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« comunicato stampaMessaggio #78 »

Post N° 77

Post n°77 pubblicato il 11 Marzo 2008 da OZZYNA
 

Il compagno azionista Gabriele Oliviero (scrive in rosso) mi chiede di postare la sua risposta per l'amico a_tiv (scrive in nero), dopo aver letto il suo commento al post n.76

Mary...il partito d'azione si è sciolto, diluito per necessità ma anche
per ricollocazione politica nei percorsi storici del pensiero. Tra
qusti c'erano liberali, socialisti, mazziniani, marxisti e persino
patrioti risorgimentali. La politica una volta era per pochi. Si
formavano cordate di pensiero che avevano carattere di localismi e di
ispirazione intellettuale. Oggi i partiti vanno ad assumere aspetti di
consenso diverso. Sono meno tollerate le personalizzazioni e le
localizzazioni del consenso, anche perchè le strategie politiche sono
diverse da ieri e richiedono coinvolgimenti più vasti. I mercati sono
aperti ed ampi.

Credo che ognuno possa analizzare la realtà a seconda del suo peculiare modo di interpretarla. La tradizione politica azionista in Italia non è stata assolutamente estemporanea o legata a banali necessità momentanee come tu sostieni ma affonda le basi nella tardizione anteriore a quella dello stesso risorgimento italiano, tornando indietro nel tempo fino al giacobinismo rivoluzionario francese.

 

Il merito dell’azionismo in italia, non si esaurisce certo nella dura e tenace lotta di Liberazione ma si estende, fino a diventare, in modo originale e tutto italiano, un tentativo di sintesi - a cui il pensiero di Rosselli ha dato il La – tra socialismo e liberalismo; fondendo in modo del tutto nuovo ed innovativo, il concetto di giustizia sociale (tipiche del sentimento socialista) e peculirità e aspirazione personale (tipiche del pensiero liberale).Le esperienze che hanno portato gli azionisti a confluire in altri soggetti politici furono dettate da intendimenti diversi e da un diverso modo di valutare la politica e la realtà del tempo. La visione azionista fu schiacciata dai colossi partitici ed ideologici dell’epoca (PCI-DC)e le forze attrattive di questi poli ne determinarono il disfacimento. Un disfacimento solo apparente perché le idee e il”sentirsi azionisti” ha continuato a mantenersi vivo nel tempo e nell’animo di tutti coloro che hanno continuato a sentirsi orgogliosi di questa appartenenza. Questa tardizione non poteva andare persa ed è per questo motivo che la bandiera azionista è stata nuovamente innalzata dopo ben 61 anni di attesa; appunto perché, al contrario di altre non si è mai estinta. Mi suona strana l’affermazione che fai quando ti riferisci alla  - secondo te – spersonalizzazione della politica odierna. Non so che tipo di imput hai ma ti faccio presente che mai in Italia, la personalizzazione, il culto di sé e della leadership hanno brillato in modo così lucente (a parte il periodo fascista ovviamente). Purtroppo, oggi, al contrario di allora, questi leaders da lustrini e pajettes non possono minimamente essere paragonati, per capacità personali, carisma e cultura ai leaders di allora e questo è uno dei drammi della politica italiana di questi tempi. I leaders non sono leaders veri, ma macchiette della comunicazione, “tronisti” senza qualità.

Non ci sono più i grandi blocchi di una volta che, da
contrapposizioni militari, assumevano l'aspetto di protezionismo
commerciale. Le scelte politiche, pertanto, sono oggi più che ieri
legate alla politiche economiche, perchè si sa che non c'è consenso se
non c'è soddisfazione al bisogno. Le scelte economiche si fanno con le
maggioranze che assumono decisioni coerenti.

 

Le scelte dettate dalle necessità dell’economia, difficilmente collimano con le necessità delle persone. Lo sfascio sociale a cui assistiamo affonda le sue radici proprio nella abdicazione della politica nei confronti dell’economia. Personalmente farei volentieri a meno di questa visione delle cose e di questa sudditanza ai poteri forti, per passare ad una politica meno attenta ai bisogni del mercato e più orientata a quelli del popolo. Le decisioni coerenti e giuste, sono quelle in favore delle persone. Possiamo (e dobbiamo) fare a meno di coerenti decisioni e coerenti governi, proni alle esigenze delle multinazionali e del grande capitale.

