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Un blog creato da Mthrandir il 11/01/2005

Schegge di vetro

Ad averlo saputo prima, me ne stavo nel Beleriand! (Le immagini riprodotte su queste pagine sono di proprietà dei rispettivi autori, sperando che la dichiarazione mi sollevi dalla promozione di cause civili, che non ho tempo)

 
 

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Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 23 Gennaio 2005 da Mthrandir
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Commemorazioni 


19 settembre 1943 – 4 giugno 1949: le vittime della politica della strage nel cosiddetto Triangolo Rosso (o Triangolo della Morte) ammontano a quasi 6.000 unità, delle quali poco meno di 4.000 identificate con certezza e il resto rinvenuto in diverse località all’interno di fosse comuni – Dati desunti da : Il triangolo della morte, G. & P. Pisanò, Editore Mursia, ISBN 88-425-2411-5. 

Sono i primi giorni di dicembre, 1944 secondo il normale calendario, o Anno XXIII dell’Era Fascista. Le giornate si accorciano rapidamente e Walter lascia la falegnameria dove lavora da qualche tempo per far visita alla fidanzata. Ha da poco compiuto 19 anni e lei è una bella ragazza di 17. Con la benedizione del padre di lei, possono vedersi, due volte alla settimana, nella casa colonica appena fuori dalla frazione dove abita la biondina, alla presenza di almeno uno dei genitori. Walter inforca la moto, quella che lo  accompagna indifferentemente al lavoro o tra gli Appennini del modenese quando fa la staffetta per portare al sicuro qualcuno per il quale la terra scotta, e lascia la città. L’aria è fredda e la sottile foschia della sera ghiaccia al suo passaggio lasciandogli sulla faccia la puntura di migliaia di spilli. Non importa, stasera la politica, la lotta, la “resistenza” sono idee che sbiadiscono in fretta. Un giro sulla manopola del gas e alle sua spalle le ultime case della cittadina diventano più piccole e meno visibili. Sono pochi chilometri da percorrere il più in fretta possibile, senza pensare ad altro che a lei. C’è voluto poco, come sempre, ad entrare in quel cortile, ormai più familiare di quello di casa sua. Appoggia la moto sul cavalletto e si avvicina alla finestra sbarrata che lascia filtrare un luce gialla dalla cucina. Prima di entrare, gli piace godersi due minuti di spettacolo senza essere visto, almeno lui crede. La osserva con quel suo grembiulone troppo largo, indaffarata a preparare qualcosa che chiamare cena è, forse, eccessivo. Sanno entrambi di essere nello stesso posto: quel rottame metallico romba peggio di un carro Tigre e solo un sordo non l’avrebbe sentito. Ma continuano a recitare la parte. Bussa, qualche istante di attesa, è il portone ruota sui suoi enormi cardini. Allarga con la spalla lo spiraglio e si intrufola come un gatto lasciando nel corridoio il solito frettoloso “Buona sera”. Si siede al tavolo, senza parlare. Qualche sorriso trattenuto a stento cerca di eludere la sorveglianza attenta del padre chino di fronte all’enorme camino apparentemente concentrato sull’affilatura di qualche strumento.
“Che si dice in città?” è la domanda di rito, quella che segna l’inizio di ogni serata, una domanda fatta con poco interesse per una risposta che è sempre la stessa: “Si dice che il Duce non duca anche se Lui dice che duce.” Walter ama i giochi di parole e gli scherzi, anche pesanti, come quella volta che le fece recapitare il manifesto del proprio necrologio avvertendo la ragazza che le esequie si sarebbero tenute solo dopo che fosse morto.
E’ li da un po’, chissà quanto, e la tranquillità del cortile viene squassata dal rumore di un camion dal quale scendono una quindicina di uomini incappucciati e armati. Il portone rimbomba percosso dal calcio di un mitra e nel corridoio tuona un “Aprite!” che non lascia spazio a repliche.
