Post n°53 pubblicato il 21 Giugno 2010 da marina1811
Considerata una delle più belle nature morte di tutti i tempi, la "Fiasca fiorita" di Forlì è un dipinto di cui non è stato ancora risolto il mistero. Non conosciamo il suo autore. I diversi nomi suggeriti (ad esempio Cagnacci) collocano il suo autore in un ambito artistico che ha come referente Caravaggio. Probabilmente il quesito è destinato a rimanere irrisolto. Una cosa però è certa: si tratta di un quadro eseguito non da uno specialista di fiori, ma da un grande maestro appartenente alla categoria, allora considerata la più prestigiosa, quella dedita alla rappresentazione della figura umana, alla pittura sacra, a quella di storia e al ritratto. Attorno e a partire da questo capolavoro, nelle sale del Museo San Domenico di Forlì, si sviluppa una grande mostra che ripropone, da un punto di vista e con un approccio metodologico del tutto nuovi, la storia della pittura di fiori, tra il naturalismo caravaggesco e l’affermazione della modernità con Van Gogh e il simbolismo, giungendo fino alle soglie del Novecento, prima della comparsa delle avanguardie storiche. I capolavori di Van Dyck, Brueghel, Cagnacci, Guercino, Strozzi, Dolci, Cignani e di altri grandi pittori di storia che hanno eccezionalmente dipinto quadri di fiori, aiuteranno se non a risolvere, ad avvicinarsi al mistero, che è poi racchiuso nel segreto della sua straordinaria bellezza, della "Fiasca fiorita" di Forlì. All’apice del Barocco, la fortuna del genere porterà alla nascita di una vera e propria specializzazione e alla frequente collaborazione tra pittori di figura e pittori di fiori. I 100 capolavori esposti dimostrano come i quadri di fiori o i quadri di figura dove l’elemento floreale assume un rilievo simbolico e formale eguale se non superiore abbiano raggiunto un’intensità e un’originalità estetiche assai superiori alla convenzionalità che caratterizza la pittura dei cosiddetti "Fioranti". Rispetto al Settecento, quando il tema sembra diventare prevalentemente decorativo, l’Ottocento conosce una straordinaria ripresa. Mentre gli specialisti riducono la pittura di fiori a una produzione esclusiva e di grande qualità, ma inevitabilmente commerciale, sono proprio i protagonisti dei grandi movimenti della pittura moderna, dal Romanticismo al Realismo, dall’Impressionismo al Simbolismo, a reinventare il genere dandogli un nuovo significato. Hayez, Delacroix e Courbet, Fantin-Latour, Leighton, Moore, Alma Tadema, Gauguin e Monet, De Nittis, Boldini e Zandomeneghi, Böcklin, Van Gogh e Previati saranno rappresentati con quadri di fiori o di figure caratterizzati spesso proprio dalla ripresa di motivi seicenteschi, ma ispirati soprattutto dalla volontà, tutta moderna, di scardinare la gerarchia dei generi. Ai valori del contenuto si sostituiscono quelli della forma, unendo a nuove valenze simboliche (come accade anche in letteratura, se solo pensiamo ai Fleurs du Mal di Baudelaire) la magia della pura visione dell’occhio dell’artista che registra le impressioni della natura e crea una nuova realtà superiore, quella dell’arte. Come la grande mostra canoviana del 2009, che ha riscoperto i fondamentali rapporti tra Canova e Forlì, anche questa volta la prima parte della rassegna intende approfondire gli interessi naturalistici nella società e nella cultura forlivese, mostrando il prestigio raggiunto a livello mondiale dal botanico Cesare Majoli (1746 – 1823). Le sue tavole illustrate di fiori saranno messe a confronto con i dipinti di alcuni dei maggiori "Fioranti" tra Seicento e Ottocento. |
Post n°52 pubblicato il 21 Giugno 2010 da marina1811
20 febbraio - 13 giugno 2010 |
Post n°51 pubblicato il 21 Giugno 2010 da marina1811