 

Prodi, ad esempio, è
caduto principalmente perchè non aveva i numeri per sostenere una sua
politica economica. Era tirato per la giacchetta ora dagli uni ora
dagli altri, finendo per irritare un po' tutti.
Non servono, quindi nuove formazioni politiche.

A seconda dei punti di vista, la caduta di Prodi, potrebbe essere vista come un’ottima cosa per il paese vista la sua incapacità nell’azione di governo e la direzione che avevano preso le sue scelte. L’eterogeneità poi non era esclusiva del centrosinistra ma molto più vistosa nel centrodestra che però ha continuato a governare per tutta una legislatura. Il sentire più o meno il bisogno di un nuovo soggetto politico è una questione prettamente personale. Se ci si accontenta di quello che offre il penoso panorama politico italiano e si crede di poterne trarre godimento liberi di accontentarsi; ma bisogna tenere a mente che non tutti sono disposti a subire questo scempio del significato del termine politica e quindi cercano alternative nuove. Sottolineo alternative e quindi necessariamente soggetti nuovi e non restyling di vecchi carrozzoni o stantie nomenklature di partito.

 Assistiamo persino alla mortificazione del partito, forse il più vecchio, della tradizione democratica italiana:
il partito socialista.

Il partito scocialista sconta le conseguenze delle sue scelte e del suo passato prossimo. L’incapacità di rinnovamento e di una incisiva azione politica portano necessariamente al coma o alla morte.

Servono convergenze e responsabilità. Serve facilitare la scelta nella chiarezza. Oggi, si voglia o meno
riconoscerlo, ci sono solo due formazioni politiche che competono per
indicare l'indirizzo politico del Paese e sono il PDL ed il PD.

Non credo sia una questione di riconoscere o meno una situazione ma soprattutto una questione di riconoscersi in questa situazione. Se fosse vero che questa semplificazione da te auspicata fosse la panacea ai mali di questo paese, mi spieghi perché oltre il 30% dell’elettorato si astiene dal voto? La tua adesione o meno ai programmi di questi due partiti o le tue preferenze non si traducono necessariamente in una universalizzazione delle scelte. E’ una tua scelta, un tuo modo di vedere le cose. Pensare che sia l’unico solo perché numericamente sovrasta gli altri ti pone su un piano antidemocratico, non trovi?

La prima si richiama a tutti quei valori che hanno concorso a riconoscere,
nella civiltà del confronto e della tolleranza, le scelte sociali
capaci di offrire soluzioni di progresso e di benessere.

Abbiamo avuto occasione di sperimentare questo benessere durante i cinque anni della passata legislatura. Riproporre questi slogan dopo aver avuto l’occasione di dare concretezza a questi teoremi, dimostra quanto distanti siano le chiacchiere dalla realtà. Diciamo che chi se la sente di essere preso in giro per l’ennesima volta si accomodi pure.

L'altra, invece, riviene da un pensiero diverso che una volta si riconosceva
nella lotta di classe e nel centralismo politico, mentre oggi permuta
il suo modello a quello delle società più aperte,anche se spesso
offrono la sensazione di non credere in ciò che dicono o che fanno. Io
sono per la scelta e non la dispersione.

Anche io sono per la scelta. Una scelta coraggiosa di cambiamento e non in una conservazione mascherata da innovazione. Anche in questo caso, come dicevo, è questione di gusti… o di coraggio.