In casa è il panico. Il vecchio padre corre alla porta di ingresso urlando una serie di “Chi siete? Cosa volete?” destinati a non ricevere risposta. Quasi sottovoce, si volge verso l’uscio della cucina e guarda Walter: ”Cosa vogliono?”. “Siamo venuti a prendere Walter. In montagna vogliono vederlo”. La risposta arriva prima ancora che il ragazzo possa aprire bocca.
Walter si avvicina alla porta, lei cerca di trattenerlo per un braccio, ma lui si divincola dolcemente. Le accarezza il volto e chiede al padre il permesso di uscire.
“Ce l’hai la pistola?” gli chiede il vecchio con un filo di voce. “No, non serve. Sono amici”. La porta si riapre, stavolta dal tepore si esce verso il freddo e la nebbia. Un breve conciliabolo nel cortile, parole smozzicate che nessuno capisce, qualche cenno con la testa, Walter sale sul cassone del camion e sparisce dentro al telone. Velocemente le altre ombre svuotano l’aia. Il motore si accende, la marcia gratta, il bestione gira su stesso e sparisce nell’oscurità.
Restano tutti impietriti a fissare un orizzonte che la notte ha portato sulla soglia di casa. Troppo lontano per distinguere, troppo vicino per non capire.
Il camion sferraglia su un viottolo di campagna seguito da un paio di motociclisti. Nessuno parla. In fondo al cassone, con la schiena appoggiata alla parte che confina con il posto di guida, ci sono altri sei ragazzi che si conoscono bene. Sono tutti amici, tutti socialisti con il vizio di parlare troppo delle loro idee.
A un tratto, il camion esegue una sterzata secca e si ferma. “Tutti giù!” è il comando che arriva perentorio dopo un secondo di silenzio. Uno dei sei balbetta: “Ma..non siamo in montagna…”. Walter lo guarda e, dopo un breve esitazione, gli porge la mano per aiutarlo a scendere. Il suo compagno ha qualche indecisione, incespica, ma alla fine trova una posizione quasi eretta accanto agli altri.
Gli scherani incappucciati circondano i sette mentre il capo estrae un foglio di carta da pacchi e inizia a leggere. “Esaminate le testimonianze rese dai compagni……tradimento……...” la sua voce è ferma, ma nessuno dei sette riesce ad udirla distintamente. Le parole si perdono nella notte. “…Tutto ciò valutato, il Tribunale del Popolo ha deciso che …………… siano condannati a morte!”. Walter sorride. Quella parvenza di giustizia gli sembra grottesca. Quante volte aveva sentito di azioni simili, quante volte aveva protestato con i suoi, colpevoli di non opporsi ad una attività che di guerriglia non aveva nulla, ma molto aveva di regolamento di conti. Ora toccava a lui, quelle proteste gli erano valse la condanna. Se lo aspettava, in fondo, sapeva che non avrebbe visto l’inizio del nuovo mondo. “E’ meglio che te ne vai di qui, ti hanno bruciato!”. Gli tornarono alla mente le parole di alcuni ragazzi che aveva portato al sicuro qualche settimana prima che, a loro volta, l’avevano saputo dall’Ungherese. “Io non la do vinta a nessuno! Né ai neri, né ai rossi!”. Mentre quella sua sbruffonata gli rimbalzava nella memoria, sentiva la corda ghiacciata stringergli il collo. Aveva paura e, per vincerla, pensò a lei. “Non fate del male ai miei, non c’entrano niente.” Il “niente” gli rimase strozzato in gola quando diedero il calcio allo sgabello.

Walter era mio zio e io, il 25 aprile, vado al mare.

Mthrandir

 
 
 

Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 21 Gennaio 2005 da Mthrandir
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Filippica: Io protesto

 

Ho iniziato questa specie di trip mentale del blog da pochissimo tempo senza sapere, nell’ordine:

  1. Perché scriverlo?
  2. Cosa scriverci?
  3. Qualora alle prime due domande si possa dare una risposta, quale utilità?
  4. In fondo, me ne frega qualcosa delle prime tre domande?