La storia dei Cleary inizia ai primi del '900 e si conclude ai giorni nostri, nel grandioso scenario naturale dell'Australia. Gli anni consumano le vite in una vicenda di sentimenti e passioni, di fede e amore, sulla quale si stende grave e inesorabile il senso della giustizia divina. I personaggi soprattutto memorabili figure femminili, tenere e orgogliose - vanno incontro al destino come gli uccelli di rovo della leggenda australiana, che cercano le spine con cui si danno la morte. |
Post n°50 pubblicato il 21 Giugno 2010 da marina1811
Nella Romania degli anni Ottanta, quasi sospesa nel tempo, quattro giovani si ritrovano uniti dal suicidio di una ragazza di nome Lola. Da quel dolore e dalla consapevolezza di vivere in un Paese sottomesso alla dittatura, scaturisce un comune anelito di libertà che si nutre di letture e pensieri proibiti. Ben presto però i quattro devono fare i conti con l'onnipresenza del terrore. Agli interrogatori sistematici della polizia segreta, ai pedinamenti e agli atteggiamenti intimidatori segue la perdita del lavoro e, quand'anche si riesca a espatriare, ecco che le minacce proseguono e la morte ritorna sotto forma di misteriosi suicidi. In tutta questa oscurità, l'amicizia e l'amore sopravvivono. Grazie a uno stile evocativo e immaginifico, Herta Müller - che come la protagonista del romanzo appartiene a una minoranza di lingua tedesca della Romania - riesce a trovare e far scaturire la poesia persino dal degrado materiale e spirituale di un'intera nazione. |
Post n°49 pubblicato il 21 Giugno 2010 da marina1811
Cresciuto a Brooklyn, l'italo-irlandese Ray Hill (R. Liotta) ha una sola aspirazione: diventare un gangster. Ci riesce, ma finirà per denunciare i compagni, rassegnandosi a un'esistenza grigia e nascosta sotto una falsa identità. Un film sulla mafia gangsteristica italo-americana diverso dagli altri. Con l'occhio impassibile di un antropologo, su una sceneggiatura scritta con Nicholas Pileggi e tratta dal suo romanzo Wise Guys, Scorsese racconta la normalità del delitto al quale non concede nemmeno attenuanti psicologiche o sociali. La morte violenta v'incombe nei modi più efferati, ma in questa storia di piccoli operai del crimine conta la vita quotidiana dei goodfellas: comportamenti e riti familiari, differenze etniche, sottigliezze verbali, rapporti tra famiglia e Famiglia, come lavorano, si vestono, stanno in cucina, si divertono. Come “si fanno”. Non è un romanzo, ma una relazione clinica. Senza lieta fine né catarsi. 6 candidature agli Oscar, vinse J. Pesci, attore non protagonista. |
Post n°48 pubblicato il 11 Giugno 2010 da marina1811
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Post n°47 pubblicato il 11 Giugno 2010 da marina1811
È il 1327. Il giorno dopo Halloween quattro bambini si allontanano da casa a Kingsbridge. Il gruppo, composto da un ladruncolo, un bulletto, un piccolo genio e una ragazzina dalle grandi ambizioni, assiste nella foresta all'omicidio di due uomini. Una volta adulti, le vite di questi ragazzi saranno legate tra loro da amore, avidità, ambizione e vendetta. Vivranno momenti di prosperità e carestia, malattia e guerra. Dovranno fronteggiare la più terribile epidemia di tutti i tempi: la peste. Ma su ciascuno di loro resterà l'ombra di quell'inspiegabile omicidio cui avevano assistito in quel fatidico giorno della loro infanzia. Seguito ideale de "I pilastri della terra" Follett ritorna al Medioevo ambientando "Mondo senza fine" due secoli dopo la costruzione della cattedrale gotica di Kingsbridge, sullo sfondo di un lento ma inesorabile mutamento - che rivoluzionerà le arti quanto le scienze in cui ci si lascia alle spalle il buio e si cominciano a intravedere i primi bagliori di una nuova epoca. |
Post n°46 pubblicato il 17 Aprile 2010 da marina1811
