CUCINA NEL MONDO

CUCINARE IN MODO CREATIVO È UN'ARTE MA ANCHE UNA PASSIONE

Creato da Rossella2006 il 24/12/2006
 
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"Non c'è posto che io ami di più della cucina.E' strano per me è come ritrovare una'aspirazione lontana incisa nella memoria dello spirito.Stando al centro di una cucina tutto ricomincia da capo e qualcosa ritorna.Cucinando mi capita di perdere la pazienza, di innervosirmi, ma soprattutto di sentirmi pervasa da una sensazione di beatitudine.Nel flusso indefinito del tempo tutto è nei sensi.E cose di nessuna importanza, insostituibili ritornano così all'improvviso, in una tazza di caffè un pomeriggio d'inverno..." Banana Yoshimoto.
 

About this blog

Se vi piace cucinare
e cercate qualche ricetta da provare,

qui troverete una cucina
accessibile a tutti.

I piatti che vi propongo spaziano
dalla tradizione alle innovazioni,

dal regionale al resto del mondo.
Ma potrete anche leggere
i miei consigli
per una sana alimentazione,

per apparecchiare la tavola
a seconda delle occasioni,

per ricevere i vostri amici
con un pizzico di originalità
e senza spendere un patrimonio,

notizie dal mondo e idee originali.
 

 

Zucca al forno

Post n°461 pubblicato il 25 Ottobre 2007 da Rossella2006
 


Ingredienti
Zucca
zucchero semolato
sale
Prepariamola insieme
Tagliate la zucca a fettine sottili(alte circa 2 millimetri)poi cuocetela in forno ben caldo 10-15 minuti finchè le fettine sono cotte e asciutte.
Servitele subito cosparse di zucchero o con un pizzico di sale.

Un tempo...
quando si accendevano le vecchie stufe,d'autunno,si usava far fare merenda ai bambini con delle fettine sottili di zucca abbrustolita.

 
 
 

FARFALLE ZUCCHINE E ZAFFERANO

Post n°460 pubblicato il 02 Ottobre 2007 da Nuvola.Blue
 

Ingredienti:Dosi per 4:

4-5  zucchine
2 bustine zafferano
400 g farfalle
1 bicchiere latte
1 cucchiaio cipolla tritata
poco  olio d'oliva


Mettete su l'acqua per la pasta.
Fate soffriggere la cipolla nell'olio, poi aggiungete le zucchine tagliate a rondelle, salate e fate rosolare bene.
Aggiungete poi il latte e non appena comincia il bollore, lo zafferano.
A questo punto l'acqua dovrebbe essere calda: buttate la pasta... mentre la pasta si cuoce, fate consumare un po' il sughetto... scolate, condite et voilà.
Il parmigiano è opzionale e toglie un po' di delicatezza a questo piatto estivo e leggero.
Se non siete a dieta potete usare 100 g di panna invece del latte...

 
 
 

Radicchio con salsettina

Post n°459 pubblicato il 26 Settembre 2007 da Rossella2006
 



4 Cespi di Radicchio


Olio D'oliva Extra-vergine


1 Limone


Origano


Rosmarino


Salvia


3 Spicchi Aglio


Sale


Pepe Bianco In Grani


2 Acciughe


Prepariamo insieme...

 Privare i radicchi del gambo e delle foglie esterne,
 tagliarli a metà e farli marinare per 2 ore o più nel salmoriglio così
preparato:

olio,
succo di limone,
acciughe diliscate e ben disciolte,
 aglio pestato,
 sale,
pepe,
 rosmarino,
 origano,
 salvia.
 Cuocere il
radicchio alla brace o nel forno a 200 gradi

 rifinendo la cottura col
grill,

 servire caldo irrorando con il salmoriglio.


Provatelo sui crostini come antipasto!!!


 
 
 

Antipasto d'autunno

Post n°458 pubblicato il 26 Settembre 2007 da Rossella2006
 


200g di Asiago d'Allevo stagionato quattro mesi,
 400g di radicchio rosso
di Treviso precoce,
 olio extra vergine di
oliva,
sale, pepe.


Prepariamolo insieme...

Lavare il radicchio, lavarlo bene e tagliare ogni cespo in


quattro spicchi, grigliarlo su una piastra ben calda.
 Tagliare il formaggio a
fette e grigliare anche questo.
 Accomodare il radicchio su di un piatto di portata,


pennellare con l'olio,
condire con sale e pepe,
ricoprirlo poi con le fette di
formaggio e servire subito.