Svolto questo breve ragionamento, e assegnata una crocetta sul “si” alla questione numero 4 azzerando, di fatto, anche le prime tre, ho cominciato a vaneggiare per iscritto tanto per vedere se questa attività avrebbe attecchito nel mio spirito. Ha attecchito, accidenti! Così, non mi sono più limitato a scrivere sul mio, ma sono andato a curiosare altrove per vedere come altri avessero risolto la questione. Come era fin troppo facile attendersi, ho trovato un campionario vasto e assai composito; alcune cose interessanti, altre meno, ma anche questo era facile da prevedere.

Cosa c’entra tutto questo con la filippica? C’entra, e vado a spiegare.

Per quanto ognuno sia discretamente libero di fare e brigare ciò che gli salta in mente, specie a casa sua, io voglio protestare ufficialmente contro un atteggiamento che, mi pare, sia piuttosto diffuso.

Da molte parti capita di trovare messaggi scritti con l’alfabeto latino, ma il cui contenuto è traducibile soltanto passando per l’aramaico antico. Si ricava l’impressione che, per dimostrare che ciò che si è scritto è intelligente e profondo, si debba necessariamente esprimerlo nel modo più complicato possibile. Capisco la tentazione: esiste un’equivalenza non scritta secondo la quale un testo scorrevole e piacevole da leggere non possa riguardare argomenti di una certa complessità, ma ci si può anche ribellare a questa fesseria, o no?

A meno che non sia vera una delle seguenti ipotesi: la prima riguarda le mia capacità interpretative. E’ possibile che mi manchino i riferimenti culturali o il dominio totale della lingua per cui, in realtà, è scritto tutto in modo che chiunque possa comprendere.

La seconda, invece, prende le mosse da una considerazione opposta (me la sottopose un brillante Professore universitario qualche lustro fa): quando si comincia con il parlar troppo difficile – aggiunse anche che, di solito, a questo linguaggio si unisce la tendenza a disegnare frecce – allora potete alzarvi e andarvene poiché l’oratore non ha più niente da dire. Io continuo a scrivere, a meditare e a leggere oscillando perpetuamente tra le due teorie.

 

Mthrandir

 
 
 

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 21 Gennaio 2005 da Mthrandir
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Recensione: Un uomo che ha un sogno deve essere ucciso, prima che i suoi sogni uccidano te

Titolo del film: Alexander
Regista: Oliver Stone
Protagonista: Alessandro il Grande
Durata: Abbastanza
Numero di stelline: 4

Nel mio piccolo, e per quanto poco possa contare, voglio spezzare una lancia (eheheheheh) a favore di questa mega produzione americana dedicata al grande Alessandro. La decisione l’ho presa dopo aver letto, stamattina, l’ennesima critica al film, stavolta elaborata nientemeno che da uno storico militare dei più affermati (chiunque desideri leggerla, si procuri il Corriere della Sera). Ebbene, che il film non sia piaciuto agli americani non mi stupisce: in tre ore di spettacolo, pochi morti, poco sangue, giusto un paio di tette e una chiappa, pelo niente. Troppo poco per palati così raffinati e critiche ampiamente condivisibili.

Aggiungiamoci pure, come aggravante, che Stone non nasconde che il prode condottiero fosse, se non del tutto culattone, almeno bisex, e il risultato dello scarso gradimento è assicurato.

Ora, siccome perfino gli intellettuali hanno avuto il sospetto che fondare una critica su questi argomenti potesse prestare il fianco a facili umorismi, esce dal cilindro l’immancabile esperto che sproloquia per tutta la pagina rimproverando al regista le seguenti mancanze:

