesse, del resto, andrebbero al popolo. Lo svantaggio è che l’amministrazione i profitti non li fa mai e se opera in PERDITA, purtroppo non FALLISCE come le aziende private.
Questo schema conduce pressoché fatalmente a degenerazioni. Se nell’impresa privata le perdite costanti sono dell’1%, ci si avvia al fallimento. Nell’impresa di Stato invece si sa che si opera  in deficit: dunque se si è in deficit per il 65%, che importa se si passa al 66%? O al 76%? O all’86%? Qual è il limite del deficit? L’impossibilità di fallire fa sì che si scada facilmente nell’illusione che le leggi economiche non abbiano più valore.
Ecco perché l’impresa di Stato gode di tanto favore. L’operaio che chiede un aumento all’imprenditore sa che se fa fallire l’impresa non avrà un aumento ma la fine del salario. L’operaio pubblico sa che la sua impresa non può fallire sicché il successo della sua richiesta dipenderà esclusivamente dalla sua capacità di pressione con tanto di complicità dei SINDACATI, i veri NEMICI dei Cittadini Italiani e dell'Economia Italiana.


Molti – comunisti in testa – non capiscono che questa libertà dalle necessità economiche non può che essere settoriale. Se i netturbini, mettendo in ginocchio la città con la spazzatura, ottengono un aumento di salario economicamente ingiustificato, quel denaro in più che riceveranno sarà un denaro che, ingiustificatamente, avranno in meno i contribuenti. “Ogni volta che qualcuno riceve una ricchezza che non ha prodotto, c’è qualcuno che non riceve una ricchezza che ha prodotto”. E se tutti i lavoratori sono lavoratori pubblici, il risultato sarà la miseria generalizzata (Unione Sovietica e simili).
I dipendenti Alitalia, considerandola immortale, hanno portato l’impresa ad operare strutturalmente in DEFICIT ed è questa la ragione per cui, quando è caduta l’offerta della C.A.I., a Fiumicino si è festeggiato. Quello che il grande pubblico e i grandi giornali non hanno capito è che i dipendenti Alitalia non credono alla possibilità del fallimento. Non è Alitalia, è AliStato: e lo Stato non può fallire.
In Italia tutto è possibile, ma oggi la verità è che:

1) l’Alitalia non è statale;

2) lo Stato non ha né il denaro né la voglia per nazionalizzarla;

3) l’Ue vieta che l’impresa continui ad operare in deficit, con finanziamenti di vario genere;

4) senza una drastica ristrutturazione l’impresa non è vitale;

5) nelle condizioni attuali, essendo economicamente fallita, nessuno la comprerebbe.

L’offerta della CAI è esistita perché il governo ha molto insistito, perché ha offerto una mostruosa cassa integrazione (l’80% per molti anni!) e perché – operata una profonda ristrutturazione – l’impresa poteva essere resa di nuovo vitale. Rifiutandola, i dipendenti Alitalia sono volontariamente rientrati sul mercato.
E fa benissimo il Ministro MARONI a ricordare a tutti i "Raccomandati Dipendenti" di Alitalia che "Una volta ritirata la C.A.I., non ci può essere la soluzione B, dove vengono assunte migliaia di persone alle Poste o alla Pubblica amministrazione. Non può continuare a funzionare così, non funzionerà più così". L'Azienda ALITALIA è MALATA da anni, da tempo, e basti pensare i tanti dipendenti (INUTILI e in ESUBERO) che incassano stipendi e salari da favola senza magari meritarseli. Basti pensare alla punta dell'Iceberg di questa azienda morente: Giancarlo CIMOLI, amministraotre delegato (ma dov'era questo INCOMPETENTE quando il deificit aumentava?) ha dichiarato 2 milioni e 700 mila euro senza contare la lauta liquidazione ottenuta dalle Ferrovie dopo il suo passaggio all'Alitalia (intorno ai 6,7 milioni di euro).

Ecco questo è il Sistema ITALIA, o meglio ALITALIA specchio di un Paese che dal Secondo Dopoguerra è cresciuto con la mentalità dello STATALISMO. Quindi un FALLIMENTO di ALITALIA sarebbe un gran bene per tutti, il Tempo dei Privilegi è finito . . .

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Commenti al Post:
Tamboccina
Tamboccina il 13/10/08 alle 18:06 via WEB
Beh Gladiatò... diciamo che lo sarebbe stato... l'unico aspetto positivo è che non ci prendono più a badilate gli alluci tutti i giorni, a pranzo e a cena, con 'sta storia pessima.
Adesso c'è solo il tracollo dei mercati...;)
Bacio.
 
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