Delizioso con questi primi freddi,non trovate?

 
 
 

Un caffè?

Post n°457 pubblicato il 26 Settembre 2007 da Rossella2006
 



Grazie al carissimo Gian per questa splendida immagine.

 
 
 

Dolci scacchi...

Post n°456 pubblicato il 23 Settembre 2007 da Rossella2006
 

Notare i personaggi di Alice nel Paese delle Meraviglie!

 
 
 

Golosità Jap

Post n°455 pubblicato il 23 Settembre 2007 da Rossella2006
 


Non so voi cosa pensiate,ma per quanto mi riguarda sono convinta che gli orientali abbiano una creatività incredibile nel presentare i cibi.













 
 
 

Risotto alle fragole

Post n°454 pubblicato il 23 Settembre 2007 da Rossella2006
 


INGREDIENTI: per
4 persone

400 gr di riso fino

4 vaschette di fragole mature ma non troppo!

200 gr di burro

1 cipolla bianca piccola

1 litro di brodo vegetale(circa)

2 bicchieri di vino bianco secco

1 bicchiere di panna da montare

un poco di sale

 

Prepariamolo insieme

1. Pulite e lavate le fragole. Tagliatele a pezzettoni. Mettetele
in un contenitore aggiungendovi un bicchiere di vino bianco. Lasciate riposare
in frigorifero per molte ore.

2. Fate soffriggere in una padella la
cipolla tagliata fine fine e il burro, aggiungete il riso
rosolandolo a fiamma alta. Versate un abbondante bicchiere
di vino bianco e lasciatelo evaporare.

3. Coprite il riso col brodo e aggiungetene
man mano che il vino evapora.

4. Per ultimo, unite il vino delle fragole.
5. Quando il riso è quasi cotto,
aggiungete le fragole e la panna mescolando bene e delicatamente.

6. Quando è tutto ben mantecato,
versate nel piatto di portata e servite in tavola ancora
caldo.





 
 
 

Fragole e dintorni

Post n°452 pubblicato il 23 Settembre 2007 da Rossella2006
 


Ingredienti
 1 kg di fragole raccolte ben mature
 1 kg di zucchero
 1 o 2 limoni






Pronti a cominciare?

1.
Pulire e lavare le fragole; metterle intere in una casseruola
con lo zucchero e il succo dei limoni.


2. Fare cuocere a fuoco moderato finchè il
composto non avrà assunto l’aspetto di una
marmellata.


3. Versare il prodotto bollente nei vasi
di vetro, preventivamente sterilizzati, riempiendoli fino
ad 1-2 centimetri dall’imboccatura. Ripulire con
cura i bordi e applicare le capsule, chiudendo con decisione.


4. Al fine di creare il sottovuoto, capovolgere
i vasi, appoggiandoli su una superficie non troppo fredda
e lasciarli in tale posizione per 5-10 minuti, per poi
farli raffreddare naturalmente.

 
 
 

La frutta ti piace?

Post n°451 pubblicato il 23 Settembre 2007 da Rossella2006
 

Tempo: 1 ora.

INGREDIENTI: per 6 persone


300 gr di farina


100 gr di burro


2 uova


zucchero


latte


la scorza grattugiata di un limone non trattato


50 gr di gelatina


100 gr di marmellata di albicocche


1 piccolo melone


250 gr di fragole



Si comincia!!!
 
1. Fate ammorbidire in una terrina il burro con 100 gr di
zucchero. Versate sulla spianatoia la farina, unite le uova e la scorza del
limone e mescolate bene. Subito dopo incorporate il burro, formate con l’impasto
un panetto e lasciatelo riposare in frigorifero per almeno 30 minuti


2. Stendete l’impasto col mattarello,
e foderate uno stampo da crostata precedentemente imburrato
e infarinato.
 Cuocete la crostata in forno già caldo
a 190° per 25 minuti.


3. A cottura ultimata, sformate la crosta
su un piatto da dolce, e fate raffreddare.


4. Con un cucchiaio distribuite uniformemente
sulla superfice della torta la marmellata di albicocche.
Pulite melone e fragole, decorate a vostro piacimento la
torta. Sciogliete a bagnomaria con un po’ d’acqua
la gelatina, e stendetela sulla frutta. Gustate.