Gabriele Oliviero

 
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Commenti al Post:
a_tiv
a_tiv il 12/03/08 alle 12:16 via WEB
Caro Oliviero, penso che non abbia biasimato i meriti dell’azionismo in Italia. Ho idee lunghe che non possono ridursi agli effetti. Ho la necessità, quindi, di sentire i processi del pensiero come evoluzione di idee e di prospettive. Ora sono stato in passato attento osservatore della domanda di base di Carlo Rosselli: se sia il socialismo che si fa liberale o il liberalismo che si fa socialista. Ne ho tratto conclusioni che considero adeguate. Rappresenta oggi un falso problema e posto su presupposti complessi. Vada per il socialismo liberale come liberazione delle scorie marxiste ma il socialismo europeo, sulla scia della Bad Godsberg tedesca e della socialdemocrazia scandinava è già liberale e lo stesso dicasi del liberalismo che, in Italia, nella versione di Einaudi ed in quella di Croce si rifanno ad una società dove i rapporti sociali coincidono con gli interessi degli individui e dove il pensiero filosofico ricerca la ragione attraverso il metodo. Croce sosteneva, infatti, che quello liberale prima che un partito fosse una scuola e quindi un metodo. Per l’Europa che ha scongiurato il fascismo ed il comunismo il problema poi non si è mai posto nei termini come si è posto in Italia, invece. Passando alla spersonalizzazione. Mi sembra ovvio che in un sistema bipolare possano prevalere più facilmente gli indirizzi di pensiero ed i programmi, meno che le persone, anche se le leadership devono essere credibili. Come si può pensare ad una polo di aggregazione politica affidando al caso la sua interpretazione? In tutto il mondo il consenso si ottiene sul pensiero politico e sulla sua leadership. L’economia è l’ingranaggio principale della politica come il bilanciere è quello di un orologio meccanico. Non è possibile provvedere alla soddisfazione del bisogno senza i mezzi economici. Non sono un materialista ma l’evidenza a volte prevale sulle illusioni. Queste sono proprie di quelle formazioni che io definisco più che rivoluzionarie, reazionarie, che ritengono che si possa avere benessere e felicità senza sudore e merito. Anche le decisioni a favore delle persone si prendono se ci sono le risorse. Queste non si creano dal nulla ma dal rischio e dall’impegno di alcuni. Sia chiaro le caste sono un’incrostazione da rimuovere perché sono costituite da organizzazioni di parassitismo sociale che solo le società a penetrazione pubblica, con le economie dirigistiche, sono capaci di creare. Era da tempo che sostenevo che all’interno della vecchia Cdl bisognasse fare chiarezza. Se hai modo di leggere i miei articoli constateresti che l’operazione Udc io l’avrei chiusa già dal giorno dopo l’ultima competizione elettorale del 2006. Ora si vuole infatti ricondurre il confronto tra due scelte programmatiche o sulla credibilità politica delle due. Anche se il termine semplificazione può apparire banale: si tratta di offrire agli elettori una scelta strategica. Deve essere chiaro sia il programma che le responsabilità delle parti politiche. Il pluralismo sulle diverse attenzioni si sviluppi, pertanto, nella società e trovi infine convergenze nelle sintesi politiche. Non si può governare senza sintesi! Sarebbe pazzesco pensare di poterlo fare, a spese del popolo e delle future generazioni, allo scopo di soddisfare le istanze, spesso persino divergenti, di gruppi o zone geografiche. Mi sembra che tu sia ingiusto verso i socialisti. Si è trattato di "partiticidio" funzionale alla strategia del Pd e di Veltroni. Una strategia che è partita dalla caduta del muro di Berlino con il vecchio pci che già da allora aveva deciso, per opportunismo, che il futuro degli ex marxisti fosse lo spazio del socialismo democratico. Ma il pci, già il più grosso partito comunista dell'occidente, non poteva aggregarsi al partito "concorrente" della sinistra e quindi, come nella più vera tradizione comunista, doveva annetterlo o... sopprimerlo. Nessuno ha parlato di unico modo di vedere la politica in Italia. Naturalmente è il mio modo ed è anche quello che spingerà, si pensa, l’80% degli elettori italiani a sostenere uno dei due maggiori contendenti. In democrazia prevalgono i numeri e sostenere quindi che ne debbano prevalere le scelte politiche è esercizio di coerenza democratica. Sei, infine, ingeneroso con il precedente governo Berlusconi. Se segui la politica non può nascondere le difficoltà economiche dei mercati dal 2001 al 2005 (Francia e Germania erano messe peggio dell’Italia pur non avendo il problema del nostro debito pubblico) e neanche nascondere il coraggio avuto nel diminuire la pressione fiscale e nel fare le riforme (pensioni e Biagi prima delle altre) che hanno consentito la ripresa sin dalla fine del 2005. Caro Oliviero la politica non è l’arte del perfetto, non è l’opera di un artista che forgia materialmente un’opera, è invece l'azione di un impegno e di una passione, è l’opera del coraggio e delle idee, ma, ripeto, anche il momento delle scelte possibili. Se tu hai una bottiglia di acqua da un litro e cento persone assetate da soddisfare che fai butti la bottiglia perché non è in grado di soddisfare tutti quelli che hanno sete? Penso di no! Adotteresti un metodo di priorità, di possibilità, di merito, di effettiva necessità. Un liberale come io sono allora dinanzi al quadro politico italiano che dovrebbe fare? Optare, mi sembra ovvio, per coloro che diano credibilità ad un metodo. O non è così? Cari saluti. Vito
(Rispondi)
 