"Oltre alle regole scritte, quelle del codice e delle sentenze che lo interpretano c'è una serie di regole non scritte. Queste ultime vengono rispettate con molta più attenzione e cautela. E fra queste ce n'è una che più o meno dice: un avvocato non difende un cliente buttando a mare un collega. Non si fa, e basta. Normalmente chi viola queste regole, in un modo o nell'altro, la paga. O perlomeno qualcuno cerca di fargliela pagare". L'avvocato Guido Guerrieri deve correre questo rischio. C'è un uomo in carcere che si dichiara innocente, condannato in primo grado per traffico di droga. Le circostanze sono schiaccianti e lui stesso, in un primo momento, aveva confessato. Ma c'è però la possibilità che sia finito in una trappola orchestrata dall'avvocato di primo grado. Un maledetto imbroglio, dunque, che Guerrieri è restio a caricarsi, e non solo perché tutte le apparenze sono contro. Il detenuto non è una faccia nuova: ai tempi del movimento studentesco lo chiamavano Fabio Raybàn, picchiatore fascista ossessione dell'adolescenza di Guido. C'è anche una situazione personale ambigua che coinvolge l'avvocato: la fine forse di un amore, l'inizio pericolosissimo di un altro, e in ciascuno di questi incroci sembra materializzarsi lui, il detenuto che si proclama disperatamente innocente. |
Post n°45 pubblicato il 17 Aprile 2010 da marina1811
I primi, difficili anni di regno di Elisabetta Tudor (1533-1603), figlia (ripudiata) di Enrico VIII e Anna Bolena, che nel 1558 succede sul trono alla sorellastra Maria, rifiuta di sposarsi e, scampata agli attentati, diventa la Regina Vergine, dopo aver eliminato nemici esterni e interni. Dopo una ventina di film muti e sonori (con Sarah Bernhardt, Florence Eldridge, Bette Davis, Jean Simmons, Glenda Jackson, ecc.) ecco un'Elisabetta interpretata da una giovane e brava attrice australiana, scritta dall'inglese Michael Hirst e diretta da un regista pakistano, classe 1945, ex attore. Prodotto dalla Polygram, è un fastoso polpettone in costume zeppo di assassinii, attentati, intrighi di palazzo, torture, tradimenti, balli e mimi di corte, in forma di romanzo di formazione (e mutazione) dove il privato prevale sul pubblico e si privilegia l'importanza di Sir Francis Walsingham (l'australiano G. Rush), machiavellico capo della polizia segreta, a scapito di Sir William Cecil (R. Attenborough). |
Post n°44 pubblicato il 03 Aprile 2010 da marina1811
L'osteria Candalla si trova a Camaiore, nella frazione di Lombrici e prende il nome dalla una zona pre-montana del paese in cui è ubicata. Circondata da ruscelli, cascatelle ed una fitta vegetazione, l'osteria è ricavata da un vecchio mulino ristrutturato ed ha sia coperti interni, che esterni, sistemati su delle terrazze lungofiume. Offre una cucina tipica dell'area versiliese e dintorni ed è principalmente costituita da portate di terra, come i crostini, i formaggi ed i salumi tipici come antipasto; primi costituiti da zuppe con verdure di stagione e paste fresche condite con cacciagione o funghi; secondi di carne cotte in griglia o al forno ed assaggi di dessert misti. Il tutto cucinato con ingredienti freschi e locali ed accompagnato da una carta dei vini con maggioranza di etichette toscane. Disponibile anche una scelta di bollicine e distillati. |
Post n°43 pubblicato il 03 Aprile 2010 da marina1811
Ristorante squisito in un vicolo vicino ai lungarni a Pisa. Mi hanno colpito la cura per il cliente e l’attenzione con la quale viene gestito il ristorante; come l’apparecchiatura, i fiori freschi su ogni tavolo, i bicchieri, il secchiello col ghiaccio per il vino bianco e il tutto in un ristorante non esclusivo e non particolarmente elegante. Il menù poi è all’altezza della prima impressione: sulla prima pagina si legge che la cucina è rigorosamente espressa, per cui il ristorante si scusa in anticipo per l’attesa, che comunque non è assolutamente lunga. Le proposte sono varie, in genere tradizionali, ma il menù non risulta comunque monotono. I piatti sono buoni, curati, abbondanti. Menzione speciale per il polpo con i pomodorini freschi che è squisito, ma anche i totani con i carciofi sono buoni, e le altre cose che ho assaggiato come la tagliata di tonno e soprattutto i dolci da favola!!! Un’altra lode speciale alla scelta dei vini e in particolare a quella dei vini per accompagnare i dolci, che è veramente all’altezza di ristoranti ben più sofisticati. Il sommelier consiglia volentieri i vini e gli abbinamenti. |