  1. Mancano le descrizioni di tutte le battaglie più importanti (Tebe, Gaza, Idaspe, ecc., ecc.). Bravo il nostro storicuzzo! Vedo che il rimpianto per il limitato numero di morti viene scientificamente nobilitato: la critica avrebbe un senso se Stone avesse prodotto un documentario per l’accademia di West Point, ma, sebbene io non conosca gli obbiettivi reali del regista, mi prendo il rischio di sostenere che questo non fosse tra i più rilevanti. Ciò che vi è descritto (Gaugamela) basta e avanza per convincere lo spettatore delle qualità tecniche del nostro eroe;
  2. Alessandro, se proprio ha avuto rapporti omosessuali, li avrà avuti con un ragazzino. Eheheheheh, permettetemi lo sghignazzo. Può anche essere vero, nel mondo ellenico (mi soccorrano i tecnici se la memoria mi inganna) i rapporti tra adulti e giovanotti non erano considerati immorali. Ma ve lo immaginate Stone che propone una relazione del genere in modo esplicito? Gli davano l’ergastolo, mica una stroncatura. C’era una scelta diversa, volendo affrontare il tema, di proporlo secondo un modello comprensibile ed accettabile per un mondo che, nel frattempo, ha cambiato radicalmente idea sull’argomento? Non credo;
  3. Stone sostiene che per tutto il film si abbia l’impressione che Alessandro sia partito alla conquista del mondo per trombare. Ridicolo, critica da vecchio presbitero della chiesa mormone!

Io, che ho cercato di guardare il film, e non solo di vederlo, ne sono uscito con tutt’altra impressione. Forse un po’ lungo, ma coinvolgente ed intenso. In alcuni punti melodrammatico, certo, ma ho avuto l’impressione che il punto sia stato toccato moltissime volte, e in modi diversi. La sfida di un uomo ai propri limiti personali e a quelli impostigli dal suo tempo, l’intuizione che il mondo sia qualcosa di più ampio e vario della propria polis, la consapevolezza che ogni confine non è un ostacolo, ma una scelta. La forza di andare contro tutto e tutti, a qualsiasi costo, per realizzare un sogno.

Se anche la battaglia nella foresta indiana non è storicamente credibile, almeno non del tutto, il senso credo che stia tutto in colui che, lancia in resta, sprona il cavallo mentre tutti retrocedono e affronta l’elefante impennato.

Per questo di Alessandro molti ricordano il nome e delle altre migliaia di uomini si è persa la memoria.

Mthrandir   

 
 
 

Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 19 Gennaio 2005 da Mthrandir
Foto di Mthrandir

Futuro

 

Ogni tanto mi capita di pensare che, tutto sommato, mi piacerebbe avere un pargolo che gira per casa. Un piccolo frugolo che frigna, si lamenta, chiede il perché di mille cose e non mi lascia il tempo di pensare a null’altro che a lui (o a lei, è uguale). Anzi, molto spesso mi capita anche di desiderarlo. Poi, esaurite le visioni più o meno poetiche del tenero essere, mi assalgono un miliardo di paure che, per motivi di spazio, non posso elencare in queste poche righe. Quella fondamentale, è quella di non essere all’altezza, di aver accumulato un enorme ritardo e che, se e quando verrà, ci separeranno delle ere geologiche e non soltanto pochi lustri. A puro titolo di esempio, valgano le considerazioni sulla capacità stimata di essergli, in qualche modo, “maestro”. Quanti sono i perché che mi verranno posti ai quali mi troverò non impreparato, ma impossibilitato a rispondere? Tra le prospettive fortemente spaventevoli ci sono quelle delle migliorie tecnologiche. Mi atterriscono alcune “allucinazioni” che, probabilmente, sono destinate a divenire una fosca realtà. Oggi la mia casetta, che non è una capanna del neolitico, assomiglia moltissimo alla plancia dell’Enterprise con luci, pulsanti, apparecchi vari di cui conosco il 5% delle funzioni, tutti sardonicamente occhieggianti e fieri del loro sottoutilizzo. Faccio ridere la folla quando estraggo il mio cellulare che, udite! udite!, fa semplicemente da telefono e non è abilitato a fare foto, filmati, non masterizza, non suona polifonico, non fa il caffè e, molto spesso, non mi dice nemmeno chi chiama.