 
 
 

Un cuoco medioevale

Post n°450 pubblicato il 22 Settembre 2007 da Rossella2006
 


Guillaume Tirel

Tirel, soprannominato Taillevent per il gran naso con il
quale sembrava fendere il vento. Assunto nel 1326 come sguattero addetto
a girare gli enormi spiedi delle cucine di corte della regina francese
Giovanna d’Evreux, venti anni dopo divenne cuoco
di Re Filippo VI.

Divenuto “sergente d'arme” sotto Carlo V il saggio,
Guillaume Tirel col suo finissimo olfatto,
aveva il privilegio di portare i piatti alla tavola reale ed il diritto
ad uno scanno di riguardo presso il camino di cucina.

In considerazione
all'onesto e soddisfacente servizio reso, nel 1381 ricevette
direttamente Carlo VI la nomina di Maestro di cucina.

La sua
arte ci è stata tramandata da un manoscritto “Le Viandier” redatto in
forma poetica pare nel 1380. L’opera, che ebbe un immediato successo,
venne tradotta successivamente in quasi tutto il mondo.

Compilato con
una scrittura gotica, data la sua forma in rime lo si potrebbe
considerare più un poema che un trattato di cucina.

Le quarantasei
ricette generiche, elencate senza alcun coordinamento della materia,
spaziano dalla crema fritta allo spezzatino, dal biancobrodo di
Germania alle diverse salse, presentandoci un'ampia rosa di prelibatezze inconsuete nell'epoca medioevale.

 
 
 

L'arte della Cucina Francese

Post n°449 pubblicato il 22 Settembre 2007 da Rossella2006
 


Marie Antonin Carême

Nacque a Parigi
da famiglia poverissima e talmente numerosa (due dozzine di fratelli)
che il padre lo abbandonò, dodicenne, su una strada. Non senza avergli
offerto – racconta Jean-Francois Revel - un pasto d'addio in
trattoria. "Questi sono gli ultimi soldi che posso spendere per te"
gli disse il padre e se ne andò.

Il ragazzo, lungi dallo
scoraggiarsi, si trovò lavoro come sguattero, salendo rapidamente tutti
i gradini della scala culinaria, fino a diventare cuoco al servizio del
ministro Talleyrand , dello zar Alessandro I, di Giorgio IV
d'Inghilterra, del barone Rothschild. In pasticceria la sua influenza
fu tale che lui così modesto poteva scrivere: “Quando per poter
dimenticare gli invidiosi, vado a spasso per le vie di Parigi, constato
con gioia la crescita e il miglioramento dei negozi di pasticcere.
Nulla di tutto ciò esisteva prima dei miei lavori e dei miei libri.
Come avevo predetto i pasticceri sono diventati molto abili e molto
accurati”.

Durante la giovinezza egli inventò i grossi torroni,
le grosse meringhe, i croccanti, perché secondo lui, la pasticceria
aveva già raggiunto il suo apice, e aveva soltanto bisogno di
rinnovarsi nella presentazione. Da ricordare che portò la pasta sfoglia
nella sua più piena finezza. Careme introdusse nella cucina, quello che
in pittura si chiama il “valore”, cioè fece capire per la prima volta,
che i sapori e gli odori devono essere giudicati non in assoluto, ma
nei loro reciproci rapporti. Fu l'ideale del cuoco perfetto, non
solamente un'operatore pratico di prim'ordine ma anche uno studioso di
storia della gastronomia, e molte delle sue opere fanno ancora oggi
testo in materia. Gravemente ammalato, trascorse gli ultimi giorni
della sua vita dettando dal letto di dolore le ultime ricette. Di lui
fu detto "morì bruciato dalla fiamma del suo genio e dal carbone dei
girarrosti"

 
 
 

Il cibo degli imperatori

Post n°448 pubblicato il 22 Settembre 2007 da Rossella2006
 

L'imperatore Augusto, come lo zio Giulio Cesare,
  cenava con un pezzo di formaggio,
 mentre
Vespasiano si sottoponeva
ad un giorno di digiuno al mese.

Alessandro
Magno  amava miele,
frutta e spezie
 impastati con la neve.

Tiberio promosse Fiacco e Pisone,
 rispettivamente, console di Siria e prefetto di Roma,
 perché avevano
bevuto con lui,
senza battere ciglio,
 per due giorni e due notti.