Post n°42 pubblicato il 30 Marzo 2010 da marina1811
Hiccup è un giovane vichingo che, come spiega lui stesso, vive in un villaggio sperduto nel nulla, in una landa fredda, inospitale, con poco da mangiare e soprattutto infestata dai draghi. Perchè la comunità non si sposti è insieme la premessa del racconto e il tratto più saliente della dialettica che lo anima: i vichinghi sono cocciuti e invece che spostarsi preferiscono combattere, non a caso sono tutti grandi e grossi. Tutti tranne Hiccup. |
Post n°41 pubblicato il 30 Marzo 2010 da marina1811
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Post n°40 pubblicato il 13 Febbraio 2010 da marina1811
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Post n°39 pubblicato il 22 Gennaio 2010 da marina1811
Tradita e vilipesa, Beatrice cede ai suoi umori cangianti, e – convinta dalla Saracena – decide di convocare a sé il delegato Spanò per sporgere denuncia per adulterio nei confronti del marito. Nulla può la vecchia donna di servizio Fana, che con tutte le sue forze aveva cercato di convincere Beatrice a desistere. Il delegato Spanò, chiamato a casa di Beatrice, cerca di sottrarsi dall’ingrato compito di accettare la denuncia per poi dover indagare il Cavaliere e coglierlo in flagrante. Messo alle strette, deve alla fine cedere alle insistenze di Beatrice. Il primo atto si chiude con una visita di Ciampa a casa di Beatrice. Cerca di convincerla a considerare i gravi problemi che comporterebbe una denuncia. Rimane implicito che in questo caso – per salvare il nome macchiato della famiglia Ciampa – egli sarebbe costretto a fare una pazzia e a uccidere la traditrice Nina. Ciampa quindi invita Beatrice ad usare la ragione e a dare una giratina allo strumento. Il secondo atto si apre in un contesto completamente diverso: dopo che la perquisizione nell’ufficio del Cavaliere ha portato all’arresto di quest’ultimo e di Nina. Ciò che Beatrice non sa è che il delegato Spanò, per non compromettersi con il Cavaliere, ha evitato di partecipare all’azione mandando invece sul posto un suo collega calabrese, il quale ha – con tutta probabilità – colto in flagrante la coppia adultera. Per non mettersi contro il Cavaliere e per evitare che Ciampa uccida la moglie, il delegato Spanò cerca di imbrogliare le carte negando che l’arresto sia stato motivato dall'adulterio; lo spiega invece con un presunto attacco d’ira: provocato dalla perquisizione, il Cavaliere sarebbe montato su tutte le furie oltraggiando le forze dell’ordine. Però lo scandalo è ormai nato ed è assai difficile che la gente del posto, ormai al corrente dell’arresto, possa credere veramente alla versione di Spanò. Ciampa riesce a capovolgere la situazione in suo favore proponendo di avvalorare la tesi del delegato con uno stratagemma: bisognerà far credere a tutti che Beatrice sia pazza e che il tradimento del Cavaliere sia stato una sua montatura. L'idea di Ciampa piace a tutti tranne naturalmente a Beatrice. Messa sotto pressione da sua madre e dal fratello Fifì, Beatrice viene però indotta a convincersi che sia meglio – per il bene di tutti – recitare il ruolo della pazza e farsi quindi ricoverare per qualche tempo in una casa di cura. Come Beatrice impara a sue spese, mostrare in faccia a tutti la nuda verità si rivela quindi assai problematico. |
Post n°38 pubblicato il 22 Gennaio 2010 da marina1811