Domani, mentre io cercherò di seguire affannosamente il passo del progresso, mi vedrò tornare a casa una specie di Matrix Reloaded, un figlio mezzo umano e mezzo macchina, tutto interconnesso e grondante fili al punto che non so nemmeno se riuscirò a riconoscerne i connotati, al quale sarò io a chiedere come funziona quel cazzo di telecomando tipo carta di credito che non riconosce la mia voce e non vuol saperne di cambiare canale. Lui, con aria compassionevole, mi dirà che funziona solo se parlo allo strumento fissando contemporaneamente lo schermo nel punto predefinito, ma che, in ogni caso, se non si fa il download della lista della spesa ordinata dal frigorifero, non c’è speranza che lo schermo alla neurite accetti il comando. Io mi sentirò una merda e gli dirò che ha ragione, che non ci avevo pensato, lo ringrazierò odiandolo un poco. La paura è quella che non sarò capace di vincere la voglia di mandarlo affanculo e di pensare :”Ti voglio bene”.

Mthrandir

 
 
 

Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 19 Gennaio 2005 da Mthrandir
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I grandi temi dell'anima

Chiunque al mondo possa dirsi convinto dell'esistenza di Dio, prima o poi, dovendo rispondere al tema della cosmogonia, dovrà scegliere una delle seguenti scuole di pensiero:

1. Dio esiste, ma questo pianeta non è opera Sua, bensì di un collaboratore alle prime armi. La dimostrazione sta nel fatto che di codesti pianeti ve n'è uno solo in tutto l'Universo;

2. Dio esiste, ma, in effetti, non ha proprio tutte le qualità che, solitamente, Gli vengono attribuite. E' un Grande, senza dubbio, ma anche Lui ha i suoi limiti. Non si può dire, però, che non ci metta l'impegno;

3. Dio esiste, questo mondo perfetto è opera Sua; siamo noi che non capiamo un cazzo dei Suoi progetti perchè siamo troppo limitati per entrare nella Sua Mente. Quindi, rassegnatevi e cercate di comportarvi bene che, alla fine, ci sarà una caramella per tutti.

Considerando il successo plurisecolare dei teologi, mi chiedo cosa aspetti la FIAT ad ingaggiarli per il suo ufficio marketing.
Solo loro potrebbero convincerci che la Punto è un'automobile.

Mthrandir

 
 
 

Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 18 Gennaio 2005 da Mthrandir
Foto di Mthrandir

Antica saggezza

S' i' fosse foco, arderei lo monno;
s’ i’ fosse vento, lo timpesterei;
s' i' fosse acqua, i' l'annegherei,
s' i’ fosse Dio, mandereil' en profondo;
s' i' fosse papa, sare' allor giocondo,
ché tutt'i cristiani imbriglierei;
s'i' fosse 'mperator, sa' che farei?
a tutti mozzarei lo capo a tondo.
S, i' fosse morte, andarei da mio padre;
s' i' fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faría da mi' madre.
S'i' fosse Cecco, com’ i' sono e fui,
torrei per me le donne giovani e leggiadre,
e le vecchie e laide lasserei altrui.

Omaggio alla letteratura d'autore
Mthrandir

 
 
 

Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 18 Gennaio 2005 da Mthrandir
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Dizionario non ufficiale della Terra di Mezzo (Parte prima)

 

Celibato: condizione richiesta ai religiosi per poter praticare ufficiosamente la poligamia;

Castità: intervallo temporale tra due rapporti sessuali;

Fecondazione omologa: possibile effetto dell’accoppiamento tra marito e moglie (raro);

Fecondazione eterologa: possibile effetto dell’accoppiamento tra la moglie e chiunque altro non sia il marito. E viceversa (molto più frequente);

Fede: stato psicologico di alterazione durante il quale potreste credere che, in vostra assenza, è passato da casa vostra un angelo con il compito di fecondare vostra moglie;

Fedeltà: movimento ondulatorio della coda attivato nei confronti di chiunque porti cibo;

Io: idea mistica e metafisica, ma senza la “D”;

Matrimonio: una delle numerose pratiche sessuali contro natura;

Morte: periodo dell’esistenza posteriore alla dicitura: ”Da consumarsi preferibilmente entro la data riportata sulla confezione” (il timbro è sbiadito e si legge male);

Politica: un’esperienza che può arricchire moltissimo;

Sesso: uno dei più antichi giochi di società. Attualmente in uscita anche per PC. Disponibile nelle versioni “Executive” (per due o più giocatori) e “Light” (per un solo giocatore, adatto anche ai minori di anni 18);

Vita: trascurabile intervallo di tempo tra due niente;

Mthrandir

 
 
 

Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 14 Gennaio 2005 da Mthrandir
Foto di Mthrandir

Cooperazione pelosa?