npaveneto
npaveneto il 12/03/08 alle 17:13 via WEB
Io voglio ripartire da un punto che ritengo fondamentale e cioè che la constatazione di un dato di fatto, non ne implica necessariamente l’accettazione e la condivisione. Il panorama che si è delineato in Italia non rispecchia né il modo di sentire, né quello di pensare di molti, che preferiscono astenersi dall’utilizzo di un loro diritto piuttosto che supportare politiche o personaggi che non li rappresentano oppure, in molti casi, votano per partito preso, senza neppure leggerli i programmi. Le percentuali enormi di astensionismo in Italia sono la prova più lampante di quanto questo modo di fare politica non sia soddisfacente o coinvolgente. Le teorizzazioni di Croce od Einaudi, pur essendo in parte condivisibili sono rimaste lettera morta perché le gestione del potere, della cosa pubblica, hanno seguito logiche clientelari, lobbistiche, nepotistiche fin dall’inizio dello storia unitaria di questo paese. In Italia, un liberalismo serio come quello auspicato da Croce, non si è mai tramutato in realtà, bloccato dallo statalismo parassitario e scialacquatore. Tenendo presente questo fatto storico, non è accettabile il travisare la realtà delle cose e considerare liberalismo le aberrazioni liberiste che comunque hanno solo marginalmente scalfito e solo in modo peggiorativo, il sistema corporativistico. Le deliberazioni governative spacciate per liberali, hanno introdotto unicamente le conseguenze più nefaste di questo modo di intendere la società, limitandosi ad apportarvi solo modifiche funzionali all’interesse del mercato e del grande capitale a discapito delle necessità delle persone. Personalmente sono convinto che l’economia debba essere funzionale ai bisogni dell’individuo e non il contrario come molti guru vorrebbero farci credere. Le persone sono persone e non materiale di consumo per il mercato o l’industria e la politica, in quanto espressione delle necessità e delle istanze del popolo, dovrebbe esserne la portavoce. Invece cosa si scopre? L’esatto contrario e cioè che questa politica ha a cuore più gli interessi e le richieste dell’economia che non quelle del popolo. Questo è un discorso trasversale agli schieramenti o al tentativo di duopolio che alcuni stanno cercando di instaurare in Italia. Fai riferimento ai programmi come piattaforma principale sul quale innestare il consenso e sono d’accordo, ma questi debbono essere programmi veri, seri, radicali e non costruiti ad arte per sembrare un libro dei sogni funzionale soltanto alla campagna elettorale. In una democrazia matura poi, i programmi dei partiti che si contendono il governo, dovrebbero quantomeno essere piuttosto dissimli fra loro. Invece cosa si scopre? Che sono uno la fotocopia dell’altro, preludio a quelle larghe intese (leggi pure inciucio) che i poteri forti di questo paese chiedono ormai in modo molto spudorato. Succede un po’ come negli Stati Uniti dove gli sponsor finanziano tutti i candidati in modo da essere sicuri di comprarne i favori, chiunque risulti vincitore della sfida. Qualcuno ha notato che l’unica differenza tra Hillary Clinton e Barack Obama è il colore della pelle di quest’ultimo in quanto i programmi sembrano ciclostilati uno dall’altro. Berlusconi e Veltroni non possono neppure avanzare questa differenza epidermica e si limitano ad assimilare e a riproporre qui da noi questa spettacolarizzazione della politica che necessariamente la porta ad uno scadimento generale. Infatti nessuno più fa politica fra la gente nelle strade come si dovrebbe, ma tutti si rintanano nell’asettico e materno ventre del salotto televisivo di Vespa e cloni. Considerare poi, le creature ibride di Berlusconi e Veltroni il non plus ultra della politica italiana mi fa rabbrividire. Ovviamente questa è una sensazione personale, ma io qualche rimorso di coscienza lo dovrei sopportare se decidessi di dare il mio voto