Bruno Michelucci è infelice. Insegnante di lettere a Milano, si addormenta al parco, fa uso di droghe e prova senza riuscirci a lasciare una fidanzata troppo entusiasta. Lontano da Livorno, città natale, sopravvive ai ricordi di un'infanzia romanzesca e alla bellezza ingombrante di una madre estroversa, malata terminale, ricoverata alle cure palliative. Valeria, sorella spigliata di Bruno, è decisa a riconciliare il fratello col passato e col genitore. Precipitatasi a Milano alla vigilia della dipartita della madre, convince Bruno a seguirla a Livorno e in un lungo viaggio a ritroso nel tempo. Le stazioni della sua “passione” rievocano la vita e le imprese di Anna, madre esuberante e bellissima, moglie di un padre possessivo e scostante, croce e delizia degli uomini a cui si accompagna senza concedersi e a dispetto delle comari e della provincia. Domestica, segretaria, ragioniera, figurante senza mai successo, Anna passa attraverso i marosi della vita col sorriso e l'intenzione di essere soltanto la migliore delle mamme. A un giro di valzer dalla morte, sposerà “chi la conosceva bene” e accorderà Bruno alla vita. DA VEDERE!!!!!! |
Post n°37 pubblicato il 22 Gennaio 2010 da marina1811
Un grande interprete del Teatro napoletano, Luigi De Filippo, ripropone questa divertente commedia che nel 1942 fu uno dei più clamorosi successi del Teatro Umoristico dei celebri fratelli De Filippo. Un trionfo personale di Eduardo e Peppino che ne furono i primi ed irripetibili interpreti. Ispirandosi alla lezione di un passato glorioso, oggi, con l’interpretazione e la regia di Luigi De Filippo, lo spettacolo torna a risplendere di luce nuova. La fortuna con "la effe maiuscola" è quella inattesa che capita al protagonista della commedia, un pover’uomo perseguitato da un destino avverso e beffardo, che vede all’improvviso illuminare la sua vita misera dall’arrivo di un’eredità che gli giunge da parte di un parente emigrato in America. |
Post n°36 pubblicato il 17 Gennaio 2010 da marina1811
Una mattina Gemma sale su un aereo, trascinandosi dietro un figlio di oggi, Pietro, un ragazzo di sedici anni. Destinazione Sarajevo, città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato ancora vicino. Ad attenderla all'aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico, fratello, amore mancato, che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984 traghettò Gemma verso l'amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo racconta la storia di questo amore, una storia di ragazzi farneticanti che si rincontrano oggi invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d'amore appassionata, imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta preistorica di una guerra che mentre uccide procrea. L'avventura di Gemma e Diego è anche la storia di tutti noi, perché questo è un romanzo contemporaneo. Di pace e di guerra. La pace è l'aridità fumosa di un Occidente flaccido di egoismi, perso nella salamoia del benessere. La guerra è quella di una donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa. L'assedio di Sarajevo diventa l'assedio di ogni personaggio di questa vicenda di non eroi scaraventati dalla storia in un destino che sembra in attesa di loro come un tiratore scelto. Un romanzo-mondo, di forte impegno etico, spiazzante come un thriller, emblematico come una parabola. Bel libro di Margaret Mazzantini |
Post n°35 pubblicato il 16 Gennaio 2010 da marina1811
IL DRAMMA DI HAITI: PARLANO GLI ESPERTI. «Importantissimo garantire cibo e acqua sicuri»Epidemie, il problema sono le fogneDai cadaveri nessun rischio immediato. L'allarme viene dalle condotte distrutte e dall'assembramento I cadaveri non sono la principale minaccia per la salute dei sopravvissuti a un terremoto o a una qualsiasi altra catastrofe naturale. Certo, devono essere rimossi, interrati o bruciati: non sono loro la fonte principale di eventuali epidemie. Il rischio che scoppi qualche focolaio infettivo nasce, piuttosto, dalla distruzione delle reti idriche e fognarie, come è avvenuto con il terremoto