A molti di voi sarà giunta la mail che riporto integralmente di seguito (è riferita al sequestro e alla seguente, chiacchierata, liberazione di Simona Pari e Simona Torretta in Iraq):

 Utilità delle 2 Simone stipendiate 8.000 (ottomila) euro al mese per far le "volontarie" (mentre i nostri poveri soldati percepiscono meno della metà); Dal Corriere della Sera la loro giornata tipo prima di farsi rapire: Simona Torretta studiava per un esame all'università, la Pari insegnava la raccolta differenziata ai bambini iracheni (poteva farlo a Torre del Greco, Napoli, che di risolvere il problema della monnezza ne avevano più bisogno, mentre gli iracheni non hanno da mangiare).
Costo delle Simone al Governo Italiano: ottomila euro al mese di stipendio (ebbene si, sono i nostri cretini governativi che finanziano queste associazioni, almeno in parte) + 1.000.000 (un milione,o forse quattro, chissà) di euro di riscatto. Utilità: ZERO. Tornano (purtroppo?) indietro e ringraziano il governo? No. Ringraziano Scelli (Croce Rossa Italiana)? No. Ringraziano la resistenza irachena (!!!) ed elucubrano di ritiri delle truppe. Vogliono tornare in Iraq. (Tanto se si fanno rapire di nuovo paghiamo noi tutti). Domanda di Cossiga: ma non è che si sono rapite da sole? Domanda di altri: e non è che il milione di euro se lo sono intascato loro con qualche complice terrorista? Carriera di una Simona: dipendente del Ministero della Difesa (ESERCITO) con D'Alema; pubblicista dell'Unità; ottomila euro al mese per fare la volontaria e la "resistente". Un domani (già proposte ci sono state) deputata? Con questa catena che deve arrivare a tutti gli italiani chiediamo una colletta di 50 centesimi a testa da dare alla resistenza irachena perchè si riprendano le due Simone, a patto che stavolta se le tengano anche.

 Bene. I commenti etici sono di sola responsabilità del “redattore” della mail, ma succede che mi ha lasciato di stucco l’idea che queste due signore avessero un compenso mensile di quel genere (sono quasi 16 milioni del buon vecchio conio). Accidenti, mi sono detto, mica male lo stipendiuzzo del volontario da Onlus. Magari, però, non è vero. Sappiamo tutti quanto sia facile modificare a proprio uso e consumo anche solo un pezzo della verità in modo da far trionfare il proprio punto di vista, ma, in questo caso, il prurito del controllino mi ha fatto scoprire quanto segue.

In una intervista di Giuseppe Pietrobelli del Gazzettino a Massimo Atzu, responsabile di "Un ponte per", lo stesso Atzu dichiara: " l'inquadramento delle due Simone è di 40 ore lavorative settimanali per un compenso di 1.500 euro netti".

Considerazione da impiegato in mezze maniche nere e visiera: i contributi sono il 32,70% e le tasse diciamo il 24%; sommate allo stipendio netto la cifra fa pressappoco Euro 2.200 mensili lordi per 14 mensilità maggiorate del TFR.

Totale del “costo” = Euro 33.000 annue.

Atzu, inoltre, completa la descrizione degli emolumenti dicendo: "In aggiunta vi sono l'assicurazione sulla vita (obbligatoria per le ONG), l'alloggio e i trasporti. Il vitto veniva risolto a Baghdad con una cassa comune, ma si trattava comunque di una cifra modesta."

Tiriamo le somme e, se non a Euro 8.000, le signorine arrivano facilmente a una cifra stimabile per largo difetto attorno agli Euro 4.000 – 4.500 mensili (anche se, fisicamente, continuano ad incassarne cadacranio 1.500 x 14, cioè 21.000 annui).