 
 
 

I cuochi nella storia

Post n°447 pubblicato il 22 Settembre 2007 da Rossella2006
 


Nell’antica Grecia il cuoco era il personaggio
importante .

Con
le invasioni barbariche e per tutto il Medioevo non se ne parlerà più molto e così si continuerà per tutto il Rinascimento .

Solamente nel secolo dei lumi,il 1700, la figura del cuoco venne riabilitata
partendo dalla Francia.
Dal 1800 il cuoco di corte avrà un ruolo tale da influenzare
le decisioni politiche ben predisponendo i potenti con i suoi manicaretti (Congresso
di Vienna).

Le ricette del1800 e dei primi del 1900 hanno indiscutibilmente aperto la strada al gusto moderno del mangiare bene e cucinare ponendo attenzione ad una serie di regole imprescindibili.







 
 
 

Suino tabù per gli islamici

Post n°446 pubblicato il 22 Settembre 2007 da Rossella2006
 

Quello del tabù della carne suina è uno dei tratti più conosciuti della
religione islamica. Eppure esso rappresenta anche uno dei tanti punti
di contatto la realtà dell’Islam e quella dell’ebraismo. Un divieto
davvero forte, se si considera che l’unico animale espressamente
vietato dal Corano (II,173; V,3; XVI,115) è proprio il maiale. Si
tratta però di un tabù che ha le sue radici nella Torah ebraica (in
particolare Levitico 11, 1-7 e Deuteronomio 14,3-8) dove il maiale
compare assieme ad altri animali non consentiti. Nessuno dei due testi
sacri, tuttavia, azzarda una spiegazione di tale divieto.

Di solito,
esso viene giustificato con motivazioni di carattere igienico e
sanitario. Si afferma, ad esempio, che la carne di maiale, in
determinate circostanze, può trasmettere la trichinosi. Ma con ciò non
si capisce perchè la carne di altri animali, altrettanto pericolosa,
sia invece lecita. Oltre al fatto che in tal modo si attribuiscono alle
antiche popolazioni del Medio Oriente conoscenze mediche e scientifiche
che non potevano avere.

Agli ebrei il maiale poteva apparire
particolarmente inviso perchè “ibrido” e quindi difficilmente
inseribile nella complessa precettistica alimentare della Torah, che
qui non è il caso di affrontare. Diciamo soltanto che esso non rumina,
pur essendo fornito di uno zoccolo bipartito e che, pur essendo
erbivoro, non disdegna la carne. Questa constatazione può essere una
prima spiegazione della formazione del tabù.

Si è affermato anche
che il divieto nasconda in realtà una proibizione di antiche pratiche
pagane ed idolatriche. Oppure che il suo consumo potesse avere una
valenza “simbolica” o “totemica”, nel senso che mangiarne le carni di
un animale poteva voler dire acquisirne le qualità (e nel caso del
porco, ciò era decisamente disdicevole).

Si è sostenuto anche che la
proibizione avesse avuto motivazioni di tipo più squisitamente
economico, nel senso che l’allevamento del maiale era incompatibile con
un contesto arido e caldo come quello palestinese ed arabo e quindi
senz’altro da evitare.

Concludendo, come si può ben vedere, nessuna
spiegazione è completamente soddisfacente. Ma non  dobbiamo comunque
dimenticare il carattere “educativo” dei precetti alimentari. Anche
perchè, attraversi di essi, il credente viene stimolato a riflettere
anche sul suo rapporto col mondo circostante e sul fatto di non poterne
disporre in modo arbitrario ed egoistico; un mondo che, in definitiva,
non gli appartiene.

 
 
 

La religione ebraica dice che...

Post n°445 pubblicato il 22 Settembre 2007 da Rossella2006
 

C'è il divieto di cibarsi di sangue. Un
divieto che Dio impose già a Noè: “Soltanto non mangerete la carne che
ha in sé il suo sangue” (Genesi 9,4). Il rosso liquido veniva
identificato con il principio vitale dell’animale e come tale doveva
essere versato sull’altare del sacrificio. Esso doveva tornare a Dio e
la mancata osservanza di questa norma veniva assimilata al reato di
assassinio.