ad Haiti, e dalla concentrazione di persone nei luoghi di accoglienza, che sono in allestimento. GLI INSETTI- «Quello dell'epidemia è uno spettro che si ripresenta dopo ogni catastrofe naturale – dice Piero Calvi Parisetti , docente di Emergenze e Aiuti sanitari all’Istituto per gli studi di politica internazionale, Ispi, di Milano - e non soltanto ad Haiti. Come dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità: "i cadaveri non uccidono"». C'è infatti una scienza che studia la decomposizione dei cadaveri (ed è legata soprattutto alla medicina forense e alla possibilità di stabilire il momento della morte nelle indagini di polizia) e questa scienza ci dice che i microrganismi coinvolti in questo processo sono soprattutto insetti (le mosche in particolare) e, in un secondo tempo, i vermi. Non si tratta dunque di agenti che possono provocare direttamente malattie infettive nell’uomo e, in particolare, grandi epidemie in caso di disastri naturali. ACQUA E CIBO CONTAMINATI - «Ad Haiti, del resto, già prima del terremoto, il livello igienico-sanitario era piuttosto basso – commenta Gaetano Maria Fara, igienista all’Università La Sapienza di Roma .- Adesso, con la distruzione del sistema fognario e idrico e con la mancanza di servizi igienici può verificarsi un aumento del rischio di infezioni, in particolare, di quelle a trasmissione oro-fecale. Provocate, cioè, da germi come le salmonelle o le shigelle, che possono contaminare l’acqua o i cibi. Ci si può dunque aspettare che si verifichino piccole epidemie di tifo o di shigellosi, di tossinfezioni alimentari e di diarree generiche. Il clima caldo umido può complicare la situazione soprattutto quando sono colpiti i bambini. Per questo bisogna garantire subito cibo e acqua sicuri». A favorire il contagio potrebbero contribuire anche l’assembramento e la promiscuità forzata in tende o in luoghi di accoglienza. Il rischio di epidemie non appare, dunque, una priorità. «Quanto al rischio colera – aggiunge Gianfranco De Maio, responsabile medico di Medici Senza Frontiere Italia – esiste ad Haiti anche in condizioni normali, vista la precarietà dei servizi urbani che riguardano la distribuzione dell’acqua e lo smaltimento dei rifiuti, ma, straordinariamente, nelle statistiche epidemiologiche e sanitarie del Paese non sono registrati da anni casi di colera». Questo significa che se il vibrione non è endemico e non ci sono portatori, non dovrebbero verificarsi epidemie, Gli allarmi dunque ci sono, ma non vanno enfatizzati. VACCINAZIONI UTILI - «La previsione ingiustificata di epidemie – dice De Maio – potrebbe far compiere scelte di salute pubblica sbagliate, come sarebbe per assurdo, nel caso specifico, il privilegiare inutili campagne di vaccinazione contro il colera, a beneficio dei produttori piuttosto che delle popolazioni , distraendo forze e energie da una più puntuale e salvavita campagna di sensibilizzazione per la vaccinazione anti-tetanica». |
Post n°34 pubblicato il 08 Gennaio 2010 da marina1811
Lo sapete quanti sono i comuni in tutta Italia? Sono 8.101, una cifra abnorme che grava tantissimo nella spesa del Paese. Tra questi 5.740 sono comuni di piccole dimensioni, ovvero con una popolazione che non supera i 5000 abitanti, quindi rappresentano il 70,86% dei comuni d'Italia. Una cifra pazzesca delineata dall'ultimo censimento del 2001. Un italiano su cinque vive nei piccoli comuni e la popolazione che vi risiede è il 17,57% del totale. Il comune più piccolo d'Italia? Si tratta di Pedesina, che ha spodestato il comune di Morterone vantando 37 abitanti contro i 39 del comune rivale. Quindi? Una possibile soluzione potrebbe essere quella di accorpare i comuni limitrofi più piccoli per ridurre le spese e rendere i comuni più efficienti. Ma siamo in Italia e questa probabilmente è solo un'utopia! |
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