Fin qui non ci sarebbe niente di male, se non la definizione di “volontarie” che, nella Terra di Mezzo che conoscevo io, si definiva attività prestata senza corresponsione di contropartita.

Ma serve tenere a mente questo numerino importante: Simona Pari e Simona Torretta (da sole) costano ad “Un ponte per…” orientativamente 80 – 90.000 Eurini all’anno.

La vera “curiosità” sta altrove:

Il bilancio dell'organizzazione (potete controllare agevolmente sul sito della stessa) nel 2003 ha registrato entrate per 1,869 milioni di Euro (65 per cento di contributi pubblici, 30 per cento fondi da privati) e uscite per 1,610 milioni di Euro (498.000 Euro per materiali di consumo, 940.000 per servizi, 35.000 per il personale, 76.000 per godimento beni di terzi, 65.000 per oneri diversi di gestione).

Finalino: “Un ponte per…”, nell’ipotesi che si avvalga in tutto il mondo del solo rapporto di collaborazione delle due signorine, ha dichiarato spese per il personale pari al 50% di quelle effettive. In realtà, l’organico è di molto superiore e questo bilancio….come dire…..meriterebbe qualche approfondimento.

Ognuno si faccia la sua idea….

Mthrandir (seguiranno approfondimenti.....)

 
 
 

Post N° 4

Post n°4 pubblicato il 13 Gennaio 2005 da Mthrandir
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Achtung Juden!

Roma 10 gennaio Anno LIX E.R. 

S.E. Sirchia, al quale tutti i camerati guardano come ad uno degli Uomini Nuovi destinati alla giuda del nostro glorioso Paese, ha commentato l’entrata in vigore della nuova Legge che vieta l’indecente consumo di tabacco nei locali pubblici con queste parole: “Oggi l’Italia ha fatto un altro passo decisivo verso l’assunzione del ruolo di guida delle Nazioni che la Storia, da sempre, riconosce al Paese che ospita la Città Millenaria. Il provvedimento che il Governo ha così strenuamente difeso è destinato a mutare, per sempre, i rapporti di forza che dominano il mondo assegnando la preminenza assoluta alla spinta al nuovo dei popoli giovani e rivoluzionari contro il potere del capitale giudaico borghese. La gioventù Italiana, finalmente, si affranca dalla servitù impostale per lunghi decenni dalle potenze straniere e spezza, con fiera baldanza, le catene che i suoi nemici avevano creduto poterle mettere ai polsi. Oggi è un giorno in cui dobbiamo essere fieri di essere Italiani perché, ancora una volta, l’intero pianeta si inchina al nostro passaggio, atterrito e tremante di fronte ad una così grande volontà di potenza. S.E. il Primo Ministro, nel pomeriggio, parteciperà alla cerimonia dello Spegnimento che avrà luogo di fronte all’Altare della Patria. Egli stesso schiaccerà sotto al tacco degli stivali i resti della Grande Sigaretta alla presenza delle delegazioni del Partito giunte a Roma da tutte le Comunità Rurali della Nazione.”

Al termine del discorso, S.E. Sirchia, salutata romanamente la platea degli uditori, ha comunicato che, a far data dal 1 gennaio Anno LIX E.R. il prezzo delle sigarette è aumentato di centesimi 20 per ogni pacchetto e che, con i maggiori guadagni ottenuti dai Monopoli di Stato, si procederà ad una ulteriore riduzione delle imposte. Quest’ultimo provvedimento, come ha voluto sottolineare S.E., non sarà limitato ai soli non fumatori stroncando così le insinuazioni della propaganda straniera che avevano, nei giorni scorsi, accusato il Paese di pericolose derive razziste.

Eia, Eia Mthrandir

 
 
 

Post N° 3

Post n°3 pubblicato il 12 Gennaio 2005 da Mthrandir
Foto di Mthrandir

Blasphemous Rumours

I don't want to start
Any blasphemous rumours
But I think that God's
Got a sick sense of humour
And when I die
I expect to find him laughing

Mthrandir featuring Depeche Mode


 
 
 
 

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