« Prodi elogia il suo governo   »

 

Post n°11 pubblicato il 17 Gennaio 2007 da ivanfi
 

Il
vertice dell'Unione, annunciato con grande
enfasi per lanciare la "fase 2" della politica del governo Prodi, è
andato in scena l'11 e il 12 gennaio nella sontuosa reggia borbonica di
Caserta. Una scelta già di per sé discutibile, per una coalizione che
si presenta all'insegna del "cambiamento" rispetto al governo di
Berlusconi e alle megalomanie che lo avevano caratterizzato. Anche per
questo, giustamente, i ministri e i segretari di partito convenuti al
seminario sono stati sonoramente fischiati da alcune centinaia di
cassintegrati di due fabbriche in crisi del casertano, la Finmek e la
Ixfin, che rischiano la chiusura con il licenziamento di tutti gli
operai, e che si sono fatti sentire chiedendo un intervento urgente del
governo.

Annunciato come una sorta di resa dei conti tra la destra (DS e
Margherita in testa), che vuole le "riforme" (pensioni, pubblica
amministrazione, liberalizzazioni ecc.), e la "sinistra radicale" (PRC,
PdCI e Verdi) che "frena", il vertice dell'Unione si sarebbe concluso
con una sostanziale "vittoria" di quest'ultima; almeno a detta di gran
parte della stampa di regime, della Confindustria, che lo fa per
giocare al rialzo e incalzare dappresso il governo, e del
"centro-destra", che lo fa per ragioni elettoralistiche. E questo
perché non si è parlato né di pensioni né di liberalizzazioni né della
"riforma" della pubblica amministrazione, come anche non sono stati
affrontati altri temi dirompenti come i Pacs e la legge elettorale.

In realtà questi temi sono stati semplicemente rinviati ad altri
momenti e in altre sedi, e tutti i partiti dell'Unione si sono adeguati
di buon grado all'agenda imposta da Prodi il quale, anche nel suo
intervento introduttivo, ha rifiutato con fastidio la "contrapposizione
nominalistica tra riformismo e massimalismo" e ha ribadito che l'unico
tema e il principale obiettivo del seminario era la "crescita economica
e sociale del paese". In altre parole, come rilanciare l'economia
capitalistica dopo aver avviato il "risanamento" con la Finanziaria da
35 miliardi.

E da questo punto di vista non c'è da dargli torto se il premier
democristiano, nella conferenza stampa in cui ha illustrato i risultati
del vertice, abbia non solo negato che ci sia stata una "frenata", ma
abbia addirittura vantato "un'accelerazione sulle riforme". "Riforme"
liberiste per aiutare la crescita del sistema capitalista italiano,
beninteso. Tra le quali c'è per esempio il federalismo fiscale, che il
governo intende accelerare anche con un occhio al dialogo con la Lega,
proseguendo così la nefasta opera, a cui hanno già messo mano governi
di "centro-sinistra" e di "centro-destra", destinata a creare regioni
di serie A e di serie B e C come anticamera di un federalismo a tutto
tondo.

Un'altra "riforma" particolarmente grave e pericolosa annunciata
nell'agenda di Caserta è quella presentata dal ministro Fioroni che
apre le scuole pubbliche ai finanziamenti privati. In sostanza le
scuole statali sarebbero parificate fiscalmente alle Fondazioni, il che
permetterà alle imprese private di entrarvi e finanziarle, ricevendone
in cambio agevolazioni fiscali e, ovviamente, tramite i "comitati
esecutivi" di cui potranno far parte, anche il potere di condizionarne
gli indirizzi e i programmi in base alle proprie esigenze: come le
scuole americane, insomma. Una "riforma" per certi aspetti ancor più a
destra di quella Moratti.

Tra le altre "riforme" nell'agenda di Caserta - molte delle quali di
stampo chiaramente propagandistico ed elettoralistico, come la lotta
alle emissioni di Co2 e lo sviluppo delle energie rinnovabili, la
"semplificazione amministrativa e i tempi della giustizia", la "difesa
del cittadino consumatore", la "ricerca e istruzione", ecc. - merita
attenzione, per il clamore suscitato, lo stanziamento a favore del
Mezzogiorno di 100 miliardi tra il 2007 e il 2013, sui 122 dei fondi
strutturali Ue e del fondo aree sottoutilizzate. Soldi che però
andranno unicamente a finanziare la militarizzazione del territorio
("rafforzamento legalità e sicurezza"), e i capitalisti, col solito
sistema degli incentivi, crediti di imposta, maggiorazione del taglio
del cuneo fiscale, decontribuzione per i lavoratori a salario più basso
(leggasi gabbie salariali).

Come dicevamo, le altre "riforme" che costituivano il piatto forte del
vertice, come le pensioni, con l'innalzamento dell'età pensionabile
chiesto a gran voce da Confindustria e dagli stessi leader riformisti
della maggioranza, Fassino e Rutelli in testa, come la "riforma" della
pubblica amministrazione, con la mobilità e magari anche il
licenziamento dei lavoratori "fannulloni", e come la nuova "lenzuolata"
di liberalizzazioni annunciata da Bersani, sono state solo rinviate per
non rischiare di dare l'immagine di una maggioranza divisa,
specialmente pensando alle elezioni amministrative che si terranno tra
pochi mesi.

Ma questo non significa che tali "riforme" siano state accantonate, in
nome di un presunto spostamento di baricentro a favore di una politica
di "equità" e di attenzione alle condizioni dei lavoratori, come
vorrebbe far credere, barando, l'imbroglione trotzkista Giordano.
Tutt'altro. Infatti, non soltanto Padoa Schioppa, ma anche Prodi hanno
insistito per "mettere una voce sulla riforma delle pensioni" nel
documento conclusivo, facendola rientrare dalla finestra nell'ambito di
una "riforma complessiva del Welfare". Subito dopo, in una lunga
intervista a France 24, Prodi ha precisato che anche se l'esclusione
del tema pensioni dal vertice era prevista, "l'agenda non sarà
cambiata. Ci sarà l'apertura del tavolo con i tempi previsti.
Accelereremo il più possibile. Se non si chiude il 31 marzo, sarà
subito dopo". Quanto ai Pacs, Prodi ha tagliato corto ricordando che
non sono affatto contemplati nel programma dell'Unione, ma solo
"diritti civili che derivano dalle unioni": "Non abbiamo matrimoni
omosessuali. La cosa è chiara e condivisa. È un errore importare le
regole degli altri paesi", ha sentenziato il premier democristiano.

Stessa musica per quanto riguarda le liberalizzazioni, sulle quali il
ministro Bersani ha assicurato ai giornalisti, nel lasciare Caserta,
che non c'è "nessun rallentamento", e che egli è deciso ad andare
avanti "come un treno".

Per i lavoratori, i pensionati, i disoccupati e i precari, invece, solo
fumo e niente arrosto, visto che alla vigilia del vertice, dopo un
incontro tra Fassino e Giordano, si era parlato "di affrontare la questione salariale, migliorare il
regime delle pensioni, di allargare i diritti del lavoro, di combattere
la precarietà". Mentre di tutto questo non si è visto nemmeno l'ombra
sotto le volte dorate della reggia di Caserta.

 

 
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