Il divieto di sangue implica, con quello zelo così
caratteristico della tradizione ebraica, una serie di operazioni da
svolgersi prima di poter consumare la carne. La consuetudine stabilisce
due metodi per l’eliminazione completa del sangue: la salatura e
l’arrostitura. Il primo è un processo che comprende tre fasi: un primo
lavaggio che consiste nell’immersione della carne in acqua per un certo
lasso di tempo ed ha la funzione di eliminare le tracce più rilevanti
di sangue e di ammorbidire la carne per rendere più efficace l’azione
del sale; segue la salatura vera e propria, che di solito dura per
almeno un’ora per permettere al sale che ricopre la carne di il più
profondamente possibile; infine si esegue la sciacquatura finale sotto
l’acqua corrente, possibilmente ripetuta più volte.

Un altro metodo
per eliminare il sangue consiste nel far cuocere la carne (dopo averla
accuratamente sciacquata) a contatto con il fuoco, a patto che il
liquido che viene disperso non sia raccolto dal recipiente che la
contiene.

Bisogna infine ricordare che, a causa di questo divieto,
anche la macellazione rituale (la schechitah) viene regolata in maniera
minuziosa anche per permettere il massimo dissanguamento dell’animale,
oltre che per renderne la morte la meno dolorosa possibile.

 
 
 

Chi si è posato sul mio bicchiere?

Post n°444 pubblicato il 22 Settembre 2007 da Rossella2006
 


Quasi un peccato mangiarselo,non trovate?

 
 
 

Sembrano veri!

Post n°443 pubblicato il 22 Settembre 2007 da Rossella2006
 


Qualcuno vuole un drink?

 
 
 

L'occhio vuole la sua parte

Post n°442 pubblicato il 22 Settembre 2007 da Rossella2006
 


La cura dei particolari è essenziale.

 
 
 

Frutti fatati

Post n°441 pubblicato il 22 Settembre 2007 da Rossella2006
 



In una classifica dei frutti più appetiti la mela si vede contendere il
primato da almeno due rivali, l'arancia e il melograno.
In tutte e tre
talvolta si nasconde addirittura una principessa.
È ciò che avviene
nella fiaba delle Tre Melarance e nelle sue molteplici varianti. Un
giovane va alla ricerca di una fanciulla bianca come il latte e rossa
come il sangue.
Chiede ad una vecchia dove poterla trovare e questa gli
dona tre arance con la raccomandazione di aprirle solamente in
vicinanza dell'acqua.
Quando il precetto viene rispettato, dinanzi allo
stupefatto protagonista si para una splendida fanciulla che,
ovviamente, dopo varie peripezie gli si concederà in moglie.
La stessa
funzione svolgono anche, in fiabe toscane e umbre, il cedro e la
melangola, un tipo particolare di arancia amara.
Per descrivere la
bellezza e la purezza della futura principessa si fa sempre ricorso
all'analogia con il rigoglio e l'appetitosità di un frutto maturo uniti
al niveo candore del latte.
Il desiderio di un'immacolata sensualità
appare chiaro fin dall'inizio della fiaba, come ne L'amore delle tre
melagrane: «Un figlio di re mangiava a tavola. Tagliando la ricotta, si
ferì un dito e una goccia di sangue andò sulla ricotta.
Disse a sua
madre: "Mamma, vorrei una donna bianca come il latte e rossa come il
sangue." "Eh, figlio mio, chi è bianca non è rossa, e chi è rossa non è
bianca.
Ma cerca pure se la trovi."»
La donna desiderata uscirà appunto
dalla carnosa polpa di una melagrana, presso tutte le civiltà
mediterranee simbolo della fecondità e dell'unione coniugale.


Delizie aranciose

In onore del «prezioso» contenuto di certi frutti fatati eccovi questa preparazione.

Mescolate mandorle, zucchero e buccia grattugiata, con succo
d'arance, fino ad ottenere una massa spalmabile. Fate con la pasta due
sfoglie. Mettete una sfoglia su una teglia da forno imburrata e
infarinata, e spalmatela uniformemente col ripieno, lasciando libero un
bordo di 1/2 centimetri, sovrapponete l'altra sfoglia, comprimete i
bordi e forate la superficie con una forchetta e cuocete in forno.
Stemperate lo zucchero a velo col succo d'arancia fino a ottenere una
glassa che spargerete sul dolce appena cotto. Prima di servire,
tagliatelo da caldo in strisce


 
 
 
 
 

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