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Post N° 67

Post n°67 pubblicato il 26 Aprile 2007 da SEXYSINGLEdgl
 
Foto di SEXYSINGLEdgl

L'isola di Lesbo

Il mondo è maschilista.Il cazzo prevale sulla figa(scusatemi il termine poco fine). Anche nel mondo omossesuale esiste. Ditemi quante volte in televisione,sui giornali,nei blog si è parlato di questo tema riferendosi solo ed esculisavamente al gay-uomo. A quali sono le "problematiche"(a parte che nn ce ne sn) , il modo di concepire la prorpia sessualità,la scoperta di questa identità,tutto ciò rivolto al maschile. Questo è maschilismo. Esistono e sn sempre esistite le lesbiche,perchè non parlare anche d loro,dare voce alle loro parole?! Trovo che gli schieramenti sessuali si debbano abbattere! Perchè il Papa è uomo..???La donna non è in grado di cazzeggiare(mi aspetto degli insulti da parte dei più bigotti) e monologare(si dice monologare??) cm fa sua Maestà?? Una donna alla Casablanca? E perchè no?!?! La mia prof di lettere ha perfettamente ragione a dire che questo è un mondo maschilista,dove la donna è vista come desiderio sessuale e basta,un essere non pensante,privo di testa. Mi è capitato accidentalmente di vedere in televisone un reality(adoro il Gf,tutti gli altri fotocopie) dove un contadino,quindi un uomo, esprimeva proprie opinione sul concetto dell'essere donna "l'uomo è uomo e se la donna non rispetta l'uomo è giusto usare la violenza,fanno bene a lapidarle così imparano a stare al loro posto" ,quando ho sentito queste parole mi sono indignato di esserlo. Se alcune persone hanno la concezione di donna secondo questi termini allora è prorpio vero che l'Italia è rimasta all'età della pietra! Dov'è l'evoluzione? Il cambiamento in positivo? Open your mind,please!!


L'ultimo canto di Saffo

Placida notte, e verecondo raggio
Della cadente luna; e tu che spunti
Fra la tacita selva in su la rupe,
Nunzio del giorno; oh dilettose e care
Mentre ignote mi fur l'erinni e il fato,
Sembianze agli occhi miei; già non arride
Spettacol molle ai disperati affetti.
Noi l'insueto allor gaudio ravviva
Quando per l'etra liquido si volve
E per li campi trepidanti il flutto
Polveroso de' Noti, e quando il carro,
Grave carro di Giove a noi sul capo,
Tonando, il tenebroso aere divide.
Noi per le balze e le profonde valli
Natar giova tra' nembi, e noi la vasta
Fuga de' greggi sbigottiti, o d'alto
Fiume alla dubbia sponda
Il suono e la vittrice ira dell'onda.
Bello il tuo manto, o divo cielo, e bella
Sei tu, rorida terra. Ahi di cotesta
Infinita beltà parte nessuna
Alla misera Saffo i numi e l'empia
Sorte non fenno. A' tuoi superbi regni
Vile, o natura, e grave ospite addetta,
E dispregiata amante, alle vezzose
Tue forme il core e le pupille invano
Supplichevole intendo. A me non ride
L'aprico margo, e dall'eterea porta
Il mattutino albor; me non il canto
De' colorati augelli, e non de' faggi
Il murmure saluta: e dove all'ombra
Degl'inchinati salici dispiega
Candido rivo il puro seno, al mio
Lubrico piè le flessuose linfe
Disdegnando sottragge,
E preme in fuga l'odorate spiagge.
Qual fallo mai, qual sì nefando eccesso
Macchiommi anzi il natale, onde sì torvo
Il ciel mi fosse e di fortuna il volto?
In che peccai bambina, allor che ignara
Di misfatto è la vita, onde poi scemo
Di giovanezza, e disfiorato, al fuso
Dell'indomita Parca si volvesse
Il ferrigno mio stame? Incaute voci
Spande il tuo labbro: i destinati eventi
Move arcano consiglio. Arcano è tutto,
Fuor che il nostro dolor. Negletta prole
Nascemmo al pianto, e la ragione in grembo
De' celesti si posa. Oh cure, oh speme
De' più verd'anni! Alle sembianze il Padre,
Alle amene sembianze eterno regno
Diè nelle genti; e per virili imprese,
Per dotta lira o canto,
Virtù non luce in disadorno ammanto.
Morremo. Il velo indegno a terra sparto
Rifuggirà l'ignudo animo a Dite,
E il crudo fallo emenderà del cieco
Dispensator de' casi. E tu cui lungo
Amore indarno, e lunga fede, e vano
D'implacato desio furor mi strinse,
Vivi felice, se felice in terra
Visse nato mortal. Me non asperse
Del soave licor del doglio avaro
Giove, poi che perir gl'inganni e il sogno
Della mia fanciullezza. Ogni più lieto
Giorno di nostra età primo s'invola.
Sottentra il morbo, e la vecchiezza, e l'ombra
Della gelida morte. Ecco di tante
Sperate palme e dilettosi errori,
Il Tartaro m'avanza; e il prode ingegno
Han la tenaria Diva,
E l'atra notte, e la silente riva.

Giacomo Leopardi.

 
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