a personaggi che non si fanno minimamente scrupolo di portare in parlamento figuri loschi e dal passato torbido come quelli presenti nelle liste del PD e del PDL. Il progetto neoazionista nasce, ormai qualche lustro fa, principalmente per riportare in vita, come dicevo, una tradizione politica prestigiosa e gloriosa come quella dello storico Partito d’Azione che non poteva continuare ad essere dimenticata. I tempi erano diversi e la situazione attuale non era minimamente immaginabile allora anche se da molti nostri scritti di parecchi mesi fa, risulta una certa preveggenza da parte nostra. Rifiutiamo la struttura o l’intelaiatura che si vorrebbe dare alla politica perché la riteniamo liberticida, ma siamo a maggior ragione contrari a questi due progetti, dopo averne valutato le proposte e le persone che li compongono. Hai ragione quando dici che la politica deve necessariamente sottostare alla legge dei numeri, ma a nostro avviso, dovrebbe sottostare anche alla qualità delle proposte, alla serietà e all’onestà dei proponenti. Prerogative che non si vedono neppure lontanamente in queste due progetti che portano avanti e moltiplicano il loro consenso solo attraverso il monopolio dei mezzi di informazione ed i capitali a loro disposizione. Se avessimo i miliardi di Berlusconi e le sue reti televisive anche noi neoazionisti prenderemmo percentuali a due cifre, anche solo sostenendo che se piove sarebbe opportuno prendere con se l’ombrello… Per quanto riguarda i socialisti non posso che concordare quando affermi che sono vittime della politica “omicida” del PD ma nessuno può far finta di dimenticare quali sono i nodi irrisolti della questione morale su Tangentopoli o la continua e nefasta campagna di santificazione di personaggi che con il loro operato hanno provocato molti dei dissesti che oggi dobbiamo purtroppo subire. Ritornando alla politica del governo Berlusconi, non riesco a capacitami di una cosa e cioè il perché, l’attentato del 2001 avrebbe provocato più disastri all’economia italiana piuttosto che a quella statunitense. Questi dissesti, all’atto pratico, sono risultati molto inferiori rispetto a quelli provocati negli ultimi mesi dallo scandalo dei mutui ad alto rischio che, associati al caro energia (effetto collaterale anche della crisi subprime ), stanno destabilizzando l’economia occidentale. E’ difficile sostenere la tesi dell’attentato per giustificare una crescita economica pari a zero in un momento in cui l’economia europea viaggiava in modo molto più spedito di oggi. Mi sembra poi strana la coincidenza che ha voluto il manifestarsi degli effetti positivi della politica berlusconiana, proprio dopo che si era insediato un governo di centrosinistra. Non ho nulla da obiettare sulla tua libera scelta di optare per chi meglio credi, o per chi a tuo avviso affre garanzie migliori, solo che questa non è la mia scelta e la scelta di molti altri che pur al di fuori del N.P.A. rifiutano questa impostazione delle cose. Noi proponiamo un’ alternativa da costruire con chi è disponibile a spendersi per un’idea, per passione, in modo anche un poco masochistico ma sicuramente limpido e non contaminato da verità da nascondere sotto il tappeto, connivenze improponibili o scheletri nell’armadio. Noi proponiamo questo partito che ha un programma chiaro e che si rifà ad una tradizione altrettanto limpida. Vogliamo convincere le persone tramite l’esempio e la voglia di mettersi in gioco, rifiutando l’idea che il consenso ed il potere debbano essere artificiosamente costruiti e perseguiti ad ogni costo come altri, molto più danarosi e di bocca sicuramente meno buona, fanno senza vergognarsene minimamente. Sono stato esageratamente lungo e me ne scuso. Caro Vito, sei il benvenuto anche sul nostro forum nazionale www.nuovopartitodazione.forumup.it A presto. Gabriele Oliviero
(Rispondi)
 
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